Capitolo XXIX●Feelings●

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SENTIMENTI

Mentre Elsa stava preparando la colazione, si rese conto di essere in ritardo. Quel giorno aveva l'esame della scuola guida. Se lo avesse superato, avrebbe potuto finalmente avere una macchina tutta sua, e non aveva la minima intenzione di comprarsi una moto! Aveva il terrore di quei mezzi a due ruote, non aveva mai imparato neanche ad andare in bicicletta! In fretta e furia mangiò i biscotti e bevve il latte e precipitosamente andò nella sua camera per vestirsi. Aveva iniziato ad andare alla scuola-guida da qualche mese, già da prima che iniziasse la faccenda dell'ammiratore segreto. A proposito, che fine aveva fatto? Per un mese intero aveva continuato a lasciarle delle rose fuori alla porta, anche Elsa cominciò a convincersi che fossero da parte di Alan, infatti un giorno provò a chiamarlo per chiedere conferma, ma risultò irraggiungibile.
Elsa si godé l'aria fresca della mattina. Raggiunse la scuola in pochi minuti. «Buongiorno signorina Diamond...pronta per l'esame?» le chiese il suo professore con il suo accento tedesco. «Certo signor Weiß...però...sono molto agitata...» «Oh signorina non si preoccupi...non dimentichi che le starò vicino durante il corso dell'esame...dovrà ricordarsi di guidare con cautela dato che l'esame avrà corso in giro per la città» «Questo non mi rende meno nervosa signor Weiß» «Lei non si preoccupi e faccia ciò che le dico. Lei è una delle mie alunne migliori und* voglio che superi questo esame!» «Va bene...sono pronta professore».
Elsa entrò in casa più felice che mai, non la smetteva di sorridere come un'ebete e chiuse la porta saltellando. «Buongiorno signorina, a cosa devo la sua felicità?» le chiese Harry andando verso di lei. «A cosa devi la mia felicità? Al fatto che ho superato l'esame!» «Un momento...chi ha detto di aver superato l'esame?» chiese Jessica inserendosi nella discussione. «Io l'ho detto!» le rispose l'amica urlando di felicità. «Oh mio Dio Elsa! Non avevo dubbi!» le disse Jessica andando ad abbracciarla.
«Il professor Weiß è davvero un insegnante bravissimo! È paziente, comprensivo e cerca in tutti i modi di far passare l'esame ai suoi alunni...Jessica, la prossima volta devi assolutamente accompagnarmi a...» Qualcuno bussò alla porta. Elsa si voltò e andò ad aprire. «Alan! Quanto tempo!» «Elsa!...Oh vedo che ti sono piaciute...» le disse indicando con un cenno del capo le rose poste nel vaso dietro alla rragazza «Eh?» ella si voltò non capendo a cosa si stesse riferendo. «Oh...le rose...Aspetta! Tu...» «Io...» continuò lui con un sorrisetto malizioso. «Tu...eri tu il mio ammiratore segreto?» gli chiese facendolo entrare in casa. «Non dirmi che non lo avevi capito!» «I-io...» «Alan!» si intromise Harry. «Styles! Quanto tempo!» «Già, credevo che non avrei mai più avuto il piacere di vedere la tua insignificante faccia!» «Harry!» lo rimproverò Elsa. «No, lascialo parlare. Elsa gli hai parlato delle rose? Sono stato romantico vero? Lui non saprebbe come far sentire importante una donna!» disse Alan con fare altezzoso. «Ah sì? E adesso ti faccio vedere cosa so fare!» gli rispose il riccio avvicinandosi pericolosamente al ragazzo serrando i pugni. «Harry, non cominciare!» Elsa cercò di fermarlo. «Faresti bene ad ascoltarla Harold! Ti immagini? Notizie ovunque...sui social, sui giornali: Harry Styles, membro di una delle più grandi band del mondo, ha osato far del male ad un povero ragazzo innocente!» lo minacciò Alan facendo il labbruccio. Allora Harry si fermò. «Alan, andiamo fuori!» gli ordinò la ragazza trascinandolo fuori alla casa. «Perdonalo ti prego...non so perché reagisce così» «Figurati...Styles è l'ultimo dei miei problemi...» «Perché mi hai mandato tutte quelle rose? Per un mese per giunta!» «Beh...è anche per questo che sono venuto a trovarti...». La prese per mano. «Sai, è dalla prima volta che ti ho visto che mi sono reso conto di provare qualcosa per te. I-io credo di essermi innamorato di te Elsa...». Lei lo guardò sorpresa. «Oh...wow...io...» disse semplicemente mentre le sue guance cominciarono a diventare di un colorito roseo. «So di averti messo a disagio, e mi dispiace. Ma ho bisogno di sapere. Vorresti darmi un'opportunità?» «Io...non so che dire...devo pensarci» «Sai una cosa? Non fa niente, fa come se non ti avessi detto niente. Ok?» le disse dolcemente. Elsa sbuffò e gli rispose:«Va bene.»
Si salutarono e Alan si allontanò dal giardino di quella grande villa. Elsa era rimasta ancora incantata e lo guardò allontanarsi, ma all'improvviso un lampo di luce le illuminò il viso, seguito da tanti altri lampi. «Ma che?...» disse comprendosi la faccia. Improvvisamente si ritrovò davanti a sé una marea di paparazzi che facevano a gara per avere l'inquadratura migliore. Elsa si chiese cosa volessero da lei. Velocemente e ancora accecata da quei flash entrò in casa e Harry sentendo il frastuono proveniente dal giardino le chiese cosa stesse succedendo. Elsa gli spiegò tutto, allora i ragazzi uscirono di casa e ordinarono a tutti di allontanarsi, ma essi insistevano. Harry strinse la ragazza a sé e cercò di coprirla da tutti quegli obiettivi puntati verso di lei e la condusse di nuovo in casa. «Wow! Erano giorni che non accadeva una cosa del genere!» esclamò Niall appoggiandosi alla porta. «Ma...perché erano così interessati a me?» «Non lo so..ma la vera domanda è:"loro erano a conoscenza del tuo soggiorno qui?"» aggiunse Harry. «Non lo so Harry...non lo so...».
Il giorno seguente Elsa bussò alla porta della casa di Alan. «Elsa! A cosa devo la tua visita?» «Volevo soltanto vedere il mio amico! Posso entrare?» «Certo! Entra...» si spostò per farla entrare e salirono le scale per andare in camera. «Sai Elsa? Sin da piccolo ho sempre considerato la mia stanza come se fosse il mio rifugio. Qui mi sono sempre dedicato alla scrittura, sia per la scuola, sia per il mio libro...» «Posso vederlo?» Gli chiese Elsa facendo gli occhi dolci, i quali riuscirono ad intenerire il ragazzo e a convincerlo a prendere il suo libro da uno scaffale e metterlo nelle mani della ragazza. Sulla copertina era raffigurato un ponte di legno ben decorato che collegava due estremità di terra coperta da vari fiori variopinti. Sulla parte di terra a sinistra c'era scritta la parola "begin", mentre sull'altra parte c'era scritto "end". Un particolare che attirò la ragazza fu un bellissimo cielo azzurro. All'inizio Elsa non riuscì a capire di che cosa trattasse il libro osservando la rigida copertina, ma poi ipotizzò che fosse un'autobiografia. Infatti ne ebbe la certezza quando Alan disse:《È la mia autobiografia. Qui c'è scritta la storia della mia vita, il mio passato, il mio presente, le mie aspettative per il futuro. Spero che qualcuno un giorno, proverà interesse nel leggerlo...》《Io lo voglio leggere, Alan...》《Davvero?》《Certo, è da quando mi hai detto di stare scrivendo un libro che muoio dalla curiosità di leggerlo! Magari grazie a questo, riuscirò a conoscerti meglio!》 《E va bene...se vuoi te lo presto. Stai attenta e abbine cura. Ci tengo tantissimo...» «Hey, tranquillo. Fidati di me!» lo rassicurò Elsa. «Io vado...ci vediamo...» «Certo...ci so vede!»
Arrivata a casa, Elsa si precipitò nella sua camera e cominciò a sfogliare il libro. Poi tornò indietro alla prima pagina. "La vita è un percorso difficile da seguire. Esso deve essere affrontato con coraggio, serenità e ragione...almeno è quello che mi hanno sempre detto gli altri. Ma non ho mai dato ascolto a loro, semplicemente non ci sono mai riuscito. Ho sempre fatto di testa mia, e questo, come si potrebbe immaginare, mi ha fatto cacciare in diversi guai. Soprattutto quando ero un bambino!
In questo libro voglio raccontarvi la storia della mia vita, voglio che sappiate chi sono, cosa voglio, i miei sogni...il mio modo di affrontare la vita...Questo libro è come una sorta di diario personale, che ho deciso di condividere con tutti, con chiunque sia interessato a conoscere la storia della mia vita. Qui parlerò del mio passato, dei miei desideri, dei miei pensieri, del mio modo di affrontare le difficoltà della vita, del mio futuro ideale. In questo libro sarò semplicemente io: Alan Freddie Smith."
Solo leggendo l'introduzione, Elsa rimase affascinata dalla sicurezza di quel ragazzo e stava morendo dalla curiosità di passare a leggere altro. Così girò pagina.
"Mi chiamo Alan Smith, sono nato a Londra il 25 novembre del 1995. Vivevo in una piccola casa al centro della capitale dell'Inghilterra, vivevo insieme a mia madre Diana e mia sorella Margaret. Con lei ho sempre avuto buoni rapporti, siamo sempre stati molto uniti, litigavano molto di rado. Mio padre? Non ho mai avuto il piacere di conoscerlo, dato che non ha mai avuto la cortesia di occuparsi dei suoi figli, ma ha preferito scappare, giustamente!
Da piccolo chiedevo sempre a mia madre chi e dove fosse mio padre. Uscendo da scuola vedevo sempre tutti i bambini andare verso le loro madri o i loro padri. Un giorno ero andato in cucina, mia madre stava preparando la cena, e lì, le dissi di voler sapere tutto, una volta per tutte. Avevo cinque anni, ero un bambino abbastanza sveglio e intelligente per quella età. Mia madre aveva capito di non poter più tenermi tutto nascosto deviando l'argomento, così mi aveva detto la verità. Un dolore immenso aveva cominciato a impossessarsi del mio corpo, senza mai andarsene. E l'ho tenuto con me per anni e anni. Da quel momento in poi ho cominciato a sfogarmi per alleviare quella sofferenza. Come? Con la scrittura. Ora non vivo più con mia madre, ma vivo con Margaret in una villetta, sempre nella capitale. La vado a trovare ogni settimana, ho sempre amato passare il tempo con lei." Girò pagina.
"Ho frequentato la scuola elementare della mia città. Non posso dire siano stati gli anni migliori della mia vita. Si sono sempre presi gioco di me, tutti quanti. Era come se provassero odio nei miei confronti, per motivi a me sconosciuti. Così era stato anche alle medie, e così anche un po' al liceo. Ero quella persona che era sempre di troppo, e non si sono mai fatti problemi a rinfacciarmelo. Per questo, forse ho cominciato a scrivere di più, a scrivere dei veri libri. Tanti fogli di carta hanno dovuto sopportare la mia penna che tracciava segni ad inchiostro indelebili su di essi. Essi, però non mi hanno mai giudicato, ho potuto scrivere per anni e anni tutto ciò che pensavo, le mie sensazioni, i miei sentimenti, senza che si lamentassero di essere macchiati di inchiostro. Qualcuno potrebbe dire: "Come può un foglio giudicarti? È un elemento inanimato, non può provare niente, non ha emozioni!" Forse è vero, esso è materia inanimata fatta di cellulosa, ma non è solo questo se ci aggiungi ciò che è tuo. Quel foglio di carta fatto solo di fibre intrecciate di cellulosa, può prendere vita anche solo aggiungendo un nostro piccolissimo particolare." La ragazza chiuse il libro. Rimase stupita dalle sue parole, grazie ad esse era riuscita a scovare il lato sensibile e intimo di quel ragazzo che aveva conosciuto solo poco tempo fa. Si sentì particolarmente legata a quel libro. Provava un forte dispiacere per il fatto che aveva sofferto per molti anni, ma l'aveva stupita anche quella sua fiducia in sé stesso che era riuscita a cogliere attraverso quei righi.
La sveglia sul suo comodino segnava le dieci e quaranta di sera, Elsa si addormentò e stretto al suo petto aveva quel libro dalle pagine piene di sentimenti.

La settimana successiva Margaret entrò infuriata e senza bussare, nella loro casa. Elsa fu la prima a vederla e la guardò interrogativa. Margaret aveva un diavolo per capello e in una sua mano stringeva un giornale. Elsa la seguì e la vide dirigersi verso la stanza di Harry dentro la quale entrò di nuovo senza bussare. Harry stava steso sul letto e stava parlando al telefono con qualcuno, ma fu costretto a riattaccare quando vide la sua ragazza entrare nella sua stanza come una furia. «Ma cos...? Margaret, lo sai che per educazione dovresti bussare vero?» la rimproverò visibilmente arrabbiato. «Sta zitto e guarda qui! È uno scherzo vero?» gli disse furibonda mostrandogli il giornale. Elsa osservava la scena da fuori alla stanza cercando di non farsi vedere. «Che cos'è?» le chiese Harry. «Oh lo sai benissimo! Leggi!» Harry prese tra le mani il giornale e lesse ad alta voce:«"Svelata la misteriosa seconda fidanzata del famosissimo cantante degli One Direction, Harry Styles. La star cercava di tenerla nascosta al pubblico, ma evidentemente ha fallito nel suo piano! Che stesse cercando di tenerla nascosta alla sua altra, e nota ragazza Margaret?"» Sulla pagina c'era la foto di Harry che teneva stretto a sé Elsa per cercare di proteggerla da tutte quelle cineprese. Dopo aver letto alzò lo sguardo verso Margaret, la quale teneva stretto il suo labbro inferiore tra i denti. «Non ti piacerà quella lì vero? Una orfanella senza famiglia e una vera vita...» gli chiese in tono di disprezzo verso la sua nemica. Elsa per poco non si scaraventava addosso alla ragazza per fargliela pagare di aver detto quelle parole.
«Ma certo che no!» Harry si alzò e strinse le mani della sua ragazza. «La risposta te la sei data da sola. Non può piacermi di certo lei...» e la baciò. «Devi fidarti di me» la rassicurò. Elsa era in lacrime, corse via da quella casa e andò da Alan. Bussò alla porta violentemente. «Si può sapere cosa avete da bussare così fo...Elsa?» «Sì Alan...» «Cosa sì?» «È ancora valida quella proposta?» Alan capì subito. «Certo che è valida...» «Allora sì, voglio concederti quella possibilità...» e si avventò sulle sue labbra.

*Und: e

Salve a tutti!! Che bello tra poco la scuola sarà finita e domani è anche il mio compleanno!🎂🎉
Mi scuso ancora per gli errori grammaticali che troverete sicuramente!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto.
Ditemi cosa ne pensate, daaaaiiiiii!!!!! *faccia da cucciolo*
Ci vediamo alla prossima!
-Valeria

I'll be always here for you//H.S [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora