Capitolo 1

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"Mi ritorni in mente, dolce come mai, come non sei tu..."

Mi guardai un'ultima volta allo specchio: Eyeliner nero che copriva metà occhio; ombretto di una tonalità che andava sfumando dal blu chiaro al blu scurissimo, quasi nero; Per finire, un rossetto rosso fuoco, proprio come piaceva a me.

<<Muoviti Bel>> la voce di Mattia riecheggiò nella casa talmente forte da spaventarmi.

<<Arrivo>> dissi io correndo giù per le scale, lasciando tutto il disordine che avevo creato in stanza. Mi dispiaceva farlo ogni singola volta, ma mia madre lo sapeva che quando ero in ritardo non pensavo ad altro. Comunque sia, lasciava riordinare a me quando tornavo, mentre Emma finiva a dormire nel lettone con loro.

"Tuo compito" mi ripeteva sempre, ma non potevo darle torto. Chi disordina, riordina, legge primaria di questa casa.

<<Pensavo fossi morta>> commentò mio fratello, trascinandomi per un braccio fuori di casa.

Mamma, papà ed Emma, dormivano beatamente. Si erano fatte le undici, oramai, dovevo solo stare attenta a non far rumore.

Quando uscii, senti un freddo lacerarmi la faccia, nonostante fossimo a settembre, sembrava gennaio. Giustamente, il vestito nero per metà trasparente, non aiutava, come nemmeno il fatto di non aver messo le calze.

Volevo sentire la brezza del vento, anche se non consideravo questo tipo di freddo glaciale che mi faceva assomigliare a un pinguino tremante.

"Scelta sbagliata" mi rimproverai, sapendo che il mio intento era sentirmi libera da tutti quanti.

Non avrei mai più voluto dipendere da qualcuno come facevo con lui.

<<Prendi la mia giacca, dai, altrimenti finisce che muori sul serio>> commentò facendomi sorridere. Adoravo quando si preoccupava per me.

Entrai in macchina con Mattia e solo lì notai la sua bellezza. Si era messo i Jeans, una maglia semplice e sopra una camicia. Rendendosi casualmente perfetto. Inoltre, i suoi occhi color azzurro oceano, lo rendevano ancora di più. Era un dono di famiglia avere gli occhi di quel colore, anche se con tonalità diverse che rispecchiavano anche le nostre caratteristiche, nemmeno a farlo apposta. Io ero azzurro ghiaccio, fredda, insensibile quasi; Mattia, azzurro oceano, aperto, caloroso e talvolta spaventoso; Emma, azzurro corallo, timida, nascosta ma con un cuore immenso e profondo.

Nemmeno il tempo di viaggiare dieci secondi, che il telefono iniziò a vibrare: Lydia con la sua nona chiamata, o decima, avevo perso il conto alla quinta. Sapevano tutti in quella città, che quando mi preparavo io non c'era verso di muovermi, finché io stessa non decidevo la fine.

<< Dove sei? Cristal si sta incazzando>>

<<Arrivo>> borbottai riattaccando. Ero fatta così: volevo farmi aspettare, volevo entrare nelle feste e avere gli occhi di tutti puntati addosso. La vita mi aveva insegnato ad essere egoista al punto giusto. Avevo imparato che dovevo essere desiderata, che dovevo trovarmi con gli altri a metà percorso, perché di rincorrere qualcuno non ne vale la pena. Mai.

Si trattava della più grande festa di tutti i tempi: Il diciottesimo di Cristal Rinaldi. Tutti erano invitati dai sedici ai ventiquattro anni, tra di loro, pure quel drogato e la sua banda.

Al solo pensiero mi fece ribrezzo alla pelle. Potete immaginare come mi sentivo quando al solo nominarlo mi faceva questo effetto?

Quindici minuti passati, finalmente, mi trovai di fronte all'edificio. Davanti ai miei occhi si presentava una scorribanda di persone ubriache che neanche si reggeva in piedi, unita a una massa di ragazzi che limonavano negli angoli come se non ci fosse un domani.

Come un fiume verso il mare  #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora