Alesha guardava la sua immagine riflessa allo specchio. Era sabato mattina e i suoi genitori ancora dormivano, suo fratello invece, era già misteriosamente uscito. Ethan l'aveva chiamata la sera del loro incontro e si erano accordati di vedersi nel weekend, dato che non erano impegnati con la scuola.
"Ti passo a prendere a casa, sabato alle 5.00. Non fare tardi, odio aspettare voi femmine." Le aveva intimato Ethan.
"Ok ma cosa devo indossare?"
"Quello che vuoi, che ne so... qualcosa di aderente e sportivo. Andrebbero bene dei pantaloncini e una canotta."
"Ok... Allora ci vediamo sabato." Lo salutò Alesha, ma lui aveva già attaccato a metà frase.
La ragazza si recò al centro commerciale e fece come le aveva detto Ethan. Uscì dal negozio con un sorriso smagliante, ansiosa di iniziare l'allenamento.
Ma ora che si fissava allo specchio non era più tanto sicura dei suoi acquisti. I pantaloncini blu scoprivano le lunghe gambe piene di cellulite, che tremolavano ad ogni piccolo movimento. La canotta rosa scopriva altrettanta pelle, che sotto l'ascella cedeva. Odiava il suo corpo, e ora sì, che l'avrebbero presa in giro, vestita in quel modo.
Per lo sconforto iniziò a piangere e si distese sul letto.
Il suo telefono iniziò a squillare sul comodino. Lesse il nome sul display e rispose.
"Pronto?" chiese Alesha, asciugandosi le lacrime con la mano e tirando su col naso.
"Che fine hai fatto?! Ti avevo detto alle 5.00 giù casa tua. Non ho molta pazienza..."
Alesha diede un'occhiata all'orologio. "Ethan ma sono le 5.10."
"Cosa c'entra?!" sbottò lui. "Io sono un tipo puntuale. Scendi ora, sono qui fuori, sono con una decapottabile nera."
"Ethan, io... non voglio scendere."
"Come sarebbe a dire che non vuoi scendere?!"
"Ho... ho cambiato idea..." disse Alesha in un sussurro. Si sentì il suono di una portiera chiudersi e il respiro di Ethan farsi leggermente più pesante. Alesha fissò confusa il cellulare per un attimo, per controllare che la chiamata fosse in corso.
"Sono davanti alla porta d'ingresso. Aprimi." Disse lui e chiuse la conversazione.
Alesha posò il telefono e uscì dalla camera esitante. Arrivata alla porta vetro notò che effettivamente c'era qualcuno. Guardò dallo spioncino, girò la maniglia e aprì.
Ethan era appoggiato allo stipite, nella tipica posa da modello. Indossava dei jeans, una polo nera e una giacca di pelle, tra i capelli vi aveva poggiato degli occhiali da sole.
Il suo sguardo verde era penetrante, con la poca luce che c'era appariva di un colore più scuro del solito. Alesha lo guardava esitante e indecisa.
"Ti decidi a farmi entrare?" chiese lui spazientito.
"Cer-certo, entra pure." Rispose e si scostò per lasciarlo passare.
Ethan varcò la soglia e si guardò intorno curioso. Gli piaceva quella casa, in qualche modo gli ricordava la sua infanzia. Aveva qualche cosa di familiare, forse il modo in cui era arredata, o la tappezzeria. Non rivelò i suoi pensieri ad alta voce. Era diventato riservato, da qualche tempo. Seguì Alesha nella sua stanza, e l'occhio gli cadde sulle sue gambe. Pensò che fosse davvero ridicola con quei pantaloncini, aveva l'impressione che fossero troppo stretti per lei.
Entrò in camera e si levò la giacca, poi si gettò sul letto della ragazza con nonchalance.
"Allora... mi spieghi qual è il problema? Hai qualche titubanza?" le chiese.
Alesha non riuscì a parlare, era sul punto di tornare a piangere.
Ethan con gli occhi incollati al soffitto attendeva la risposta alla sua domanda.
"Ehi, sei diventata muta?" si girò a guardarla. Vide qualche lacrima farsi spazio sul viso di Alesha. Ethan in queste situazioni non sapeva mai come comportarsi, non era un bravo consolatore. Era risaputo che odiava le persone più in carne, e a causa di avvenimenti passati il suo cuore era diventato di pietra, ma stava cercando di combattere il suo ego e avere più compassione. In fondo, ma molto in fondo, era anche lui un bravo ragazzo. Quindi decise di provare ad aiutarla, ma a modo suo. Si sedette sul letto, con il viso rivolto verso Alesha.
Prese un respiro profondo e disse:
"Siediti accanto a me, voglio farti delle domande."La ragazza piangendo ancora, fece come le era stato detto e si sedette sul letto, con le grosse gambe che ciondolavano dall'orlo. Lo sguardo era piantato a terra.
"Dimmi, tu vuoi restare così per tutta la vita?"
"No." Rispose flebilmente Alesha, tirando su col naso.
"Quindi ti vergogni del tuo aspetto."
"Si"
"Non era una domanda." Ethan la guardò con pena. "Io posso aiutarti, ma tu devi collaborare. Devi volere il cambiamento. Devi lottare, per te stessa. Ora dimmi perché prima mi hai detto di aver cambiato idea."
Alesha prese coraggio e rispose in un sussurro: "Perché mi vergogno di uscire di casa così..."
"Capisco... quindi vuoi rinunciare a tutto perché non vuoi farti vedere in questo modo?"
La ragazza ci pensò e diede una risposta affermativa. "Esatto."
"Bene, allora." Ethan infilò la giacca di pelle, si alzò dal letto e fece per andarsene.
Alesha lo guardò disperata, l'unica persona che poteva aiutarla stava per fuggire via, l'unica speranza che ancora albergava in lei stava per essere spazzata via dalla paura. Ma lei voleva il cambiamento, lo voleva davvero.
"Ethan, aspetta! Non voglio che tu vada via."
Il biondo si fermò sull'uscio e si girò a guardarla. "Io non perdo tempo con gente che non apprezza il mio aiuto. Se tu vuoi cambiare, devi volerlo con tutte le tue forze. Sappi che è un lavoro che richiederà sudore, lacrime e tanti sacrifici. Se sei disposta anche io lo sono, ma non accetto che si torni indietro. Devi essere convinta..."
Incrociò le braccia al petto e continuò.
"Allora, vuoi restare qui a piangere tra queste quattro mura e sperare in un miracolo, oppure uscire e compiere tu stessa un miracolo?"
Alesha credeva nel destino, e se il destino l'aveva fatta capitare nelle mani di Ethan allora c'era una sola cosa da fare. Si alzò dal letto con esuberanza, asciugò le ultime lacrime rimaste e disse risoluta: "Andiamo!"
"La prossima volta però compra pantaloni lunghi."
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Amore & Cioccolata
ChickLitAlesha, una ragazza come le altre, con qualche chilo di troppo e piena di insicurezze. Ethan, arrogante, presuntuoso, il bello impossibile della scuola. Matt, gentile, premuroso, il classico bravo ragazzo. Un giorno Alesha farà due fortunati...