Capitolo 28

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"Io cosi simile a te
a trasformare il suono della rabbia
io cosi simile a te
un bacio in fronte e dopo sulle labbra
la meraviglia di essere simili
la tenerezza di essere simili
la protezione di essere simili"


Il campanello suonò verso le sei di pomeriggio. Andai ad aprire e tre teste mi si pararono davanti.
<<Salve, ecco per voi>> disse Claudio con una scatola di biscotti in mano. Seguì Silvia con un sorriso raggiante e dentro loro lui. Lo guardai e automaticamente mi comparve un sorriso.
<<Quando?>>
<<Ora, sono appena passato a farli, ti piacciono?>> mormorò passando la mano destra sui capelli adesso diventati biondo scuro. Sapeva benissimo quando odiavo quel colore precedente, quel limone in testa non lo sopportavo e a lui stava malissimo. Il fatto che neanche avesse avuto il tempo di andare a casa e parlare un po' per andare a farsi i capelli, significava pur qualcosa, almeno per me.
<<Starete li per sempre?>> domandò Mat alle mie spalle spaventandomi.
<<Perché no?>>
<<Blocchi il passaggio>>
<<Allora entro>> confermò sicuro avanzando dentro casa.
Proprio come metafora della mia vita Stefano entrò all'interno, non rimase più sulla soglia. Non rimase in sospeso.
<<Buonasera, Buonasera>> mamma con le sue buone maniere fece accomodare tutti in salotto, mentre io versavo loro un bicchiere di succo.
Successivamente presi posto accanto a Stefano e partirono le conversazioni sulla fantastica gita.
<<Vi siete divertiti?>>
<<Certo, come non mai>> risposi aggiungendo un leggero tono ironico.
<<Lasciando da parte molte cose, è stato bello... soprattutto per una cosa>> Il ragazzo accanto a me si fermò un attimo per bere un sorso del succo di mela, poi riprese: <<Ho rivisto Emily. Lavora li e papà se tu la vuoi, verrebbe a salutarci un giorno, altrimenti verrà a salutare solo me>>
Claudio lo guardò confuso. Probabilmente, pensava anche si fosse fatto, così per affermare ciò intervenni dicendo che era tutto vero.
La mano del grande uomo tremava visibilmente. Chissà quanti pensieri gli passarono per la testa in quell'esatto momento. Silvia gli diede una carezza leggera e lo invitò a dare una risposta.
Erano sicuramente discorsi che Stefano poteva fare a lui senza la nostra presenza, ma ci conoscevamo tutti e adesso che ci eravamo di nuovo uniti, l'avremmo comunque saputo.
<<È bellissimo, certo che la voglio vedere. È mia figlia >> disse Claudio sorridendo, lo stesso facemmo gli altri in quella stanza.
La cena andò a finire una meraviglia. Il cibo non mancava, quando mia madre si metteva ai fornelli nulla poteva fermarla. Appena misi piede in casa, lei, si posizionò in cucina e iniziò a dare ordini a tutti Emma compresa.
<<Sei tornata dalla vacanza? Bene ora cucina con noi>> replicò assegnandomi di preparare gli antipasti.
<<Tutto buonissimo signora>> commentò Stefano, mangiando il suo boccone.
Mamma lo guardò storta.
<<Signora a chi scusa?>>
<<Ah... già, Giovanna scusa, mi sono abituato con la mamma di Ludo. >>
Il suo nome mi fece ribrezzo. Non avevo dimenticato proprio nulla di ciò che aveva fatto, e la cosa ancora più triste era che non si erano degnati nemmeno di dire "Scusa"
Non ero nessuno per dire loro di non amarsi, non potevo impedire una storia se seriamente lo volevano. Ma almeno dirmelo, che senso aveva illudermi? Perché?
La cena continuava e io rimanevo indietro. Annuivo ai loro discorsi senza farci caso, è a quanto pare neanche loro fecero caso a me. Tranne una persona.
<<Bel, dopo esco con Rachele>> la vocina di Emma mi riportò in quella casa.
<<Che bello, con chi vai?>>
<<Mat, è fidanzato con la sua sorella Giulia>> sussurrò facendo lo sguardo da furbetta che, il più delle volte, conservava a me.
<<Cosa?>> Gridai, voltandomi verso mio fratello. L'attenzione, fu riportata su di me.
<<Cosa?>> ripeté lui con gli occhi sbarrati.
<<Sta storia che esci con Giulia?>>
<<Oh, si, insomma è carina>>
<<È più piccola di me, ha diciassette anni>>
<<Sono solo quattro anni di differenza>> puntualizzò papà.
Quest'ultimo, adorava letteralmente quella famiglia. Erano brave persone, sempre pronte ad aiutare gli altri, anche quando mille problemi gli avvolgevano. Ricordo che Rachele, la migliore amica di mia sorella, una volta parlò dei loro problemi economici, ma ovviamente non accettarono il nostro aiuto.
"Siamo in grado di farcela" ripetevano sempre e infatti, c'è l'hanno fatta.
<<Bene, mi fa piacere>> conclusi, mandando un bacio al volo al mio fratellone.

Come un fiume verso il mare  #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora