40.

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Erano passati, esattamente, due giorni dell'accaduto. Ovvero dal racconto del "Passato" da "Bad-Boy" di Justin. Lo vedevo molto più tranquillo e sereno. Il suo sguardo si perdeva molto meno, ed i suoi occhi emanavano meno dolore. Perché ho l'impressione che ci sia dell'altro...come se non avesse concluso. Come se non stesse ancora bene? Avevo questa strana sensazione. Lo percepivo dai suoi gesti e lo vedevo con più chiarezza dai suoi sguardi. Vedevo anche, una nuova forma di terrore. Più che altro delle domande. Probabilmente, aveva paura che io ricordassi qualcosa in particolare. Che capissi qualcosa, di cui, lui temeva. Le sue emozioni erano in continuo contrasto. Un vortice pieno di torture nascose e macabre. Il suo comportamento nei miei confronti, in alcuni "punti", si era accentuato. Mettiamola così. Lo vedevo teso in alcuni casi terrorizzato, in momenti inappropriati. Per me. Forse per lui avevano un tipo di importanza, che io ancora non capivo. Ma ovviamente, mi risultava molto difficile da notare. La sua maschera gelida è piena di mistero mi impediva di andare oltre. Lui non me lo permetteva. Sospirai osservando il pavimento bianco marmo della cucina. Le venature nero sporco mi ricordavano tanto i tratti dei miei ricordi, contornati dal bianco, sempre ricoperto da venature, più sottili, nere. In tutto questo mi chiesi come cavolo feci ad osservare le venature più sottili con la poca luce che c'era. L'unica luce che penetrava era della luna, che filtrava dalla finestra. Meccanicamente guardai l'orologio. Erano le 4:00 del mattino. Quanto mi può far bene ricordare?
Sospirai nuovamente. Chiusi gli occhi mettendo le mani sul viso per tirare la pelle stanca. Ammetto che in questi giorni non sto dormendo in modo proporzionato. Sono completamente scombussolata. Partendo dalla testa. Piena di ricordi passati, che stavano ferocemente cercando di uscire per distruggere, letteralmente, il mio essere. Scossi bruscamente la testa evitando di pensarci. Ogni volta che entrava in campo il discorso dei ricordi subivo, sempre, degli effetti orribili. Mi alzai dallo sgabello su cui ero seduta e mi avviai verso il grande frigo con disinvoltura. Sentii uno strano imbarazzo percorrermi il corpo, creandomi una sensazione terribilmente fastidiosa. Questa casa non è mia...Ormai, sembrava che vivessi qui. Non mi ero ancora abituata a tutto questo. Ho sempre odiato vivere sulle spalle delle persone. Justin mi sta solo aiutando. Certo, spero. Con titubanza lo aprì. La leggera brezza del frigo si scontrò contro il mio corpo. Le mie braccia e le mie gambe erano scoperte, il freddo mi fece provare dei lievi brividi. La lucina arancione mi illuminò mezzo corpo. Osservai per qualche secondo il frigo con discrezione per poi prendere dell'acqua. Lo chiusi avviandomi verso la mensola dei bicchieri. Ne presi uno senza badarci tanto e velocemente versai il liquido trasparente all'interno. Con tranquillità portai il bicchiere alle labbra. Lo bevvi tutto. Sospirai riponendo la bottiglia in frigo e il bicchiere nel lavandino. I miei occhi si persero nel vuoto. Strinsi la presa che avevo sulla credenza. Inconsciamente la mia mente mi riportava al solito circolo vizioso. Stavo iniziando a non sopportare più questa cosa. Il primo pensiero che acchiappai fu quello di Justin. Ma qualcosa di strano attirò la mia attenzione. Nella mia mente. Come fumo. Iniziò a focalizzarsi e a prendere forma, una figura slanciata e magra. Folta chioma rossa e occhi indescrivibili. Sorrisi nostalgica. Kate. Già! Kate?! Era da quasi una settimana che non la sentivo. Neanche dalla partenza la sentii. Cosa alquanto strana. Inarcai un sopracciglio. Non mi ha nemmeno chiamata. All'improvviso una strana morsa di ansia e calore viaggiarono lungo il mio stomaco. Il mio telefono!
Sospirai, dove sarà finito? Mi voltai verso la finestra. Al di fuori c'era la bianca luna che rifletteva perfettamente ogni mia forma di emozione. Prima che potessi perdermi nei miei pensieri ed iniziare ad analizzare ogni cosa, il mio cuore ebbe un infarto. Il mio sangue divenne ghiaccio mentre ogni senso negativo mischiato all'ansia e al terrore puro iniziarono ad allertare tutti i miei sensi. Un ombra, non molto definita era piazzata sullo stipite della porta. Curvai il mio corpo mettendo una mano sul cuore. La mia folta è lunga chioma ricadde davanti. La mia pelle venne scossa da brividi incontrollati. Il mio respiro andò, con molta grazia, a puttane. Cercai in tutti i modi di non urlare o lanciare oggetti.

-"tua madr- JUSTIN PORCA PUTT-"

Cercai con tutta me stessa di non perdere la mia femminilità alle 4:30 del mattino. Mi appoggiai meglio alla credenza sentendo una risata calorosa e divertita espandersi nel buio della notte. Istintivamente sorrisi accolta dal suo divertimento.

-"oh già già, molto divertente spaventare le persone alle 4:30 del mattino! No! Sto morendo dal ridere!"

Alzai gli occhi al cielo incrociando le braccia al petto, mentre iniziai a distinguere la sua figura dal buio. Il suo corpo era piegato a metà mentre le sue potenti e muscolose braccia erano avvolte intorno alla sua pancia, altrettanto muscolosa. Le sue forti e grandi spalle si muovevano con delle leggere scosse, dovuta alla fragorosa risata che cresceva riempiendomi il cuore di felicità. Dopo qualche secondo, in cui iniziai a pensare di vederlo morire, si calmò asciugandosi gli occhi.

-"oddio Kia..."

Disse ancora col trauma della risata. Le sue parole erano leggermente sfasate per via della ridarella. Sbuffai scherzosamente voltando la mia attenzione, per qualche secondo, verso la finestra. La riportai subito dopo verso di lui. Il suo viso si rilassò diventando serio. Il mio stomaco si agitò. Voltai lo sguardo. Da un po' di tempo, iniziai ha far fatica a tenere il contatto visivo con lui. Mi metteva in soggezione. Mi sentivo così strana quando mi rivolgeva quegli sguardi così, maledettamente, seducenti ed attenti. Si avvicinò entrando in una traiettoria visiva migliore. La luce della luna lo colpiva rivelandomi, con gioia, il suo torso completamente nudo. Le sue spalle allenate erano molto più ampie da questa traiettoria. Lo rendevano così forte e imponente. I suoi pettorali erano sodi ed estremamente invitanti. Riuscivo ad intravedere, non nitidamente, alcuni suoi tatuaggi. I suoi addominali erano accentuati, e Dio, erano perfetti. Le sue braccia, erano qualcosa di magnifico. Erano muscolose e piene di tatuaggi. Mi trasmettevano calore e protezione. Quando mi abbracciava. Quando il suo possente corpo si scontrava col mio è mi avvolgeva col suo calore. Mi faceva sentire a casa, al sicuro, protetta da ogni cosa è da tutti. Era strano l'effetto che mi faceva la sua figura. Solo a guardarla oppure a pensarla. Mi fermai dalla mia contemplazione verso il suo corpo, prima che la mia mente avesse potuto andare fin troppo oltre. Deglutì. Ringraziai il buio. La mia pelle bruciava, sentivo le guance colorarsi e scaldarsi sempre di più. Fissai il mio sguardo sul suo. I suoi occhi erano più scuri, per via della poca luce, e seri. Il suo ciuffo biondo platino era disordinato rivolto verso un lato. Quanto può essere sexy?
La sua mascella era pronunciata ma rilassata. Le sue labbra erano pressate fra loro in modo delicato. Erano così succose e rosee. Così invitanti e dolci. Il loro tocco era soffice ed avvolgente. Erano droga. Tutto di lui era droga. Creava dipendenza. Justin era un Dio greco fin troppo sexy. Era il sesso fatto a persona. Mi morsi il labbro inferiore con forza, cercando di non lasciarmi andare con i pensieri. Poco casti. Avanzò verso di me torreggiando sulla mia esile figura. Mi guardava dall'alto verso il basso. Con fare protettivo e possessivo allo stesso tempo. Ma non mi dispiaceva. Mi sentivo desiderata. Il suo sguardo mi faceva provare emozioni di ogni tipo. E mi regalava ogni sua emozione, se con un po' di fatica, per via delle maschere e dei muri. Che crescevano indisturbati nella sua persona, nutriti dall' esperienza negativa è dalle emozioni.

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