Capitolo 23

2.9K 163 20
                                    

STEFANO

"Quanto sembriamo diversi sempre gli stessi, alcuni si sono persi ma, noi ci siamo ancora e allora scatta subito"

Era stata chiara a riguardo: Emily era qui.
Non aspettai neanche che continuasse il discorso, che corsi via a verificare se era vero. Doveva per forza, non si scherza su queste cose, l'avrei uccisa.
Mi sedetti in fondo ad un tavolo, dove non c'era nessuno. Si erano fatte le sei, circa e le persone avevano ancora un'ora prima di scendere a mangiare.
Nel ristorante filtrava poca luce, per ora. Iniziarono le cameriere a farsi vedere per preparare l'allestimento, ma tra loro, Emily non era compresa. Una Bionda dai capelli corti, altre due coi capelli castani e una pure coi capelli rossi, la quale, mi notò e si avvicinò a me.
<<Salve, posso aiutarla?>>
<<Posso stare qui?>>
Lei annuii e di nuovo sparì dietro l'angolo.
Emily qui. Ancora non ci credevo, vederla così, per pura coincidenza ad Amsterdam non me lo sarei mai aspettato, però infondo sapevo che la città le si addiceva.
Colori ovunque, zero confini. Praticamente il posto che la descriveva.
Restai fermo in quella postazione per un tempo che sembrò eterno, eppure di lei neanche l'ombra. "Magari chissà si è sbagliata o magari Bel voleva vendicarsi per qualcosa nei miei confronti" ripetevo nella mia mente, costringendomi a non odiarla.
Sentii la sua voce avvicinarsi, insieme a quell'essere del suo ragazzo. Stavo per svoltare l'angolo in cui era nascosto il mio tavolo e chiederle spiegazioni. La domanda che susseguì a breve, rivolta ad Alessio mi frenò e mi fece trasalire.
<<Allora, da uno a dieci, quanto sono stata brava a fare sesso?>>
Restai sopraffatto. Sapevo bene che con Francesco si dava alla pazza gioia, ma era solo sesso. Invece, se era arrivata a farlo con lui sul serio, pure in gita, significava che era uscita dai binari, che lui l'aveva spinta in un mondo che.... la rendeva felice.
L'ultima frase del mio pensiero fu suggerita dalla voce della verità che viveva dentro il mio cervello.
<<Diciamo un sette>> rispose Alessio, aggiungendo una risata.

"Che cazzo ridi? Significa che non era a suo agio se non si è spinta al massimo... oh sapessi tu com'è caro ragazzo le daresti un dieci. " proferì di nuovo quell'insulsa impicciona.

Ricordo una sera in cui eravamo noi due e basta a casa mia. Avevo il letto singolo e per quella notte, invece che farla dormire in camera di mia sorella, decisi di farla dormire con me -la prima di lunghe notti- nel mio letto. O meglio, successe così per caso. L'orologio aveva superato la mezzanotte e sia io che lei, non riuscivamo a dormire, un po' dal caldo; un po' perché aveva messo il broncio a causa di Kloe.
<<Sei sveglia Koala>> le sussurrai mentre beveva il suo bicchiere d'acqua.
<<Bravo Panda, da cosa l'hai capito>> commentò lei, fermandosi poi e dandomi uno di quegli abbracci che sciolgono il cuore.
Aveva sempre bisogno di dimostrare il suo affetto nei miei confronti, parliamo di quelle volte in cui non litigavamo, e io non ero in grado di ricambiare a pieno queste sue attenzioni.
Sempre così funziona: le donne danno tutto e noi, sono poche le volte in cui mettiamo in atto quel tocco in più che loro desiderano. Beh non parlo di amare una persona, ma quelle piccole volte in cui vorrebbe ricevere il messaggio poemico, un'abbraccio forte da parte mia, una rosa, un peluche di quelli giganti. Niente di tutto questo però, faceva parte di Stefano Grezzi. E lei, nonostante ciò, mi amava lo stesso.
Quella volta però, lasciai da parte ogni singolo ostacolo che mi impediva di dimostrare a lei ciò che voleva. La abbracciai più forte che potevo, e nello stesso tempo la tirai per le spalle, in modo da darle la spinta. Lei capì ciò che volevo fare e di scatto mi cinse la vita con le gambe, affondando poi il suo visino nel mio collo. E vi dico che solo io e il mio amichetto, possiamo testimoniare ciò che sentimmo in quell'attimo.
<<Vieni su come me?>> chiesi, con la bocca invasa dai suoi capelli.
<<Si>> fu la sua risposta.
La portai in camera e dopo esserci sistemati abbracciati, spensi la luce.
Avevo la sua schiena che pigiava suo mio petto, così come il suo didietro, premeva sul mio amico. Incastrati come pezzi di puzzle, io e Bel ci completavamo a vicenda.
<<Potremmo fare sesso sai?>> scherzai bisbigliando al suo orecchio, non facendo altro che agitarla.
<<Perché no>> replicò Bel, e solo due secondi dopo me la ritrovai sopra.
All'ordine del giorno tenevamo contatti fisici di tutti i tipi. Quel giorno, però, fu diverso. Sentii accrescere quel desiderio che prima d'ora mai mi era passato per la testa.
Anche nel buio i nostri occhi erano limpidi di una tale potenza che solo il nostro amore mostrava nell'oscurità.
Mi sfiorò la mano e delicatamente iniziò a movimentare il suo corpo su e giù. Indescrivibile ciò che provai, bello, ma mancava ancora qualcosa.
<<Muovi i fianchi avanti e indietro, viene meglio>> le spiegai, anche se io stesso non avevo mai fatto nulla, sapevo come comportarmi.
Lei eseguì la mia richiesta. Mi guardò prima incerta sul da farsi, successivamente trovò il coraggio e si mosse. Lentamente, torturandomi dolcemente in quella passione che coltivava dentro sé, ma non esprimeva. Ero pronto a baciarla, a farla diventare MIA in tutti i sensi, ma la sua risata improvvisa sovrastò la forza del mio cuore che batteva.
<<Grazie del consiglio>> mormorò buttandosi di nuovo nel mio letto.
Tornammo abbracciati in modo inverso, io che le porgevo la schiena e lei che mi abbracciava. Non notava stranezze in questa posizione.

Seduti al nostro tavolo, che oramai avevo cambiato, oltre a me, vi erano pure Bel, Alessio, Fede, Ludo ed Elena.
Erano tutti divisi in tavoli da sei con alunni sparsi di entrambe le classi.
"Dovete fare conoscenza" cantilenavano i prof, e alla fine ci mettevano sempre con le stesse persone, che stando in tema conoscevo da una vita, o quasi.
Stavo per chiedere a Bel le famose spiegazione sul fatto di aver mentito riguardo a Emily, quando d'un tratto quest'ultima fece la sua apparizione e dietro a lei Kloe.
Ero seduto accanto a Bel e vicino a Fede, capotavola, dall'altra estremità Alessio e nel lato Ludovica ed Elena.
Mi si bloccò il cuore nel vederla: perfetta era. Capelli neri, occhi di quel suo blu che da piccolo mi cullavano, quel Blu che assomigliava a mamma. Quel blu che sapeva di casa felice.
<<Stai bene?>> domandò Ludovica agitandomi la mano davanti. La sentivo, ma non la ascoltavo. Nella mia testa una miriade di pensieri si susseguivano sciolti per conto loro. Fino a quando una mano sfiorò la mia da sotto il tavolo. Abbassai lo sguardo e notai le sue dita minuscole intrecciate alle mia decisa.
La guardai come per chiederle il perché e di rimando il suo sorriso stava a significare: "Ci sono."
Sbattei le palpebre più volte e decisi si stringere ancora più forte le sue mani, stritolarle quasi. Proprio come si fa prima di un'interrogazione con il tuo compagno di banco.
<<Domani che programma abbiamo>> domandò Alessio, rompendo il silenzio tra noi.
Bel gli rispose con qualcosa, al quale non diedi ascolto. Sembrava così semplice per lei, sembrava che tenere questo legame con me non la turbasse, non la facesse sentire in colpa.
Non smisi per un attimo di fissare Emily mentre con la sua disinvoltura passava tra i tavoli, offrendo agli studenti oltre al cibo caldo anche una sana dose di commenti e risate.
3. Il numero di tavoli che la separavano dal nostro.
2. Diventarono in meno di un secondo. Qui, si fermò un po ' a chiacchierare con una ragazza e il suo braccialetto comprato da Pandora.
1. Stavolta mancava davvero poco, mentre lei sfilava tra le varie persone il mio cuore aumentava di battito.
"BIP BIP" nella mia mente ne seguì un campanello d'allarme. Avevo passato un'ora circa a pensare a cosa dire, a come adattarmi al suo modo di reagire, ma non avevo risolto nulla.
Il suo sguardo si appoggiò sul mio e decise di non abbandonarlo per cinque buoni minuti.
Ci guardavamo in silenzio esprimendo con gli occhi ciò che le parole non erano un grado di dire.
Pensavo si sarebbe arrabbiata, pure scappata, iniziato ad insultarmi o a piangere, non so, mente quello che successe fu fuori da ogni mia aspettativa.
<<Stefanoo >> urlò, mentre lasciava a Federico il vassoio di riso e si avvicinava a me. Mi gettò le braccia al collo e io non potei fare a meno di alzarmi in piedi e dare tutto il mio sentimento in quell'abbraccio. Paura, amore, dolore, troppo dolore, che negli anni avevano preso il ragazzo che era in me, si dileguarono in questo gesto di affetto.
<<Siete bellissimi >> commentò Kloe, materializzatasi alle spalle di mia sorella e un'abbraccio da dietro gli venne offerto da Fede. Amava mia cugina.
<<Selfiee>> gridò quest'ultima e prima che potessimo ribattere scattò una foto a noi quattro, con le nostre condizioni di faccia pessime e la postò su Snapchat aggiungendo un: "Ritrovamenti importanti" come testo.

Come un fiume verso il mare  #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora