24.

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Mi voltai sentendo le gambe leggere e il corpo pesante. Dovevo andare via. Presi un grande respiro e mi incamminai. Il mio braccio venne afferrato con forza. Sussultai. Il mio corpo venne girato con violenza facendomi sbattere contro il petto di qualcuno. I miei occhi si spalancarono. Il mio respiro si bloccò quando posai lo  sguardo  in quello di Justin. Il suo viso era pericolosamente vicino al mio. Sentivo il suo respiro sulla  pelle. I suoi occhi bruciavano nei miei. Percepivo rabbia. Odio. Cosa al quanto normale...mi stringeva forte. Faceva male. Socchiusi gli occhi che stavano diventando lucidi. La mia schiena venne bruscamente a contatto con la parete rugosa e rigida dell'albero. Lasciai uscire un piccolo urlo di dolore. Il suo corpo non aveva lasciato il mio. Il suo petto si alzava e si abbassava con un ritmo più veloce. In quel momento ebbi paura delle sue azioni. Ero debole sia fisicamente che mentalmente. Il mio corpo ebbe un piccolo tremolio. Guardai in basso.

-"tu..."

Parlò. La sua voce era gelida e roca. I brividi arrivarono alla schiena penetrandomi nelle ossa.

-"guardami"

Ordinò. Se fossi stata con un altra persona lo avrei letteralmente mandato a fanculo. Odiavo essere sotto il controllo di qualcuno. Avevo il terrore di incrociare quello sguardo. Sentivo il mio cuore battere all'impazzire. La paura cresceva mischiata a qualcos'altro che al momento era impossibile da capire.

-"so cosa pensi di me. So tutta la roba che hai in testa. So cosa ti dice la gente e so cosa Kate ti dice. So perché avete litigato. So...so!"

Disse avvicinandosi ancora di più.

-"so che mi odi. So che stai cercando solo un modo per trovare del buono. Del positivo. Nei miei confronti. So ogni tuo sguardo rivolto a me...cosa dice. Ma...basta. Ti prego smettila di guardarmi in quel modo, perché già lo faccio io allo specchio. Smettila di parlarmi in quel modo, perché parlo già così io a me stesso. Smettila di odiarmi, perché io mi odio già. Smettila di pensare che sia un errore perché so già di esserlo. Smettila di incolparmi, perché so di avere delle colpe. Smettila di pensare a me come un essere spregevole, puttaniere, criminale...perché lo faccio già io e la gente. Smettila...ti prego. Almeno tu. Abbi una visione diversa da quello che la gente ed io ha di me."

Lo sentii tremare per qualche secondo. Lo guardai negli occhi. In quel momento. In quel momento vidi Justin. Il vero Justin. Quello che nessuno conosce e immagina che esista. Il mio cuore si gonfiò di pura gioia. I suoi occhi erano lucidi. L'espressione che dominava erano la tristezza è l'angoscia. Vedevo tutte le sue maschere cadere per terra. Mi sentii quasi onorata nel vederlo in quello stato...finalmente il vero Justin.

-"ti prego..."

Sentì le lacrime minacciare di uscire. La sua agonia mi stava penetrando nel cuore. Percepivo tutto il suo dolore. Chiusi le distanze tra di noi abbracciandolo con tutta la forza che avevo. Lo stringevo sperando che non svanisse insieme al vero Justin. Lo sentì quasi sussultare per il mio gesto. Ma ricambiò subito stringendomi forte contro di se. Gli accarezzai i capelli.

-"perdonami...perdonami Justin..."

Avrei voluto dirlo. Ma non ci riuscivo. Restammo abbracciati per molto...troppo tempo. Il cielo si stava scurendo e alcune stelle iniziavano ad uscire dal loro nascondiglio. Cercai di staccarmi ma strinse di più. Gemette.

-"dai Juss è tardi e devo tornare a casa"

Risi teneramente. Sbuffando si staccò anche lui. Mi prese per mano. Sorrisi ancora a quel gesto. Camminavamo fianco a fianco. Come una coppia. Mi irrigidì a quel pensiero e staccai le nostre mani. Cercai di giustificarmi.

-"scusa...sto morendo di caldo"

Risi avanzando più velocemente verso la sua macchina. Un sospiro amaro lasciò le sue labbra.

-"ti farò cambiare idea Kia..."

Mi voltai di scatto. Lo guardai per qualche secondo per poi lasciar perdere.

🦋🦋🦋

Da lontano scorsi casa mia. Sospirai tranquillamente. La macchina parcheggio nel piccolo viale. Justin spense il motore. Rimanemmo per qualche secondo fermi. Sorridendo mi voltai.

-"vuoi entrare...così saluti mia nonna, sembra adorarti"

Il suo sguardo si posò lentamente sul mio. Sorrise di rimando ridendo leggermente, ammirai quella espressione.

-"certo piccola mia"

Arrossì a quel nomignolo ma non lo feci notare, mi voltai aprendo la portiera della macchina.

-"Kia..."

Mi voltai. Il suo sguardo era fisso davanti a se, verso casa mia. Mi guardò.

-"si?"

Aspettai qualche secondo. Scosse la testa per poi sussurrare un 'niente'. Il suo tono di voce era preoccupato. Sospirai per poi uscire e chiudere la portiera alle mie spalle. Presi lo zaino dal retro e me lo sistemai sulle spalle prendendo poi le chiavi di casa. Mi aspettò. Quando raggiunsi la porta di casa la aprii.

-"nonna sono a casa"

Urlai. La vidi sbucare da sopra le scale. Sorrisi nel vederla. Ma qualcosa catturò la mia attenzione. Era pallida. Molto pallida. La sua camminata era instabile e traballante. Alzai un sopracciglio.

-"nonna stai bene?"

Chiesi avanzando. Si voltò verso di me. In quel momento il mio stomaco ebbe un sussulto. Il suo sguardo era vuoto. I suoi occhi erano rossi e lucidi, le labbra erano quasi sul viola. La sua camminata era lenta e affaticata. Quando raggiunse l'inizio delle scale un orribile presentimento mi strinse la gola. Tutto accadde a rallentatore. Mia nonna scese il primo scalino. Vidi i suoi occhi girare all'indietro. Il suo corpo iniziò a sbattere contro i gradini con brutalità. Urlai a pieni polmoni. Quando il suo corpo arrivò al suolo vidi lentamente il sangue propagarsi sul pavimento.

-"NONNA!"

Corsi verso di lei. Mi buttai per terra.

-"NONNA. NONNA APRI GLI OCCHI...NONNA...NONNA TI PREGO! JUSTIN CHIAMA UN AMBULANZA!"

Urlai con forza. Non guardai nemmeno i suoi movimenti. Guardavo il viso di mia nonna. Mi accorsi che non respirava.

-"NON RESPIRA! NON RESPIRA!"

Urlai mentre le lacrime scendevano copiose dai miei occhi. Inizia a singhiozzare. Justin si precipitò verso di me. Si mise al lato opposto del corpo di mia nonna iniziando a fare il massaggio cardiaco.

-"oh mio Dio...oh mio Dio"

Dissi mettendo le mani sulla bocca. La voce era strozzata. Mi alzai, con non so quale forza, e presi degli asciugamani per fermare la ferita alla testa. Iniziai a singhiozzare ancora di più. Vedendo come le mie mani si imbrattavano del suo sangue, come anche gli asciugamani. Ero disperata. Non potevo perderla.

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