10. Perché?

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Sentì il suo odore, probabilmente voleva parlarmi riguardo a ciò che era successo prima.

Mi misi una felpa -per evitare che Andrea si insospettisse, per gli umani faceva freddo- e uscì dalla tenda, cercando di fare meno rumore possibile per non svegliare Alexis.
«Ciao» sussurrò. Non sembrava spaventato da ciò che aveva visto.
«Cosa vuoi?» chiesi fredda.
«Parlare. Ma, magari non qui»
Gli feci un cenno con la testa, incamminandomi verso il bosco. Mi fermai al limitare degli alberi, abbastanza lontano da orecchie indiscrete.
«Tu e i Cullen non siete umani, vero?»
Mi doleva mentirgli, ma non potevo nemmeno dirgli tutto, per colpa dei Volturi.
«Allora? Giuro che non dirò niente a nessuno» continuò, dato che io non rispondevo.
«Se potessi te lo direi, ma... non posso»
«Chiara, fidati. Voglio solo sapere cosa sta succedendo»
Scossi la testa «È per la tua incolumità»
«Guarda che sapere la verità non mi allontanerà da te. Tu mi piaci, non potrei mai farlo»
«È questo il punto. Io ti piaccio, ma io sono un mostro, lo hai detto pure tu, non sono umana»
«È allora? Non m'interessa, mostro o no, tu sarai sempre mia amica e... magari... anche qualcosa di più...»
«Tu non capisci! Con me rischi la vita»
Alzò le spalle, avvicinandosi a me «Non è importante»
Oddio, era peggio di Bella, in fatto di istinto di sopravvivenza.
«Si che lo è! Saresti perennemente in pericolo!» sentivo di star tremando lievemente.
«Che genere di pericolo?» chiese con un sorrisetto.
«Oggi ne hai avuto una dimostrazione»
«Bhe, imparerò a conviverci» rispose, avvicinandosi a me e puntando alle mie labbra.
No, ok, ora non ci casco.
Mi allontanai bruscamente, tremando sempre di più e spingendolo lievemente via «Tornatene al campo, è meglio per te. Io non sono la persona adatta a te!» dissi acidamente. Mi sembrava ciò che Edward aveva detto a Bella quando l'aveva mollata...
Andrea rimase li, fermo mentre correvo via.

Mi fermai poco dopo, appoggiando la schiena ad un albero e tenendo gli occhi chiusi. Questa situazione mi sta sfuggendo dalle zampe! Cioè, mani... quando ero li li per trasformarmi, ero molto in sintonia con il mio lupo interiore, così tanto da dimenticarmi anche la terminologia giusta: mani, braccia, gambe e piedi diventavano zampe, la bocca e il naso muso...
«Digli tutto, non pensarci»
Perché dovevano sempre interrompere i miei pensieri e disturbarmi?
«Vattene, Emmett» gli risposi, ancora nella stessa posizione di prima.
«Ho visto il litigio di prima, non puoi rovinarti la vita con questa situazione intricata, mettiti con lui e svelagli tutto»
«Oh, grazie per le tue parole sagge» gli risposi, sarcastica.
«Non sto scherzando. Edward l'ha fatto e lo fanno pure i licantropi»
«Si, ma i licantropi hanno avuto l'imprintig e non temono i Volturi! E Bella ha rischiato la vita troppe volte, per colpa di Edward: James, Laurent, Volturi, neonati, Victoria, licantropi. Non voglio che accada anche ad Andrea. Poi hai visto Emily? Forse no, ma sai cosa le è successo. Un attimo di distrazione e puf! Ha rischiato la vita»
«Tu ti sai controllare meglio di Sam...»
«Si vede, infatti prima mi stavo trasformando»
«So che non l'avresti fatto e lasciami finire di parlare. James, Laurent e Victoria avrebbero potuto assalire Bella anche senza che Edward gliela fornisse su di un piatto d'argento facendole vedere una partita di baseball, lei ha un odore molto... buono, per noi vampiri»
Lo guardai male, era alla mia sinistra.
Lui non ci fece caso e continuò «I neonati non c'entrano nulla con noi, c'è solo qualche pazzo che sta giocando con il fuoco e quello stupido di Jacob si sarebbe rivelato comunque a Bella, con o senza la presenza di Edward. Il fatto che i Volturi volessero uccidere Bella è colpa di Edward, non doveva succedere per forza e: chissene frega dell'imprinting!»
«Jake non avrebbe detto nulla a Bella se non fosse stato costretto a salvarla da Laurent»
«Scommetto che avrebbe trovato un qualche pretesto per farlo»
Sbuffai e mi sedetti a terra. Un secondo dopo mi suonò il telefono. «Merda!»
«Ah, ti insegnano queste parole i cani del branco?»
Non tutti, solo Jacob. Pensai.
Non avevo pensato a metterlo in silenzioso, mi ero appena accorta di essere vicino alla mensa. Quindi qui c'era campo.
Emmett afferrò in fretta il mio telefono, togliendo la modalità silenziosa che avevo appena messo.
«Ridammelo!» dissi scattando in piedi e cercando di riprendermi il cellulare.
«Oh, ma era Andrea. Dovresti rispondergli, poverino»
La suoneria ripartì di colpo.
«Emmett, giuro che se non me lo ridai ti stacco la testa a morsi!»
Lui saltò su di un albero, ridendo.
Iniziai ad arrampicarmi come meglio potevo, ma non vi erano molti appigli.
«Pronto?»
«Stupido vampiro! Riattacca subito!»
«Chiara? Certo, è qui con me, sono suo fratello, Emmett Cullen»
Finalmente arrivai in cima «Riattacca» sibilai.
Lui mi fece cenno di restare in silenzio, come se lo stessi disturbando.
Riattaccò, ridendo «Che caro ragazzo. Sta venendo qui»
«Tu sei pazzo!» gli dissi lanciandomi contro di lui, per riprendermi il telefono.
Lui saltò sul ramo a fianco, io persi l'equilibrio e caddi in mezzo ad un mare di felci umide e fredde, fortunatamente il ramo non era troppo alto.
Mi misi a guardare Emmett, che si stava scompisciando dalle risate, e mi misi a ringhiargli contro. Questa me l'avrebbe pagata!
«Ehi, il tuo telefono» mi disse, a bassa voce, facendolo cadere giù all'albero. Ovviamente lo presi al volo.

«Chiara?» mi chiamò Andrea, era li vicino.
Fulminai Emmett con lo sguardo.
Il vampiro mi salutò con la mano e corse via, saltando di ramo in ramo.
Fui costretta ad uscire da quelle felci, non ero comunque intenzionata a dirgli qualcosa su licantropi e vampiri.
«Oh, eccoti. Ho parlato con tuo fratello, prima»
«Si, lo so» risposi seccata.
«Immagino che non sia qui»
«Giusto»
«Quindi puoi dirmi tutto, senza temere che gli altri facciano storie, posso far finta di non sapere nulla»
«No, non posso. Non sono gli altri ad impedirmelo»
«Fidati di me, io oggi mi sono fidato quando mi hai salvato da quella... donna, ora tocca a te»
«Te lo già detto prima, non posso! Ora, va via!» dissi, molto irritata.
Lui annuì, nello sguardo colsi una punta di dispiacere «Ok, se è questo che vuoi» rispose secco, detto ciò si girò e se ne andò.
Non feci nulla per fermarlo, era meglio così, anche se il mio cuore diceva altro.
Mi riaccostai all'albero di prima, lasciandomi scivolare contro la corteccia, fino a sedermi sul terreno umido, con la schiena appoggiata al tronco, le ginocchia al petto e la testa appoggiata ad esse.
Perché doveva essere tutto così complicato?
Forse iniziai a piangere e forse mi addormentai, non lo sapevo di preciso. Sapevo solo che adesso il mio migliore amico, che prima era innamorato di me, mi odiava perché non potevo rivelargli la mia natura.

Forse caddi in un sonno profondo, o forse svenni, comunque non sentì le braccia forti, dure, fredde e con un odore troppo dolce che mi prendevano in braccio e mi portavano via.

I Cullen e i Quileutes 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora