capitolo 21

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"This is gospel for the fallen ones
locked away in permanent slumber
Assembling their philosophies
from pieces of broken memories."
This is gospel-Panic!At The Disco

Tremare.
Semplici ma incontrollabili,rapide contrazioni muscolari che scuotono il tuo corpo.Non ne capivo il motivo,ma le mie mani non volevano sapere di fermarsi.Cercai di mantenerle salde e decise ma era come parlare al vento.
Non avevo paura di lui,tremavo e basta.
Non gli risposi e riuscì a fermare il flusso del sangue dalle sue nocche tagliate.Alzai la testa cercando di non incontrare i suoi occhi che non mi lasciarono un secondo in pace e piegai la testa di lato.Osservai lo zigomo imbrattato da una macchia violacea per poi allungare lo sguardo sul labbro inferiore tagliato.

-Ci metterò del ghiaccio-sussurrò.

-Forse è la migliore cosa da fare-approvai cercando di mascherare una certa decisione.

Rimisi in ordine la confusione che avevo creato sul pavimento e mi risedetti a terra abbracciando le mie gambe portate al petto.Poggiai il mento sulle ginocchia e fissai un punto nel muro.Percepii il petto martellarmi incessantemente,il suono mi arrivò dritto nelle orecchie.Avevo paura che quello,arrivasse anche alle sue di orecchie,così mi strinsi ancora di più alle mie gambe.In quel momento furono come una sorta di scudo.Il silenzio incombeva in quel piccolo bagno,come nelle altre stanze.
Si mosse e si tolse la felpa di dosso buttandola a fianco a sè.Per la pioggia di pochi minuti fa era interamente bagnata e per questo lasciò le braccia del moro visibilmente umide.

-Non sei nessuno-mormorò.

Voltai lo sguardo sul suo viso.
Il ciuffo bagnato gli ricadeva sulla fronte creando piccoli riccioli.
Si stava riferendo a quello che avevo detto prima di andarmene e lasciarlo steso sul prato.

-Non ha importanza-scossi la testa.

-Tu non dai abbastanza importanza a te stessa-Alzò a sua volta la testa creando uno scambio di sguardi.

Pensai al contrasto netto dei nostri occhi.I miei erano di un marrone insignificante,un color cioccolato ambrato,il marrone di un vecchio tronco d'albero.Un colore che dovrebbe presentarsi caldo,ma che nei miei potevo osservarne uno tiepido.Ecco come li vedevo.Tiepidi.Ne caldi ne freddi.Non avevano un senso,non avevano ne un'inizio ne una fine,non avevano il colore del vissuto e nemmeno quello della voglia di inziare,di intraprendere.Erano una via di mezzo di tutto.Una via che vacillava sulla confusione e non.
Mentre i suoi,avevano una storia scalfita in essi.Scossi la testa tornando alle parole che mi aveva appena detto.Non dai abbastanza importanza a te stessa.Anche se fosse?A chi imporrebbe?
Feci spallucce tornando a torturare un filo dello strappo sul ginocchio dei miei pantaloni neri,che facevano contrasto con le piastrelle bianche del bagno.

-Perché hai detto a Luke che non..-

-Non ha importanza-mi fermò prima di finire la frase.

-Se io non do importanza a me stessa tu non la dai a quello che fai ne tanto meno a quello che dici.So che tutto quello che fai,non lo fai a caso, hai solo il problema di non ammettere il perché-

Detti voce ai miei pensieri come se nulla fosse.Era ciò che pensavo.Lo osservai ed era così.Da semplici gesti puoi capire molto di una persona.

-È difficile-sussurrò flebile.

-Connor molte cose sono difficili,ma è questo forse il bello..se non ci fossero che senso avrebbe vivere nella semplicità e facilità delle cose?Le cose difficili vanno prese come sfide,sfide da vincere-

-Tu sei la sfida più complicata,più di quelle che io stia già affrontando-Soffiò con un tono di voce che assomigliava a quello accusatorio.

Agrottai la fronte,ero confusa e allo stesso tempo sorpresa.Mi sentì quasi in colpa.Non volevo essere un'altro dei suoi problemi,non volevo essere il problema di nessuno.Le nostre voci erano dei sussurri,sussurri che avevano paura di disturbare il silenzio che avvolgeva il tutto e il niente.

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