Capitolo 7

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"Tan solo con un besito
Me llevo al infinito
Y ni siquiera la conozco bien"

<<Ti spiego. Tre anni fa, a diciasette anni, io e Ludo stavamo insieme in una cittadina qua vicino, successe una sera quello che è successo e si ritrovo incinta. Quando lo scoprì mi disse che voleva abortire, però io non volevo perché togliere la vita a un bambino è intollerante. Insomma successe un casino tra di noi e alla fine la convinsi a non fare tale errore, però volevo comunque darlo via. All'inizio ero d'accordo con lei, ma appena nacque Marco e mi guardò con i suoi occhioni ho capito che nulla mai poteva separarci. Allora presi pieno affidamento del piccolo, insieme ai miei. Poi lei si trasferì pochi mesi dopo in questa città e io feci lo stesso un mese fa, insomma per questo ti baciai il primo giorno, insomma infondo la amavo>> mi spiegò Alessio, rimanendo sempre con i muscoli tesi e il volto ben contratto. La verità che spazzava via il ricordo di una realtà che ti eri creata in un mini angolo, era traumatico, ne sapevo qualcosa.
"Diciasette anni" ripetei nella testa, come se fossi rimasta io incinta a quell'età, sapevo che non avrei mai abortito, ma non sapevo neanche quanto potesse costarmi caro un figlio. Ci misi un po' a ricordarmi che entrambi loro erano bocciati due volte e che quindi avevano venti anni. Tutto tornava.
<<Wow. Giuro che non mi aspettavo tutto questo da te. Il ragazzo buono che nasconde una storia così cruda dietro. E a tuo figlio che hai raccontato?>>
<<La verità>>
<<Cosa? Cioè lui sa tutto? Non hai pensato a come può essere per un bimbo dirgli che la mamma non lo vuole?>>
<<È cosa gli dovevo dire? Che è morta, ma che gli voleva bene? Non esiste. Mentire a un figlio su certe questioni può portarlo a odiarti tutta la vita, o quasi, te lo dico per esperienza.>>
<<Che vuol dire?>>
<<I miei, in realtà non sono i miei, mi hanno adottato, e posso dire che il fatto di averlo scoperto solo qualche anno fa, mi ha fatto stare di merda e odiarli fino a scappare di casa, sono tornato molto dopo>>
<<Ah>> dissi, incapace di formare una frase a senso compiuto. Erano troppe le informazioni che mi aveva dato. Guardandolo, fisicamente non dimostrava neanche venti anni, ma con la testa ne dimostrava trenta, tanto era maturo.
<<Sai, ti racconto questa: lui sa tutto di Ludo, ha visto foto sue e video e tutto è di più. Insomma qualche giorno fa, siamo andati a prendere in gelato al centro e lui era con me. Vabbe mangiamo, a un certo punto mi fa: " Papà, quella è mamma? " mi girai e vidi proprio lei, Allorché ridendo gli ho detto: "la vuoi conoscere?" Lui mi fissò per pochi minuti e solo allora rispose con un No, un secco e freddo no.>> disse, lasciandomi nuovamente senza parole. Un bambino così freddo nei confronti della madre, la quale era stata doppiamente fredda e distaccata e crudele nei confronti del figlio.
<<E se avesse detto di si?>> chiesi guardandolo negli occhi in attesa di una sua risposta, ci separava solo l'angolo di un tavolo, nulla di più.
<<Vieni, andiamo intanto via da questa stanza.>>
Ci incamminammo verso una scalinata per andare al piano di sopra, e li, una serie di stanze si presentavano a noi. Alessio andò ad aprire la terza a sinistra e, con segno molto galante mi fece segno di entrare.
<<Comunque>> iniziò poi a riprendere il discorso lasciato a mezzo poco prima <<Gliela avrei fatta conoscere. Non sono nessuno per impedire a mio figlio di conoscere sua madre, se vorrà ci andremo insieme>> mormorò accennando un sorriso. Mi sedetti su una specie sedia e lasciai le parole che volevo dirgli al vento, perché solo in quell'istante mi venne in mente Stefano. Lui non ne sapeva nulla di tutto ciò, non sapeva della crudeltà di Ludovica e ci avrei scommesso l'anima, che se l'avrebbe saputo, mai e poi mai sarebbe tornata con lei.
Presi il telefono di furia e composi il suo numero.
<<Che fai?>>
<<Glielo devo dire>> borbottai facendo mente locale su ciò che dovevo realmente dirgli.
Alessio, prima che io rispondessi al pronto di Stefano, gli riattaccò in faccia. L'avevo chiamato con lo sconosciuto apposta per farmi rispondere, chi era lui per strapparmi via così il telefono?
<<Devo dirglielo>> urlai con le lacrime che oramai uscivano, senza dar conto a nessuno.
<<Ascolta Bel, ho sentito dire in giro che da quando sta con Ludo, ha smesso di spacciare, o perlomeno ha diminuito la sua dose. Ora sta a te decidere se volergli dire la verità e indulgerlo a drogarsi, quindi a fargli del male, oppure lasciarlo stare con la ragazza sbagliata, ma che gli permette di diventare migliore>> mi disse senza guardarmi. Stava rovistando in un cassetto alla ricerca di qualcosa e io ero rimasta a piangere con tanto di singhiozzi ripetendo quella sua frase nella testa. La scelta era mia, potevo decidere di prendere la decisione giusta per me o quella per lui. In quel momento, il problema legato alla droga era più importante. La seconda, era quella che avrei preso.
<<Bel?>> mi richiamò Alessio, ma ero troppo impegnata a pensare a tutto quello che il biondino-occhi-verdi poteva ricavarne dalle mie scelte, per rispondergli.
<<Che fai piangi?>> Il mio compagno di studi si trovava dentro di me, si era tolto la maglietta e posso ripetere che era bellissimo. Gli addominali scolpiti, le spalle da uomo. Il suo viso era a due centimetri sopra il mio. Tutti i pensieri scomparvero e le sue labbra presero il posto tra di essi. Aveva delle labbra che erano morbide e così perfette per un bacio. Notai Alessio sorridere e sussurrarmi poi: <<Adesso vuoi baciarmi >>
Non mi diede nemmeno il tempo di ribattere che mi trovai le sue labbra addosso. Persi me stessa in quella sensazione e con essa andarono via le negatività. Per una volta Stefano non era nella mia mente e questo mi fece paura, tanto quanto mi fece felice.
<<Papà>> la voce di Marco si fece avanti.
La sua lingua lasciò perdere la mia facendomi sentire un vuoto allucinante, un vuoto che volevo colmare con un altro bacio. Era completamente diverso dal primo, qui c'era sempre la vendetta, ma era sbiadita, si era fatto posto il desiderio. Forse aveva ragione mio fratello col dire che con lui l'avrei dimenticato. Sinceramente non desideravo altro, amare a senso unico dopo due anni stanca. Fa male e stanca.
<<Ciao, piccolino, com'è andata?>> mormorò andando a posare le sue labbra sulla guancia del bimbo.
<<Ti piace?>> chiese quest'ultimo sorridendo a lui e a me, come per dire: Vi ho beccato.
Mi si arrossarono le guance
Strano, ma vero. Non ero la tipa da arrossire spesso, come nemmeno quella che piangeva, oramai però ero diventata l'opposto di me. Questo solo per causa sua. Era Stefano la mia vita, la mia forza... la mia dipendenza.
<<Non lo so, a te piace?>>
<<Siii>> Esultò Marco battendo le mani e saltando sul posto.
Sorrisi leggermente a entrambi e guardai il padre, sfidando a dire qualcosa ora che suo figlio mi adorava.
<<Io dico che non è molto bella>> disse, buttando giù ogni mia speranza. Sapeva cogliere le sfide e anche vincerle il ragazzo.
<<Siii>> Ribatté il bambino come se suo padre fosse scemo e non capisse. Scoppiai a ridere e guardai l'ora sul telefono.
<<Sono le sette, sono qui dalle due, devo andare a casa>> sbraitai prendendo la borsa e uscendo, dando al piccoletto un bacio al volo.
<<Mamma>> Alessio si rivolse a una donna bellissima con i capelli castani voluminosi e gli occhi nocciola che guardavano nella nostra direzione. La salutai con un cenno della mano e un sorriso.
<<Accompagno Bel a casa e torno>> avvertì prendendomi per mano e trascinandomi fuori.
Dopo Francesco ogni tocco era diventato estraneo, solo i miei amici si permettevano di abbracciarmi o prendermi per mano, mai uno che conoscevo da solo due settimane.
<<Voglio venire anche ioo>> si lamentò Marco, battendo a terra un piede con fare altezzoso.
<<No, io vado e torno, tu resta qua a mangiare>> Gli rispose il padre severo. Il ragazzo che stava di fianco a me non aveva niente a che fare con il mio compagno di banco. Quello stupido pieno di arie che faceva battute orrende, con il padre severo che educata suo figlio, non avevano niente in comune. Detta in tutta sincerità, mi piaceva questo suo lato, infondo infondo sapevo che mi piaceva pure lui. Solo che ero innamorata di un idiota che non mi voleva, ma io ce l'avrei fatta! L'avrei dimenticato.

Come un fiume verso il mare  #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora