Capitolo L●Quando le circostanze non sono mai favorevoli●

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QUANDO LE CIRCOSTANZE NON SONO MAI FAVOREVOLI


Elsa's Point Of View

Mi allontanai dal parco subito dopo aver visto Harry tornarsene a casa.
Entrai in casa gettando le chiavi sul tavolino accanto alla porta d'ingresso e mi sedetti sul divano ad aspettare l'arrivo del mio ragazzo.

Niall e Louis corsero a salutarmi non appena avevano sentito il rumore della porta di casa, mentre per il resto, l'appartamento ancora troppo silenzioso: Jessica era ancora con Theodor, Harry non era ancora arrivato, Liam era con Cheryl, e Melissa non aveva ancora finito il suo turno al lavoro.
Assorta nei mei pensieri, non mi accorsi della figura imponente di Harry davanti a me.
Mi guardava dall'alto, con un sorriso che mi fece sciogliere all'istante...ma dovevo pensare a ciò che avrei dovuto chiedergli.
«Chi era quella donna?» andai subito al sodo, sembrando forse un po' troppo aggressiva, tanto che strabuzzai gli occhi sorpresa da me stessa e cercai subito di rimediare schiarendomi la gola e accennando un sorriso.
Harry ebbe la mia stessa reazione, i suoi occhi si dilatarono e la sua mascella per poco non cadde a terra.
«Non sarai mica gelosa?» rispose lui con un'altra domanda.

Per niente!
Ma voglio sapere! 
Devo sapere!

«I-io...no! Solo che...non lo so...»
«Si?» mi chiese premuroso.
«Ho una strana sensazione...non so come spiegartelo, ma ho bisogno di sapere cosa ti ha detto!»
Udite le mie parole, Harry cercava di mantenere il suo sguardo lontano dal mio.
Avanti, Harry!
«È solo una mia conoscente, Elsa...» rispose allontanandosi da me e cominciando a mettere a posto della roba a caso sul tavolino accanto al divano.
«Qual...qual è questa sensazione che senti?» aggiunse evidentemente a disagio.
«È come se l'avessi già vista...anzi, peggio, come se la conoscessi già!» cercai il suo sguardo .
Vidi qualcosa di strano nella sua espressione, come se si sentisse colpevole.

Lui sapeva qualcosa, eccome! E questa cosa riguardava per forza me!

Mio caro Harry, non riesci proprio a tenermi nascosto nulla...

Ma poi, con grande sfortuna, il suo cellulare squillò e non perse tempo a rispondere.
«...in sala registrazione? Certo, arrivo subito!...Scusa amore ma devo scappare, il lavoro mi chiama!» e con un frettoloso bacio a stampo scappò via, lasciandomi sola in quel salotto come un'idiota con le braccia incrociate al petto.

Cazzo! Imprecai mentalmente costringendo la mia voce della coscienza a mettersi una mano davanti alla bocca per ciò che si era lasciata sfuggire.

Il giorno dopo...●○

Quella mattina ero proprio stanca, ma così tanto da non avere voglia neanche di andare a piedi a lavoro. Per carità, il negozio non era vicinissimo, ma era un percorso fattibile da fare a piedi.

Decisi di prendere l'autobus, dovevo sbrigarmi o l'avrei sicuramente perso. Sarebbe partito alle undici in punto. Erano le dieci e cinquanta.
Di corsa arrivai finalmente allo stazionamento, mi piegai sulle ginocchia per il fiatone e salii gli scalini.
Il mezzo non era affollato per fortuna, almeno non ancora, quindi riuscii ad accomodarmi.
Ammiravo le strade di Londra, assorta nei miei pensieri, vedevo i negozi sfrecciare davanti ai miei occhi, persone che camminavano frettolosamente, altre con tutta la calma di questo mondo. Chissà a cosa pensavano tutte quelle persone, cosa provavano mentre svolgevano le loro attività, quali erano le loro preoccupazioni...chissà se io stessa ero oggetto del pensiero di qualcuno, mentre io me ne stavo seduta comoda comoda sul sedile di quell'autobus.

Curioso come al mondo esistano così tante persone e come ognuna sia differente dall'altra. Curioso.

Passato il primo quarto d'ora, l'autobus era ormai diventato affollato: tutte le persone che stavano all'impiedi era accatastate le une sulle altre tanto da rendere stretto persino l'angolino in cui ero seduta io.
Dopo aver ricevuto l'ennesima gomitata dalla donna anziana in piedi davanti a me e alla quale risposi (sempre per l'ennesima volta) con uno sguardo di fuoco che purtroppo lei non poteva vedere in quanto era girata dall'altra parte, vidi la figura di una donna.
Anch'essa non era riuscita a trovarsi un posto per sedersi. Mi rivolgeva le spalle e cercava di mantenersi alle maniglie vicino al posto del conducente per non cadere addosso agli altri a causa della velocità del mezzo.
Potevo vedere i suoi capelli biondi, dai quali si riusciva a scorgere anche una piccola quantità di capelli bianchi dovuti all'età. Essi erano abbastanza mossi e le arrivavano sopra le spalle. Li vedevo oscillare a destra e a sinistra, spinti dai movimenti della donna che in quel momento si era decisa a togliersi la giacca a causa del caldo asfissiante in contrasto con il freddo all'esterno.

Si girò per un attimo di profilo e...

Non potevo credere ai miei occhi.

Era proprio lei.
Rimasi in uno stato di trance per pochi secondi, durante i quali avevamo raggiunto la fermata successiva. Il movimento delle persone che si accingevano a scendere mi riportò alla realtà. Mi guardai velocemente intorno a osservare lo spostamento delle persone; poi guardai di nuovo avanti: la donna si stava avvicinando alla porta per scendere.

Mi alzai di scatto.
«Aspetti!!» cercai di fermarla, ma era troppo tardi.
Arrivai davanti all'uscita quando le porte si chiusero impedendomi di scendere.
Istintivamente mi girai verso il conducente e lo guardai come se lui fosse colpevole di avermi impedito di parlare con quella donna.
Ma lui non aveva colpe, non poteva sapere che al di là di quella porta c'era colei che poteva essere mia madre.

«La prossima volta deve prepararsi prima per scendere» mi disse lui, guadagnandosi solo un gestaccio da parte mia.

Che dire, la fortuna doveva sempre arrivare precisa e puntuale proprio quando ne avevo bisogno.

I'll be always here for you//H.S [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora