La mattina seguente fui svegliato dal rumore di una tazza che si rompeva a pochi passi dal mio letto.
Sussultando spaventato, mi guardai intorno e vidi Gemma con il viso tutto rosso mentre balbettava delle scuse e si affannava a raccogliere i cocci.
«Gemma, cosa ti è successo?», mi preoccupai pensando che fosse per il braccio, ma appena mi voltai, vidi Louis che si ridestava irritato per quel rumore improvviso.
«Gemma, non è come sembra. lo e Louis ci siamo addormentati mentre analizzavamo le spese per l'evento», mi giustificai alzandomi per aiutarla.
«E tu, Louis, faresti meglio ad andare in camera tua».
«Non ci penso proprio», sbuffò Louis nervoso, rimettendosi a dormire.
«Ma te e lui...», sussurrò Gemmain totale imbarazzo.
«No, Gemma», la bloccai per porre fine ai suoi pensieri.
«Davvero?», mi domandò scettica, sfiorando il braccialetto che portavo al polso e su cui risplendevano le iniziali L e H.
«È complicato», riuscii solo a dire, mentre Gemma riponeva tutto nel vassoio prima di uscire dalla stanza con sguardo incerto.
«Fila subito in camera tua», aggredii Louis appena rimanemmo soli.
«Perché dovrei?»
«Hai sconvolto mia sorella», gli risposi dandogli sul pacca sul braccio.
«È grande abbastanza da superare lo shock», sbottò nervoso afferrandomi per i fianchi.
«E poi ti ho già detto che voglio che sia chiaro a tua sorella quello che c'è tra di noi. Non voglio più sentir parlare di "uomo dei sogni" o altre stupidaggini capaci di farci allontanare».
Non potei ribattere perché i suoi baci mi soffocarono, mentre le sue mani scorrevano esigenti alla ricerca di un piacere che non intendevo dargli quella mattina.
«Louis, dobbiamo lavorare».
«Sono stanco di lavorare».
«Questo è il secondo giorno e sei già stanco?», lo rimproverai severo.
«Si vede proprio che non sei abituato a rimboccarti le maniche».
Quella frase lo colpì perché saltò in fretta giù dal letto.
«Vado a farmi la doccia. Preparati, tra un'ora partiamo. Matt ci aspetta per filmare le interviste delle donne dell'associazione», mi avvisò Louis prima di uscire sbattendo la porta.
"Forse sono stato troppo cattivo", pensai dispiaciuto per quella reazione.
Del resto, erano appena le otto e la sera prima avevamo lavorato fino alle due di notte.
Mi preparai in fretta e scesi in cucina.
«Dov'è Louis?», domandai a Lauren.
«Ha voluto la colazione in camera. Niall dice che è di cattivo umore».
"Si, sono stato troppo severo", pensai andando da lui.
Bussai e senza aspettare una risposta, entrai. Era in terrazza a bere un caffè, avvolto nell'accappatoio.
«Ehi», lo salutai.
«Dammi cinque minuti e sono pronto», mi disse tornando dentro la camera.
«Aspetta», lo bloccai.
«Scusa per prima. Non ce l'ho con te, ma abbiamo meno di due settimane e questo evento è stato organizzato malissimo. Apprezzo moltissimo tutto il tuo aiuto e mi dispiace se prima ti ho offeso».
«Sto cercando di darmi da fare ma non ci sono abituato», mormorò imbarazzato.
Era evidente che si sentiva inadeguato in quel ruolo.
«Sei fantastico, Louis. Non potevo chiedere un compagno migliore in questa impresa».
«Non hai bisogno di me. Tu sei già in gamba...».
«Sono la tua energia e la tua presenza che mi danno la forza, Louis. Ti amo e averti accanto m'infonde un sacco di positività e coraggio», confessai posandogli un bacio sulla bocca.
«Anch'io ti amo», mi sussurrò stringendomi a sé.
«Grazie, Harry».
«E di cosa?»
«Di credere in me».
Rimanemmo a lungo avvinghiati l'uno all'altro a baciarci teneramente.
Quando ci staccammo Louis ritornò quello di sempre, e animato da una nuova energia, si preparò per uscire.
Passammo tutta la giornata con Matt a convincere alcune ragazze aiutate dall'associazione a rilasciare un commento.
Alla fine il risultato fu davvero commovente.
Una parte dei filmati venne girata nel parco dove alcune madri portavano a giocare i loro figli, sottolineando come quella semplice attività sarebbe stata impossibile fino a qual- che anno prima, a causa della gelosia di un marito violento o di una dipendenza devastante.
Un'altra parte invece fu girata nei luoghi dove l'associazione svolgeva i suoi interventi di aiuto.
Fu una giornata ricca di emozioni, che sapevo non avrei mai dimenticato.
«Farò un collage tra i vari girati di oggi e aggiungerò della musica», si offrì Matt quando finimmo.
Arrivati a casa Tomlinson, trovammo Abigail infuriata per aver saputo che avevamo rinunciato alla statua a forma di cigno.
«Ha detto la signora Jefferson che vuole una scultura a tutti i costi».
«E immagino che l'abbia convinta tu», ringhiai irritato.
«Purtroppo non possiamo permetterci altre spese».
«Abby, non ci sono i soldi. Avete finito tutto il budget, lo capisci?», intervenne Louis tentando di ammansirla.
«Prendi le sue difese solo perché te lo porti a letto», lo attaccò Abigail facendomi andare su tutte le furie.
Fortunatamente l'arrivo di Johanna riuscì a porre fine a quella diatriba, ma non riuscii a fare nulla per la statua.
Ne vollero una a forma di cigno, in onore del logo dell'associazione.
Nei giorni seguenti riuscimmo ancora a tirare la cinghia sulle bevande facendoci rifornire da Seth, il proprietario del Prince Pub che si offrì di aiutarci in nome dell'amicizia con Louis e di tutto quello che lui aveva fatto per sponsorizzargli il locale all'apertura. Passammo il fine settimana a ricontrollare tutto e a saldare i fornitori.
«Ci avanzano poco più di mille dollari e ci rimane ancora da trovare una soluzione per la statua di ghiaccio», comunicai a Louis e ai suoi genitori sabato sera a cena.
«Avete fatto un ottimo lavoro. Perché non passate la domenica a riposarvi?», ci suggerì Johanna.
«Non lo so... ho sempre la sensazione che possa succedere qualcosa».
Abigail si era prodigata non poco a darci altre rogne.
Louis mostrava già i primi segni di stanchezza sul viso.
In quei giorni ero sempre sfuggito alle domande di Gemma, ma quella sera non riuscii a sottrarmi.
«Voi due state insieme, vero?», sbottò mentre facevo ordine sulla scrivania.
«Si», esplosi esausto.
«Ma Harry, presto te ne andrai!».
«Lo so»
«Questa cosa è destinata a far soffrire entrambi».
Quelle parole mi facevano male, ma sapevo che aveva ragione.
Il problema era che non riuscivo più a fare a meno di Louis.
«Siamo adulti, Gemma. Abbiamo deciso di goderci questi momenti»
«Fa' come vuoi, ma poi non venire a piangere da me».
"L'ho mai fatto?", avrei voluto rispondere. Quando arrivò Louis, mi sentii schiacciare da un peso.
«Tutto bene?»
«Si, ho solo avuto una piccola discussione con mia sorella».
«A proposito di noi due?»
«Si», ammisi.
«Se vuoi ci parlo io», s'infervorò, già sul piede di guerra.
«Non ce n'è bisogno. Gemma è solo preoccupata per quello che accadrà tra una settimana. Sai, è pur sempre mia sorella e non vuole vedermi soffrire», confessai sentendomi improvvisamente mancare l'aria.
L'abbraccio di Devon non mi aiutò.
«Scusa, Louis, ma vorrei stare un po' da solo, se non ti dispiace».
«Olivia...».
«Ti prego», lo supplicai allontanandomi.
Alla fine cedette e se ne andò.
Passai quasi tutta la notte alla finestra della camera a osservare il cielo stellato sperando di trovare una soluzione alla mia pena, ma invano.
Guardai il mio braccialetto.
Non l'avevo mai tolto da quando Louis me l'aveva regalato.
Ripensai a quell''estate così assurda.
Ero arrivato negli Hamptons senza un lavoro e presto me ne sarei andato con un cospicuo conto in banca, griffato da capo a piedi, con un'esperienza come organizzatrice di eventi, ma senza il mio cuore.
Quello ormai apparteneva a Louis e dubitavo fortemente di riuscire a riprendermelo.
Ripensai alla prospettiva di non partire più, ma la vita agiata di quelle parti era troppo al di sopra delle mie possibilità e di certo non potevo continuare a scroccare vitto e alloggio per l'eternità.
Vagliai ogni possibilità e alla fine mi domandai se io e Louis saremmo riusciti a portare avanti una relazione a distanza.
Ma quanto avrebbe resistito Louis prima di cedere e cercare felicità altrove, con qualcuno da cui non lo separavano miglia e miglia
Sfinito dai miei stessi pensieri, m'infilai nel letto ma il vuoto che mi accolse mi fece venire il magone.
Alle due di notte ero ancora sveglio a rigirarmi nel letto, nonostante mi sentissi esausto.
Torturato dalla solitudine e stanco di quei pensieri cupi, uscii dalla camera e mi lasciai guidare dal mio cuore, verso la stanza di Louis.
Louis dormiva.
Gli passai una mano tra i capelli e gli sfiorai la tempia con un lieve bacio.
Rimasi a lungo ad ammirarlo nel silenzio della notte.
Avevo bisogno di sentirlo vicino, così m'infilai lentamente nel suo letto e mi appoggiai alla sua schiena facendo attenzione a non svegliarlo.
Gli passai un braccio intorno alla vita e mi lasciai cullare dal suo profumo.
E finalmente mi sentii di nuovo bene.
Stavo quasi per addormentarmi quando lo sentii prendermi la mano e stringerla tra le sue.
«Ti amo, Harry», mi sussurrò dolcemente. «Anch'io, amore», risposi prima di scivolare nel sonno.
***Buonasera, eccovi un nuovo capitolo.
Sono indecisa se mettere un doppio capitolo oggi.
Vediamo quante stelline mi lasciate u.u
Altrimenti se non riesco oggi, domani sicuramente ce ne sarà un altro.
Grazie del supporto di sempre!VI ANTICIPO CHE MANCANO (ESCLUSO QUESTO) 7 CAPITOLI ALL'EPILOGO
Un bacio, al prossimo capitolo
Liz xx
STAI LEGGENDO
Ogni tuo desiderio è un ordine, bastardo » L.S.
Fanfiction|----COMPLETA!----| Harry è noto per essere determinato e testardo. È deciso a realizzare il suo sogno, diventare un organizzatore di eventi, e a farlo solo con le proprie forze. Non è certo il tipo di r...