15.

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Siamo appena arrivati al ristorante, è molto bello: accogliente ma allo stesso tempo raffinato. I tavoli sono in legno grezzo, le luci sono morbide e soffuse, concentrate in particolare sul bancone del bar, per dargli maggior risalto. Le pareti sono in pietra, il che contribuisce a rendere intima l'atmosfera.
Ancora estasiata mi avvicino ad un cameriere con Valerio, che sta chiedendo quale sia il nostro tavolo. L'uomo domanda se abbiamo prenotato, così il ragazzo accanto a me gli dice il cognome. Osservo il primo muovere lentamente verso il basso del foglio l'indice, alla ricerca del nome. Inizia a mordersi il labbro inferiore tornando con il dito alla partenza, per ripetere l'azione. Scruta con attenzione ogni singola parola scritta, preoccupato. Lancio un'occhiata a Valerio, che nervoso si tamburella le dita sulla gamba che continua a battere il piede sul pavimento, mantenendo lo sguardo fisso sul cameriere.
Riporto anch'io lo sguardo su egli quando ci comunica che non c'è alcuna prenotazione a nome "Apa". Il ragazzo insiste dicendo di aver telefonato qualche ora prima, addirittura mostra le ultime chiamate all'uomo, che si scusa dicendo di non capire come possa essere successo. Valerio sbuffa, dopodiché domanda se ci siano ugualmente posti liberi, ricevendo una risposta negativa.
Torniamo al parcheggio e il moro si appoggia all'auto, per poi accendere una sigaretta. Mi chiede se ne voglia una, ma gli dico che non fumo.
-Dai, non è possibile...Ti giuro che avevo prenotato, io in questo ristorante non ci metterò più piede...
Effettivamente mi dispiace, un po' perché il ristorante mi è parso davvero un bel posto, un po' perché Valerio aveva intenzione di fare una cosa carina ed invece è andata a rotoli. Per consolarlo gli sorrido:-Guarda che non fa niente, apprezzo il gesto, sei stato davvero gentile.
-E dove mangiamo? Ci ho messo una vita prima di trovare un posto, è tutto pieno.
-Tranquillo, a me va benissimo anche qualcosa di più semplice, anzi non dovevi neanche disturbarti: una pizza, McDonald's...
-Volevo farmi perdonare per averti stressata l'altro giorno.
Lo guardo sconvolta:-E tu per una cosa così stupida prenoti in un posto del genere? Cazzo, devi darmi fastidio più spesso!-Dico ridendo insieme a lui.
-Va beh, volevo essere gentile. Quindi che facciamo? Vorrei comunque farmi perdonare.
-Sta zitto, perdonati di cosa? Se proprio ci tieni però, andiamo davvero da McDonald's e paghi tu, dato che costa una cifra impagabile.-Replico ironica. Dallo specchietto vedo che è ancora lì, in piedi e sbigottito, così riprendo a parlare:-Allora, non hai capito. Muovi il tuo bel culo ed entra in macchina!
Lo sento ridere mentre va a buttare la sigaretta, per poi mettersi alla guida.

Lui sceglie un hamburger pieno di cose che neanche oso immaginare con delle patatine, mentre io, oltre allo stesso contorno, prendo un panino con dentro la carne senza alcuna salsa, dato che le odio, e otto chicken McNuggets, sotto il suo sguardo sorpreso:-Come fai a essere così magra se mangi tutta 'sta roba?
-Te l'ho detto che avevo fame! Di solito mangio poco, solo qui faccio queste figure.
Tra una battuta e l'altra finiamo di mangiare, ma essendo ancora presto gli chiedo cos'abbia intenzione di fare.
Andiamo a prendere due frozen yogurt, lo prenderei medio, ma dopo essermi strafogata in quel modo non mi pare il caso. Occupiamo una panchina, sulla quale mi metto a gambe incrociate per poterlo guardare in faccia.
Vedo i suoi occhi brillare, illuminati dal tramonto, i capelli scompigliarsi a causa della leggera brezza che si è alzata, la sua lingua passare tra le labbra gustando il dolce che ha tra le mani. Ne porta un po' alla bocca col cucchiaino, ma non raggiunge la meta, difatti gli cade sulla camicia sporcandola.
-Fanculo! Era pulita!
-Appunto, era.-Rispondo ridendo.
Mette il broncio, per poi cominciare a fissarmi, concentrato su chissà quale pensiero.
-Che c'è?-Chiedo con aria interrogativa, sollevando un sopracciglio.
-Beh ecco...-Scivola sulla panchina per fermarsi accanto a me, a due millimetri dal mio viso. Sento il suo alito profumare di fumo, yogurt e cioccolato e la mia mente si svuota totalmente. Dopodiché continua con la voce roca che tanto adoro:-Solo questo...
Con un rapido gesto mi sporca il naso di gelato con l'indice, lasciandomi spiazzata. Lo vedo piegarsi in due dalle risate, mentre io ne prendo una punta con due dita dalla mia coppetta e gliela spalmo sulla guancia.
-No, okay, stop. Ce l'hai un fazzoletto?
-Per me sì, tu vai in giro sporco.
Fa il labbruccio, così sbuffando e alzando gli occhi al cielo gliene passo uno. Finiamo di mangiare gli yogurt, facciamo una passeggiata e poi, dato che sono solo le dieci, andiamo a casa sua.

~Spazio autrice~
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