Nostra Signora di Guadalupe

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Magnus arrivò all'istituto di Città del Messico in una furia tale che quasi finì a terra appena uscito dal portale. Dietro di lui Jace, Clary e Izzy lo seguirono con la stessa foga. Di fronte a loro, con l'aria impassibile, capelli neri perfettamente raccolti in una treccia e vestito austero, una donna li stava aspettando.

«Tu non sei Cristina» constatò Magnus. «Buongiorno signora Rosales» aggiunse poi sistemandosi i vestiti leggermente stropicciati.

«Seguitemi» disse semplicemente la donna voltandosi e facendo loro strada lungo il corridoio.

«Io pensavo che mia madre facesse paura» sussurrò Izzy all'orecchio di Clary strappandole un sorriso.

Si diressero verso l'ufficio della donna e mentre Magnus si sedette di fronte a lei, gli altri rimasero in piedi dietro la sua poltrona, a braccia incrociate sul petto, schierati come a proteggere il Warlock. La donna li studiò per qualche secondo poi tirò fuori un foglio con quelli che apparvero subito come nomi e indirizzi scritti sopra.

«Jaime e Alec sono scomparsi» disse senza nessuna emozione nella voce, Magnus ebbe la sensazione di essere di fronte a qualsiasi cosa tranne che una persona.

«Questo lo sappiamo, hai altre notizie utili?» Le chiese quasi stizzito.

La donna si bloccò fissando lo sguardo su di lui. Era impassibile, solo gli occhi tradivano la furia che le covava dentro. Era evidente che non amasse avere a che fare con lui, soprattutto se non le dava quel rispetto che lei esigeva.

«Pensiamo che siano andati a cercare uno di questi ragazzini» spiegò la donna girando il foglio in modo che lo vedessero. «Ho mandato Diego e Cristina fuori a vedere se trovavano qualche traccia ma non sono ancora tornati»

«Ok, non possiamo aspettare che tornino, dobbiamo uscire subito. Se li troviamo da qualche parte ci uniamo a loro» intervenne Jace rubando le parole di bocca a Magnus.

La donna sembrò non avere nessuna intenzione di prendere ordini da loro e la cosa trasparì dallo sguardo che poteva incenerire un intero plotone che rivolse a Jace. Magnus ebbe quasi l'impressione di sentire odore di bruciato provenire dalle sue spalle.

«Mandate Cristina all'istituto. Se sono riusciti a prendere due come Alec e Jaime, non voglio che una ragazzina di quindici anni si avventuri in una cosa del genere. Non è ancora addestrata per questo» ordinò la donna.

Magnus non riuscì a fare a meno di chiedersi quando i Nephilim si sarebbero finalmente resi conto che, un ragazzino addestrato l'intera sua vita ad essere un guerriero, a quindici anni aveva già tutta l'esperienza necessaria per uccidere un demone a mani nude.

«Ok, come vuoi. Noi partiamo subito. C'è una biblioteca dove possiamo consultare le mappe?» Tagliò corto il Warlock prendendo in mano la lista degli indirizzi.

La donna non disse nulla, si alzò da dietro la scrivania e si avviò verso la porta. Magnus immaginò che la risposta fosse sì.



Jaime si era ormai completamente ripreso da quello che avevano usato per stordirlo. Di fronte a lui Alec, invece, sembrava avere ancora qualche difficoltà: in quel momento sembrava addormentato.

Il ragazzo iniziò a tastare le parti dei pantaloni e della giacca che riusciva a raggiungere. Tutte le armi erano state ovviamente prese, Stele compresa. Sperò che, mentre era incosciente, non l'avessero perquisito a tal punto da trovare anche gli oggetti mondani che aveva cucito all'interno della fodera della giacca. Cercò di aprire la cerniera ma con le mani legate in quel modo gli risultava davvero difficile farlo. Imprecò sottovoce e in quel momento non riuscì a non darsi dello stupido per non aver lasciato un biglietto a suo fratello dicendo dove sarebbero andati.

Malec da morire (COMPLETA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora