La notte più lunga

6.1K 287 116
                                    


Alec e Cristina erano entrati in biblioteca e aspettavano che Diego e Jaime li raggiungessero per aggiornarli su quello che stava succedendo. Il ragazzo aveva rinunciato a chiamare Magnus tanto tutto quello che otteneva era un telefono spento. Se da un lato era preoccupato perché non era da lui sparire in quel modo, dall'altro sapeva che il Warlock non era uno che si faceva ammazzare così facilmente.

«Questa penombra non rende giustizia ai tuoi occhi» Jaime distolse Alec dai suoi pensieri.

Il ragazzo non rispose ma lo osservò con interesse. Non riusciva a capire che cosa non andasse in lui, forse era l'arroganza con cui si poneva o semplicemente lo sguardo che gli rivolgeva, ma ogni volta Alec si sentiva nudo di fronte a lui e la cosa lo metteva a disagio.

Accanto a Jaime era entrato quello che doveva essere Diego e Alec rimase senza fiato. Se pensava che il ragazzo conosciuto poco prima fosse bellissimo, l'altro era semplicemente perfetto e, vista la somiglianza, pensò che fossero fratelli.

«Possiamo, per cortesia, parlare di quello che succede qui? Avrei urgenza di tornare a casa» rispose Alec.

Il ragazzo notò un'ombra di rabbia attraversare gli occhi di Jaime per poi tramutarsi subito nel ghigno che era il suo marchio di fabbrica.

«Abbiamo trovato dei ragazzini con il dono della Vista e abbiamo cercato di contattarli per poi portarli all'accademia ma sono scomparsi letteralmente» cominciò Diego.

Alec voleva dirgli che quella parte la sapeva, di sbrigarsi perché non aveva tempo da perdere ma improvvisamente la sua bocca si fece arida, le sue gambe facevano fatica a tenerlo in piedi, la sua vista si stava oscurando ma soprattutto la runa che lo legava a Jace come Parabatai bruciava da morire. Cercò di spiegare agli altri cosa stava succedendo, cercò di chiedere il loro aiuto ma non ci riuscì. Nel momento in cui sentì le braccia di Jaime avvolgerlo per sostenerlo, si rese conto che le parole non gli servivano per avvisarli, si erano accorti anche loro che non si sentiva bene, bastava guardare le loro facce spaventate per capirlo.

Alec si accasciò tra le braccia di Jaime senza riuscire a fare niente altro che portare la sua mano sulla runa che bruciava come l'inferno sulla sua pelle. Cristina capì che cosa stesse succedendo perché tra le parole confuse che stava sentendo, Alec riuscì a percepire il nome di Jace, fu in quel momento che chiuse gli occhi e tutto divenne distante e quasi irreale.



Magnus e Clary erano riusciti a portare Jace in infermeria. Disteso sulle lenzuola bianche non si riusciva a distinguere il colore della sua faccia. Se non fosse stato per la macchia di sangue all'altezza della spalla sembrava che il letto fosse vuoto. Magnus alzò gli occhi verso Clary e la disperazione che vi lesse sul suo volto lo fece quasi vacillare. Lo stava tenendo in vita con la magia e la ragazza continuava a disegnare iratze sulla pelle che però scomparivano in brevissimo tempo. Il veleno era potente e senza l'antidoto non sarebbe durato a lungo. Lui era ormai esausto e le rune rallentavano solo la perdita di sangue senza fermarla completamente.

Izzy e Maryse si precipitarono nella stanza con in mano una cassetta del pronto soccorso, quella semplice scatola di plastica che usavano i mondani. Magnus non sapeva nemmeno che ce ne fosse una dentro all'istituto ma in quel momento stavano provando di tutto.

«Izzy, ho bisogno che tu vada nel mio appartamento e prenda l'antidoto» le disse appena la ragazza gli fu vicino.

«Dove lo trovo?» Gli chiese senza esitazione.

«Il mobile del soggiorno, se lo spingi a lato entri in un'altra stanza. Nello scaffale accanto alla finestra trovi una serie di boccette nel secondo ripiano. C'è scritto belladonna sopra» le spiegò senza pensare che nessuno, a parte Alec era a conoscenza di quella stanza.

Malec da morire (COMPLETA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora