16. Un'altra "missione di spionaggio"

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Uscì dalla scuola, diretta nel portico. Era l'ora di pranzo, quindi avevamo circa un'ora libera. Finalmente.
Raggiunsi in fretta una panchina e mi ci sedetti, non avevo fame.
«Non vieni a mangiare?»
«No, Andre» risposi ad Andrea che mi stava venendo incontro.
«Non hai fame?» chiese sedendosi di fianco a me.
Lo guardai come per dire "ovvio" «Se non sto mangiando forse c'è un motivo... Tu, invece, dovresti andare a mangiare»
«Nah, basta col cibo schifoso della mensa» disse tirando fuori dalla cartella un panino.
Mi misi a ridere. Menomale che volevo starmene da sola. Oggi avvertivo un qualche brutto presentimento, come se potesse succedere qualcosa di brutto da un momento all'altro.
«Ne vuoi un pezzo?» mi chiese portandomi metà del panino al prosciutto.
«No, grazie» risposi, anche se il mio stomaco diceva tutt'altro. Ieri a cena avevo mangiato -più o meno- un cervo quando ero andata a caccia costretta da Alice e Rosalie. In realtà non avevo mangiato l'intero cervo, solo una minima parte, quindi ora avevo fame.
«Lo so che lo vuoi...» continuò Andrea con metà panino in mano.
Sospirai irritata e accettai il cibo. Iniziai a mangiare e, beh, era buono. Però avevo comunque quello strano presentimento, tipo come se Victoria potesse arrivare da un momento all'altro oppure come se Jacob ed Edward o qualsiasi altro licantropo e vampiro potessero scatenare una battaglia entro pochi secondi. Perché avevo questa sensazione? Non lo so, forse il mio sesto senso deve fare una sosta dal meccanico per farsi riparare.
Andrea passò un dito sul contorno ovale del tatuaggio del branco. «Fa male fare un tatuaggio?»
«Più o meno»
«Perché lo hai fatto?»
«Storia lunga»
«Perché i tuoi genitori hanno acconsentito?»
Alzai le spalle «Sono gentili»
«Perché è lo stesso che hanno alcuni ragazzi della riserva degli indiani?»
«Storia lunga»
«Fai parte di qualche setta segreta?»
Lo guardai male «No»
«Intendete assassinare il presidente?»
«Intendo non risponderti»
Lui ridacchiò e smise di farmi domande.

Una moto passò ad alta velocità sulla strada poco trafficata. Il suono che emetteva era molto simile a quello della moto di Jacob... no, è impossibile, sa che Bella ha lezione adesso e anche lui dovrebbe essere a scuola.
Sicuramente quest'ansia era dovuta allo stress che creavano le "visite" di Victoria.
Andrea richiamò la mia attenzione toccandomi la spalla destra. Mi girai verso di lui «Che c'è?»
«Penso che tua sorella ti voglia» disse indicando Rosalie.
Rosalie?! Era davvero cambiata, tempo fa non sarebbe proprio venuta a parlarmi -probabilmente di cose importanti- a scuola.
Mi alzai e mi avvicinai alla vampira bionda «Che c'è?» le chiesi appena arrivai.
«Alice mi ha chiamata e mi ha detto di venire da te»
«Cosa vuole?»
«Devi controllare Bella»
«Di nuovo?! C'è lei al liceo, non io»
«Shh! Abbassa la voce, poi l'umano sente» disse tirando una breve occhiata ad Andrea.
«Mh. Comunque, perché devo andare da Bella se ci siete voi?»
«È alla riserva»
«Cosa?!»
«Abbassa la voce!» sussurrò arrabbiata «Si, è alla riserva col cane»
«Aspetta... Jake è venuto in moto?»
«Si, probabile»
«Allora prima... ops»
«Ops? Cosa hai fatto»
«Prima ho sentito il rumore della moto di Jacob, ma non pensavo fosse la moto di Jacob»
«Avresti potuto fermarli...»
«Si, probabile»
«Adesso vai alla riserva»
Sbuffai «Ho scuola, non posso»
«Ti serve un'autorizzazione? Sono maggiorenne»
«No, grazie. Porto domani la giustifica... ma poi, perché non possiamo lasciare Bella tranquilla? Tanto li è al sicuro quanto qui»
«Edward non si fida, lo sai»
«E ci rimettiamo noi...»
«Adesso non fare tutte queste storie, vai alla riserva»
«Esigo almeno un passaggio fino al confine»
«Ok, però sbrigati»
Sbuffai e tornai alla panchina, intanto Rosalie tornava alla sua macchina e metteva in moto il motore.
«Cosa voleva?»
«Niente di importante» risposi prendendo lo zaino.
«Dove vai?»
«Se qualcuno te lo chiede: sono stata male, ok?»
Lui annuì poco convinto.
«Grazie»
Mi diressi velocemente verso la cabriolet e ci salì sopra.
In poco tempo eravamo al confine, lo si sentiva dal cambio di odore presente nell'aria.
«Buona fortuna» mi disse Rosalie.
«Non è una missione segreta. È perlopiù noioso seguire quei due» risposi addentrandomi nel territorio dei licantropi. Avevo lasciato lo zaino a Rosalie e mi ero appena accorta di aver lasciato il telefono dentro allo zaino. Quindi non potevo neanche giocare per passare il tempo! Che sfiga...

I Cullen e i Quileutes 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora