5. Lievi litigi

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«Vorremmo adottarti» mi disse Carlisle.
«Cosa? Davvero?» ok, questa non me l'aspettavo.
«Si, certo» disse onestamente Esme.
«Ok, ma... perché?» ok, magari volevano avere una figlia adolescente, ma perché proprio ora?
«Beh, per svariati motivi...» disse Carlisle.
Feci un cenno con la mano, per dirgli di andare avanti con la spiegazione.
«Non dovremmo cercare delle scuse arzigogolate in caso che ci siano delle complicazioni "non umane", non dovresti trasferirti con gli Smitterson e poi, in caso che dovessi saltare dei giorni di scuola, non dovresti spiegare il perché agli Smitterson»
«Mh, si, ottime ragioni, Carlisle» dissi io «Però penso che vi siate dimenticati la cosa più importante: io già dei genitori adottivi, non penso che mi lasceranno. Anche se lo spero»
Carlisle ed Esme ridacchiarono «È vero» disse lui «Però in qualche modo riusciremo a convincerli...»
Mi ricordai del potere persuasivo che si generava associando al talento di Jasper la capacità diplomatica di Carlisle, che nasceva con le giuste parole.
«Beh, buona fortuna. Non penso che sarà facile abbindolare gli Smitterson» dissi io.
Ero molto felice di avere la possibilità di abbandonare quei due umani mezzi pazzi e poter entrare in una famiglia di miei simili.
«Ci riusciremo» mi disse Esme.
«Beh, se Alice ne è sicura, mi fido» risposi.

Era passata una settimana da quando Esme e Carlisle mi avevano fatto quella proposta e, ovviamente, l'alleanza Carlisle-Jasper aveva vinto ancora una volta contro il duo Thomas-Eva.
Quindi...: si, dopo tutti quei processi lunghissimi sarei diventata l'ennesima figlia adottiva di Esme e Carlisle. E quindi: si, avrei avuto tre fratelli e due sorelle, tutti e cinque vampiri, più due genitori fin troppo giovani, anch'essi vampiri.
Che bello abitare in una casa di vampiri, che puzza di vampiro e non sopportare quell'odore dolce, ma così dolce da far venire il diabete! Yeah! Pensai con tono sarcastico nel mentre che salivo sulla Cabriolet di Rosalie.
Aspetta un attimo... CABRIOLET DI ROSALIE?!
Oh my god. Omg o quello che è. Rosalie Hale si è permessa di prendere (e guidare) la sua macchina per portarmi a scuola?! Domani nevica vino... pensai, stupita da quel gesto strano.
«Perché la Cabriolet?» chiesi.
«Non posso usare la mia macchina?» mi rispose la bionda, acida come sempre.
Alzai gli occhi al cielo.
«Non mi andava di prendere la Jeep e, dato che sti due scansafatiche qua dietro non hanno una macchina, Rose si è gentilmente offerta di guidare la sua macchina» mi spiegò Emmett, alludendo -col termine "scansafatiche qua dietro"- a Jasper ed Alice.
«Stai iniziando ad apprezzare i licantropi, eh, Rosalie?» le chiesi.
«Sarei tentata di inchiodare e di mollarti qui, cane» mi rispose lei.
«Non sarebbe un problema» risposi alzando le spalle. Potevo ancora farmela a piedi.
«E se ti investissi?»
«Beh, in quel caso si» le risposi.

Poco dopo arrivammo in città e una moto nera che conoscevo fin troppo bene ci superò a tutta velocità.
«Jacob?» dissi stupita, guardando la moto con lui sopra che si allontanava veloce.
«Stupido cane pirata della strada...» mormorò la bionda.
«Rosalie, seguilo, per piacere. Voglio vedere che vuole fare» le dissi gentilmente.
«Con piacere, almeno potrò ucciderlo con le mie stesse mani. Soprattutto se mi ha rigato l'auto» ok, Rosalie era isterica come sempre.
Secondo me, al contrario di ciò che si dice, le vampire possono avere il ciclo (così come le licantrope), Rosalie e Leah erano una prova vivente...
Jacob si fermò nel parcheggio della Forks High School, la scuola superiore del paese.
Rosalie parcheggiò mentre Edward usciva imbufalito dalla sua Volvo, seguito da Bella.
Il licantropo si diresse verso di loro, mentre tutti gli studenti della scuola si assemblavano li intorno per assistere alla rissa che si sarebbe potuta creare. Si vedeva come Jacob ed Edward si odiavano. Beh, d'altronde erano un licantropo ed un vampiro che puntavano alla stessa ragazza umana.
Jacob si irrigidì quando vide arrivare Edward e Bella, mano nella mano.
Noialtri rimanemmo in disparte, vicino alla Cabriolet.
«So già cosa sei venuto a dire» ricordò Edward a Jacob, usando un tono di voce basso per non farsi sentire dagli umani impiccioni. «Messaggio ricevuto. Consideraci avvisati»
«Avvisati?» chiese Bella «Di cosa state parlando?»
«Non gliel'hai detto?» domandò Jacob stupito «Che c'è, avevi paura che si schierasse con noi?»
«Piantala Jacob, per favore» disse Edward impassibile.
«Perché?» lo sfidò il licantropo.
Perché sennò ti stacca la testa. Sta zitto e torna alla riserva. Gli dissi mentalmente.
«Cos'è che non so? Edward?» chiese una Bella confusa.
Edward fulminò con lo sguardo Jacob, senza rispondere a Bella.
Lei allora chiese a Jake «Jake?»
Lui la guardò di sottecchi.
Non dirle nulla! Ribadì a Jacob.
Lui non mi ascoltò nemmeno «Non ti ha raccontato che il suo grande... "fratello" ha passato il confine sabato sera?» poi aggiunse, guardando Edward e lanciandomi un'occhiata per un secondo «Paul era nel pieno diritto di...»
«Era terra di nessuno!» sibilò Edward.
In realtà era territorio dei licantropi ed Edward lo sapeva bene, così come tutti noi.
«No!» disse Jacob, visibilmente alterato. Gli tremavano abbastanza le mani. Scosse la testa e respirò a fondo.
«Emmett e Paul?» sussurrò Bella «Cos'è successo? Hanno combattuto? Perché? Paul è ferito?»
«Non c'è stato nessun combattimento» disse Edward, tranquillo «Non si è ferito nessuno. Non farti prendere dall'ansia»
«In realtà io e Paul avremmo lottato...» borbottai a bassa voce.
Jacob osservava Edward con sguardo incredulo «Non le hai detto un bel niente, vero? Ecco perché l'hai portata via! Per non farle sapere che...»
«Ora vattene!» disse Edward interrompendolo a metà frase. Fulminò Jacob con uno sguardo carico d'odio e in quell'istante sembrarono davvero un vampiro ed un licantropo, non i due semplici ragazzi che fingevano di essere.
«Non dovremmo fare qualcosa?» chiesi preoccupata ai miei futuri fratelli e sorelle.
«No, lasciamoli giocare ancora un po'» mi rispose Emmett.
Jacob alzò le sopracciglia «Perché non glielo hai detto?»
Dopo qualche istante di silenzio -dove la massa di studenti attorno ad Edward, Bella e Jacob aumentò esponenzialmente- Bella parlò con voce strozzata «È tornata a cercarmi»
Edward la strinse forte e le accarezzò il viso. Bleah, momento troppo dolce... «Va tutto bene» le sussurrò il vampiro «Va tutto bene. Non le permetterò mai di avvicinarsi, non preoccuparti» poi fulminò Jacob con lo sguardo «Questa risposta è sufficiente alla tua domanda, randagio?»
«Non credi che Bella abbia il diritto di sapere?» lo incalzò Jacob «È la sua vita»
Edward abbassò il tono, dovetti concentrarmi e leggere il labiale per capirci qualcosa, pur avendo un super udito «Perché dovrebbe essere preoccupata, se non è mai stata in pericolo?»
«Meglio una preoccupazione che una bugia» rispose Jacob.
«Credi davvero che tormentarla sia meglio di proteggerla?» mormorò Edward.
«È più forte di quanto credi e ne ha passate di peggiori» decretò Jacob.
Poi Jacob cambiò espressione e si mise a guardare dritto negli occhi il vampiro, era passato alla modalità perfida. Stava pensando a com'era Bella dopo che il vampiro se n'era andato e di come lui l'avesse fatta tornare "normale".
Edward contrasse i muscoli, sapendo tutto ciò, soprattutto saperlo dalla mente di Jacob che arricchiva tutte le immagini con dei commenti personali anche pesanti non era il massimo.
«Molto divertente» disse Jacob ridendo, mentre osservava Edward.
«Cosa gli stai facendo?» domandò Bella.
«Non è niente, Bella» rispose Edward pacato «Jacob ha soltanto una buona memoria, tutto qui»
Jacob sorrise ed Edward rabbrividì di nuovo.
«Basta! Qualunque cosa tu stia facendo, finiscila» sbottò Bella.
«Certo, se vuoi» rispose Jacob alzando le spalle «Comunque è soltanto colpa sua se i miei ricordi non gli piacciono»
«Il preside sta arrivando a controllare chi è ancora in giro» mormorò Edward «Andiamo a inglese, Bella, così non ti darà noia»
«Iperprotettivo, eh?» chiese Jacob a Bella «Qualche problemino rende la vita divertente. Fammi indovinare, scommetto che non hai il permesso di divertirti, vero?»
Lo sguardo di Edward si riempì di rabbia e tese le labbra, scoprendo lentamente i denti.
«Siete sicuri che non dobbiamo fare nulla?» richiesi preoccupata.
«Tranquilla, non arriveranno a lottare» mi rassicurò Jasper.
«Sicuro?»
«Sicurissimo. Edward non perderebbe mai il controllo davanti ad un pubblico così numeroso... non mi fido solamente del controllo del licantropo. Ma comunque ci sono sempre io, potrei calmarli, se volessi e se servisse»
«Se ne siete così convinti...» dissi, per niente confortata dalle parole di Jasper.
«Chiudi il becco, Jake» disse Bella, mentre io parlavo con gli altri.
Jacob rise «Mi suona come un "no". Ehi, vieni a trovarmi, se ti torna la voglia di avere una vita. Ho ancora la tua moto nel garage»
«Avresti dovuto venderla, hai promesso a Charlie che l'avresti venduta» gli disse Bella.
«Si, è vero. Ma come potrei? È tua, non mia. Comunque, me la terrò stretta finché non la rivorrai»
«Jake...» sussurró Bella.
«Credo di essermi sbagliato; voglio dire, sul fatto che non possiamo essere amici. Forse ce la possiamo fare, dentro ai miei confini. Vieni a trovarmi»
«Io... beh... non lo so, Jake»
«Mi manchi, Bella. Sento la tua mancanza tutti i giorni. Non è lo stesso senza di te»
«Lo so e mi dispiace, Jake, io...»
Lui scosse la testa e sospirò «Lo so. Non importa, ok? Non morirò di certo, figuriamoci. Tanto a che servono gli amici?»
Lanciai una breve occhiata ad Edward che era impassibile e calmo.

«Ok, tutti in classe» tuonò la voce di uomo abbastanza vecchiotto, abbastanza grassottello e con due occhi piccoli e furiosi. Ah, si, era il presidente della Forks High School, nonché delle medie dopo che il vecchio preside se n'era andato in pensione. «Si muova, signor Crowley» continuò il tizio appena arrivato.
«Torna a scuola, Jake» sussurrò Bella ansiosa.
Edward lasciò andare Bella, continuando però a tenerle la mano.
Il preside, che se mi ricordavo bene era il signor Greene, entrò nel cerchio degli spettatori.
«Forse non mi sono spiegato» minacciò «Punizione per chiunque sarà ancora qui quando torno»
L'adunata del pubblico si sciolse molto velocemente.
«Ah, signor Cullen. C'è qualche problema?» chiese il preside ad Edward.
«Assolutamente no, signor Greene. Stavamo giusto andando in classe»
«Benissimo. Non mi sembra di conoscere il suo amico» rispose spostando lo sguardo su Jacob «Lei è un nostro nuovo studente?»
«Negativo» rispose Jacob con un sorrisetto compiaciuto.
«In questo caso, giovanotto, le suggerisco di allontanarsi dalla struttura scolastica immediatamente, prima che chiami la polizia»
Jacob si trattenne dal ridere, immaginando Charlie che lo arrestava «Si, signore» disse salendo sulla moto. La avviò li, sul marciapiede. Il motore ringhiò e gli pneumatici stridettero mentre mentre girava la moto con un gesto aggressivo e sgommava via.
«Signor Cullen, mi aspetto che dica al suo amico di trattenersi dall'entrare di nuovo» disse il preside, abbastanza arrabbiato.
«Non è un mio amico, signor Greene, ma trasmetterò il suo avviso»
«Bene, se c'è qualcosa che la preoccupa, sarò lieto di...»
«Non c'è niente di cui preoccuparsi, signor Greene. Non ci sarà alcun problema»
«Spero sia vero. Bene, allora. Tornate in classe. Anche lei, signorina Swan»
Edward annuì e la trascinò svelto verso una classe.
Nel mentre io mi dileguai velocemente, per evitare di arrivare in ritardo.
Corsi fino alla mia aula ma la lezione di tecnologia era già iniziata da circa venti minuti.
Ora sono morta. Pensai, domani avrei dovuto portare una giustificazione firmata dagli Smitterson... bene, dovevo inventarmi un'altra scusa per giustificare il ritardo..
Entrai, sperando che la prof non fosse in classe -in realtà avevo già sentito la sua voce stridula, ma speravo che fosse appena stata rapita dagli alieni o da dei serial killer, oppure che fosse saltata giù dalla finestra perché le stavano rubando l'auto-.
«Oh, alla buon'ora...» disse la professoressa. Era alta, un pochetto grassa, capelli ricci, lunghi e rossi, occhi marroni, voce stridula e capacità di farti annoiare a morte e di mettere una nota per colpa del ronzio di una mosca che disturbava la lezione. Vestiva spesso di nero, con vestiti quasi trasparenti e spesso fin troppo corti che lasciavano vedere un bel po' di trippa e tacchi moooooooolto alti (che nemmeno una maniaca della moda come Alice si sarebbe comprata).
«Scusi il ritardo» dissi dirigendomi velocemente verso il banco.
«Hai la giustifica?»
«No, gliela porto domani»
«Non la porti a me, ma semmai al professore di storia che avete domani alla prima ora» precisò controllando l'orario sul registro.
«Si, giusto, scusi»
Ecco. Mi ero dimenticata di dire che era fin troppo precisa, tendeva a correggerti per ogni minima cosa.

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Dopo qualche giorno dalla proposta di Esme e Carlisle, la faccenda dell'adozione era praticamente finita. Entro poco sarei sata ufficialmente parte dei Cullen.
Tutti in città -ma soprattutto a scuola- iniziavano a guardarmi in modo diverso perché, ovviamente, la notizia della mia adozione era volata di bocca in bocca più veloce di un jet.
Che bella cosa i paesini... [ovviamente era sarcastico, signori/e lettori/lettrici].
Però almeno c'era anche la parte bella, ovvero: non avrei più avuto gli Smitterson tra i piedi! Addio stupida famiglia umana!

I Cullen e i Quileutes 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora