Capitolo 23;

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La mattina successiva, fu scandita dalle grida e dalle imprecazioni di Louis e sua madre, chiusi nel salotto.

A quanto pareva, la donna era molto preoccupata e innervosita dai problemi che stava avendo per la giornata dedicato alla sua associazione Mothers Hand, che rischiava di saltare a causa dell'assenza di Serena, la figlia di Patricia Jefferson, co-fondatrice dell'associazione e migliore amica di Johanna.

Louis sosteneva di aver trovato una soluzione, ma la madre non voleva sentire ragioni.

La discussione stava andando avanti da ore, quando finalmente le porte si riaprirono e Louis mi chiamò tuonando il mio nome, come se fosse il dio della guerra.

«Harry, mia madre ha una cosa da dirti.», iniziò Louis facendo sbuffare sonoramente la madre, provata dalla testardaggine del figlio.

«Louis, ti ho già detto che non sono d'accordo. Harry, sei un bravo ragazzo e non ho nulla contro di te, ma sinceramente non ti conosco a fondo e non so che tipo di esperienze tu abbia alle spalle.», s'irritò la donna.

«Harry è perfetto!», s'intromise Louis.

«Io non capisco...», sussurrai imbarazzato, tentando di trovare una risposta sui loro volti.

«Harry, voglio che tu ci dia una mando ad organizzare la giornata di beneficienza dell'associazione di mia madre.», dichiarò tutto d'un fiato Louis, facendomi quasi crollare a terra dallo shock.

«Si tratta di un evento estremamente importante e con un forte impatto mediatico. Considerando che lo scopo sarà quello di raccogliere fondi, per la costruzione di un nuovo centro di accoglienza per le ragazze madri che sono fuggite da situazioni familiari drammatiche o che stanno cercando di rifarsi una vita, dopo un passato difficile. Quest'associazione è una delle mie ragioni di vita e pretendo il meglio.», tentò di spiegarmi seria la donna.

«Il meglio?!», la derise Louis. «Ma se hai affidato l'organizzazione dell'evento a quella pazza di Serena!»

«Serena non è pazza! Ha solo un carattere esuberante che la rende a volte un po' più eccentrica del normale. Oltre al fatto che patisce le pressioni esterne.»

«Talmente eccentrica da non reggere lo stress e da essere partita per chissà dove, prima della fine dell'evento, senza essere reperibile. Come hai potuto affidare una cosa simile ad una donna così sconclusionata?»

«Louis, vorrei ricordarti che Serena è la figlia della co-fondatrice della mia associazione. Come potevo negare un favore simile alla mia più cara amica, che stava solo tentando di far realizzare alla figlia il suo sogno? Questo evento doveva essere il suo trampolino di lancio.»

«Io non farei organizzare neanche una festa per bambini a quella pazza!»

«Non parlare in quel modo di Serena!»

«D'accordo, ma ti posso garantire che Harry saprebbe fare lo stesso lavoro in minor tempo, dimezzando le spese e con un risultato migliore.»

Quelle parole mi fecero venire la gamba di gelatina.

Senza permesso, mi sedetti sulla poltrona prima di svenire.

Avevo il cuore che batteva forte per l'opportunità che Louis mi stava offrendo, ma soprattutto era la fiducia che percepivo nella sua voce a farmi mancare il respiro.

Lo guardai incantato dall'espressione determinata e sicura con cui continuava ad elogiare le mie capacità, tanto da arrivare a garantire lui per me.

Ero quasi commosso e dentro di me sentivo crescere quel sentimento che provavo per lui, in poco più di un mese era riuscito a rubarmi il cuore, come nessun altro aveva mai fatto prima.

Lo amavo davvero.

«L'hai detto tu che domani torna Gemma. In questo modo Harry potrà dedicarsi a tempo pieno all'evento ed io l'aiuterò», continuò imperterrito Louis rivolto a sua madre.

«Tu? Tu non hai mai lavorato, Louis! Non sai nemmeno cosa significhino le parole "budget" e "scadenza"... Comunque vi avviso, ho promesso a Patricia che i meriti andranno a sua figlia.»

«Di questo non ti devi preoccupare, ci penserò io a far capire ai presenti chi ha organizzato tutto alla fine di questa esperienza.»

«Lo sai vero, che ti stai esponendo con una persona che neanche conosci.»

«Io ho fiducia in Harry.», asserì convinto Louis, lanciandomi un'occhiata d'intesa.

«C'è solo ancora una cosa...», sussurrò la madre guardandomi mentre riprendeva il suo Martini.

«Harry sei davvero disposto a lavorare con questo sfaccendato di mio figlio?»

Quella donna mi aveva appena chiesto se ero finalmente pronto a realizzare il mio sogno, dopo averlo inseguito per così tanti anni, tanto da non sperarci quasi più?

Dovetti serrare le dita sui braccioli della poltrona per non afferrare il drink di Johanna e scolarmelo tutto d'un fiato.

Non riuscivo ad aprire bocca.

«Domani mi darai una risposta definitiva.», concluse la donna, sconcertata dal mio innaturale mutismo prima di uscire dalla stanza.

«Intanto vado a parlarne con Patricia e cercherò di capire che fine abbia fatto sua figlia. Harry avvisa Liam che non torno per pranzo.»

Quando finalmente rimanemmo soli, Louis corse ad abbracciarmi e a baciarmi con trasporto.

«Harry! E' la tua occasione! Ci ho pensato tutta la notte! In questo modo rimarremmo insieme e tu non potrai partire! E poi, scusa, quando ti ricapita un'opportunità simile? Non lo capisci che quest'evento è voluto dal destino?», esclamò euforico, prendendomi il viso tra le mani e tentando di farmi uscire dal mio torpore.

«Io... Non riesco ancora a crederci.», riuscii finalmente a dire tra un bacio e l'altro.

«Di solo che accetterai e che lavorerai con me. Giuro che sarò il più bravo e affidabile collaboratore che si sia mai visto!», mi supplicò inchiodandomi con il suo solito sguardo ammaliante.

«Sei sicuro di ciò che vuoi?», domandai titubante e frastornato dalle mille emozioni che mi stavano sconquassando.

«Io voglio renderti felice. Voglio che tu colga questa opportunità e dimostri a tutti che razza di professionista sei.»

Sorrisi difronte all'ardore con cui mi esaltava e tentava di convincermi ad accettare l'incarico.

«Si... Accetto!», risposi perdendomi nell'abbraccio di Louis.

«Fantastico! Dobbiamo festeggiare!»

«Non oggi, ti prego. Sono ancora turbato da questa storia e poi è il mio ultimo giorno di lavoro e voglio concluderlo egregiamente.»

La verità è che avevo bisogno di stare un po' da solo.

Avevo bisogno di ragionare, di inquadrare quello che mi era appena successo.

«Hai ragione. Da domani avremo tutto il tempo per noi», si rilassò Louis felice, stampandomi un ultimo bacio sulle labbra.

Trascorsi il resto della giornata sforzandomi di contenere le lacrime di felicità per quello che mi stava succedendo.

Presto avrei organizzato un evento tutto da solo. E avrei avuto al mio fianco Louis!

Se da un lato ero un po' scettico sulla sua volontà di impegnarsi seriamente e lavorare sodo, dall'altro sentivo di non poter fare a meno della sua carica di fiducia e ottimismo.

Ero sempre stato convinto che sarei partito dal basso, da una festicciola di compleanno o di laurea, non credevo proprio di cominciare dal vertice della piramide!

***
Scommetto che stavate già pensando "Mado' questa s'é scordata un'altra volta, aggiornerà sicuramente a Natale prossimo" e invece no!
E invece sono qui.

Ed entro Domenica avrete il capitolo successivo.
Nel caso raggiunga almeno 15 stelline o piú il capitolo arriverà anche prima di Domenica.

Perciò se volete leggere il capitolo lasciate una stellina e se vi va un commento!

xoxo
-Liz

Ogni tuo desiderio è un ordine, bastardo » L.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora