28.

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Kia P.O.V

Ero completamente bagnata dalla testa ai piedi. Continuavo ad abbracciare la lapide mentre le forze iniziavano ad esaurirsi per davvero. Poggiai il corpo a terra. La stanchezza bloccò ogni mio movimento. Lentamente inizia a veder sfocato. Prima di chiudere gli occhi. Sentii delle urla provenire da lontano. Urlavano il mio nome. Due figure iniziarono a correre verso di me continuando a chiamarmi. Le loro voci mi arrivarono ovattate. Chiusi gli occhi.

🦋🦋🦋

Lentamente sentii il sonno abbandonarmi. Sentivo il corpo ancora debole. La malinconia mi assalì stringendo il mio stomaco e bloccandomi il cuore. Varie immagini mi ritornarono alla mente. Sentì le lacrime innondare i miei occhi. Le lasciai uscire. Lasciai uscire anche i singhiozzi per poi passare alle urla. Cercai di soffocare il tutto con il cuscino. Il dolore che sentivo era insopportabile. Cercai di calmarmi ma le immagini che avevo in testa erano nitide e intagliate nella carne. Faceva male. Non trovavo fine. La nausea mi arrivò alla gola costringendomi ad alzarmi e correre verso il bagno. Vomitai ogni cosa che conteneva il mio stomaco. Non avendo mangiato nulla vomitai acido. La gola iniziò a bruciare e i conati non fecero altro che aumentare. Quando finì di vomitare mi alzai. Le gambe mi tremavano per la poca forza. Mi lavai la faccia e la bocca. Mi bloccai appena mi osservai allo specchio. Ma non per il mio riflesso...dove sono? Mi osservai intorno e notai di non essere in casa mia. Da una parte ringraziai questa cosa. Non avrei potuto sopportare di ripercorrere le scale e di entrare in qualsiasi altra stanza. Ma dall'altra parte iniziò a salirmi l'ansia. Cercai di focalizzarmi sulla stanza e sul bagno. Quando mi resi conto di dove fossi spalancai gli occhi. Sono nella casa di Justin. Cosa cazzo ci facevo in casa sua?!

•La rabbia inondava tutte le mie viscere. Il mio viso era rivolto verso il pavimento dell'ospedale.

-"È TUTTA COLPA TUA! NON SAREI MAI DOVUTA VENIRE CON TE [...]"

-"LE PERSONE COME TE NON CAMBIANO! ANZI PEGGIORANO![...]"

-"NON VOGLIO PIÙ VEDERTI! [...]"•

Come poteva essere possibile?
Dopo tutte le parole che gli avevo detto...
La testa iniziò a girarmi e a pulsare. Mi appoggiai allo stipite della porta. Cercai di avanzare verso il letto ma la testa iniziò a girare sempre più velocemente. Il mio corpo perse ogni forza e caddi a terra. In quel momento una figura entrò dentro la stanza. Chiusi gli occhi.

Justin P.O.V

Passarono tre giorni dell'accaduto. Cioè dall'incidente e dalla morte della nonna di Kia. La trovammo nel cimitero. Abbracciata alla lapide dei suoi genitori. Si era addormentata sotto la pioggia. Era debole. Distrutta è tremendamente fragile. Io e Kate, specialmente io. Decidemmo di non portarla a casa. Non credo che le avrebbe fatto bene tornare in quel posto. Dove sicuramente i ricordi le avrebbero impedito di cambiare pagina. Ma era da ben 2 giorni che non si svegliava. Dormiva molto profondamente. Se oggi non si sarebbe svegliata l'avrei portata in ospedale. Ero preoccupato. Non riuscivo a vederla in quello stato. Ma non avevo intenzione di lasciarla da sola. Erano le 10:00 del mattino. Ero in macchina per il ritorno a casa. Ero passato in farmacia per prendere delle vitamine. Kia non mangiava e non beveva da troppo tempo. Sospirai. Con la mano mi allungai verso il porta oggetti per prendere il pacchetto di sigarette. Ne presi una mettendola alla bocca per poi accenderla. Ispirai lasciando che il fumo si infiltrasse nei miei polmoni. Buttai fuori tutto sperando che anche la preoccupazione è la frustrazione sparisse con esso. Ma niente. Ero stanco. Era da tanto che non chiudevo occhio. Sospirai. Il telefono iniziò a squillare. Risposi.

-"hey...tutto bene?"

Domandò la ragazza dall'altro lato del telefono. Sospirai nuovamente.

-"cosa ti devo dire Kate! Non si è ancora svegliata! Non riesco più a vederla così...se oggi non si sveglia la porto in ospedale. Sto iniziando a preoccuparmi"

Dissi bruscamente per poi calmarmi verso le ultime frasi. La rossa sospirò.

-"alle 4 vengo da te"

-"Kate no davvero...devi riposarti"

Parlai. Anche la rossa non aveva avuto pace. Ogni giorno, dell'accaduto, veniva a casa mia stando un po' con Kia. Mi aiutava.

-"Bieber non mi interessa. E la mia migliore amica. E non mi interessa se è casa tua. Non sono stanca. Voglio stare con lei! Non sei l'unico ad essere preoccupato"

Strinsi la presa sul volante. Odiavo chi si permetteva di parlarmi così. Cercai di non far scenate. Non era di certo il momento. Avevamo litigato abbastanza. Quella ragazza era davvero insopportabile. Alzai gli occhi al cielo. Attaccai non volendo sentire altro. Misi giù il telefono sul sedile di fianco e finì la mia sigaretta. Dopo qualche minuto arrivai a casa. Parcheggiai. Uscì dalla macchina prendendo le mie cose per poi avviarmi verso la porta. Mentre la chiusi alle mie spalle sentì dei rumori strani. Il mio cuore iniziò a battere forte e l'ansia invase il mio corpo. Iniziai a correre su per le scale avviandomi verso la mia stanza, dove si trovava Kia. Spalancai la porta e la vidi cadere per terra.

-"KIA!"

Corsi nella sua direzione. La vidi chiudere gli occhi. La guardai preoccupato sentendo gli occhi inumidirsi. Justin. NO. La presi in braccio e la misi sul letto. Era bollente. Le toccai la fronte. Cazzo ha la febbre. Velocemente presi degli stracci bagnati con dell'acqua fredda e li misi sulla sua fronte. La scoprì per poi mettere degli stracci anche sui suoi polsi e sulle caviglie. Sospirai mettendomi di fianco a lei. Sembrava ancora addormentata. Mi voltai verso di lei. Era così bella e dolce. Il suo viso era più magro e più pallido del solito. Le accarezzai una guancia con i polpastrelli. Era così morbida la sua pelle. Le accarezzai le braccia delicatamente. Avrei tanto voluto stringerla a me. Per mostrargli tutto il mio supporto. Il mio calore. La mia protezione. Ogni cosa di cui lei avesse bisogno. Ma...lei mi odiava. Odiava la mia presenza. Odiava ogni cosa di me. È sicuramente non sarei mai stato la ragione del suo sorriso. Di certo i suoi occhi non si sarebbero illuminati guardandomi. Di certo non mi avrebbe ringraziato. Non mi avrebbe parlato. Non mi avrebbe guardato. Come avrei fatto a sopportarlo? La tristezza mi invase completamente. Il mio desiderio d'avere il suo corpo stretto al mio si fece più pressante. Non avrei potuto abbracciare il suo corpo...non più. La vista mi si appannò. Mi voltai di scatto d'altra parte. Ansimai lievemente. Mi alzai dal letto e andai verso il bagno per farmi una doccia. Quando sarebbe finita questa tortura?

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