Capitolo 28;

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Quella mattina nessuno venne a cercarci da Louis, dato cho ormai tutti sapevano che passava la notte nel mio letto.
Decidemmo di prenderci una giornata di pausa, lontano da tutti.
Ci alzammo prestissimo e andammo a dormire sulle sdraio in spiaggia dopo una golosa colazione con caffè e torta di mele alla tavola calda dove eravamo già andati una volta.
Passammo una splendida giornata in spiaggia a nuotare e prendere il sole.
Dopo aver pranzato con cheeseburger e patatine, Louis noleggiò un motoscafo con cui mi portò in un antro nascosto dietro la scogliera. Per la prima volta in vita mia, feci l'amore all'aperto.
Arrivammo alla sera esausti ma felici.
Più tardi Louis chiamò Seth per chiedergli di riservarci il privé per una cena romantica. Anche se era specializzato in cocktail, ci fece trovare un vassoio con del filetto di salmone in salsa al limone e due porzioni di uno squisito zuccotto di pere e cioccolato.
Stavamo ancora finendo il dolce, quando fecero incursione nel nostro angolo appartato i migliori amici di Devon: Zayn, Matt e Josh.
Lo presero in giro fino allo stremo per essersi fatto beccare proprio con me, dopo tutte le lamentele su di me con cui li aveva tediati per giorni.
«Andatevene! Adesso!», s'innervosì all'istante quando Zayn si sedette sul divanetto accanto a me, posando un braccio sullo schienale dietro la mia schiena.
«Lasciamo da soli i due piccioncini», intervenne Josh divertito portandosi via Zayn.
Quando arrivammo alla villa di Louis era già notte fonda e senza far rumore ci chiudemmo nella sua camera a far l'amore l'ultima volta, prima di addormentarci abbracciati.
La mattina seguente ci pensò Abigail a farmi da sveglia.
«I coniugi Shetter divorziano», mi annunciò la sua voce stridula al telefono.
«Cos'ha a che fare con me? Mica è colpa mia», risposi con voce impastata.
«Sei davvero un dilettante».
«Puoi ripetere?», m'infuriai improvvisamente sveglio.
«Sei un povero sciocco se non conosci le conseguenze. È ovvio che adesso i due coniugi non vorranno più sedere allo stesso tavolo, quindi dovrai riorganizzare tutti i posti».
«Sono duecento invitati e io ora dovrei rifare tutti i segnaposti a causa degli Shetter?» «Esatto», sibilò acida prima di riattaccarmi il telefono in faccia.
«Ma guarda te questa stronza!», ringhiai furibondo.
«Problemi in vista?», mormorò Louis resuscitando dalla catalessi.
Brevemente gli spiegai la novità della giornata soffermandomi a lungo non sulla questione in sé ma sul tono che Abigail aveva osato tenere al telefono.
«Vado a fare una corsa», propose Louis dopo avermi ascoltato per quasi mezz'ora, senza essere riuscito a spiccicare parola e sentendosi rinfacciare che quella strega era pure la sua ex fidanzata.
Non soddisfatto, andai a sfogarmi anche con Gemma e i suoi colleghi mentre facevo colazione in cucina.
«Mancano pochissimi giorni e io dovrei rifare tutti i posti! E assurdo che io debba scombinare l'unica cosa che Serena ha fatto bene solo perché gli Shetter hanno deciso di separarsi» sbraitai per la terza volta.
«E tu non farlo!», esclamò Niall.
«Rischiando di far rovinare l'evento da una loro scenata? Non ci penso nemmeno».
«E allora convincili a resistere ea separarsi dopo», intervenne Gemma convinta.
«È vero, Harry. Dovresti insistere sul valore della famiglia, che questo evento dopotutto cerca di esaltare», si accodò Liam.
«È un'idea un po' assurda ma può funzionare...».
Riflettei sulla loro proposta, speranzosa.
Poco più tardi arrivò Louis, con il fiato corto per la corsa.
«Avremo la scultura a forma di cigno!», esordì trionfante abbracciandomi e rubandomi la tazza di caffè dalle mani.
«La farai tu?», domandai scettico ricordando i pochissimi soldi avanzati.
«No, ci penserà Mike!».
«Mike chi?»
«Il cognome non lo so ma ho il suo numero di telefono».
«E dove hai incontrato questo Mike?»
«Sulla spiaggia. Avevo parecchia tensione addosso questa mattina, così ho corso fino al mare e quando l'ho visto ho capito di aver appena trovato la soluzione al nostro problema».
«Così mentre questo prendeva il sole e nuotava, tu hai avuto l'ispirazione?»
«No, sciocchino. Mike è un artista e stava ultimando la sua ultima scultura quando sono arrivato».
«E cosa scolpisce?», s'intromise Gemma curiosa.
«Sabbia», rispose entusiasta Louis. «Sabbia?», ripetei sconcertato.
«Ma la sabbia non so se reggerà».
«Mike mi ha mostrato che per le sculture più grosse e a lunga durata mescola l'acqua e la sabbia con del vinavil.
Mi ha detto che la scultura durerà qualche giorno e che resisterà anche in caso di pioggia. Gli ho detto che volevo un cigno e lui mi ha risposto che non c'erano problemi».
«Immagino che vorrà essere pagato».
«Gli ho spiegato che è per una giusta causa e che partecipare quest'evento sarebbe stato una vetrina per lui, così alla fine abbiamo concordato che pagherò io le spese per il trasporto della sabbia, dato che la scultura andrà fatta sul posto e inoltre dovrò fare in modo che qualche giornalista inserisca nell'articolo sull'associazione anche il suo nome».
«Mi pare ragionevole», commentai meravigliato e colpito dalla capacità di negoziazione di Louis.
«Ottimo lavoro!».
«Grazie», mi sorrise felice dandomi un bacio a sorpresa sulle labbra che mi fece diventare rosso come un semaforo appena vidi le espressioni sghignazzanti dei ragazzi e di mia sorella, che però sembrava meno contenta. Quella mattina aggiornai i signori Tomlinson su come stava andando l'organizzazione dell'evento.
Johanna accolse con gioia soprattutto le notizie su Louis.
«Non avrei pensato di dirlo un giorno, ma tu, ragazzo mio, sei un vero toccasana per mio figlio! Stai facendo uscire il meglio di lui... certo, solo dopo aver fatto uscire il peggio, se ripenso a qualche settimana fa», ammise la donna sorridente.
«Nemmeno io avrei mai creduto di avere un figlio così in gamba... quasi mi dispiace aver già deciso di vendere la compagnia invece di lasciarla a lui», si accodò il signor Tomlinson decisamente colpito.
«Non male per uno che non ha mai concluso nulla nella propria vita», aggiunse più tardi l'uomo davanti al nuovo rendiconto che Louis aveva redatto in cui si vedevano chiaramente gli sforzi compiuti per far quadrare i conti. Rilassato e orgoglioso per il lavoro compiuto, seguendo una tempistica al cardiopalmo, feci ancora un'ultima telefonata per chiedere se potevamo iniziare a portare al parco la sabbia e i primi gazebo.
«L'ho già spiegato cinque volte alla sua collega: la richiesta dell'uso di una zona pubblica va fatta con almeno sessanta giorni di anticipo», mi spiegò l'impiegata al telefono, provocandomi quasi un infarto.
«Mi sta dicendo che la domanda non è ancora stata inviata?» domandai incredulo.
«Esatto. L'ultima volta che quella donna è venuta qui, se l'è ripresa dicendo che avrebbe parlato direttamente con il sindaco, ma poi non è più tornata e io non ho più saputo nulla».
Quando riattaccai, per poco non crollai a terra dallo shock.
Io e Louis avevamo risolto ogni problema, a parte gli Shetter di cui mi sarei occupato a breve.
Avevamo gazebo, menu, tovaglie, centrotavola, manifesti, video toccante, scultura di sabbia...
Ma improvvisamente mi ritrovavo senza un posto per tutta quella roba!
Con una furia omicida, ripresi gli appunti di Serena.
Vi trovai subito la richiesta per far chiudere il parco.
La riguardai con più attenzione. In effetti non c'era il timbro di accettazione da parte dell'ufficio.
Come avevo potuto essere così poco attento?
Poi guardai i biglietti d'invito.
Tutti indicavano il parco. Sconvolto telefonai subito ad Abigail ma non mi rispose.
Riprovai a chiamarla altre sette volte prima di arrendermi.
Era ovvio che la stronza lo facesse apposta e per quel che mi riguardava, ero certa che ne fosse al corrente, ma si era ben guardata dal dircelo.
«Oh Dio! E adesso cosa faccio?», urlai in preda a una crisi isterica.
«C'è qualcosa che non va?», domandò preoccupato Louis, entrando nella mia stanza. Mi misi a ridere nervosamente finché non riuscii a raccontargli la novità della giornata. «Porca miseria! È un bel problema!».
«Non è un bel problema. È un grosso problema! Un problema di proporzioni mastodontiche!».
«Niente panico, Harry. Faccio qualche telefonata e vedrai che risolviamo tutto», mi rincuorò Louis prendendo il cellulare. Trascorsero quaranta minuti in cui Louis passò dall'essere gentile, a furioso e infine disperato, prima di venire da me e sussurrarmi angosciato: «Niente da fare. Mi dispiace».
A quel punto fu Louis stesso a telefonare ad Abigail e a insultarla per il casino che aveva combinato insieme a Serena Jefferson. Passammo tutta la mattina a cercare una soluzione.
Niente da fare.
A pranzo, andammo a tavola depressi e distrutti.
«Dov'è finito tutto l'entusiasmo di stamattina?», ci domandò Johanna vedendoci sbocconcellare il cibo svogliatamente.
«Non abbiamo la location per l'evento», la informò Louis.
«È uno scherzo? Serena ha organizzato l'evento nel parco Washington», si agitò la madre spaventata.
«Quella stupida non ha portato la richiesta in tempo», s'infervorò Louis.
Il colore del viso della donna passò dal bianco cadavere al rosso pomodoro in dieci secondi, prima di alzarsi e correre al telefono per insultare la sua migliore amica e rinfacciarle la sua "geniale" idea di far organizzare l'evento a una come Serena che ogni anno s'inventava un lavoro nuovo solo per passare il tempo.
La telefonata durò a lungo e quando terminò Johanna tornò in sala da pranzo come se nulla fosse.
«La raccolta fondi avrà luogo tra sei giorni. Non c'è tempo di cercare una nuova location, quindi l'evento si terrà qui. Metterò a disposizione l'area a est, vicino al roseto, quindi potete procedere», sentenziò la donna decisa.
«Sei sicura, mamma?»
«Devon, ti sei impegnato tanto e se devo scegliere tra annullare l'evento e farlo qui, preferisco la seconda opzione. Inoltre desidero che tu possa ammirare il frutto del tuo impegno. Te lo meriti... anzi, ve lo meritate», ci disse prendendoci per mano.
«Grazie, signora Johanna», mormorai riconoscente.
«Grazie a te per tutto quello che stai facendo, Harry. E non mi riferisco solo all'evento, ma a molto altro».
Alleggeriti da un notevole peso, passammo tutto il pomeriggio a telefonare ai duecento invitati per informarli che la festa sarebbe stata spostata a casa Tomlinson a causa di un imprevisto che rendeva inagibile una zona del parco.
Quando arrivai alla telefonata alla famiglia Shetter, approfittai dell'occasione anche per affrontare la spinosa questione dei posti a tavola.
Mi dilungai in un discorso appassionato sull'importanza della famiglia e sul valore che trasmetteva quell'evento.
Puntai molto sul fatto che gli Shetter erano una famiglia nota per essere di esempio a tutta la comunità (anche se in realtà non sapevo nemmeno che faccia avessero) e che la loro unione avrebbe rappresentato un messaggio di speranza verso quelle donne che tentavano di ricostruirsi una vita.
Non so se per esasperazione o perché le mie parole furono convincenti, ma alla fine della conversazione la signora Shetter accettò di rimanere accanto al marito per tutto il ricevimento.

Ogni tuo desiderio è un ordine, bastardo » L.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora