Rimase solo il buio

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Alec camminava silenziosamente sopra i tetti di Città del Messico seguendo Jaime che sembrava avere la situazione sotto controllo. Lo vedeva muoversi in maniera silenziosa e veloce grazie alle rune che avevano addosso ma anche al fatto che sapeva esattamente dove andare. Il ragazzo avrebbe voluto avere una runa anche per filtrare l'aria densa di smog di quella città: gli era quasi difficile respirare da quanto era piena di pulviscolo, odori, sporco.

Jaime si fermò improvvisamente facendogli segno di abbassarsi. Si sporsero leggermente dal muretto che fungeva da parapetto del terrazzo sul tetto e spiarono giù in strada. Fortunatamente la casa su cui si erano appostati non era particolarmente alta e riuscivano a vedere chiaramente quello che succedeva di sotto. Il ragazzo indicò ad Alec una porta di un edificio che avevano di fronte.

«Quella è la casa» gli sussurrò.

«Perché una casa di mondani dovrebbe avere qualcuno che sorveglia la porta?» Chiese Alec indicando un uomo che fingeva di fumare una sigaretta appoggiato allo stipite con aria che voleva essere indifferente.

«Non lo so, ma non mi piace. Questa famiglia dovrebbe essere del tutto normale, non fa neppure parte del giro di criminali che popolano la zona. Abbiamo controllato» rispose.

Alec notò che il ragazzo aveva abbandonato l'aria da spaccone e sembrava più concentrato e preoccupato che strafottente. Tirò un sospiro di sollievo perché almeno non avrebbe dovuto avere a che fare con una testa calda, o almeno così sperava. Aveva anni di esperienza con un tipo impulsivo come Jace ma Jaime lo conosceva appena e tutto assumeva toni diversi.

«Se mettiamo fuori gioco la guardia rischiamo di dare troppo nell'occhio è troppo vicino alla strada principale, la gente ci passa anche a quest'ora» constatò Alec.

«In questo tipo di case, di solito, le camere sono sulla parte posteriore. Possiamo entrare direttamente in camera del ragazzo dalla finestra» suggerì Jaime.

Alec ringraziò silenziosamente per la meticolosità con cui all'istituto avevano studiato i ragazzi e le loro vite, tutto si faceva più facile e si incamminò dietro a Jaime con un po' più di sicurezza rispetto a quando erano partiti dall'istituto dietro un impulso forse un po' azzardato.



Jace era rinchiuso in camera sua, disteso sul letto con gli occhi sbarrati e le mani incrociate dietro la testa a fissare il soffitto. Non sapeva cosa fare. Non aveva idea se esprimere i propri dubbi agli altri o meno perché non sapeva come avrebbero reagito. Aveva già escluso di dirlo ad Alec perché non voleva farlo preoccupare più di quanto già non lo fosse. Clary e Izzy erano il suo vero problema. La sorella perché comunque era pur sempre coinvolta la madre e lo sapeva, per quanto i loro rapporti non fossero idilliaci, che si sarebbe sentita in dovere di difenderla. Clary perché era amica di Izzy e, se lui le avesse chiesto di non dirle nulla, l'avrebbe messa nella condizione di dover tenere un segreto. Si rese conto di aver già scelto cosa fare e la decisione gli pesava come un macigno sul petto: mantenere segreti di una così grossa portata era difficile persino per lui.

Una volta constatato che doveva tenere la bocca chiusa Jace si immerse in una serie di ragionamenti per poter venire a capo della questione facendo il minor danno possibile. Se davvero Maryse stava facendo il doppio gioco doveva stare attento a qualsiasi mossa che lui o gli altri avrebbero fatto e soprattutto avrebbe dovuto pensare all'incolumità degli altri coinvolti assieme a lui ma ignari di quello che stava succedendo. Era talmente immerso nei suoi pensieri che non si accorse di Clary che era entrata nella sua camera e in quel momento si stava infilando sotto le coperte assieme a lui. Si svegliò dai suoi pensieri solo quando i piedi gelidi si appoggiarono alla sua pelle calda.

Malec da morire (COMPLETA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora