47.

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Justin P.O.V

Il mio corpo iniziò ad urlarmi contro per il dolore che stava provando. Con un gemito spostai la testa di lato sentendo il freddo grattarmi l'orecchio. Rabbrividì. Lentamente cercai di aprire gli occhi sentendo la testa pesante e lo stomaco in subbuglio. Con le mani pensanti mi presi il viso. Strinsi forte gli occhi.
Una strana angoscia piena di amarezza fece capolino in tutto il mio essere, creandomi malessere. Lasciai cadere le mani sulle mie cosce e provai a focalizzarmi sulla situazione. Ero seduto per terra, con la schiena appoggiata al freddo legno della porta. La mia schiena pregava per non soffocare dal dolore del pavimento troppo duro. Lentamente, appoggiato alla parete, cercai di alzarmi per darmi un equilibrio più stabile. La testa incominciò a girarmi vorticosamente. Maledette le mie stupide azioni impulsive!
Socchiusi gli occhi ricordandomi la situazione in cui mi ero impastato.
Mi ero ubriacato, fino allo sfinimento. Misi una mano tra i capelli tirandoli. Sospirai aprendo del tutto gli occhi. Il mio stomaco stava letteralmente cercando di suicidarsi. Cercai di fare qualche passo, la testa era leggera, ancora inebriata dall'alcool. È tutto per fare tacere la mia coscienza...
Cercai in tutti i modi di non ritornare in quel momento per evitare di risvegliare qualcosa che non mi avrebbe fatto, per niente, bene. Ma sentivo che stava già aguzzando i denti. Pronta per farmi perdere il controllo, nuovamente. Mi sentivo stupido. Sono stupido...l'ho ferita ancora.
Già, esatto. Kia si era chiusa nella stanza degli ospiti. Mi voltai verso essa. Avevo passato tutta la notte vicino alla porta sperando che venisse aperta, e che spuntasse fuori la figura di Kia. Pronta per sorridermi...o accarezzarmi. Strinsi forte gli occhi. Basta Justin. Fai l'uomo è non il ragazzino.
Allungai una mano per bussare alla porta, ma la ritrassi decidendo di ricompormi meglio. Avevo bisogno di una doccia e qualche idea per farmi perdonare.
Cercando di non sbattere per terra mi avviai verso il bagno. Quando varcai la stanza un ondata di consapevolezza mi invase. I miei occhi viaggiarono velocemente in alcune zone della stanza. Il letto. Il bagno. Osservai velocemente la zona cercando di non far ritornare le immagini della sera precedente. Per quanto continuassi a volerla proteggere...la ferivo sempre. Come potevo evitare di fare errori?
Distrai i miei pensieri, pronti a dare risposta, in modo molto brusco alla mia domanda, aprendo l'acqua della doccia. Il freddo liquido si schiantò contro al mio braccio facendomi rabbrividirei. Sospirai ritraendo il mio braccio. Presi un asciugamano e controllai nuovamente l'acqua. Anche se era ancora fredda non mi importava. Avevo bisogno di congelare ogni pensiero. Chiusi gli occhi quando l'acqua semifredda si scontrò contro al mio corpo. Mi misi le mani nei capelli tirandoli. Lo stress stava nuovamente tornando a tormentarmi. Non riuscivo a perdonarmi. Il gesto che avevo fatto era troppo stupido e incosciente. Mi morsi forte il labbro. Cercai di lavarmi per togliere le sensazioni dell'accaduto e del passato.

🦋🦋🦋

Controllai per la quinta volta il tavolo, rigorosamente apparecchiato per una colazione degna di un re...in questo caso...della mia regina. Sospirai chiudendo gli occhi.
Il tavolo era apparecchiato con una tovaglia rosa confetto con dei ricami bianchi. Sopra c'erano dei petali di rosa azzurri e bianchi. Si, azzurri. Tanto per dare un tocco di originalità. Mentre nei piatti c'era un enorme quantità di pancake affogati al cioccolato, panna e miele. Con del caffè e del latte. Non è abbastanza.
Misi delle candele profumate alla vaniglia e alla ciliegia per contrastare il tutto. Incrociai le braccia osservando ancora il tutto per vedere cosa potesse mancare. In mano, stretto in un pugno, avevo il sacchetto dei petali. Ancora mezzo pieno. Potrei...

Kia P.O.V

Era da venti minuti che ero in doccia. Cercavo di rilassarmi e provare, nuovamente, a dare un senso a tutto l'accaduto di ieri. Almeno a trovare un perché. Sei tu il problema...sei tu quella che lo fa soffrire. Mi strinsi il corpo con le braccia. Era vero, continuavo a far soffrire Justin. E non capivo ancora il perché. Non volevo che stesse male per me. Non volevo che si preoccupasse per me. Non volevo essere un peso. Non...
Sospirai chiudendo l'acqua. Uscì dalla doccia completamente lavata, con cura. Velocemente mi asciugai tutto il corpo dandogli ogni attenzione possibile. Tenevo molto al mio aspetto fisico, alla cura del mio corpo. Non mi piaceva tralasciare niente. Quando ebbi finito il tutto mi accorsi che non avevo dei vestiti in quella stanza. Io e Justin condividevamo l'armadio. Beh...era molto grande il suo. E ci stava perfettamente la nostra roba. Ok...con tranquillità. Tanto prima o poi lo dovrai incontrare. L'ansia iniziò a girare vorticosamente nel mio stomaco. Velocemente uscì dalla camera guardando di sfuggita il corridoio. Dei rumori provenienti dalla cucina attirarono la mia attenzione. L'ansia che si era accumulata nel pensiero di vederlo in camera si affievolì. Non credo che sia in camera...
Corsi dentro la stanza andando nella cabina armadio. Presi dei pantaloncini neri sportivi e una felpa a maniche lunghe leggera, nera con un barattolino di nutella molto kawaii. Mi recai in bagno per truccarmi leggermente. Misi un po' di mascara che rese le mie folte ciglia a mò d'ali di farfalla, cosa che adoravo. Esaltava molto il colore dei miei occhi e li rendeva più grandi. Misi anche un po' di colore sulle guance per renderle color pesca e dargli quel effetto vellutato è morbido.
Presi il dentifricio e lo spazzolino lavandomi i denti. Dopo che finì applicai del burro cacao alla pesca. Strofinai le labbra per poi poggiarlo e ravvivarmi i capelli. Sospirando chiusi gli occhi avviandomi fuori dalla stanza e lungo il corridoio. Scesi con le gambe pesanti la grandinata per poi entrare in cucina.
Mi bloccai sul posto osservando. Il tavolo era apparecchiato in modo delizioso. C'era un contrasto bellissimo col rosa e l'azzurro. Petali azzurri?
Sorrisi a quella vista. Ma la mia attenzione venne catturata dalla scritta che c'era sul pavimento con le rose azzurre. Scusami piccola mia.
I miei occhi si inumidirono leggermente. In quel momento mi sentii stupida, cercai di scacciare quella sensazione. Guardai il biondo. Mi sorrideva con aria di scuse insieme ad un mix di tristezza e rimorso.

-"mi dispiace...mi dispiace davvero tanto"

Sussurrò guardandomi. Mi morsi l'interno guancia sentendo le sue scuse farmi palpitare il cuore. Incrociai le braccia mentre gli angoli degli occhi iniziarono a bruciare. Tirai su col naso sentendolo pizzicare. Alzai gli occhi cercando di non lasciar cadere le lacrime.

-"Kia..."

La sua voce dolce mi appiccicò tutte le motivazioni per non piangere lasciandomi uno strano calore in tutto il mio corpo. Come se si fosse schiacciato un pulsante per sbloccare quello che non volevo buttare fuori. Ben presto iniziai a singhiozzare. Il viso di Justin prese una piega triste nello osservare le mie guance rigate dalle lacrime, leggermente nere per via del mascara. Venne a passi veloci verso di me, allargai istintivamente le braccia volendo il suo calore avvolgermi per curarmi. Quando i nostri corpi si attaccarono mi strinse forte, scoppiai a piangere.

-"so di essere io il problema...ti faccio soffrire io...ecco perché?!"

La valvola di sfogo che avevo stretto con tutta la mia forza adesso stava girando velocemente lasciando uscire ogni cosa. Sentivo di dover far uscire tutto quanto, anche se odiavo quella sensazione. Lui mi accarezzava baciandomi la testa di tanto in tanto. Il suo corpo era così caldo e forte, torreggiava sul mio perfettamente. Dandomi una sensazione di protezione e di intimidazione. Ma non in male. Adoravo il modo in cui torreggiava su di me, mi faceva sentire piccola e protetta dalle sue forti e grandi ali.

-"cosa stai dicendo Kia...non dire quelle cose. Tu non sei la causa del mio dolore...sono io...ti prego non piangere per me"

Mi staccò tenendomi le spalle. Il suo sguardo si addolcì vedendo il mio stato. Sapevo d'aver le guance leggermente nere e il mascara sciolto sotto gli occhi. Passò i pollici sulle mie guance bagnate.

-"sei così...bella...sei la ragazza più bella...come fai a starmi vicino...mi sento così fortunato ad averti"

Mi guardava con gli occhi che luccicavano di una strana ma bellissima luce. Guardai il pavimento sentendo le guance prendere fuoco, sorrisi lievemente.

-"oddio..."

Sussurrò. Mi voltai verso la sua direzione con alcune lacrime ancora cadenti sulle guance. Il suo viso era serio, si inumidì le labbra osservando le mie con un desiderio esplosivo. Schiusi le mie sentendo il suo stesso desiderio esplodermi dentro le vene. Le nostre mani si toccarono intrecciando le nostre dita. Sentivo il desiderio di star più attaccata a lui, di affogare nel suo calore nel suo profumo. I nostri visi iniziarono ad avvicinarsi creando un vortice nei nostri respiri. Le sue labbra si attaccarono alle mie. Delle scosse mi percorsero tutto il corpo svegliandomi del tutto. Avvinghiai le mie braccia al suo collo e incatenai le mie mani ai suoi capelli. Il suo profumo mi circondò mandandomi in confusione. Le sue mani mi strinsero in un abbraccio stringendomi sempre più forte a lui. Le nostre labbra si iniziarono a muovere. Le sue mani toccavano il mio corpo, nelle zone giuste, con un forte desiderio. Sentivo che non voleva più lasciarmi andare. Ed io non volevo più lasciarlo andare. Indietreggiò verso il muro portandomi con se. La mia schiena venne a contatto con il muro, semifreddo, attutito dalla mia felpa. Il bacio iniziò ad essere più passionale e pieno di foga. La sua lingua picchiettò sul mio labbro chiedendomi con gentilezza l'accesso. Quando le nostre lingue si scontrarono tutto il mio corpo iniziò a fremere. Il mio corpo iniziò a tramare. Mi strinse più forte sentendo la mia reazione, sorrise sulle mie labbra. Percepivo il suo battito del cuore accelerato, amavo quando succedeva. Feci scendere una mano verso il suo petto per sentire meglio quel palpitare delizioso. Lo sentii gemere.
Dopo interminabili e deliziosi minuti di passione il mio stomaco decise di distruggere ogni minuto di intimità urlandomi della sua vorace fame. Arrossì violentemente mentre la risata di Justin peggiorò la mia situazione. Affondai il viso nel suo petto.

-"Justin non ridere!"

Urlai con la voce ovattata per via della sua maglietta. Il suo petto si alzava e si abbassava lievemente facendomi sorridere. Amo la sua risata.

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