capitolo 30

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Daughtry-Life after you

Vance Joy-Riptide

Stavo fissando quel maledettissimo telefono da una mezz'ora circa.Era posato di fronte a me,sul pavimento,mentre io ero seduta a gambe incrociate sul tappeto.

Richiamo o no?

Formulavo teorie su teorie,cercavo di prevedere cosa potesse succedere se avessi intrapreso una certa scelta o l'altra.Se era veramente mio padre,da una parte pensai che non si meritava nemmeno un saluto da parte mia,ma la mia parte bisognosa di spiegazioni riemergeva chiedendo insistentemente di richiamare.
Il numero rimase registrato tra le chiamate perciò non avrei avuto problemi.
Quattordici anni,mi ripeteva la mia coscienza.
Crescere sotto un'unica figura femminile,che non sia nemmeno tua madre,è una cosa che non dovrebbe accadere a nessuno.Ovunque mi giravo,vedevo famiglie felici,padri e madri con i sorrisi sulle labbra,fieri dei propri figli.Essere seguiti nei primi compiti a casa,nelle recite scolastiche,nei primi colloqui,nelle prime scelte importanti che possono influenzare la tua crescita.
Avere qualcuno che ti conosca tanto bene come una madre,da poter chiedere consigli,da poter confidare le nostre più grandi paure.Nessuno può sostituire una donna così importante e necessaria nella nostra vita che non sia nostra madre stessa.Lei è quella che si pone al primo posto di tutto,lei è quella che ci vorrà sempre bene nonostante tutto,lei è quella che farebbe di tutto pur di rendere la propria figlia felice.
I padri hanno la stessa importanza,le figure maschili in una famiglia sono la seconda colonna portante.
Non ho mai provato "il gusto" di avere dei genitori presenti nei miei successi,nei miei fallimenti.Non ci sono mai stati nei momenti in cui mi sentivo più sola che mai,negli attimi in cui finisci le lacrime e i singhiozzi e per un decimo di secondo ti senti tagliare il fiato.Quando mi sono resa conto di essere veramente sola e ho avuto paura di tutto ciò che mi circondava,nemmeno in quel caso c'erano.
Alle elementari,i miei compagni,mi chiedevano sempre dove fossero mia madre e mio padre,e io gli rispondevo sempre che erano in viaggio molto lontano.Cercavo di convincere loro e nello stesso tempo anche me stessa.Tutte le notti,prima di dormire immaginavo il loro ritorno,immaginavo come sarebbe stato tornare a vivere insieme a loro,avere il bacio della buonanotte e rivivere la sensazione di essere completi nell'essere avvolti dalle loro braccia.
Alle medie,la situazione non cambiò di molto,le persone che mi circondavano erano,per la maggior parte,le stesse degli anni precedenti.Le domande continuavano e la scusa del viaggio non reggeva più di tanto.In quegli anni,conobbi Chloe e Dave.Con la prima,ebbi un'incontro strano.Eravamo in biblioteca,al centro di essa vi erano diversi tavoli in cui vi si poteva leggere e studiare.Mi accomodai in uno dei tanti posti e mentre cercavo di studiare per il test che avrei dovuto fare il giorno dopo,la mia attenzione fu catturata da una ragazza dai capelli biondi che sedeva di fronte a me.Aveva i piedi incrociati sul tavolo e un libro appoggiato sulle cosce.Con una mano si rigirava una ciocca di capelli mentre con l'altra,ruotava una matita facendole fare delle giravolte e ogni tanto sella metteva anche tra il naso e il labbro superiore mimando delle smorfie.
Mi faceva sorridere il modo in cui ogni due secondi,cambiasse posizione.Non riusciva a stare a ferma un attimo e per giunta non faceva altro che sbuffare.

"Che c'è di divertente?" Mi chiese improvvisamente e pensai che,evidentemente,aveva notato che la stavo guardando.

"Niente"sussurrai,eravamo pur sempre in una biblioteca.

"Cosa stai studiando?"chiuse il libro che aveva sulle gambe e cercò di allungarsi nella mia direzione.

"Ho un test di matematica domani"

"Condoglianze cara"

Risi per il tono che aveva usato e lei mi guardò arricciando le labbra in un sorriso.

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