48.

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Il mio sguardo era fisso nel suo mentre le nostre mani erano intrecciate insieme sul tavolo. Sembravamo una coppia di sposini al loro anniversario. Che pensieri stupidi.
Avevamo appena finito di mangiare e di sparecchiare. Justin era davvero un ottimo cuoco. Perché lo consideravo così perfetto?
Sorrisi tra me e me voltando lo sguardo.

-"perché sorridi?"

Scattai gli occhi verso di lui. Sospirando mi alzai. Confuso si alzò con me. Lo guardai negli occhi, lui mi scrutò con attenzione. Dopo qualche secondo si inumidì le labbra spostando lo sguardo sullo spigolo del tavolo. In quel momento mi accorsi che le nostre mani erano ancora intrecciate. Lui strinse la presa, spostai il mio sguardo sul suo. Era serio. Molto serio. Il mio stomaco si contorse lasciando il via libera all'ansia. Smettila.

-"Kia...voglio parlarti. Voglio essere sincero con te...sono stanco di comportarmi così...di vederti così. Voglio mettere chiarezza. Non siamo più dei bambini, c'è bisogno di maturità"

La morsa si fece più forte mentre pensieri poco carini iniziarono a viaggiare nella mia testa. Oddio, non mi vuole più in casa sua perché sto diventando un peso? Ovvio non è casa mia, sto vivendo da lui senza contribuire in niente. Non che ne abbia bisogno, ha già tutto. Ma comunque è sbagliato, sono comunque una seconda persona. Ovvio che non è casa mia...e sto facendo il contrario. Cazzo! Come posso essere così...mio Dio che vergogna.
Abbassai subito lo sguardo ritirando la mia mano dalla sua. Incrociai le braccia al petto. Per quanto volessi parlare con lui, di tutto quello che stava succedendo, all'idea di poter sentire le parole simili a quelle dei miei pensieri, non mi andava per niente. Mi sentivo già in imbarazzo così. Sbattei le palpebre furiosamente stringendo con le mani la felpa. Vidi il suo corpo avvicinarsi al mio. Probabilmente la mia reazione l'aveva messo allerta. Visto, tra l'altro, che aveva smesso di parlare di colpo. Feci un passo indietro. Quanto sei immatura! Cazzo affronta la situazione da donna. Andrà tutto bene.
Con fatica alzai lo sguardo nel suo. Mi osservava confuso e spaventato, anche se cercava di nasconderlo. Mi inumidì le labbra con forza sciogliendo le mie braccia e asciugandomi le mani sulla felpa dove c'erano i fianchi. Il mio sguardo si spostò nuovamente da un'altra parte, ero troppo imbarazzata. Se mi avesse detto quelle parole...che equivalevano ai miei pensieri, probabilmente sarei morta dalla vergogna. Ma non quadra molto la cosa...se fossi stata un peso, perché mi ha comprato i vestiti e tutto il necessario?...Per rinfacciare? Ma cosa cazzo vai a pensare...no...dimmi di no. Justin non è cos-

-"Kia! Smettila! Io...non volevo darti una brutta impressione...lasciami finire di parlare...so a cosa stai pensando. Non sei tu il problema...sono io ok"

Venne verso di me e mi prese per mano portandomi in salotto. Mi irrigidì. Mi guardò di sfuggita. Vidi la sua mascella contrarsi. Mi misi seduta, abbastanza lontano, con lui. Socchiuse gli occhi vedendo la mia lontananza. Misi le ginocchia al petto facendomi piccola piccola sul divano. Si alzò avvicinandosi ancora di più a me. Mi guardò negli occhi.

-"vedi...io...ho..."

Spostò lo sguardo da un'altra parte, cercava con tutto se stesso di guardarmi negli occhi. Ma non riusciva. Questa cosa mi incuriosì. Justin non aveva problemi in queste cose. Sapevo che era molto orgoglioso e che non si sarebbe mai "inginocchiato" rivelando la sua fragilità. Che stesse per fare una roba del genere?
Lo guardai attentamente. Prese un grande respiro fissando poi gli occhi su di me. Qualcosa si sbloccò dentro di lui. Mi incantai nell'osservare quel cambiamento. I suoi occhi erano leggermente più scuri mentre le pupille erano più dilatate del solito.

-"...paura"

Sussurrò. Il mio cuore cominciò a battere forte. Justin che si mostrava "fragile" che mostrava i pensieri più nascosti, mi era completamente nuovo. Strabuzzai gli occhi.

-"jus-"

-"aspetta"

Mi zittì guardandolo.

-"in questo periodo, in cui, sono stato con te. Mi hai fatto capire molte cose, mi hai fatto scoprire una parte di me che non conoscevo. Anzi...più parti,"

Il suo sguardo si perse nel vuoto. Immagino che si stia lasciando trasportare dalle emozioni e dai ricordi.

-"vedi...stando con te sto scoprendo cose nuove, emozioni nuove"

Il mio cuore mi esplose nel petto. Subito l'ansia che avevo sparì dando posto ad un calore più intenso.

-"ieri, non sono riuscito a controllarmi. Perché...stavo male. Stavo male perché tutto quello che stiamo vivendo insieme...per me...non è reale,"

Spalancai gli occhi e la bocca. Cosa sta dicendo...di che sta parlando...
Iniziai a sentire la paura svegliarsi. Si affrettò a trovare le parole giuste notando la reazione che stava crescendo nei miei occhi.

-"intendo dire...che...perché so che in realtà tu non provi quello che provo io. Io so che in realtà tu...tu non sei così. Tu sei solo sotto amnesia...ed io ti sto solo facendo cambiare idea, solo perché non ti ricordi più nulla di me. Tu in realtà mi odi...tu non...tu non vuoi stare seriamente con me. Non mi vuoi bene veramente. Non mi sorridi veramente. Non...non sei te con me. Sei solo un'altra persona perché non ti ricordi di me..."

Disse tutto velocemente, senza lasciarmi tempo per capire e metabolizzare gli schiaffi che, inconsapevolmente, mi stava dando. Non ero reale? Non ero io?
Sapevo che prima dell'incidente odiavo Justin. Lo aveva detto lui. Mi aveva detto delle voci sul suo conto. Mi aveva raccontato. Ma perché ero soffocata dalle dicerie, non mi fidavo perché dal suo comportamento non vedevo il contrario di quello che le voci dicevano. Ma ora, ora che mi sta aiutando. Ora che si sta prendendo cura di me. Che si sta preoccupando...che mi sta aiutando. Come posso dire che...è "cattivo" come nelle voci? Come posso pensare che stia fingendo? È impossibile fingere su una cosa del genere.

-"Justin ascoltami. So che ti odiavo prima dell'incidente, me lo hai detto tu. Mi hai detto le voci che giravano sul tuo conto. E di quello che poi sei diventato per colpa di esse. Justin...la Kia che c'era prima non esiste più. Adesso ci sono io ok? Io non ti odio, le azioni che faccio sono vere. Non trovo rimorsi o ripensamenti. Sono io. Justin,"

I suoi occhi erano lucidi e leggermente arrossati. Mi guardava nutrendosi delle mie parole, come se stesse morendo di fame e di sete e si stesse preparando per gustarsi il tutto. Mi faceva tenerezza l'attenzione che aveva per le mie parole. Ma allo stesso tempo mi spaventava, perché avevo paura di poter dire qualcosa di sbagliato. Velocemente mi avvicinai a lui mettendomi a cavalcioni. Lui era seduto ed io ero "sopra" di lui. Mi guardò stupito prendendomi per i fianchi. Ero leggermente più alta di lui in quel momento, perciò potevo guardarlo dall'alto. Il suo viso era così pulito e magnifico. I suoi occhi emanavano tante di quelle emozioni da poterti saziare subito. Gli presi il viso fra le mani.

-"io ti voglio realmente bene"

I suoi occhi si inumidirono ancora di più facendo cadere alcune lacrime. Sorrisi teneramente appoggiando le mie labbra sulle sue. Ma quel sorriso a quelle parole non sembrava del tutto felice e sincero. Neanche io mi sentivo soddisfatta delle ultime parole, il voler bene mi sembrava superficiale. Ma temevo, temevo come il fuoco sulla carne. Come il respiro soffocato dall'acqua. Come acido che scioglieva la carne. Come la lama che squarciava lentamente ogni pezzo di carne. Di scoprire cosa fosse.

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