Capitolo 6

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"Ma ripeti non me l'aspettavo, non me l'aspettavo"


Le due settimane successive furono un trauma. Alzarsi alle sette era diventato un incubo, e io ero sempre in ritardo. Il Bus mai una volta che mi aspettasse, partiva in quarta e come se non bastasse, mentre lo vedevo andare via, dal finestrino in fondo vedevo Stefano e Ludovica baciarsi con passione.
I primi due giorni, furono un vero e proprio inferno, ma piano piano riuscii ad abituarmici.
<<Sei pronta?>>
Salii in macchina e salutai il mio autista con due semplici baci sulla guancia. In poche parole Alessio mi scarrozzava ogni mattina a scuola, poi il pomeriggio prendevo il pulman. Ero in grado di non fare ritardo. In cambio per questo suo favore io gli pagavo la colazione a scuola. Era un bell' affare

<<State insieme?>> chiese Cristal una volta arrivata, mentre aspettavamo che entrasse il prof di storia. Il belloccio trentenne.
<<Ovvio>> rispose Alessio per me, stampandomi un bacio assordante sulla guancia.
<<No>> lo contraddissi io, facendogli la linguaccia dietro.
<<Però ci stareste bene>> commentò la sua bionda in lontananza.
<<Ah no, a lui piaccio e a te piace Stefano >> aggiunse successivamente con tanto di risata stridula. Avrei voluto mettergli le mani addosso e stringerle al suo adorato collo. Ero brava e dolce, ma quando mi arrabbiavo io, non c'era verso di scamparla.
<<Brutto stronza>> le urlai avvicinandomi a lei e tirandole i capelli tanto da ritrovarli in mano.
<<Mi fai maleee>> gridò lei di rimando, ma con nessun risultato. Chissà se a Stefano le sarebbe piaciuta anche pelata, infondo era in grado di soddisfare lo stesso, no?
<<Smettetela!>> Si intromise il professore, staccandoci.
<<Cosa vi salta in mente? E voi a non intervenire che razza di persone sareste?>> brontolò il prof rendendosi stupendamente sexy. Penso che ogni ragazza in quella classe lo guardasse con desiderio.
<<Scusi. >> borbottai tornando a considerare i miei amici.
Una ragazza si trovava sulla soglia della porta e guardava dentro l'aula spaventata. Nemmeno una gabbia di leoni poteva fare quell'effeto in un volto. Forse in manicomio. Forse, proprio quello eravamo.
<<Comunque, vi presento la vostra nuova compagna di classe. Si chiama Elena Gentili. Siate buoni e cortesi con lei, non fatela sentire in un manicomio>> disse il prof, facendo sedere la nuova arrivata accanto a uno di quelli che era meglio evitare.
La stavo fissando: Aveva i capelli castani e gli occhi dello stesso colore. Si era vestita bene e in tutta sincerità speravo che il suo cognome rispecchiasse la sua personalità. Una nuova amica non avrebbe fatto male.
Le sorrisi, quando il suo sguardo girò verso di me, e lei ricambiò, con meno entusiasmo.
<<Per il compito di matematica di settimana prossima, se vuoi si va a casa mia, possiamo studiare insieme>> mi disse Alessio, risvegliando la mia mente dalla mia immaginazione creativa.
<<Cos'è, un modo per portarmi a casa tua?>> provocai.
<<Se funziona>> rispose mentre annuiva al prof in qualcosa che non aveva neanche ascoltato.
<<Okay, ma ti avverto, a matematica sono un disastro... Lydia ci ha rinunciato>>
<<Sono un tipo determinato>> Tagliò corto, offrendomi un'occhiolino come regalo.

Alla fine delle lezioni, mi trovavo davanti casa sua. Aveva deciso di offrirmi anche il pranzo, il quale io ero molto felice di accettare.
La sua auto parcheggiò davanti casa sua, quando il mio telefono iniziò a vibrare.
"Mangio da Ale e studio mate, dillo a mamma quando torna" questo fu il messaggio che mandai a mio fratello, subito dopo scuola per avvertirlo.
"Hhahaha se ci riesce giuro che lo pago" Fu la sua risposta.
Alzai gli occhi al cielo e uscii dalla macchina.
Un cancello si aprì e un lungo sentiero si presentava davanti a noi, infondo ad esso una villa di origine antica. Rimasi incredula spalancando gli occhi. Non me lo aspettavo di certo ricco, mi sembrava uno benestante, ma non tanto da avere questo tipo di casa. Il suo cognome rappresentava il suo possedimento?
<<Aspetta di vedere l'interno>> mormorò lui, notando la mia faccia a dir poco sconvolta.
Tavoli di legno ovunque, quadri di famiglia circondavano la casa, un grande camino, il quale ci avrei scommesso la testa, teneva più caldo di un forno. Scale da ogni lato girassi gli occhi.
<<Studiamo in camera tua?>> domandai. Non la smettevo di girarmi intorno sentendomi ridicola, ma volevo riempire i miei occhi di quel lusso inaspettato.
<<Vuoi studiare Educazione fisica in camera mia?>>
Lo guardai accigliata. Ci misi qualche minuto a capire cosa intendesse, a cosa stesse alludendo.
<<Esiste la stanza apposta>> disse poi, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
<<Oh, la stanza apposta, certo>> ripetei.
Ci imbatemmo in un lungo corridoio stretto, per poi sbucare in una stanza caratterizzata da circa una dozzina, o più di computer e un tavolo immenso nel mezzo.
Mi voltai verso di lui per dirgli quanto fosse bella e mi ritrovai il suo viso a pochi centimetri dal mio. Era davvero bello, soprattutto se visto da vicino, c'era poco da obiettare a riguardo. Un profumo mi perforò la pelle, era diverso da quello con cui ero abituata a convivere, ma lo stesso buono.
<<Vuoi baciarmi?>> chiese Alessio toccandomi i fianchi. Mi sentii andare a fuoco, non volevo nulla del genere. Il suo tocco però, mosse qualcosa, qualcosa che volevo evitare di provare.
<<No>> gli risposi allontanandomi velocemente da lui. Lo sentii ridere alle mie spalle, il che non fece altro che farmi infuriare. Ma, il suo aiuto era fondamentale per il primo compito di matematica.

<<Allora, ricapitolando, l'asintoto orizzontale come si trova?>>
<<Ponendo il limite per x che tende a infinito, e se torna un numero finito è orizzontale, sennò bisogna trovare l'obliquo>> risposi, finalmente sicura di me stessa.
Erano passate tre ore da quando avevamo iniziato e dopo aver mangiato la pizza per pranzo, il mio stomaco era pronto ad iniziare. Numeri, segni, lettere... quello che mi sembrava aramaico, con Alessio, iniziava a prendere forma comprensibile. Ogni tanto usava il metodo da bambini, in cui mi ripeteva le cose tre volte minimo. Ma potevo dire di esserci riuscita.
<<Basta>> esultai chiudendo il libro e con esso tutti i pensieri negativi.
<<Mancano i flessi>>
<<Ma la mia testa scoppia>> replicai fingendo di svenire nella sedia.
<<Okay, che vuoi fare?>>
<<Parlare. Una domanda, che volevo farti da tempo...>>
<<Sarebbe?>>
<<Come fa a piacerti Ludovica?>>
<<Oh, non sono sicura che tu voglia saperlo.>>
<<Sì che voglio, dimmi>>
<<Come vuoi. Ti dico che tu non la conosci come la conosco io. Lei non era così, te lo posso giurare. Era dolce e bella e sempre pronta ad aiutarti. Poi è cambiata in tutto>>
Fissai la sua empressione. Era pensieroso nel suo mondo dei ricordi e uno sguardo perso in esso. Sapevo benissimo che stava vivendo un'altra volta nella sua testa tutti i momenti passati insieme.
<<Eravate migliori amici anche voi?>> chiesi riportandolo sulla terra.
<<No, fidanzati>>
<<Davvero? >> cercavo nella mia testa una sola ragione che potesse spingere una persona a fidanzarsi con lei, a apparte quella del soddisfare non mi veniva nulla in mente. Magari era davvero cambiata nel corso degli anni, chissà.
<<Quanto era profondo il vostro amore?>> domandai, cercando di capirci qualcosa della loro storia.
Alessio accennò un sorriso e mi guardò negli occhi con una tale potenza che iniziai a spaventarmi.
<<Hai prendete Marco?>>
<<Certo, tuo fratello>> risposi annuendo.
<<No, mio figlio. Mio e di Ludovica.>> Ribatté lui.
Pensavo che avessi problemi di udito. Come era possibile? Suo figlio? Non l'avrei mai detto. Mi potevo aspettare tutto dalla vita, ma non un tale shock.
Lo guardai fissa, cercando di capire se scherzasse o meno, ma aveva una faccia troppo seria e troppo delusa, come troppo addolorata per scherzare.

*Spazio Autrice *
Cosa ne pensate? Scommetto che non se lo aspettava nessuno questo hahahahah nel prossimo capito spiegherò tutto. 😘
Grazie comunque a tutti sono quasi a trecento visualizzazioni, siete gentilissimiiii ❤❤

Come un fiume verso il mare  #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora