15. La storia di Rosalie Hale (parte 2)

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«Avevo trascorso la serata a casa di Vera» sussurrò Rosalie «Il suo piccolo Henry era adorabile, tutto smorfie e fossette, già stava in piedi da solo. Quando me ne andai, Vera mi accompagnò alla porta, con il bambino in braccio e il marito accanto che le cingeva la vita. Lui la baciò sulla guancia in un momento in cui pensava non stessi guardando. Provai fastidio. Quando Royce mi baciava non era la stessa cosa: non era così dolce. Misi da parte quel pensiero. Royce era il mio principe. Un giorno sarei diventata regina.
Per strada era buio, i lampioni erano già accesi. Non mi ero resa conto di quanto fosse tardi. Faceva anche freddo. Molto freddo per essere fine aprile. Mancava solo una settimana al matrimonio e mentre tornavo in fretta a casa pensavo preoccupata al tempo. Lo ricordo chiaramente. Ricordo ogni dettaglio di quella notte. Mi ci sono tenuta stretta... all'inizio. Non pensavo ad altro. Perciò la ricordo ancora, mentre altre memorie piacevoli sono svanite del tutto...» sospirò e riprese sussurrando «Si, mi stavo preoccupando del tempo... non volevo celebrare il matrimonio al chiuso... ero a pochi passi da casa quando li udii. Un capanello di uomini che ridevano chiassosi sotto un lampione rotto. Ubriachi.
Avrei dovuto chiamare mio padre per farmi scortare fino a casa, ma la distanza era così breve che mi sembrava stupido.
Poi lui urlò il mio nome.
"Rose!", strillò e gli altri risero come degli stupidi. Non avevo notato che gli ubriaconi erano tutti molto ben vestiti. Erano Royce e certi suoi amici, altri rampolli come lui.
"Ecco la mia Rose", grido Royce e rise con loro. Anche lui sembrava uno stupido. "Sei in ritardo. Abbiamo freddo. Ci hai fatto aspettare tanto". Non l'avevo mai visto bere prima. Un brindisi ogni tanto, alle feste. Mi aveva detto che non amava champagne. Non avevo capito che era perché preferiva cose più forti. Con lui c'era uno sconosciuto. L'amico di un amico, venuto da Atlanta.
"Cosa ti ho detto, John" esultò Royce, stringendomi il braccio e tirandomi verso di sè»
Nella mente di Rosalie il ricordo era molto vivo, mi sembrava quasi di star vivendo io stessa quella scena, provando lo stesso terrore della vampira che ora sedeva accanto a me sul letto.
«"Non è forse più attraente di tutte le tue bellezze della Georgia?". Questo John aveva i capelli neri ed era molto abbronzato. Mi guardava come fossi un cavallo da comprare.
"Difficile da dire" rispose strascicando lentamente le parole "È tutta coperta". Risero tutti, anche Royce. Di colpo, Royce mi strappò la giacca di dosso -era un suo regalo- facendo saltare i bottoni metallici che si sparpagliarono sulla strada.
"Fa vedere come sei fatta, Rose!", rise di nuovo e mi tolse via il cappello. Le forcine mi strapparono i capelli, scoppiai in lacrime dal dolore. Sembrava che godessero... del suono del mio dolore...»
Probabilmente se fossi stata in forma umana sarei impallidita di fronte a quella storia, sentivo vivamente il dolore e la paura che aveva provato. Uscì di scatto dalla mente di Rosalie, era troppo per me. Emisi un flebile ringhio al pensiero di quel Royce King, non lo trovavo più molto tenero; se fossi stata lì gli avrei staccato la testa e lo avrei ridotto in così tanti pezzettini che neanche un genio dei puzzle avrebbe saputo ricomporre.
Rosalie guardò all'improvviso Bella, lanciando una breve occhiata anche a me «Ti risparmio il resto. Mi lasciarono per strada che ancora ridevano. Pensavano fossi morta. Provocavano Royce dicendogli che avrebbe dovuto trovare un'altra moglie. Lui rideva, e diceva che avrebbe dovuto imparare ad essere più paziente.
Io, per strada, aspettavo di morire. Faceva freddo, ma stavo così male che mi sorpresi di riuscire a sentirlo. Cominciò a nevicare; mi chiesi perché non morivo. Non vedevo l'ora che arrivasse la morte, per far cessare il dolore. Ci voleva così tanto... a quel punto mi trovò Carlisle. Aveva sentito l'odore di sangue ed era venuto a controllare. Ricordo di essermi sentita vagamente infastidita mentre cercava di salvarmi la vita. Il dottor Cullen non mi era mai piaciuto, e neanche sua moglie e suo fratello -così si presentava Edward, all'epoca-. Mi irritava che fossero tutti più belli di me, specialmente gli uomini. Ma non facevano vita sociale, perciò li avevo incrociati solo una o due volte. Pensai di essere morta quando mi sollevò da terra e si mise a correre. Era velocissimo, mi sembrava di volare. Mi ricordo un senso d'orrore, perché il dolore non si placava...
Poi mi ritrovai in una stanza luminosa e calda. Stavo per spegermi... ne ero lieta, perché il dolore si stava alleviando. Ma all'improvviso sentì qualcosa di affilato tagliarmi la gola, i polsi, le caviglie. Gridai, nel panico, certa che mi avesse portata lì per farmi ancora più male. Poi il fuoco iniziò a bruciarmi dentro e non mi preoccupai più di niente. Lo implorai di uccidermi. Quando Esme ed Edward tornarono a casa, pregai anche loro di uccidermi. Carlisle restò a guardarmi. Mi prese la mano, mi disse che gli dispiaceva molto, che sarebbe finita presto. Mi raccontò tutto; riuscivo ad ascoltare solo a tratti. Mi spiegò che cos'era lui, e che cosa stavo diventando. Non gli credetti. A ogni mio grido, chiedeva scusa.
Edward non era contento. Ricordo che li sentì parlare di me, quando finalmente smisi di urlare. A quel punto, urlare, non serviva a niente.
"Cosa ti è saltato in mente, Carlisle?" diceva Edward "Rosalie Hale?"» Rosalie imitava molto bene il tono irritato di Edward. «Non mi andava il modo in cui pronunciava il mio nome, come se in me ci fosse qualcosa che non andava.
"Non potevo lasciarla morire" rispose Carlisle tranquillo. "Era troppo... troppo orribile, uno scempio tremendo".
"Lo so" rispose Edward, come se volesse liquidare la faccenda. La cosa m'irritò. Allora ignoravo che lui sapeva tutto ciò che Carlisle aveva visto.
"Era uno scempio, non potevo lasciarla lì" ripeté Carlisle in un sussurro.
"Certo che no" annuì Esme.
"Con tutta la gente che muore" commentò Edward con voce dura. "A ogni modo, non ti pare sia un po' troppo riconoscibile? I King attraverseranno mari e monti per ritrovarla, anche se nessuno sospetterà di quel maniaco" ruggì. Ero felice che sapessero che il colpevole era Royce. Ancora non capivo che era quasi finita, che stavo diventando più forte e riuscivo a concentrarmi sui loro discorsi. Il dolore iniziava a scivolare via.
"Cosa ne faremo?" chiese Edward con un tono che mi sembrò di disgusto.
Carlisle sospirò "Dipende da lei, ovviamente. Potrebbe volersene andare per conto suo". Gli avevo creduto quanto bastava per sentirmi terrorizzata. Sapevo che la mia vita era finita, che non sarei più tornata indietro. Non potevo sopportare il pensiero di rimanere sola... alla fine il dolore svanì; mi spiegarono di nuovo cos'ero diventata. Questa volta compresi. Sentivo la sete, la pelle dura; vidi i miei brillanti occhi rossi.
Superficiale com'ero, quando scorsi la prima volta la mia immagine riflessa nello specchio, mi sentii meglio. A parte gli occhi, ero la cosa più bella che avessi mai visto» rise tra sé per un attimo «Ci volle un po' di tempo prima che iniziassi ad incolpare la mia bellezza di ciò che era accaduto, perché capissi che era stata una sciagura... per desiderare di essere, non dico brutta, ma normale. Come Vera. Così avrei potuto sposare qualcuno che mi amava e avere dei bei bambini. Era questo ciò che volevo davvero, in fondo. Non mi sembra di aver chiesto troppo» per un attimo rimase in silenzio, poi sorrise e riprese il racconto «Sai, il mio curriculum è pulito quasi come quello di Carlisle. Meglio di Esme. Mille volte meglio di Edward. Non ho mai assaggiato sangue umano»
Esme ha ucciso qualcuno?! La interruppi, non me lo aspettavo.
«Si, due persone quand'era neonata e aveva sete»
Ah...
«Si, lo so, può sembrare strano» mi rispose Rosalie con un sorriso e poi riprese a raccontare.
Adesso sembrava un'altra Rosalie, una più gentile.
«Ho ucciso cinque umani. Se davvero si possono chiamare umani» spiegò, notando la nostra confusione «Ma ho fatto molta attenzione a non succhiarne il sangue. Sapevo che non sarei stata capace di resistere e non volevo che qualcosa di loro mi restasse dentro. Royce l'ho lasciato per ultimo. Speravo che venisse a sapere della morte dei suoi amici e che capisse cosa lo aspettava. Speravo che la paura potesse peggiorare la sua fine. Credo di esserci riuscita. Si era rifugiato dentro una camera senza finestre, dietro una porta spessa come un forziere, sorvegliato da uomini armati, quando lo presi. Ecco, sette omicidi, mi ero dimenticata delle guardie. C'è voluto solo un secondo. Forse ho esagerato con la messinscena. Forse è stata un po' infantile. Indossavo un abito da sposa che avevo rubato per l'occasione. Quando mi vide scoppiò a urlare. Urlò parecchio, quella notte. Fu una buona idea lasciarlo per ultimo. Per me diventava più facile controllarmi, se agivo lentamente...»
Grazie ai pensieri della vampira potevo rivivere vividamente anche questa scena. Sentivo la sua paura, era molto teso e spaventato; l'odore di sangue aleggiava nell'aria, e nel mentre quell'uomo moriva lentamente, così come lui voleva far morire lentamente Rosalie.
Era stata giusta come vendetta, giusta e sadica.
«Scusami» disse Rosalie imbarazzata, parlando con Bella «Ti sto spaventando, vero?»
«Sto bene» mentì Bella.
«Mi sono fatta prendere dai ricordi»
«Non preoccuparti»
«Mi stupisco che Edward non ti abbia raccontato di più su questa storia»
«Non gli piace raccontare le storie altrui. Ha sempre paura di tradire l'intimità degli altri, perché sente molto di più di ciò che vorrebbero fargli sentire»
Rosalie sorrise e scosse la testa «Forse avrei dovuto dargli più credito. È davvero molto corretto, vero?»
«Io penso di si»
«Si, credo proprio di si» poi sospirò «Non sono stata molto corretta con te, Bella. Ti ha spiegato perché? O sono anche queste informazioni riservate?»
«Mi ha detto che è perché sono umana. Perché non ti andava a genio che qualcuno di esterno sapesse»
Rosalie iniziò a ridere e spiegò a Bella che inizialmente la odiava per due motivi.
1) Bella voleva diventare un vampiro quando, secondo Rosalie, aveva già tutto ciò che potesse desiderare ed avrebbe dovuto dire addio a troppe cose;
2) Edward aveva scelto lei invece di Rosalie. Certo, la vampira aveva Emmett, comunque si era stupita che Edward snobbasse tutte -comprese Tanya e le altre ragazze del clan di Denali- e che scegliesse l'umana sfigata.
E ora avevo capito perché Rosalie era sempre così arrabbiata con il mondo: lei sognava una vita umana. Avrebbe desiderato di essere vecchia, avere dei figli e dei nipoti, come la sua amica Vera.

«Ora ti lascio dormire» disse Rosalie alzandosi dal letto. Il suo sguardo si soffermò, appunto, sul letto e radacchiò «So che ti infastidisce che ti abbia rinchiuso così. Ma non trattarlo troppo male quando torna. Ti ama più di quanto tu possa immaginare. Starti lontano lo terrorizza» Rosalie raggiunse la porta, io saltai giù dal letto e zampettai fuori dalla stanza.
«Buonanotte, Bella» disse la vampira chiudendosi la porta alle spalle.
«Buonanotte, Rosalie» sentimmo dire a Bella.
Sei strana, sei come Angel e Bella è come Zampa. Le dissi mente raggiungevo le scale per camera mia.
Rosalie mi guardò confusa, non aveva capito il riferimento ad un classico Disney.
Sospirai e scossi la testa. Emmett passa le serate a guardare i cartoni, dicendo che non c'è nulla in TV, e tu non capisci i riferimenti più famosi... tu hai tutto ciò che gli altri sognano: l'immortalità; e vuoi diventare mortale. Bella che ha tutto ciò che vuoi tu, vuole scambiarlo per essere immortale...
Rosalie alzò le spalle «Forse sono ancora molto superficiale»
Comunque... ben gli sta a quello stupratore maniaco. Le dissi avvicinandomi a lei. Vendetta abbastanza sadica ma giusta. Brava. Allungai la zampa destra, per farmi battere il cinque. Probabilmente lo avrebbe evitato perché ero in forma lupo.
Stranamente Rosalie mi battè il cinque e rise.
Hai bevuto sangue infetto? Sei strana... scherzi, ridi, sei gentile, tocchi un licantropo... stai iniziando ad apprezzare me e gli altri lupi? Chiesi speranzosa.
«Beh, forse te si. D'altronde sei mia sorella. I licantropi non li apprezzerò mai, sono i nostri nemici naturali»
Pian piano lo farai... dissi tornando sulla scala.
«Buonanotte, Chiara» disse Rosalie liquidando in fretta il discorso.
'Notte Rosalie. Dissi salendo la scala e trasformamdomi.

I Cullen e i Quileutes 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora