Capitolo 24

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"Le macchie sui vestiti, io ti guardo e tu mi guardi
e sembra c'abbiano investiti siamo un re ed una regina,
un bambino ed una bambina frá il trono era una panchina
E vorrei tutto come prima, come gli anni d'oro"

Guardarono tutti verso di noi, mentre mangiavano, gli occhi li tenevano fissi sul nostro tavolo e soprattutto tra i quattro elementi che si erano appena fatti un selfie.
La tecnologia stava entrando troppo in contatto con la nostra generazione e ancora di più con quella dopo di noi. Vedevo bambini di quattro anni saper usare il telefono meglio di me, e pensare che io alla loro età mi divertivo a saltare nelle pozzanghere o scavare buche e percorsi nella strada sterrata davanti casa, per poi buttarci l'acqua e creare l'effetto fiume a cascata infondo. Un vero e proprio spettacolo della natura.
Oramai, le persone non erano felici, se non mostravano la loro felicità agli altri su Facebook o Instangram o Twitter o qualsiasi altro social avessero. E per quanto io non sopportassi questo, purtroppo ci stavo dentro, e se pur non così esageratamente facevo la stessa cosa di molti altri.
<<Sono una scema>> Commentò di punto in bianco Emily portandosi una mano davanti alla bocca.
<<Che succede?>> domandò Stefano. Il ragazzo si era dimenticato di tutto il dolore o perlomeno lo aveva alleggerito con la vista della sorella. Speravo con tutto il cuore che lei lo salvasse... io non c'ero riuscita.
Emily si girò verso di me, sorridendo come faceva un tempo.
<<Beel>> gridò prendendomi le guance e tirandole peggio di sua nonna al matrimonio di Gianni.
<<Lily>> Cercai di dire, ma per loro doveva essere incomprensibile.
Iniziò a parlare con suo fratello di tante cose, lavoro, scuola, cose generali, decise di non scendere nel dettaglio qui. Infatti non era il luogo adatto per parlare di certe cose.
<<Sei fidanzato?>> gli chiese tra una domanda e l'altra, voltandosi verso di me e alzando un sopracciglio.
<<Si>> rispose Stefano. Fu allora che Emily mi abbracciò sul serio, però suo fratello la bloccò.
<<Lei è Ludovica, la mia ragazza>> spiegò.
<<Lui è Alessio, il mio ragazzo>> aggiunsi così da non creare fraintendimenti o speranze da parte sua.
<<Oh... wow oh.. Okay >> farfugliò porgendo la mano a entrambi, successivamente tornò a guardare noi. Passava lo sguardo dai miei occhi azzurri a quelli verdi di suo fratello, e alla fine sbuffò. Stava per riprendere il vassoio e tornare a lavorare, ma una voce profonda la fermò.
<<Pepe>> mormorò Fabio, sorridendo e allargando le braccia. Lo fissai con rabbia e ancor peggio di me, fece Elena.
<<Sale>> replicò Emily accettando con voglia il suo abbraccio.
Cercai lo sguardo di Stefano e quando pure lui mi vide, mi guardò confuso.
<<Sono stati insieme?>> domandò Elena prima ancora che io potessi ribattere.
Di tutta risposta Biondino-Occhi-Verdi rise, attirando l'attenzione del prof e sua sorella.
<<Chiedono se siete mai stati insieme>>
<<No, tesoro macchè figurati. Eravamo solo ottimi amici, anche se lui era un prof, iniziò a insegnare quando aveva ventitre anni e io ne avevo diciannove, insomma potevo scherzarci tranquillamente ed è un tipetto fantastico>> spiegò lei, ricevendo solo un'altra occhiataccia da Elena, che poi tramutò in un sorriso forzato per non dare nell'occhio.

Un'ora dopo, io, Stefano e Federico ci dirigemmo a casa di Emily e Kloe. Mentre gli altri avevano serata libera e decisero di sfruttarla andando in discoteca, noi andammo a casa loro per parlare e recuperare un po' del tempo perduto.
<<La mia umile dimora>> disse Emily con gesto teatrale della mano.
Era bellissima: si presentava davanti a noi un salotto costituito da un arredamento moderno. Nel mezzo della sala un divano bianco perlato, e un tavolo di vetro di fronte ad esso con dei giornali e delle reviste di moda sparpagliati sopra. Seguiva una libreria a desta della parete e la TV a schermo piatto gigantesco.
<<Wow>> esclamò Federico non smettendola di girare attorno godendosi ogni minimo particolare e immortalando ogni dettaglio negli occhi della mente.
Ci sedemmo nel divano ampio a bere una tazza di tè fumante che Kloe aveva appositamente preparato per noi.
<<Come va fratellino? Come sono andati questi anni in mia assenza>>
Ero pronta a sentire quel "Bene" che riceveva ogni persona, la quale faceva a lui questa domanda, ma a sorpresa mia, come di Federico, la sua risposta fu:
<<Ho iniziato a drogarmi, pesante anche>>
Gli occhi di sua sorella si spalancarono diventando più grandi di quanto lo fossero già, acquistando così una faccia buffissima, che se non fossimo in una situazione per niente divertente avrei riso.
<<Anche tu... sai che me lo aspettavo? Hai la roba dietro?>> borbottò Emily facendomi ribollire il sangue.
Stefano annuii e si misero tutti d'accordo per fumare l'erba, tanto era pure legale, nessuno poteva dire nulla.
Sentii la pelle bruciarmi, lei doveva essere la sua ancora, doveva salvarlo non trascinarlo a fondo oceano. Era la sua unica speranza per tirarlo fuori, e lei decise di buttarlo ancora più giù.
"Insulsa, stupida, ragazza" Imprecai nella mia testa offese verso di lei, ero arrabbiata e non potevo nemmeno replicare. Tanto non mi ascoltava, tanto ero inutile, tanto ero impotente, tanto ero invisibile ai suoi occhi.
Presi la borsa dal tavolo e mi avviai alla porta, senza dar conto a nessuno la aprii, scendendo poi le scale a corsa, fino a cascare con il volto a terra.
Sentivo sangue e appena mi toccai il naso per verificare notai che non mi sbagliavo, presi un fazzoletto e aspettai che il sangue terminasse di colare.
<<Bel, Cazzo>> Si allarmò Stefano alle mie spalle.
<<Sto bene>> lo calmai, voltandomi e procedendo per la mia strada, che neanche sapevo quale fosse.
Mi prese il polso e lo strinse forse, costingendomi a girarmi verso di lui e guardarlo negli occhi. Desideravo spostare lo sguardo in qualsiasi altra direzione possibile, ma ero incatenata, intrappolata in quella distesa di verde che un tempo amavo.
<<Dove pensi di andare?>> disse interrompendo il silenzio, ma non la frequenza del miei battiti cardiaci.
<<All'Hotel>> urlai, come se fosse ovvio. In realtà non ci volevo andare, però era l'unico posto sicuro che mi venisse in mente ad Amsterdam dato che non conoscevo niente e soprattutto nessuno.
<<Ti accompagno, potresti incontrare gente stolta>>
<<Ce l'ho davanti la gente Stolta>> ribattei.
<<Un drogato di merda che non sa fare altro che quello.>> aggiunsi camminando avanti, evitando così di guardarlo in qualsiasi punto del suo corpo.
<<Bel, smettila, ho fatto la mia scelta. Non sto uccidendo persone>> disse lui in sua difesa.
Frase che mi fece infuriare. Sentii il cuore uscire dal petto e dar spazio all'istinto animale che viveva in me.
<<Sì, lo stai facendo. Perché: primo, spacciando indugi le persone ad uccidersi, perché si caro mio, la droga uccide; secondo, stai uccidendo me, e lo fai ogni singolo giorno, ma tu non te ne accorgi, perché il tuo dolore si è forte, ma cazzo, al mio chi ci pensa? Eri sempre tu, quello che diceva mi prenderò cura di te. Beh? Cosa stai facendo per prenderti cura di me?>> buttai fuori, metà delle parole che avevo un testa, ma nessuna di esse sembrò fargli l'effetto che speravo. Mi guardò con rammarico e angoscia, però non mi bastava, avrei preferito mi urlasse o mi tirasse uno schiaffo o mi baciasse per farmi stare zitta. Qualsiasi cosa andava benissimo, ma non il silenzio.
Stavo saturando rabbia e delusione, trattenevo le lacrime con una forza soprannaturale, che come da manuale lui non vide.
<<Ti va di fare un giro?>> domandò cambiando discorso.
Sospirai buttando via l'aria negativa in me, anche se fu decisamente impossibile, e lo seguii.
Girammo strade e vie nascoste da case colorate, usando punti di riferimento per orientarci e trovare poi la strada del ritorno.
Dopo una camminata di silenzio per mezz'ora decidemmo di fare sosta a un Luna Park.
Erano le venti e trenta e il sole stava tramontando lasciando spazio a una scia arancione nello sfondo rosa  che stava dietro. Un paesaggio stupefacente.
<<Ma io ti voglio bene>> disse una piccola vocina. Mi voltai in quella direzione, guardando una scena che minacciava alle mie lacrime, accumulate negli occhi, di uscire fuori.
Due bambini stavano litigando per qualcosa che non sapevo, lei aveva gli occhi lucidi e lui sembrava ferito, nel vederla così.
Allora, per rimediare al suo errore, andò da una ragazza che vendeva fiori in fondo alla strada e le disse qualcosa, ma non ricevette niente e andò via deluso. Tornò allora dalla bimba e le disse di aspettare ancora un minuto, mentre si avvicinava a noi.
<<Ciao, scusa signore, ho litigato con la mia amica, voglio comprare un fiore>>
Disse il piccolo facendomi commuovere. Stefano gli diede alcuni soldi e questo andò a comprare due fiori.
"ADDIRITTURA DUE" notò la mia vocina.
Uno lo infilò, tra i capelli della bambina e quest'ultima in cambio gli diede un'abbraccio forte aggrappandosi a lui come se fosse il suo salvagente. L'altro se lo tenne in mano.
Mi voltai verso il ragazzo di fianco a me e notai che il suo sguardo era già posato su di me.
Volevo dirgli qualcosa, ma lasciai perdere e non sostenendo più neanche lui, camminai alla ricerca di una panchina.
Aspettai dieci minuti, ma di Stefano neanche l'ombra. Le persone diventarono un viavai continuo tra una giostra e l'altra, mentre le urla si intensificavano in determinati giochi, che mai avrei privato, come le montagne russe. Avevo paura dell'altezza e di cadere nel vuoto e entrambe erano racchiuse in quella giostra.
In lontananza vidi due occhi verdi avvicinarsi.
Riconobbi subito i suoi e distorsi lo sguardo, guardando il terrore puro.
<<Bel>> mi richiamò Biondino-Occhi-Verdi una volta di fronte a me. Lottai con tutto il mio cuore per non voltarmi. Vedendo la mia reazione, Stefano mi si parò davanti.
Lo guardai allora, sostenni il suo sguardo con aria di sfida. Quando, d'improvviso dalle sue mani, uscii un fiore, lo stesso che aveva in mano il bambino.
Continuai a guardarlo confusa.
La sua mano sfiorò la mia guancia con delicatezza mentre l'altra posava il fiore tra i miei capelli, fissandolo con la molletta.
<<Sei bellissima>> commentò sorridendo.
Rimasi pietrificata in corpo mentre il mio cuore riprese a battere con velocità indescrivibile.
Sentivo caldo e mi sentivo strana, sentivo un forte dolore allo stomaco, ma sembrava positivo, dolce.
Ci voleva lo zampino di un bimbetto per farlo tornare tale.
<<Andiamo sulle montagne russe?>> domandò invitandomi a prendere la sua mano.
<<Non esiste.>> tagliai corto.
<<Eh dai fifona>> mormorò lui sapendo bene che odiavo quella parola.
Infatti, mi ritrovai accanto a lui in quell'inferno. Avevo firmato la mia condanna a morte.
3... 2 ... 1 ... la giostra partì.
Chiusi gli occhi, stringendo la mano di Stefano fino a stritolarla.
Gli aprii, solo un attimo ed eravamo in salita. Quindi, dopo c'era la discesa.
<<Stefano, ho paura, Stefano fammi scendere. >> pregai, ma nulla da fare. Anzi, era pure divertito dalla scena.
<<Ahhhhh>> Gridai facendo uscire il cuore direttamente dalla gola, ritrovandomi con i polmoni in fiamme e il corpo in fibrillazione. Si, iniziava a piacermi, dopo aver ricevuto la morte dall'ansia resuscitai con quel forte vento che mi colpiva dritto in faccia facendomi sentire viva.
<<Woooo>> Stavolta eravamo in due a urlare, nel mentre le nostre mani si alzavano in aria, senza mai interrompere l'intreccio.

<<Allora piaciuto?>> domandò una volta scesi.
Presa dall'euforia lo abbracciai fortissimo. Mi aggrappai anche io a lui come aveva fatto la bambina, infondo con Stefano lo sono sempre stata. Una piccola bambina rinchiusa in una corazza da donna, una piccola fanciulla che aveva solo bisogno di reale affetto.
Rimasi sopraffatta quando anche lui ricambiò la potenza della mia stretta.
Restammo in quella posizione per un tempo che parve eterno. Involontariamente ci staccammo e i nostri occhi erano a due centimetri di distanza, così come le nostre labbra.

*Spazio Autrice *
Salveee, che ne dite di questo capitolo? Vi piace?
Fatemi sapere se vi piace o se va modificato, sapete che ci tengo ai vostri pensieri sinceri.
Comunque non smetterò mai di ringraziarvi, perché siete davvero unici ❤❤❤ vi voglio troppo bene 😙

Come un fiume verso il mare  #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora