Capitolo 26;

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Ebbene si, eccomi qui!
Scusate per questa piccola introduzione al ventiseiesimo capitolo, ma volevo ringraziare tutte le persone che dopo tutto questo tempo sono ancora qui. E volevo chiedervi il favore di farmi assolutamente notare se d'ora in poi notate nomi strani nei capitoli. Perché come sapete é il remake di un libro in versione larry e potrebbe sfuggirmi qualche nome, ma con il vostro aiuto posso sistemare tutto.
Grazie per la pazienza e per la compresione
Buona lettura xx
Liz

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«Che ore sono?», domandai cercando do afferrare il mio cellulare sul comodino, con gli occhi ancora sigillati dal sonno.
Avevamo passato la notte a fare l'amore e a coccolarci.
Nonostante la luce filtrasse dalla vetrata ormai da parecchie ore, non ero riuscito a scuotermi dal torpore, finché non mi era tornato in mente l'appuntamento con Patricia Jefferson.
Con uno sforzo sovrumano riuscii ad alzare le palpebre per leggere sul display la scritta "9:56 am".
Nel frattempo anche Louis si era ridestato.
Lo sentii girarsi verso di me e crollarmi addosso mentre con le mani scivolava su tutto il mio corpo nudo.
Mugolò di piacere e poi si riaddormentò. «Louis, svegliati. A che ora è l'appuntamento con Patricia Jefferson?».
Dovetti ripetere la domanda altre tre volte per riuscire a ottenere una risposta appena farfugliata ma che alla fine decodificai come le dieci e mezzo.
Saltai giù dal letto con un urlo di terrore che sconvolse anche Louis.
«Cos'è successo? Dov'è il ragno?», borbottò ancora semi addormentato.
«Ma quale ragno! Dobbiamo alzarci! È tardissimo!», borbottò ancora semi addormentato.
«Fregatene».
«Louis, non si arriva mai tardi al lavoro! Questa è mancanza di professionalità», lo rimproverai.
«Se vuoi ci vado io così puoi continuare a dormire».
«Ci vogliono quasi venti minuti per arrivare alla residenza dei Jefferson. Te la senti di guidare la mia Aston Martin?».
Non gli risposi nemmeno e senza perdere altro tempo mi tuffai sotto la doccia.
Nel frattempo, Louis preparò due tazze di caffè corroborante.
Dopo venti minuti ero lavato, profumato, completamente sveglio e determinato a far vedere al mondo chi ero nel mio tailleur grigio perla.
«Andrà tutto bene», mi rincuorò Louis vedendo la mia espressione tesa, mentre entravamo nella proprietà dei Jefferson. Guardai l'ora: 10:32.
Una signora ingioiellata, che ricordavo di aver già visto dai Tomlinson, venne ad accoglierci allegra, ma appena posò lo sguardo su di me, trattenne a stento una smorfia.
Cos'avevo che non andava? Avevo cinquemila dollari di vestiti addosso!
«E così tu saresti la persona che si occuperà di organizzare il nostro evento», ridacchiò stringendomi la mano.
Mi sforzai di sorriderle e di non sprofondare per l'imbarazzo.
Fortunatamente Louis attirò l'attenzione della donna parlando delle ultime novità sulla madre e chiedendo notizie sulla figlia.
Nel frattempo arrivò anche una ragazza avvolta in un meraviglioso vestito rosso che risaltava sotto i suoi capelli corvini lunghissimi, lisci e setosi da far invidia alle testimonial degli shampoo in TV.
«Qualcuno ha dimenticato l'importanza degli accessori», sogghignò appena avvicinandosi a me.
«Piacere, sono Abigail Montrosset, l'assistente di Serena».
Si presentò stringendomi la mano con un finto sorriso che mal celava il suo astio, soprattutto dopo aver squadrato il mio braccialetto. «Harry Styles».
Poi si avvicinò a Louis e da come lo abbracciò, infilandogli la mano tra i capelli, capii che quei due avevano avuto una storia.
«Louis, quanto tempo! Ti trovo bene», gli sussurrò melliflua.
«Anch'io ti trovo in splendida forma, Abigail», rispose Louis con un sorriso sulle labbra che mi fece imbestialire.
«Che ne pensi se stasera ci vediamo a cena per discutere dei dettagli della nostra collaborazione?», lo invitò con voce seducente.
«Mi dispiace ma sono impegnato», rispose tranquillo Louis mettendomi un braccio intorno alla vita e stringendomi a sé.
«E comunque l'organizzatore é Harry. Io sono solo il suo assistente. Per qualsiasi cosa devi parlare con lui, non con me».
Quel gesto non sfuggì alle due donne che dall'espressione sembravano aver ingoiato un rospo.
«Bene, allora ti farò avere tutto il materiale e quello che è già stato fatto», rispose offesa Abigail, guardandomi con disprezzo.
«Pensavo dovessimo collaborare», le domandai.
«lo lavoro per Serena, non per te», s'irritò.
«Stia tranquillo, signor Styles. Il grosso del lavoro è già stato portato a termine, da quanto mi ha detto Serena. Dovrete solo occuparvi degli ultimi dettagli», intervenne Patricia. «Dove devo far portare tutto il materiale?», chiese Abigail pronta a sbarazzarsi di quell'incombenza.
«A casa mia», rispose pronto Louis davanti alla faccia cianotica della ragazza.
«Provvedo subito», scattò Abigail girando i tacchi e andandosene stizzita.
Uscii dalla dimora dei Jefferson con i nervi tesi.
Avrei preferito un incontro più tranquillo e pacifico, invece di dovermi dividere tra la gelosia cieca verso Abigail e la tensione per gestire la mia presenza in un ambiente che sicuramente non mi apparteneva e in cui nessuno sembrava volermi accettare.
Mi ripromisi di portare avanti il lavoro di Serena Jefferson nel migliore dei modi, mostrando le mie capacità, ma non risparmiai un'occhiata tagliente a Louis, entrando in macchina.
«C'è qualcosa che non va?», mi domandò con un luccichio divertito negli occhi.
«Ovviamente no... o c'è qualcosa che devo sapere?», sibilai nervoso.
«No, non credo ti interessino le mie storie passate. Con Abigail è durata appena un mese ed è successo l'anno scorso. Ricordo solo che abbiamo trascorso insieme il Natale. Le avevo regalato un bellissimo braccialetto con le nostre iniziali».
Se i miei occhi avessero potuto tramutarsi in pugnali, Louis avrebbe cominciato a sanguinare.
«Sei geloso! Ti prego, dimmi che ho ragione». «Non sono geloso e ora muoviti perché ho un sacco di cose da fare», ringhiai furente.
«Era uno scherzo, Harry. Non ho mai regalato niente ad Abigail. Infatti si era così arrabbiata che mi ha lasciato proprio il giorno di Natale». «Non sono affari miei».
«Adoro vederti geloso», sghignazzò Louis tentando di abbracciarmi.
«Non sono geloso e ora andiamo, per favore», ribadii gelosissimo, spingendolo via.
Quando arrivammo dai Tomlinson, scoprii che Louis mi aveva gia fatto preparare una camera da letto enorme con un piccolo salottino attiguo, con un tavolo ampio e quattro sedie.
«Ti ho già detto che non voglio stare qui!», mi arrabbiai appena le ragazze mi mostrarono la stanza.
«O qui o in camera mia!», ribatté Louis incurante delle orecchie che stavano ascoltando.
Vidi le facce di Lauren, Clare, Liam, ma soprattutto quella di Gemma, farsi paonazze e imbarazzate.
Ero sempre stata una persona piuttosto riservata e odiave che gli altri sapessero i fatti miei.
Cacciai malamente Louis e tutti i presenti dalla camera e mi chiusi dentro.
Poco prima di pranzo, cinque corrieri mi portarono tutto il materiale targato "Serena Jefferson – Luxury Events" e in breve il mio salottino fu sommerso da fascicoli, raccoglitori strabordanti di fatture, campioni di tessuto, cataloghi di posate, piatti, gazebo, lavori di grafica...
«Avremo il nostro bel da fare!», esclamò Louis entrando nella mia stanza, mentre iniziava a sfogliare gli appunti di Serena.
«Guarda, qui c'è scritto che è prevista anche una giostra. Sembrano le montagne russe». «Che cosa?», sbottai scioccato strappandogli il foglio di mano.
Guardai e vidi che era stato davvero richiesto un enorme parco giochi per i bambini da inserire nell'ala ovest del parco Washington. Era anche stata versata la caparra, ma l'intero noleggio aveva un prezzo spropositato. Sconvolto diedi una lettura rapida agli appunti e ai documenti per chiedere la chiusura del parco pubblico per festa privata.
Louis tirò fuori anche la planimetria del parco dove Serena aveva segnato con un pennarello rosa le zone riservate ai bambini, quella per adulti, un'altra per il convegno e infine l'ultima per il pranzo.
«Mi chiedo come abbia ottenuto l'autorizzazione dal sindaco».
«lo invece mi chiedo come possa aver pensato di relegare i bambini in fondo al parco a un chilometro di distanza dal ricevimento, senza la supervisione di un adulto», mormorai corrucciato, tentando di capire in che diavolo di casino mi fossi infilato.
«Forse è il caso di controllare accuratamente ogni dettaglio. Ho il sospetto che Serena non abbia detto la verità a sua madre riguardo all'andamento dell'organizzazione».
Quel pomeriggio io e Louis non ci staccammo un attimo da quel casino.
Avrei cominciato a perdere i capelli per lo stress.
«In quanto a progetti grandiosi e assurdi, Serena Jefferson è imbattibile. Guarda qui», gli dissi porgendogli il disegno di una gabbia di metallo intorno a un cigno.
«Ha voluto a tutti i costi un'enorme statua di ghiaccio a forma di cigno al centro della zona pranzo, ma non ha considerato che all'ora di pranzo, in una giornata di agosto, ci saranno circa quaranta gradi, così ha commissionato questa sabbia di metallo bucherellata da cui far uscire un vapore refrigerante per mantenere la statua al fresco».
«Ma questa è pazza!». «Esatto».
«E non hai ancora letto questo», m'informò porgendomi la foto di un fiore simile a una camelia bianca, allegato a un articolo del National Geographic.
«A quanto pare ha fatto richiesta di questo fiore per i centrotavola, ma nell'articolo c'è scritto che è una pianta protetta e si trova solo ai confini con l'India».
«E quindi?» «Be', dubito che abbiano accettato la sua richiesta, così penso che siamo ancora senza centrotavola».
«Di quanti centrotavola stiamo parlando?», mi allarmai.
«Duecento invitati... una trentina di tavoli».
«Ok, niente panico. Ho lavorato da un fioraio un'estate e posso assicurarti che questo fiore è molto simile alla classica camelia. Basterà fare un grosso ordine in fretta».
«Il budget rimasto si aggira sui duecento dollari. Sono sufficienti?»
«Assolutamente no», gridai disperato. «Possiamo usare i miei soldi». «No, Louis. Ricordati che un buon organizzatore di eventi deve essere in grado di sfruttare ciò che ha, ottenendo il miglior risultato».
«E allora come facciamo?»
«Ci possiamo disfare di quella giostra oscena e anche di quel cigno di ghiaccio», risposi convinto.
«Mi hai letto nel pensiero», esclamò Louis stampandomi un enorme bacio sulle labbra.
Mentre Louis cercava di contattare la ditta della giostra e lo scultore, tentando di rifarsi dare indietro i soldi della caparra io mi soffermai sul menu.
Quella giornata era stata organizzata per ottenere fondi ma era anche un'occasione per far conoscere l'associazione.
A tal fine era stato invitato anche un gruppetto di donne salvate grazie agli interventi di Johanna e Patricia. Tutte con prole al seguito.
Tuttavia il menu era estremamente complesso e ricco di piatti sofisticati e poco invitanti per i bambini, soprattutto quelli provenienti da ambienti disagiati.
Decisi quindi di sostituire il terzo antipasto a base di ostriche con un secondo a base di pollo e patate.
Mi rendevo conto che quell'aggiustamento sarebbe parso poco "lussuoso", ma ero sicuro che avrebbe avuto un maggior impatto sui palati più semplici.
Inoltre la spesa del catering si abbassò notevolmente e con quei soldi potei iniziare a pensare ai centrotavola.
Studiando gli appunti di Serena, notai che nel discorso d apertura non erano previste interviste o interventi da parte ai quelle donne, così a cena ne parlai con Johanna.
«Serena ha già provato a convincere qualcuna delle ragazze a intervenire sul palco ma si sono rifiutate», m'informò la madre di Louis. «Peccato, perché era una bella idea». «Potremmo allora girare un video... magari in un ambiente più rilassante come un parco giochi o in casa propria», proposi deciso.
«Ha un costo e io non credo che ve lo possiate permettere».
«Matt adora girare filmati e mi deve un sacco di favori. Inoltre oggi sono riuscito a farmi restituire mezza caparra dallo scultore di ghiaccio», s'intromise Louis.
Tranquillizzato, ritornai in camera mia e ripresi a fare il conto delle spese rimaste, anche se non era facile a causa della confusione con cui Abigail aveva archiviato tutte le fatture. Stanchi ci trasferimmo sul letto, che tappezzammo di fatture, suddividendole tra quelle pagate e quelle ancora da saldare. «Non capisco da dove Serena avrebbe preso i soldi per saldare tra due settimane lo scultore del cigno e il giostraio», mormorai assonnata sprofondando sul cuscino.
«Secondo te ce la faremo a pagare tutto? La metà delle fatture sono ancora in attesa di pagamento e sul conto ci sono anche un paio di acquisti personali», commentai, ma Louis si era già addormentato al mio fianco con i preventivi del catering in mano.
Provai a rifare per l'ennesima volta il calcolo di tutte le spese finché anch'io fui sopraffatto dalla stanchezza.

Ogni tuo desiderio è un ordine, bastardo » L.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora