Alec rimase pietrificato alla vista di suo padre e dietro di lui tutti gli altri mano a mano che si accorgevano della presenza dell'uomo. Nessuno aveva il coraggio di dire nulla, probabilmente perché, come Alec, non avevano una valida scusa per trovarsi lì in quel momento, soprattutto dopo essere entrati da una finestra. Nessuno si aspettava che l'Inquisitore in persona si aggirasse tra quelle stanze in piena notte.
Fu Robert il primo a toglierli dall'imbarazzo, infatti si girò verso la porta e con passo prima incerto, poi sempre più spedito, uscì dalla stanza senza dire una parola, lasciandoli tutti basiti. Aspettarono interminabili minuti fermi immobili in attesa che le guardie entrassero per arrestarli ma non successe nulla. Sembrava che nessun altro sapesse che loro erano lì dentro.
«Pensi che verranno a prenderci?» Sussurrò Izzy.
Alec scosse la testa.
«No, non credo» rispose il ragazzo.
«Forse non ci ha visti» azzardò Clary.
Alec le lanciò uno sguardo per capire se fosse davvero seria e vide che anche lei non credeva alle sue stesse parole.
«Non so, lo prendiamo come un segno che siamo sulla strada giusta?» Chiese Alec, non riuscendo a darsi altra spiegazione per quello che era successo.
Era evidente che non fosse un caso che l'inquisitore fosse in quella stessa stanza, di notte, da solo. Avevano tutte le ragioni per credere che anche lui fosse arrivato alla stessa loro conclusione e la cosa sollevava lo spirito di Alec: avere qualcuno che credeva alla loro versione e dubitava del Conclave lo faceva sentire meno impotente di fronte a tutta quella situazione.
«Io direi di cominciare dalla sezione da cui è uscito lui» suggerì Jace. «Sempre meglio che andare a caso qui dentro» aggiunse guardandosi attorno lanciando occhiate scoraggiate verso la quantità di documenti riposte sugli scaffali.
Nessuno obiettò al suo suggerimento perché effettivamente avrebbero perso fin troppo tempo a cercare ogni singola sezione di quel posto. Appena entrarono tra quegli scaffali e iniziarono a spulciare tra i registri, si resero conto che effettivamente c'era quello che cercavano: era la documentazione riguardante i singoli membri di ogni conclave fin da quando era stato creato. Qualcosa che, per loro fortuna, Valentine non aveva pensato di distruggere.
Magnus sentì alcuni passi arrivare dal corridoio e non riuscì a non pensare che, forse, avevano deciso di giustiziarlo senza processo. Lo sapeva che non era Alec, avrebbe potuto riconoscere il suo passo tra mille. Quella era la camminata di qualcuno che non si stava nascondendo tra il buio di quei corridoi, era il passo di una persona che aveva il diritto di camminare su quelle pietre fredde. Non fu sorpreso, quando la porta della sua cella si aprì, di trovarsi davanti Robert Lightwood in tutta la sua fiera presenza.
«Mi avete già condannato?» Gli chiese con un mezzo sorriso alzandosi dal pavimento.
Robert sorrise e la cosa lo tranquillizzò un po', non era un ghigno quello che compariva sulla sua faccia.
«Non senza un processo» rispose l'uomo.
«Quello dove sono già stato condannato?» Gli chiese con una sincerità nella voce che quasi sorprese anche lui.
Robert sorrise di nuovo e Magnus rimase spiazzato, non era abituato a vederlo così cordiale e quasi amichevole.
«Sto cercando di temporeggiare finché Alec e gli altri tre delinquenti con cui si accompagna non mi portano le prove che mi servono per scagionare te e Maryse» rispose. «Volevo aiutarli mettendoli sulla strada giusta ma a quanto pare mi hanno anticipato. Li ho appena beccati che si intrufolavano nella sala riservata della biblioteca... dalla finestra... prima o poi finiranno per farsi staccare la testa dal collo» disse in un tono così amorevole che sembrava quasi orgoglioso di quello che i quattro ragazzi stavano facendo.
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Malec da morire (COMPLETA)
Fiksi PenggemarNon servono molte spiegazioni su questa storia, il titolo parla già da sé: racconta la storia di Magnus e Alec, o almeno, come la vedo io... La fanfiction segue i libri (a grandi linee) e si colloca temporalmente tra la fine di The Mortal Instrument...