Le mie scarpe calpestavano la ghiaia. Il silenzio regnava intorno e dentro di me. Il vento si stava alzando e il tempo si stava ingrigendo. Ci sarebbe stato un temporale. Il mio viso era rivolto verso il suolo. Non sentivo più forza per parlare...per pensare. Volevo solo mettere fine allo straziante dolore che si stava propagando nel mio petto mentre la mia mente faceva ricorso ai ricordi nascosti della mia testa. Sentivo la morsa dello stomaco crescere sempre di più mentre consultava quello che nel subconscio volevo fare. Sapeva che l'avrei fatto. Era un gesto da vigliacchi. Ma che avrei potuto fare? Per chi avrei dovuto lottare? Per me stessa?...no, odiavo me stessa. È più avrebbe sofferto e più avrei placato il mio odio. Più sentivo le viscere urlare per il dolore e più mi sarei sentita bene. Perché era tutta colpa mia.
•Il suono della morte si espanse in tutta la stanza. I suoi occhi si chiusero e vidi il colore della sua pelle diventare pallido. La sua mano si raffreddo. Il mio corpo era paralizzato. Non reagiva. Non sentivo nessun pezzo di pelle. I miei occhi non credevano...la testa era completamente in crisi e non riusciva a trovare una risposta. Sentivo di star sparendo lentamente. Qualcosa dentro di me si era rotto e oltre all'enorme rumore che aveva causato, stava sanguinando. Si stava squarciando. Si stava distruggendo. Urla di dolore straziante si stavano diffondendo dentro di me. Il sangue ribolliva dal dolore, dalla tristezza, dalla agonia, dall'odio verso me stessa e da tutti gli errori che non smettevo di commettere.
-"signorina? Deve uscire da qui"
Sentii dire. La voce si sentiva ovattata.
-"qualcuno la deve portare fuori"
Ancora. Delle braccia forti e calde mi strinsero il corpo trascinandomi via.
-"piccola...andrà tutto bene. Ci sono io"
Ma niente. Non mi entrava nulla in testa. Il mio corpo era in uno stato di trance. Non capivo più nulla. Non reagivo a nulla. Non sentivo la necessità e la forza per reagire. Che cosa avrei dovuto fare? Non avevo più energia.
All'improvviso come degli schiaffi in faccia, come dei tagli, come bruciature. Sentii i ricordi appartenenti a mia nonna risalire bloccandomi il respiro e la gola. Avrei voluto urlare. Dio se l'avrei voluto fare. Avrei voluto sputare tutto il dolore. Non avevo forza per sopportare. Era un peso troppo grande. Il dolore cresceva. Cresceva dentro e fuori non aveva la capacità di credere e di capire quanto stesse facendo male. Mi stava distruggendo tutto quello che avevo di vivo dentro. Era quella parte che credevo di poter tenere...come la felicità. Si stava distruggendo. Come vetro. Le schegge graffiavano, tagliavano...tutto quello che trovavano. E stavo lasciando fare.-"Kia guardami...guardami"
No. Non riuscivo. Delle braccia forti e potenti mi abbracciarono. In quel momento mi esplose l'ultimo pezzo causando il doppio del dolore. La realtà tornò perforandomi le ossa. La ragione iniziò a tagliare le mie viscere in modo lento. Le lacrime iniziarono ad uscire fuori. Il calore del suo corpo in qualche modo mi stava rassicurando. Strinsi le mie braccia ai lati del suo corpo stringendo la sua maglietta con tutta la forza che possedevo. Iniziai ad urlare e a piangere. Non mi importava se la gente mi potesse giudicare. Dio era il mio ultimo problema. Le sue mani mi accarezzavano cercando di ridarmi calore. Tutto il mio corpo urlava e soffriva come non aveva mai fatto.
-"non sarebbe dovuto succedere! NON SAREI MAI DOVUTA VENIRE CON TE. NON AVREI MAI DOVUTO STARGLI LONTANO. NON AVREI DOVUTO DIVERTIRMI ED USCIRE. PERCHÉ NON POSSO ESSERE FELICE SENZA CHE QUALCOSA O QUALCUNO SE NE VADA? PERCHÉ TUTTO SI DEVE ROVINARE? PERCHÉ NON POSSO ESSERE FELICE E SENZA NESSUNA PREOCCUPAZIONE? PERCHÉ?! PERCHÉ?!"
Urlai con tutto il fiato possibile. Le sue braccia mi strinsero ancora più forte e la mia forza iniziò a ritornare.
-"SE NON FOSSE STATO PER TE ADESSO LEI STAREBBE BENE. NON SAREBBE CADUTA DALLE SCALE E NON SAREBBE MORTA TRA LE MIE MANI. E TUTTA COLPA TUA. IO DEVO STARTI LONTANO E TU DEVI STARE LONTANO DA ME!"
Mi strappai dalla sua presa, non so con quale forza, andando a sbattere contro la parete in modo brusco. Sbattei leggermente la testa.
-"ahi"
Sussurrai con debolezza. Non osai alzare lo sguardo. Lo vidi avanzate verso di me.
-"Kia..."
Sussurrò con orrore.
-"vattene e non tornare mai più a cercarmi. Vattene perché per me non sei nulla e non sarai mai nulla. Non mi interessa la tua amicizia e odio la tua presenza. Mi fai schifo come persona. Le cose che mi hai detto nel bosco, IN QUEL FOTTUTO POSTO DI MERDA TE LE PUOI TENERE PER TE. SEI SOLO FALSO E NON SAI FARE ALTRO CHE MENTIRE PER PRENDERTI GIOCO DELLE PERSONE?! VUOI CAMBIARE? BEH LA VUOI SAPERE UNA COSA! LE PERSONE COME TE NON CAMBIANO! PEGGIORANO!"
Perché quelle parole ferirono più me che lui? Sapevo di star dicendo delle cazzate. Non le pensavo davvero. Ma non avevo più intenzione di starmene qui. Sarei voluta andarmene. Ma nel senso più macabro. E l'avrei fatto. Serviva davvero questo per tornare ad essere felici? Bisognava davvero arrivare a questo?•
Strinsi le mie braccia al mio corpo cercando di darmi conforto. Cercai di respirare, perché non avevo più forza neanche per quello. Tremavo. Camminavo in malo modo mentre il mio corpo veniva pressato al suolo. Arrivai davanti ad un cancello tutto nero. Misi le mani sul freddo metallo stringendo le sbarre. In quel momento osservai. Lapidi. Un enorme quantità di lapidi di ogni tipo messe in modo ordinato. Spinsi il cancello. Entrai.
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Rimani Con Me
Storie d'amore" Ti prego non lasciarmi" disse con le lacrime agli occhi. "QUESTA VOLTA E TROPPO" urlai in preda alla rabbia, anche se avrei voluto piangere. " No. Per favore tu sei tutto per me" parlò urlando con le lacrime che gli scendevano dagli occhi. " No...