Capitolo 29;

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Quella notte sia io che Louis non chiudemmo occhio per timore di esserci lasciati sfuggire qualche altro particolare importante.
Erano trascorsi quasi dieci giorni dall'inizio di quell'odissea e Louis aveva fatto passi da gigante.
Se inizialmente aveva mostrato segni di insofferenza, in breve era diventato molto più attivo e propositivo, passando da semplice collaboratore a vero e proprio organizzatore. Mi stupii di quanto fosse in gamba a contrattare sui prezzi, chiedere e riscuotere favori, trovare l'idea giusta spinto dall'istinto, catturare l'attenzione dell'interlocutore... Era un mix d'impulsività e intuizione.
E questo non fece altro che renderlo ancora più irresistibile ai miei occhi.
Mi ero ritrovato a fidarmi ciecamente di lui e collaborare, pur non essendo mai stato un patito del team working.
Non sapevo cosa avrei fatto senza il suo aiuto. Inoltre per quanto fossi attratto da lui e lui da me, non avevamo (quasi) mai permesso alla passione di distrarci eccessivamente dal nostro lavoro.
Quella mattina avrei tanto voluto ringraziarlo per tutto quello che stava facendo per me con qualche coccola mattutina, ma l'arrivo di Gemma rovinò l'idillio.
«Nessuno ti ha insegnato a bussare?», la rimproverò Louis.
«Harry é mio fratello. Volevo solo chiedergli se aveva tempo di accompagnarmi alla seduta di fisioterapia», domandò rossa paonazza mentre Louis si tuffava in bagno dopo averle lanciato delle sue occhiate omicide.
«Non lo so. Dovrei prima parlarne con Louis», risposi alzandomi.
«Perché? Hai bisogno della sua approvazione? Mica siete sposati!».
«No, ma lavoriamo insieme e se mi assento voglio assicurarmi che possa andare avanti senza di me».
«Mi sembra di sentire mamma e papà, quando lei va a fare la spesa e lo lascia in casa da solo alle prese con qualche lavoro domestico», bofonchiò sconcertata Gemma.
Quel commento mi fece quasi saltare il cuore fuori dal petto.
«Tra mẹ e Louis c'è una buona intesa. Ci rispettiamo e ci fidiamo l'uno dell'altro. È normale in un rapporto di collaborazione», cercai di giustificarmi in imbarazzo.
«Anche andarci a letto fa parte della collaborazione?», mi stuzzicò mia sorella.
«No, quello è un optional che riservo solo a lui. Sei contenta adesso?», sibilai irritato.
«lo non ti capisco. Sei sempre stata una che ha continuamente mantenuto la gente a distanza e ora, con Louis, ti sei lasciato andare in questo modo! Ormai siete inseparabili e anche i genitori di Louis sembrano sconcertati».
«Non ho mai passato tanto tempo con una persona come con lui, Gem», tentai di spiegarle.
A conti fatti, quella con Loud era la relazione più lunga della mia vita: due mesi insieme ventiquattr'ore su ventiquattro! Un record! Ancora mi stupivo di come avessi fatto a sopportarlo fino ad allora e addirittura a ritrovarmi innamorato ogni giorno di più.
«Mi chiedo davvero cosa accadrà lunedì a incarico terminato».
Era la stessa domanda che mi facevo io ogni volta che guardavo il calendario, ma feci spallucce come se niente fosse, anche se dentro di me mi sentivo morire.
«A meno che non trovi un altro incarico a breve, tornerò a New York», risposi fingendo indifferenza.
«Ormai la stagione estiva è giunta al termine. Siamo a fine Agosto e molti torneranno in città. Dubito che qualcuno organizzerà qualcosa. Quello dell'associazione della signora Johanna è l'evento che chiuderà la stagione in grande stile, ho letto sul giornale».
«In tal caso, leverò le tende, sorellina».
«E la tua relazione con Louis?»
«Andrà avanti, se lui vorrà».
«A distanza?», sbottò Gemma.
«Con Skype, chat, social network... non esistono più le distanze intese come una volta».
Tentavo di convincermi con le mie stesse parole.
«Harry, ma cosa stai dicendo? Queste sono stupidaggini che ti racconti per dormire la notte, ma non venire a rifilarle a me! Sono tua sorella e ti conosco! So che presto te ne andrai perché tu non sei uno a cui piace vivere sulle spalle degli altri, ma quando andrai a dormire nel tuo nuovo letto da sola, forse ti accorgerai che la distanza sarà un enorme peso e non ci sarà social network o chat che tengano... soprattutto dopo una tale full immersion», mi disse indicandomi i vestiti e gli oggetti di Louis sparsi per la stanza.
Strinsi i denti e ricacciai indietro il magone, prima di scoppiare a piangere.
«Gemma, va' a prepararti così andiamo dal medico», cambiai discorso tentando di controllare le mie ansie.
Mia sorella tentennò un attimo, ma alla fine si arrese.
Sapeva che quando cambiavo argomento era perché non intendevo più tornare su quel punto.
Prima che Louis uscisse dal bagno ero riuscito a riprendere le redini delle mie emozioni e dei miei pensieri, ma per sicurezza me ne andai prima di poterlo rincontrare.
Mi sentivo ancora troppo irrequieto e instabile per riuscire ad affrontare uno dei suoi magnifici sorrisi o peggio ancora uno dei suoi abbracci pregni d'amore.
Mi preparai di corsa, gli lasciai un biglietto e filai al parcheggio ad aspettare Gemma.
«Ma l'hai visto, Har? È più bello di un dio greco!», squittì mia sorella indicandomi il suo fisioterapista a fine seduta.
«Perdi la testa con troppa facilità», commentai severo.
«Sono confusa: ho perso il mio uomo dei sogni, ho lasciat Luke e sono delusa da John che non mi ha chiesto di diven tare la sua ragazza dopo tutto quello che c'è stato fra noi» brontolò offesa Gemma.
«E cosa ti aspetti da John?», ridacchiai divertito.
Sapevo quanto quel ragazzo fosse imbranato a gestire una relazione.
«Non dico che deve presentarsi con un braccialetto di oro e diamanti come ha fatto Louis con te, ma almeno un ciondolino».
«È solo argento», la informai ridendo.
«Mi prendi per stupida? Quello è oro vero e quelli sono diamanti veri. Anche il cuore ha un rubino vero. Scommetto che è un gioiello di Tiffany».
«Louis non mi avrebbe mai regalato un gioiello del genere».
Vidi Gemma armeggiare con la chiusura del mio bracciale.
«Tiffany. Leggi qui», mi disse facendomi vedere il retro del gioiello.
«Non può essere», mormorai sbiancando.
«Il braccialetto era per caso dentro una confezione di colore azzurro, insomma il famoso blu Tiffany?».
Annuii.
«Harry, sei davvero un'ingenuo se pensi che Louis ti avrebbe ricoperto di vestiti da tremila dollari per poi regalarti braccialetto da cinquanta dollari come pegno d'amore».
Dopo aver passato mezz'ora a decidere se tenerlo al polso o metterlo in borsa con la paura di essere scippata, riportai Gemma alla villa e, senza farmi vedere, andai al mio comodino a riporre il bracciale nel suo cofanetto, al sicuro da occhi indiscreti.
Poi andai a cercare Louis, deciso a rimproverarlo.
Lo trovai nell'ampio giardino accanto al curatissimo roseto, mentre supervisionava il lavoro di alcuni trasportatori e montatori impegnati a realizzare il palco e il gazebo.
Mi avvicinai ma era occupato in una conversazione telefonica con un certo William Nicholson, giornalista scelto per scrivere l'articolo sull'evento di domenica.
Quando terminò la chiamata, fummo di nuovo interrotti da due operai che volevano sapere dove installare l'impianto di registrazione e lo schermo per la presentazione.
A quanto pareva, in mia assenza Louis si era dato un gran da fare.
Alla fine rinunciai a parlargli del braccialetto e mi lasciai trascinare dall'organizzazione. Stavo per finire di parlare con un operaio quando si avvicinò Louis.
«Dov'è il braccialetto che ti ho regalato?», mi domandò liquidando con un gesto il dipendente con cui ero impegnato.
«L'ho perso!», esclamai deciso a vendicarmi.
Vidi Louis impallidire.
«Ma l'hai cercato?», mi chiese preoccupatissimo.
«Ho guardato ovunque», risposi con leggerezza.
«Dài, Harry! Quello non era un braccialetto d'argento!», esplose Louis, notando la mia leggerezza.
«Avresti dovuto dirmelo prima!», mi arrabbiai a mia volta.
Dalla mia reazione Louis sembrò rendersi conto che avevo capito.
«Dov'è il braccialetto, Harry?», mi domandò severo.
«Al sicuro. Ora».
«Avevi promesso che non te lo saresti mai tolto. Hai giurato!».
«Si, ma prima di sapere di avere al polso oro e diamanti!».
«Non importa!».
«E se poi lo perdo o me lo rubano? Nel mio comodino à più al sicuro».
«Meglio un solo giorno al tuo polso che cent'anni dentro un comodino! Non te l'ho regalato per non vedertelo mai addosso! E ora muoviti a rimettertelo».

Ogni tuo desiderio è un ordine, bastardo » L.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora