Capitolo XXXVII●Danger●

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PERICOLO


L'aereo diretto a Londra si levò su nel cielo quella mattina. Harry prese posto su uno dei comodi sedili e guardò fuori al finestrino. Nolan lo aveva accompagnato all'aeroporto e prima che Harry salisse sull'aereo, si erano scambiati un lungo abbraccio. Era durato così tanto da sembrare che Nolan volesse che Harry perdesse l'aereo in modo da posticipare la sua partenza. Ma quando Harry gli aveva chiesto gentilmente di lasciarlo andare, Nolan smise di circondare la schiena del riccio con le sue braccia e si allontanò di qualche centimetro da lui.

Durante il volo, Harry non fece altro che pensare ad Elsa e a Margaret. Adesso aveva le idee chiare e sapeva cosa fare. Questo bastò per far sì che si levasse un peso dal cuore. All'inizio era stata Margaret ad usare Harry per i suoi interessi, ma ora era lui stesso a sentirsi come se avesse mentito alla sua ragazza. Ma in realtà non era così: Harry era stato davvero innamorato di lei appena tornarono di nuovo insieme, ma purtroppo, al cuore non si comanda ed esso aveva scelto Elsa. Cosa poteva fare Harry se non ascoltarlo?

Il ragazzo era in volo da un'ora ormai e cominciava ad annoiarsi. Scartò l'opzione di vedere uno dei tanti film che venivano proposti perché nessuno lo attirava particolarmente. Allora prese la sua valigia dal portabagagli, la aprì e ne estrasse un quaderno con la copertina di pelle marrone su cui erano scritte a penna tante frasi che avevano come autore Harry stesso. Prese la penna dalla sua tasca e cominciò a scrivere sul diario. Scrisse alcune frasi che potevano essere adatte ad una canzone, scrisse delle sensazioni che aveva provato nel rivedere i suoi amici, scrisse di tutto ciò che aveva fatto a Los Angeles, scrisse di sentire la mancanza di Elsa, scrisse di volerla stringere tra le sue braccia, scrisse di volerla baciare, scrisse di voler farla sentire speciale, scrisse di voler amarla!
Poggiò un attimo la penna sul foglio ormai pieno di inchiostro blu e di parole piene di sentimenti; alzò lo sguardo verso il soffitto e si ritrovò a sorridere pensando alle labbra di Elsa sulle sue. Sospirò, chiuse gli occhi e non smise di sognare; mentre il suo sorriso si allargava sempre di più mettendo in mostra le sue fossette.
Poi passò lo sguardo a sinistra e vide un ragazzo e una ragazza che erano seduti vicini. Si stavano dedicando ai loro momenti di coppia e Harry non poté non trovare quella scena adorabile. Lui aveva le mani sulle guance della ragazza e stava baciandola. Le loro dita erano intrecciate quasi fossero una catena indistruttibile e i loro occhi erano chiusi perché non avevano bisogno di vedere con gli occhi ciò che stava accadendo, l'importante era percepirlo con il cuore. Harry immaginò lui stesso al posto del ragazzo ed Elsa al posto della ragazza; e allora una sensazione di calore colpì il suo cuore e dei brividi percorsero il suo corpo, mentre le farfalle volavano nel suo stomaco. Era innamorato perso! Esisteva solo lei, esistevano solo lui e lei; ma lei adesso aveva un altro: Alan!
Lo invidiava molto: come era riuscito a conquistare il suo cuore? Come era riuscito ad ottenere la sua completa fiducia? Come era riuscito ad averla tutta per sé?
"Elsa, sto arrivando da te e per te" sussurrò Harry guardando le gocce di pioggia che interrompevano bruscamente il loro percorso sui finestrini dell'aereo.
I due ragazzi che Harry aveva osservato poco prima, adesso erano profondamente addormentati. La testa di lui sulla spalla di lei, le loro labbra che accennavano a dei piccoli sorrisi come se anche con i sensi addormentati, riuscissero a percepire l'amore di uno nei confronti dell'altro. Se fosse stato ancora un adolescente, Harry avrebbe trovato quella scena patetica, così tanto da far venire il voltastomaco, soprattutto quando si scambiavano dei dolci baci. Ma ora quella scena appariva molto dolce ai suoi occhi e bramava la presenza di Elsa accanto a lui.

Elsa non era più nella pelle. Sarebbe tornato quello stesso giorno! Per tutta la giornata, non aveva fatto altro che saltare di qua e di là ripetendo "Tornerà, tornerà!" provocando una risata da parte dei suoi amici che vivevano in quella casa. Ormai tutti avevano intuito i sentimenti della ragazza nei confronti di Harry. Elsa dal canto suo, aveva la sensazione che ciò che provava nei confronti di Harry, non fosse giusto: credeva che non fosse giusto nei confronti di Alan che molte volte gli aveva dimostrato quanto tenesse a lei. Eppure, tutto ciò le sembrava anche così giusto. Giusto per se stessa e per la sua felicità.
Quella giornata era piovosa, c'era un vento forte e i fulmini attraversavano ogni tanto il cielo grigio, seguiti da dei tuoni rumorosi. Ma era la felicità di  Elsa, che rendeva quella giornata soleggiata.
I ragazzi e le due amiche salirono nella macchina di Liam. Quest'ultimo mise in moto l'auto e insieme si diressero verso l'aeroporto di Londra. Il viaggio durò una mezzoretta e i ragazzi uscirono dall'auto e si incamminarono verso l'entrata della struttura. Il grande tabellone riportava l'orario in cui l'aereo su cui stava viaggiando Harry sarebbe arrivato. Sarebbe giunto lì tra pochi minuti.
Elsa non smetteva di battere il piede per l'agitazione e Louis dovette chiederle di calmarsi dato che stava trasmettendo agitazione a tutti.
Niall e Liam videro l'aereo atterrare attraverso le grandi finestre e subito avvertirono Elsa di ciò che avevano visto. Dopo un po' videro da lontano Harry che si dirigeva nella loro direzione indossando il più bello dei sorrisi. Si fermò e salutò con la mano i suoi amici. Poi riprese a camminare prendendo di nuovo in mano le valigie che aveva posato a terra e arrivò davanti alle ragazze e ai suoi compagni di band. Salutò i ragazzi con una pacca sulla spalla e quando fu il turno di Elsa, lei si catapultò tra le sue braccia stringendolo a sé più che poteva. Le sue braccia erano avvolte attorno al suo collo mentre le braccia di lui erano avvolte attorno alla schiena di lei. Harry la sollevò un po' da terra e poi sciolsero l'abbraccio a malincuore. «Margaret?» chiese ai ragazzi «Non lo sappiamo, non l'abbiamo proprio vista in questi giorni...» rispose Niall. «Oh...» disse Harry abbassando il capo che dopo risollevò nascondendo la sue espressione triste con un sorriso.
Poi un rumore che riecheggiò tra le pareti del grande aeroporto simile ad una piccola esplosione;  il viso sorridente di Harry che lasciò il posto ad un'espressione di sofferenza. Le sue grandi mani  che premevano con forza sul suo torace da cui si intravedeva una grande macchia di colore rosso scuro; Harry storse il viso in un'espressione di  dolore, mentre la sua testa si abbassava rivolgendo lo sguardo al pavimento. Ma Harry non faceva caso al dolore, lui non poteva fare altro che pensare alla paura.

Aveva paura.

Cosa gli sarebbe accaduto?

Lentamente lasciava che il suo corpo perdesse le forze e che lo facesse piegare sulle ginocchia con ancora la mano macchiata di sangue sulla ferita.
Il panico si aggirava tra la folla e urla di dolore lasciarono le labbra di Elsa e dei suoi amici.
La ragazza si abbassò accanto a lui così violentemente da farle male le ginocchia. Appoggiò il corpo del ragazzo sulle sue gambe e lasciò che la sua testa fosse appoggiata al proprio petto mentre con le sue mani accarezzava la guancia del ragazzo. «Ti prego, Harry, resisti!» urlava tra le lacrime.
Harry sentiva soltanto molta confusione, non riusciva a capire ciò che le persone dicevano o cosa facevano. La sua vista era appannata a causa della sua quasi perdita dei sensi, oltre che per le lacrime.
Il chiasso che lo circondava gli dava solo un forte fastidio alla testa e alle orecchie e riuscì a sentire qualcuno tra la folla accerchiata attorno a lui dire: «Oh santo cielo, chiamate  l'ambulanza!»
Alcune ragazze urlavano ad Harry di tenere duro, altre erano scoppiate in un pianto isterico, altre urlavano il suo nome per cercare una sua reazione; ma Harry non accennava a dare segni di conoscenza, aveva gli occhi quasi chiusi. I ragazzi erano inginocchiati accanto a lui e oltre all'ambulanza, alcuni chiamavano la polizia.
Il ragazzo cominciava a respirare affannosamente e il suo petto si alzava e si abbassata molto velocemente. Ogni tanto quando respirava si lasciava sfuggire delle esclamazioni di dolore ed Elsa lo rassicurava: «Ssh, andrà tutto bene, vedrai...te lo prometto...» diceva. Ma lei non era sicura delle sue parole.
Sarebbe andato davvero tutto bene?
Dopo alcuni minuti si sentirono le sirene dell'ambulanza seguite da quelle delle auto della polizia.
L'ultima cosa che Harry riuscì a percepire, oltre alle immagini confuse che apparivano davanti ai suoi occhi, furono delle mani che lo afferravano saldamente per le braccia e la voce di Louis dire: «Salvatelo, vi prego!» la voce rotta dal pianto.
Poi tutto fu avvolto nell'oscurità.

Salve gente! Guten Abend!!
Ecco il trentasettesimo capitolo.
Mentre scrivevo cercavo in ogni modo di posticipare la parte finale, tanto il dispiacere che provavo nel scriverla. Spero tanto vi sia piaciuto. Fatemi sapere. Scusate eventuali errori.
Ci vediamo alla prossima
-Valeria

I'll be always here for you//H.S [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora