22.10
Sono già in ritardo, quindi mi affretto a finire di vestirmi e a truccarmi, ma mentre cerco di mettere l'eyeliner mi squilla il telefono.
-Anastasia, dove diavolo sei? Dovevi passare a prendermi 10 minuti fa!
-Sì, sì, lo so e grazie a te devo struccarmi e rifare tutto, dallo spavento ho fatto una riga di eyeliner su metà faccia.
-Chissenefrega, ora esci così e mi vieni a prendere!
Mi sta distruggendo un orecchio, urla peggio di me.
-Ma sei scema?-rispondo ridendo-Arrivo tra 15 minuti.
-Mi conviene chiamare Cristina e dirle che non andiamo, di questo passo...
Le riattacco in faccia senza neanche prenderla in considerazione: lo sa che sono una ritardataria, ma è lei che ha bisogno del passaggio, quindi o mi aspetta o si arrangia.
Finalmente prendo la giacca di pelle ed entro in macchina, alle 22.25 precise mi trovo davanti alla casa di Martina: orario perfetto sul ritardo. Andiamo al locale dove ci aspettano le altre nostre amiche e per tutto il tragitto mi becco i suoi insulti.
Ordiniamo scherzando con il cameriere, che da due anni ci prova con Valentina con scarso successo. Mi dispiace per lui, è un ragazzo veramente simpatico e sempre gentile, ma lei è molto superficiale. Che tristezza: a che serve essere solo belli se dentro si è vuoti? Da vecchi questa bellezza spesso si perde, perciò che senso ha stare con una persona che non ha più l'unica cosa per cui veniva aprezzata? Ho provato a convincerla a dare a questo ragazzo una possibilità, ma è davvero impossibile. Contenta lei...
A fine serata ho un po' di mal di testa, credo sia per la birra che ho bevuto. Non sono ubriaca, quindi presumo sia semplicemente perché non sono abituata a bere e se è per questo non mi piace neanche tanto. Martina, la ragazza che ho accompagnato io, verrà portata a casa da Alessandra, perciò mentre le altre se ne vanno esco dal locale per prendere una boccata d'aria. Faccio una passeggiata, è anche abbastanza fresco, c'è quella piacevole brezza primaverile che mi rilassa. Mi siedo su un muretto e mi perdo fra i miei pensieri, fin quando non starnutisco: sono allergica al polline.
-Salute.-dice una voce maschile che mi sembra di aver già sentito, ma stranamente non ricordo dove.
Sobbalzo e la persona seduta affianco a me si mette a ridere, ero talmente distratta da non essermi nemmeno resa conto della sua presenza.
Lo guardo un attimo ancora stupefatta dalla mia capacità di non accorgermi di ciò che accade quando penso ad altro. Il ragazzo è alto e abbastanza muscoloso da quel che posso vedere, ma con la felpa altrettanto scura e il cappuccio che gli copre la testa, sommati al buio, non posso vedere altro.Lo sto fissando da troppo tempo, probabilmente mi sta prendendo per stupida.
Dai Anastasia, aggiungila alla collezione di figure di merda!
-Hey, ci sei?
-Ehm...Sì, scusa.
Parliamo per qualche minuto facendo discorsi inutili, forse entrambi abbiamo voglia di parlare, ma non conoscendoci non sappiamo di cosa.
Ad un certo punto una folata di vento più forte rispetto alle precedenti mi fa rabbrividire e lui mi presta la sua felpa. Ancora però non riesco a vederlo in faccia, devo dire che l'oscurità mi sta irritando parecchio.
Cerco almeno di capire quale sia il suo nome, torturata dall'idea di aver già sentito questa voce, ma continua a insistere che non mi serve saperlo, che non mi deve interessare. Eppure a me importa. Tra l'altro, curiosità e misteri a parte, per quello che ne so potrebbe essere un maniaco. Sono paranoica, lo so, specialmente perché ci sto chiacchierando e indosso un suo indumento, ma io considero anche le peggio possibilità e poi non so assolutamente nulla su di lui.
Mi interrompe nuovamente dai miei ragionamenti chiedendo:-È bello qui vero?
-Già, direi che è molto particolare.
-C'è anche una vista magnifica.
Mi soffermo a guardare il panorama: la città è illuminata, infatti le stelle non si vedono. Il fiume riflette le luci e il lungo ponte creando un effetto quasi magico.
-Sono d'accordo. Roma di notte è stupenda.
Lui accende una sigaretta che gli fa una leggera luce sul viso, dopodiché, in seguito alla mia ennesima richiesta riguardante la sua identità, mi dice che probabilmente lo conosco più di quanto io creda, indicando la collana che porto. Poi mi saluta e si allontana, mentre io rimango lì seduta intenta a realizzare ciò che è appena successo.
Ancora confusa torno a casa e mi sdraio sul letto, ma mi assillano molte domande, specialmente sull'ultima cosa detta dal ragazzo. Ha indicato la mia collana...Se è un rapper della Honiro Label e io non l'ho riconosciuto sono veramente un'idiota. No dai, non può essere.
Mi sento scoppiare la testa, così prendo una pastiglia e, cullata dal rumore della pioggia appena iniziata, cerco di addormentarmi. Facendo un respiro più profondo sento un odore fastidioso, non mi piace e sicuramente non è il solo motivo per cui non ho mai provato a fumare una sigaretta.
Proprio in questo modo mi torna in mente una cosa: ho ancora addosso la sua felpa.
Come faccio a ridargliela?
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Se domani ||Sercho||
Fanfiction"E se domani ne avessi l'occasione? Insomma, nonostante i legami, il lavoro...Se domani decidessi di partire davvero e lasciarti tutti e tutto alle spalle, lo faresti sul serio?"