11. Spiegazioni

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Mi risvegliai nella tenda, era ancora presto: le 7.00 A.M., la sveglia ufficiale era alle 8.00, avevo ancora un po' di tempo per farmi un giro nel bosco e schiarirmi le idee.
Uscì dalla tenda e rabbrividì al primo contatto con l'aria gelida del mattino.
Indossavo ancora la felpa della sera precedente.
Non capivo com'ero finita nella tenda, non pensavo di esserci tornata io.
Misi le mani nelle tasche della felpa grigia che indossavo, mentre mi incamminavo verso il bosco.
Nella tasca sinistra c'era qualcosa di carta, lo tirai fuori: era un biglietto. Decisi di aprirlo e di leggerlo, mentre raggiungevo indisturbata il limitare del campo.

Alice ti ha "vista" litigare con il tuo amico e mi sono sentito in dovere di venire. Ho visto la parte finale del discorso, dopo che Emmett ha provato ad aiutarti.
Dopo averti riportata alla tenda ho parlato con Andrea e gli ho rivelato alcune cose. Ora, però, tocca a te parlarci.
Evita di rivelare troppo, meglio lasciar stare l'ira dei Volturi per un po', però digli ciò che serve (alcune cose le saprà già).
Non preoccuparti di ciò che dirà, sono sicuro che saprà accettarti anche se sei un licantropo-vampiro.

Riconobbi subito la calligrafia elegante di Carlisle.
Seguendo l'odore di Andrea mi ritrovai vicino ad un piccolo spiazzo tra gli alberi. Lui era sdraiato a terra con la schiena appoggiata ad una roccia. Stava leggendo il suo libro preferito. Mentre i raggi del sole facevano risplendere la copertina azzurra -rovinata dal tempo e dalle varie letture- osservai il drago blu come uno zaffiro, che albergava sotto il titolo bianco: Eragon.
Non sapevo se andargli a parlare oppure no.
Rilessi altre due o tre volte il biglietto di Carlisle, ormai sapevo a memoria cosa c'era scritto. Rimisi il foglietto stropicciato in tasca, feci un bel respiro e andai silenziosamente da Andrea.
In questo momento Jasper sarebbe molto utile. Pensai.
«Cosa ti ha detto Carlisle?» gli chiesi.
Andrea chiuse il libro, guardandomi. Ero davanti a lui. Gli si illuminarono gli occhi vedendomi.
Ripetei la domanda con un tono freddo.
Lui abbassò lo sguardo e mi rispose, calmo «Niente di che. Solo che voi, ovviamente, non siete umani. Che potete essere molto pericolosi -come quella donna dai capelli rossi- e che quindi non devo chiederti di rivelarmi tutti i vostri segreti, perché tu lo faresti, ma non puoi per una vostra legge che tutela la segretezza della vostra... specie»
Carlisle gli ha già detto tutto. Che devo fare io? Mi chiesi. «Bene» dissi «Quindi, scusa ma non posso dirti nulla su di me. Dimentica quella donna» che prima o poi uccideremo...
«Non c'è qualcosa che non mi riveli cosa sei, ma che mi introduca un po' di più al tuo mondo?» come fare per resistere al sorriso angelico con il quale mi guardava?
«Forse. Ma tu non dovresti far parte del mio mondo, è troppo pericoloso per un umano»
Lui annuì «Ok. Facciamo un patto?» lo guardai incuriosita e lui continuò «Se c'è qualcosa che puoi dirmi, senza violare la legge, sarei felice di saperla e, se c'è qualcosa che vorrei sapere ma che tu non puoi dirmi, non insisterò per saperla. Ok?» alzò la mano destra, come se fosse un patto molto importante.
Io gliela strinsi ridendo e lui, con uno sguardo furbetto, mi attirò verso di se, facendomi cadere su di lui.
«Sei impazzito?!» gli urlai in faccia, spostandomi da quella situazione imbarazzante.
«No, perché?»
Lo guardai male e lui fece un mezzo sorriso.
Mi sedetti accanto a lui, con la schiena appoggiata alla fresca roccia. Adocchiai il libro e lo presi, per cambiare discorso. Aprì il romanzo alla pagina segnata dal segnalibro, probabilmente Andrea era arrivato qui a leggere. Lessi le poche righe della pagina a sinistra che segnavano la fine del capitolo ed intuì già dalle prime parole cosa stava accadendo:

Una strana luce risplendette negli occhi di Brom. Si gettò davanti a Eragon, la bocca socchiusa in un ringhio muto. Il pugnale lo colpì con un tonfo sommesso, e il vecchio crollò riverso a terra. La testa gli ricadde di lato.
«No!» gridò Eragon, nonostante il dolore al fianco che lo costringeva a restare piegato in due. Udì dei passi, ma i suoi occhi si chiusero e perse di nuovo i sensi.

Era la morte di Brom. «Oh, questa è la parte più triste» dissi, sperando di sviare la conversione su licantropi e vampiri su qualche altro argomento.
«Secondo me è più triste la morte di Glaeder ed Oromis» rispose lui.
Esultai internamente, il mio piano stava funzionando!
«Comunque abbiamo tutto il tempo per parlare di Eragon, perché non mi dici qualcosa di te?» mi chiese.
Ok, il mio piano era appena fallito...
«Mi chiamo Chiara, abito dai Cullen...» iniziai a dire.
Lui mi interruppe «Spiritosa... dai, ci sarà qualcosa di non molto rilevante che puoi dirmi...»
Io scossi la testa, negando la sua affermazione.
«Tipo: cosa siete, precisamente?»
«Non umani»
Andrea alzò gli occhi al cielo «Più precisamente?»
«Non posso»
«Solo tu e i Cullen siete diversi oppure c'entrano anche quelli di La Push?»
Lo guardai allibita.
«Beh, si, quei ragazzi sono così alti, forti, muscolosi... sembrano dopati»
«Ti assicuro che non lo sono» dissi ridendo.
«E non sono umani, vero?»
«Non posso dirtelo»
«Beh, immagino che alcuni umani ci siano, però quei ragazzi che sembrano dopati sicuramente sono... particolari. Tipo quel Jacob Black»
«Conosci Jake?» gli chiesi stupita.
«No, però tutti sanno chi è da quando è andato a fare una visita a tuo fratello Edward alla Forks High School»
«E come fai tu a sapere di questo fatto? Non facciamo mica la Forks High School»
«Però questo è un piccolo paesino e i pettegolezzi corrono veloci»
«Giusto...» ecco ciò che odiavo dei paesini: chiunque sapeva tutto di tutti.
«Scommetto che c'è qualcosa che puoi dirmi senza rivelarmi tutto»
«Tipo che non dovresti irritarmi continuando a chiedermi ciò al quale non posso risponderti perché potrei ucciderti con una sola mano?»
«Esagerata...»
Mi alzai in piedi e poggiai la mano destra sulla roccia, feci una lieve pressione frantumando la pietra sotto il mio palmo.
Andrea mi guardò stupito.
Tolsi la mano, facendogli vedere che sulla roccia era rimasta impressa l'impronta del mio palmo. «Chi era esagerato?» gli chiesi sarcastica mentre spaccavo altre parti di roccia, in modo da camuffare la mia impronta facendolo sembrare come una rottura naturale.
Dopo qualche secondo mi allontanai, soddisfatta della mia opera.
«Ehm... wow?» disse Andrea, ancora senza parole.

Per altri dieci minuti, circa, Andrea cercò di estrapolarmi altre informazioni "off limits".
Alla fine capì che era una battaglia persa e si arrese.
«Allora, di che parliamo? Abbiamo ancora cinque minuti prima che sia ora di andare con gli altri» disse guardando il suo orologio.
«Trova un argomento di conversazione» gli dissi, comodamente seduta vicino alla grande roccia.
«Un qualche aiutino?» disse avvicinandosi un po' troppo a me.
Mi allontanai un po' «No, no. Seriamente, sarebbe pericoloso se ti mettessi con me»
«Ma...»
Lo zittì con uno sguardo e, fortunatamente, in quel momento sentì arrivare Brian ed Alexis.
«Ricomponiti, abbiamo visite» gli dissi alzandomi ed allontanandomi abbastanza da lui. Meglio non scatenare dei pettegolezzi che dicevano che io e lui stavamo insieme, perché non era assolutamente vero.
«Ma io non vedo...» iniziò a dire lui, gli feci cenno di aspettare un attimo.
Dopo uno o due minuti Alexis e Brian sbucarono dal sentiero che partiva dal campo e sfociava nella minuscola radura.
«Ah, eccovi qui!» ci disse Brian, felice «Tra poco c'è colazione, venite?»
«Arriviamo» disse Andrea alzandosi e prendendo il libro.
«Cosa facevate qui, tutti soli?» ci chiese Alexis con uno sguardo indagatore.
Risposi con un'altra domanda «E voi due? Perché vi tenete per mano?»
Alexis e Brian arrossirono e si allontanarono immediatamente.
Io ed Andrea ci mettemmo a ridere e ci incamminammo verso il campo, seguiti dagli altri due.

Fortunatamente mancavano solo più due giorni -compreso oggi- alla fine di questa gita. Non vedevo l'ora di tornare alla mia solita routine quotidiana e di poter far pagare a Victoria la sua visita.
Un ringhio minacciò di salirmi su per la gola, appena iniziai a pensare a quella vipera dai capelli rossi e alle mie fauci che si chiudevano sulla sua gola, con le zampe che la tenevano ancorata a terra.
Dovetti costringermi a pensare ad altro, era meglio se evitavo di ringhiare o di trasformarmi.

I Cullen e i Quileutes 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora