Capitolo 35

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  Non so te, ma a me capita spesso
Di sentirmi malinconico e
Vulnerabile senza un motivo esatto

Seguo l'istinto ma non ho il coraggio
Di venirti a dire ciò che penso
Che se noi non stiamo insieme è colpa mia
é solo colpa mia...


Ero esausta. Il mio stato d'animo era confusionale al massimo, non riuscivo a definire i miei sentimenti da poter ben intendere cosa volessi realmente. Una parte di me, sapeva che con Stefano era finita, perché se anche adesso mi fossi accorta di aver fatto un terribile sbaglio, lui non sarebbe tornato indietro, probabilmente già stava con un'altra ora. D'altra parte però, io stessa provavo qualcosa per Francesco, certo non era amore, ma comunque era qualcosa. Se veramente io, fossi stata innamorata di Stefano come sostenevo, non mi sarebbe di certo piaciuto un altro. Quindi, realizzai che ciò che io provavo per Stefano era abitudine. Un'abitudine che coltivi da anni e porti avanti, inventandoti sempre cose nuove. Quel cuore che batte per una sicurezza appartenente al ricordo di un passato felice. Ecco, era ciò che mi legava a lui, da sempre era stato così. Riuscii a capirlo e a staccarmi prima che diventasse monotonia. 

Francesco, lo incontrai qualche giorno dopo la lite con Stefano, e subito si era rivelato disponibile per il mio sfogo, con aggiunta di qualche suo consiglio. Da allora, fu una sorta di strano legame tra noi. Una sintonia senza imbarazzo che i mesi a contatto di un tempo avevano creato. La possibilità di scherzare su tutto e di confidarsi. A volte, la passione fisica, lega molti di più che altro. 
Nelle ultime due settimane, iniziammo anche a uscire e devo dire che mi piaceva, si, mi piaceva. Non riuscivo a negarlo. 

<<Bel?>> la voce di Mat, mi portò alla realtà. Ero arrivata a casa senza neanche accorgermene.
Di lui e della sua auto non c'erano tracce. Chissà dov'era.
<<Si, scusa sono uscita un attimo>>
<<Cos'è successo? Perché piangi?>>
<<Ci siamo lasciati definitivamente>> Dissi senza dar troppo peso a quelle parole, con una leggerezza, che i miei occhi smentivano. 
<<Ma se uscite sempre>> mormorò lui, entrando in casa e seguendo i miei passi. Per fortuna i miei erano fuori ed avevano preso Emma con loro. Prevedevo una lite a breve. 
<<Uscivo con Francesco.>>
<<Aspetta cosa? cioè tu lo stavi tradendo?>>
<<Ci eravamo già lasciati>> replicai, continuando la mia recita. Camminavo lenta verso camera mia, salivo le scale uno ad uno e ogni passo sembrava dovesse crollarmi un pezzo di muro. Ogni singolo passo in alto, diventava pesante. 
<<Allora perché piangi?>>
<<Comunque mi dispiace... insomma...>>
<<Insomma un tubo. Fai ordine nella tua testa Bel, sei più confusa di un malato mentale>>
<<Ho sbagliato i modi di fare, non i miei sentimenti!>> tagliai corto, chiudendo la porta di camera mia in faccia a mio fratello in tutta risposta.

Una piccola mano, mi agitava nel letto. Capii subito che si trattava di Emma e la abbracciai ancora nel sonno convinta che avesse avuto un incubo.
<<Bel?>>
Feci uno strano suono, per farle capire che ero più o meno sveglia e poteva parlare.
<<Non riesco a dormire con la musica>>
Aprii un occhio,  ma il buio mi impediva di vedere. Alzata però percepì una musica proveniente dalla finestra di fronte. Più un rumore strano unito ad esso.
<<Ci penso io>> borbottai e andai ad aprire.
Il mio cuore si arrestò nel vedere la scena: Stefano di fronte a me, con una motosega in mano tagliava la sua parte di Filo. Metafora della nostra vita. Faceva a pezzi ogni mezzo di comunicazione tra noi. Era finita in tutto e per tutto. Dietro al rumore della sega una canzone sfiorò le mie orecchie:
Amore amaro. Guardai ancora una volta Stefano pensando che fosse completamente fatto, ma i suoi occhi erano ben troppo limpidi come l'alba che arrivava alle sue spalle.
<<Ste svegli Emma>> sussurrai pregando che la smettesse.
<<Un attimo>> finì che il pezzo di tronco cadde a terra con un tondo assordante.
<<Che succede>> mamma corse fuori con il suo pigiama e dietro lei papà, dall'altra casa pure suo padre uscì. Stavano guardando in silenzio quella profonda relazione che finiva esattamente con un frastuono dello stesso genere.

Silenzio venne poi. Quella piccola calma mi fece ascoltare le parole che la canzone, ricominciata da capo, diceva:
Le mani, tutto incomincia sempre con le mani, e ancora non le hai detto che la ami
anche se lei lo sa.
E poi, sai respirare solo se c'è lei, diventi tutto quello che non sei
diventi come ti vorrebbe lei, ma non ti basta mai, mai.
Amore amore amore amaro amore mio, amore che potrà fermare solo Dio
ma questo amore senza cielo volerà, nelle tue mani, ah
Amore senza amore amore che non ho, amore che non vincerà se tu non vuoi...

Nel mentre la canzone scorreva, anche la sua voce si unì ad essa senza mai staccare gli occhi dai miei.  Mi arrivò tutto in pieno petto. La delusione, il dolore, tutto ciò che sentiva lo trasmise candido quelle poche frasi.
<<Adesso sta al destino decidere se farci incontrare di nuovo.>> disse ammiccando un sorriso di quelli finti, che cercano di celare una tristezza infinita.
<<Spero sia così>>
<<Io no>> Ribatté infine, allontanandosi dalla finestra e lasciando noi rimasti senza parole.
Nemmeno il tempo di provare a stare male, che Emma mi strinse da dietro. Aveva assistito a tutta la scena, come gli altri d'altronde, ma sembrava che le parole fossero svanite per tutti.
<<Ora pensa a Milano>> disse mamma sul ciglio della porta con un sorriso, quasi a farmi capire che questi avvenimenti durante l'adolescenza erano normali.
Sorrisi all'idea di trovare normale tagliare un albero all'alba. Forse mamma non aveva un concetto ben saldo della parola normalità.
<<Certo>> dissi, pensando che con me, anche Francesco sarebbe venuto all'università di Milano.

I giorni passavano stranamente veloci. La mia routine consisteva nel prepararmi per l'università, uscire con i miei amici e sgattaiolare fuori con Francesco. Si, la sera veniva addirittura vicino casa e Uscivo di nascosto in punta di piedi per non farmi scoprire.
Era strano quanto la vita ti possa riservare sorprese. Con Francesco un tempo facevo sesso senza imbarazzo, in quelle notti invece mi sembrava assurdo anche solo scambiarci un bacio. Spendevamo parole scherzando ogni secondo,  ma non ci spingevamo mai a fatti concreti fino a che...
<<Sei pronta>>Mi chiese una di quelle sere. Il vento d'autunno iniziava a farsi sentire. Pungeva i nostri volti a livello inebriante.
<<Sì, tu?>>
Annuì. Dondolavamo sull'altalena dei giardini di casa, senza guardarci nemmeno. Troppi pensieri per condividerli.
D'un tratto la sua mano, prese la catena dalla parte sinistra della mia altalena e la attirò verso di sé.  Occhi ad occhi. Tenevamo il respiro sincronizzato, e poi eccole. Le sue labbra fondarono sulle mia, permettendomi di raggiungere un'altra realtà. Non aveva importanza più niente se non quell'attimo nuovo unito al ricordo di un vecchio passato. Li poi, presi coraggio: mi alzai da quel mio sedile e mi sedetti a cavalcioni su di lui. Presi il suo viso tra le mani e lo guardai con desiderio. I suoi capelli castani, sparati a modo proprio in testa e quegli occhi marrone scuro non distinguibili in questa notte, creavano in me, solo più voglia di continuare. Date le circostanze però, dovemmo fermarci.
Mancavano solo due giorni a Milano.

Il clacson suonava ripetutamente senza sosta. I miei, in questi due giorni scoprirono di Francesco e per quanto assurdo possa sembrare, approvarono.
Mi vestii un fretta e scesi ancora di corsa. Imparavo pian piano ad essere puntuale. Ricevevo da lui un bacio omaggio.
Salutai uno ad uno la mia famiglia.
Sembrava stessi partendo per l'Australia, quando in realtà tra poche settimane sarei stata di ritorno.
<<Mi mancherai>> diceva Emma, abbracciandomi.
<<Mi raccomando attenta alle borse e ai farabutti>> raccomandava mamma sovrastando la voce della piccola.
<<Attenta a quello>> puntualizzava papà riferendosi a Francesco.
<<Non troppo secchiona sennò mi rovini la reputazione>> commentava Mat.
Risi a tutte quelle frasi. Stavano parlando all'unisono anche se con frasi diverse. Stare lontani da loro, sarebbe stata dura, sopratutto per me che ero abituata ad averli sempre accanto.
Guardai ancora una volta verso la  casa di fronte alla nostra, Stefano, sarebbe partito a breve per Bologna. Strizzai gli occhi per capire se mi fossi sbagliata, ma non era così. Con mia grande sorpresa lo trovai affacciato alla finestra della cucina. Dietro la tenda bianca, sorgevano i suoi occhi verde smeraldo. Gli stessi occhi che nonostante tutto, avrei sempre ricordato.
Sorrisi nuovamente e aspettai che fosse il destino a decidere la prossima mossa.

*Spazio Autrice *
Salveee, ecco a voi un nuovo capitolo... vi è piaciuto? Aspetto i commenti!
beh comunque il prossimo sarà l'ultimo preparatevi hahahaha
Ditemi un po' voi come lo immaginate il finale? 😁❤

Come un fiume verso il mare  #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora