COMPLICAZIONI
Harry era chiuso in quella stanza duecentoventi del quinto piano già da troppo tempo ormai. Dopo avergli fatto delle analisi, lo avevano fatto stendere su una barella e lo avevano portato al quinto piano in quella stanza, dove avrebbe avuto luogo l'operazione.
Simon Cowell era andato su tutte le furie dopo aver saputo la notizia e tutte le persone dello staff che lavoravano con i ragazzi furono scioccati dalla notizia.
Nel pomeriggio arrivarono Anne Cox, Des Styles, Robin Twist e Gemma Styles. Raggiunsero i ragazzi di corsa e con degli sguardi che facevano intuire che non riuscissero proprio a capacitarsi di ciò che era accaduto. Des e Ann, i genitori di Harry, non facevano altro che ripetersi: "Mio figlio è stato sparato, mio figlio è in pericolo di vita!"
Robin, il patrigno del ragazzo, teneva stretto a sé, sua moglie. Aveva lo sguardo praticamente assente, e si poteva percepire tutto il dolore che stava provando.
Anne e Des erano stati sposati fino a quando Harry aveva compiuto i sette anni. Ma lei conosceva già Robin, che riteneva un suo caro amico. Andava d'accordo con tutti nella famiglia di Harry, persino con Gemma, Des ed Harry stesso!
Quando Harry aveva compiuto diciannove anni, Anne aveva promesso amore eterno a Robin, all'altare. Harry era come un figlio per lui, e a Des questo non dispiaceva affatto, ma nonostante Robin fosse il nuovo marito di Anne, egli non avrebbe mai sostituito Des. Questo era ciò che pensavano i due fratelli, Harry e Gemma.
«Abbiamo fatto più in fretta possibile...» disse Anne salutando gli altri ragazzi. «Non si preoccupi, signora Anne, andrà tutto bene.» Elsa cercò di rassicurarla. «Lo credo anch'io, Harry è sempre stato un ragazzo forte. Ha affrontato a testa alta anche il divorzio dei suoi genitori...ma cara, come fai a sapere il mio nome?» chiese Anne accarezzandole la guancia con fare materno. «Io...ecco...s-sono...» cercò di spiegare Elsa. «Sei una fan di mio figlio, vero?» continuò Des sorridendo dolcemente.
Cavolo, avevano il suo stesso sorriso! Pensò la ragazza.
«Lo stanno già operando?» chiese Gemma, trovando difficoltà nel dire l'ultima parola. Harry aveva bisogno di un'operazione, Harry era in pericolo! Pensava, non riuscendo a capacitarsene.
«Sì, da un po'.» rispose Jessica. Gemma le sorrise debolmente.
«T-torno subito...» disse Elsa andandosene verso l'uscita perché incapace di sostenere ancora quell'aria di sofferenza.
Non appena varcò la soglia delle porte automatiche, vide Simon parlare nervosamente con un agente della polizia. La ragazza si stava avvicinando a loro, quando un gruppo di paparazzi interruppe le loro azioni. Molti flash accecavano gli occhi della ragazza, dell'agente e del manager dei ragazzi che cercavano di allontanarsi dalla confusione che quel gruppo di gente curiosa aveva creato. I tre si spostarono tra la folla mentre venivano rivolte loro molte domande: Cosa è successo ad Harry?
Chi è stato?
Si può sapere chi sei tu? La sua nuova fiamma?
Avete una vaga idea di chi possa essere il colpevole?
Cosa succederebbe alla band se Harry dovesse morire?
In che stanza è?
Poi una domanda che fece infuriare la ragazza: Harry è già morto? Rispondimi di sì, almeno vincerò le centotrenta sterline che ho scommesso con i miei colleghi!
Ciò che aveva detto attirò l'attenzione della ragazza, sconvolta del fatto che avessero addirittura scommesso sulla sorte di Harry. Elsa si girò verso la direzione dell'uomo che aveva pronunciato quelle parole e gli mostrò il suo dito medio.
Superata la moltitudine di paparazzi, Simon, l'agente Edwars ed Elsa si recarono in un bar, dove poter parlare più tranquillamente della questione.
«Agente Edwards, ci sono novità?» chiese speranzosa la ragazza, bevendo il suo thè pomeridiano che aveva ordinato. «Lei è un parente del ragazzo?» chiese l'agente. «No...sono solo una sua cara amica.» rispose la ragazza. «Agente, credo che non debba preoccuparsi, può fidarsi di lei. Sa signorina? L'ho vista sulla copertina del giornale, abbracciata ad Harry...questo mi fa dedurre che voi abbiate una certa confidenza...» disse Simon, guardando prima l'agente e poi la ragazza, ammiccando mentre diceva le ultime parole. «Va bene, come vuole lei signor Cowell...i miei colleghi hanno analizzato i video delle telecamere di sorveglianza dell'aeroporto...pare che i colpevoli siano due persone. Ovviamente dovevano essere davvero astuti considerando che erano riusciti a non farsi beccare dalle guardie appena fuori la porta d'ingresso dell'aeroporto: probabilmente si erano nascosti tra la folla, nessuno di noi lo sa...sappiamo solo dirvi con certezza che sono un uomo e di una donna, con una sciarpa a coprire loro la bocca e un cappello di lana a coprire, invece, fino alla fronte. Dopo aver sparato, sono scappati, ma siamo riusciti a prendere uno di loro che, inciampando in qualcosa è caduto facendo fallire il suo tentativo di fuga. È stato immediatamente portato alla centrale di polizia. Devono interrogarlo e sperare in una sua confessione, anche se le telecamere parlano da sé...» spiegò l'agente pettinandosi di tanto in tanto i baffi neri con le sue dita abbronzate.
Simon sospirò scuotendo la testa e guardando insistentemente davanti a sé. Poi voltò il capo verso l'agente. «Come si chiama?»
«Adam Mitchell!» rispose l'agente. Poi prese dalla tasca una foto e la mostrò ad entrambi. «Lo conoscete?» aggiunse.
Simon rispose di no, mentre Elsa cercò di studiare ancora per un po' la foto, per poi dare una risposta negativa.
Tornati all'ospedale, Elsa decise di non entrarvi ancora. Si appoggiò al muro di mattoni bianchi e prese il suo telefono. Andando su Twitter vide molte foto dedicate ad Harry: la maggior parte rappresentavano il ragazzo che abbracciava le sue fan; poi c'erano delle fan arts e infine, messaggi in cui veniva augurata ad Harry la guarigione. Uno di essi diceva: "Get well soon Harry. You are our hero and heroes fight before they die. So, fight for your life and stay alive for us and for your family. We love you so much Hazza"
Elsa sorrise leggendo quei messaggi.
Prima di dirigersi di nuovo verso l'interno dell'ospedale, sentì delle ragazze dietro di sé dire: «È questo l'ospedale?»
e un'altra ragazza rispose: «Credo di sì»
Elsa si girò e si trovò davanti a sé due ragazze con le lacrime agli occhi che si tenevano per mano. La loro voce tremava e una di loro indossava una maglietta dei "One Direction". La ragazza capì subito che fossero lì per Harry. «Tu sei la ragazza del giornale?» chiese una di loro, con la voce ancora tremante. Elsa capì subito a quale foto si stesse riferendo. «Sei la sua ragazza?» chiese l'altra delle due. Elsa scosse la testa. «Oh, no...sono una sua amica. Siete Directioners?» chiese loro la ragazza. «Sì!» rispose una delle due. «Hei, anche tu lo sei!» esclamò l'altra vedendo il braccialetto rosso con il nome della band sul polso. Elsa abbassò lo sguardo per guardare il braccialetto. «Oh sì, sono una super Directioner!» rispose facendo loro l'occhiolino. Le ragazze risero. «Come sta Harry?» «È in sala operatoria, dobbiamo solo sperare che vada tutto per il meglio...» rispose Elsa con le lacrime agli occhi. Poi una delle ragazze si avvicinò e fece sì che le tre si stringessero in un dolce abbraccio di gruppo.
STAI LEGGENDO
I'll be always here for you//H.S [IN REVISIONE]
FanfictionFino ai suoi primi diciassette anni, Elsa poteva contare solamente sul sostegno dei suoi amici che come lei vivevano in un orfanotrofio di Londra. Compiuti i diciotto anni, decide insieme alla sua migliore amica Jessica, di costruirsi una nuova vita...