Capitolo 25

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"Ma il mio ego è sempre in cerca di felicità, cotrastato dall'invidia e dalla falsità..."

Sentivo il suo respiro sovrastare il mio, eravamo davvero troppo vicini e nonostante ciò, non volevo andare avanti, ma prima ancora che io mi potessi allontanare, Stefano attaccò a parlare.
<<È sbagliato>>
<<Cosa?>> chiesi io confusa.
<<Tradire.>> rispose secco. Lo sapevo anche io, per questo non volevo, però mi sembrava anche strano che lui dicesse queste parole, insomma prima di Ludovica andava a letto con ogni ragazza gli capitasse a tiro, e per molto tempo dovetti chiudere tutte le finestre per non far sentire rumori strani ad Emma.
<<Lo so>> confermai. Nello stesso istante iniziò a vibrare il telefono.
Lo accessi e vidi una chiamata da Stefano.
<<Perché mi stai chiamando?>>
<<Chi? >>
Gli mostrai il telefono con il suo nome illuminato dal display.
<<Pronto?>> rispose lui una volta preso il mio cellulare.
<<Stiamo bene, si arriviamo subito>> sentì dire dal ragazzo accanto a me.
<<Era Fede, andiamo da mia sorella e poi all'hotel.>>

Federico era completamente fuori di sé. Non so quante canne si fosse fumato, ma aveva un'aria pericolosa in viso, e se non ci fosse stato Stefano con me, io stessa avrei avuto paura.
Eravamo davanti all'hotel, perché i due amici avevano deciso di mangiarsi un pacchetto di patatine e nelle camere era severamente vietato.
Girai in tondo allontanandomi un po' da loro e alzai lo sguardo al cielo, quando due ragazzi attirarono la mia attenzione. Si stavano sbaciucchiando con foga nel mini balcone che vi era nella loro stanza. Era molto buio e i volti non si riconoscevano per niente.
Terza a destra, quarto piano:
La camera dei miei amici e del mio ragazzo.
Doveva per forza essere Dylan, dato che lei aveva capelli troppo lunghi perché fosse Cristal.
Presa dall'euforia chiamai Dylan, sperando che esso rispondesse.
Gli avrei urlato, qualcosa come "Finalmente" o esultazioni varie.
<<Pronto Bel?>> la voce del mio migliore amico si materializzò nel mio orecchio.
Guardai ancora alla finestra e i due si stavamo ancora baciando con passione.
<<Hey, Dove sei?>>
<<In camera tua, con gli altri.>>
<<Ale è con te?>>
<<È rimasto in camera>>
<<Da solo?>>
<<Prima è entrata Ludovica, dovevano parlare con Marco>>
Riattaccai.
Guardai meglio le due figure in altro e non volevo crederci, non poteva essere così.
Lui, aveva giurato di amarmi. Aveva ripetuto quelle esatte lettere guardandomi negli occhi, non poteva essere così crudele, non il mio Ale.
"Ho sbagliato... non è la loro camera" ripetei dentro di me. Sentivo le palpitazioni crescere ogni secondo e per togliermi ogni dubbio che mi logorava, presi il cellulare e composi il numero di quello che speravo fosse ancora il mio ragazzo.
Passarono due squilli e ancora niente, al terzo rispose.
<<Bel... dove sei?>> uscì la sua voce e io sorrisi automaticamente, fino a che, il mio sguardo da terra si posò verso l'alto e notai che lo stesso ragazzo che si stava baciando, adesso era al telefono.
"Coincidenze" mi convinsi.
<<Bel, ci sei, che succede?>>
<<Guarda a destra.>>
Proprio lui, dalla finestra spostò il volto verso destra.
"NO... VI PREGO NO"
<<Fatto, e adesso>>
<<Immaginami li>> dissi, chiudendo poi la telefonata.
Mi si era formato un gigantesco groppo in gola che buttai fuori con le lacrime pungenti. Lasciavo ad esse il loro percorso, mentre fissavo i ragazzi che ancora non la smettevano di dare spettacolo sul balcone.
"Pure fuori, poteva vederlo chiunque." Pensai non smettendola di versare acqua.
Dopo dieci minuti, i due decisero di rientrare.
Non ci vedevo più. Avevo la vista offuscata e una rabbia infernale dentro il mio corpo. Presi il telefono e lo buttai a terra, con tutta la forza possibile facendo rumore. Il medesimo che emanava la mia anima: Frantumato in brandelli.
<<Bel?>> Stefano comparve alle mie spalle insieme a Federico, che per quanto strano sembrò tornate serissimo.
Lo fissai senza proferir parola. Non ne ero capace.
<<Che succede?>>
Lo guardai immobile. Non volevo dire a voce alta quelle parole, non volevo ammettere di esser stata tradita da Alessio, con Ludovica poi. Solo però che pensarlo mi fece render conto di quanto, pure Stefano dovesse sapere. Infondo, era la sua ragazza.
<<Ale è Ludovica stanno insieme>>sbraitai piangendo ancora.
Sentii lo sguardo confuso su di me, stava capendo a cosa fosse dovuto questa mia intuizione.
<<Gli ho visti, proprio qui, con questi occhi erano ora alla finestra. Ste ti prego, portami via, andiamo lontano da qui, per stasera non voglio vedere nessuno di loro. Ti prego>> supplicai non smettendola di agitarmi. Sentivo dolore in ogni singola cellula del mio corpo, e il cuore, quello si era ridotto a un minuscolo granello di sabbia che un vento color Nocciola aveva spazzato via. E pensare che lo amavo...
<<Calmati, piccola Calmati>> Stefano cercava invano di mettermi tranquilla, ma io sentivo dolore e mi domandavo perché lui non provasse niente. Forse non gli importava di lei, ma a me di lui fregava tanto.
<<Andiamo in camera tua?>>
<<No, andiamo nella tua. Non voglio parlare con nessuno, ti va di stare con me questa notte?>> chiesi guardando i suoi occhi verdi, anche se gli vedevo sfocati dalle mie lacrime.
<<E tutte le notti che vorrai>> rispose lui, prendendomi in collo ed entrando all'interno.
Federico era rimasto alle nostre spalle, senza dire nulla. Era triste per me, lo vedevo, però non sapeva cosa fare, evitando di rovinare, stette zitto, lanciando qualche sguardo comprensivo ogni tanto.
<<Sh... stai calma>> la voce di Stefano mi cullava con dolci parole o gesti teneri, che io non ero in grado di percepire perché troppo angosciata.
Sentii la porta della camera aprirsi e poco dopo, il mio corpo entrò in contatto con un morbido tessuto. Tenevo gli occhi chiusi, sperando di non riaprirli più. A dirla tutta non lo pensavo veramente, però era uno di quei momenti che ti travolgono la vita è vorresti... beh, semplicemente morire. Erano forse problemi superflui i miei, nel mondo c'è chi vive in guerra, chi senza braccia, o magari senza gambe, chi soffre di cancro e ogni singolo giorno deve lottare per vivere e io qua a piangermi addosso. Mi odiavo da morire per il mio arrendermi e allo stesso tempo non volevo reagire. Volevo forse, essere salvata da un eroe che non fosse circondato da falsità. Che le parole, tra cui un Ti Amo, fossero dette con il cuore e non per... per cosa? Cosa l'aveva spinto a dire ciò. Perché desiderava illudermi?
Sentii un corpo caldo e muscoloso affiancarmi, mentre due braccia mi avvelsero in un caloroso rifugio. E allora persi me stessa. Gridai nel suo petto con tutta la potenza che avevo in gola. Liberai l'angoscia che coltivavo in me, per quanto possibile, con una fuoriuscita di lacrime che andavano a finire dritti nella sua maglietta.
<<Piccola Koala... mi dispiace tanto. Ma sai esistono tanti coglioni in questa vita>> mormorò Stefano non staccando per un solo attimo le labbra dalla mia fronte.
Papà non la smetteva di ripetermi la stessa frase da secoli: "Due sole persone baciano sulla fronte: papà e il vero amore." Ripensando a quelle parole, mi salì il cuore nello stomaco e una sola domanda superò il resto dei miei pensieri:
"E allora Stefano per me chi era?"
Mi convinsi comunque che in quella situazione, si comportò come avrebbe fatto papà e non come il vero amore.
<<Ti voglio bene >> Aggiuse, continuando a interrompere le risposte silenziose che gli mandavo, magari stringendolo più forte.
Le ore passavano e il buio, si infiltrava maggiormente nella città che mi aveva creato mali peggiori di quelli che avevo lasciato un tempo.
Ero incollata letteralmente a Stefano. Gambe e mani avvinghiate a lui, mentre la mia Testolina -come la chiamava lui- era ben nascosta nel suo petto, sotto le sue possenti braccia.
Dormiva da circa venti minuti, ma la sua presa non mollò neanche un secondo.
L'orologio segnava le 4:07 e pensare che i professori avevano dato la possibilità di dormire fino alle dieci, dato che alcuni erano rientrati dalla discoteca poco più di un'ora fa e avevano bisogno di affrontare la giornata, secondo le teorie dei prof. Al contrario di tutti gli studenti che si emozionarono pure per quella gioia, io mi disperai al massimo. Non mi bastava non riuscire a dormire per tutta la notte, dovevo anche subire le ore all'interno dell'edificio, senza via di fuga, affrontando Alessio.
Mi alzai dal letto coperta di sudore, con un'odore che mi avvolgeva non dei migliori.
Mi voltai un secondo verso la finestra, guardando una gigantesca palla luminosa alta in cielo speldere sopra una distesa enorme di blu scuro, macchiato da altre punte luminose, praticamente invisibili a questa distanza; successivamente mi chiusi in bagno, aprendo il getto della doccia pregando di non svegliare gli altri.
L'acqua a temperatura meno due picchiettava sulla mia pelle senza farmi male, perlomeno non più di ciò che sentivo dentro.
"Ale..." pensai scoppiando in un pianto fragorosamente rumoroso, senza riuscire più a vedere niente se non totale nero.

<<Bel, Cazzo, Bel?>> una voce ripeteva questo nome all'infinito, susseguiti da seri schiaffi sul mio viso. Restai in stato di trance ancora un po' alla fine riuscii ad aprire gli occhi, ritrovandomi due fessure verdi guardarmi con aria preoccupata:
Diedi uno sguardo sul mio corpo e mi vidi completamente nuda, davanti ai suoi occhi, distesa sul letto, ancora completamente umida.
<<Ecco Prendi>> propose il ragazzo ancora sveglio offrendomi un paio di boxer e una sua maglia.
<<Cos'è successo?>>
<<Sei caduta a terra, Bel >> rispose lui visibilmente turbato, forse anche più di me.
<<Sono scivolata...>> mentii, forse, non mi ricordavo niente.
<< Nella tristezza>> aggiunse lui, racchiudendomi di nuovo nel suo abbraccio da Panda.

Il sole sbatteva dritto sugli occhi, costringendomi ad aprirli involontariamente.
<<Buongiorno principessa>> Sentii la sua voce prima ancora di mettere a fuoco le immagini che avevo intorno.
Quando lo vidi, un orsacchiotto di peluche di dimensioni umane era in piedi davanti al mio letto, e dietro ad esso spuntavano due occhi verdi attaccati a una testa biondo limone.
<<Ti piace?>>
<<Dove l'hai preso?>>
<<L'ho vinto al Luna Park, ci sono riandato oggi da solo per portati lui... Come lo vuoi chiamare?>> domandò lui con un sorriso fuori dal normale.
E in quell'istante dimenticai di essere la ragazza -tra poco ex- di Alessio Villa, dimenticai che Ludovica si era baciata il mio ragazzo -oramai ex - Alessio Villa; dimenticai il dolore che il mio ragazzo -Da oggi Ex- aveva causato.
<<Thomas>> sussurrai con un sorriso.
Già, proprio come dovevamo chiamare nostro figlio. Questa era una cosa intima tra me e lui, mi voleva regalare un Peluche gigante. Io ero innamorata di questi morbidi orsacchiotti e fin dalla notte dei tempi Stefano me ne regalava a palate: Avevo in casa orsi, pinguini, koala, panda, giraffe, tigri. In sostanza avevo creato uno zoo che dopo la nostra separazione, finì nell'armadio dell'oblio. Tranne uno: Il Panda.
<<Grazie>> sussurrai, offrendogli un bacio sulla guancia.
Wow, ammetto che quella pelle soffice che da tempo non toccavo con le labbra, mi mancava da morire, mi mancava Stefano... però nella mia testa alloggiava la fotografia di quel bacio e non potevo fare finta di nulla.

I prof avevano ordinato di ritrovarci dopo mezz'ora nella Hall per poi uscire fuori per la nostra routine.
Neanche a farlo apposta, io e la Bionda, uscimmo entrambe nello stesso momento, lei da camera sua, io dalla camera di Stefano.
Mi guardò con sospetto e furbizia che no fece altro che accrescere il sorriso dentro a me.
"TI STA BENE!" urlai facendole mentalmente una linguaccia.
Mi diressi senza dar spiegazioni al piano di sotto, quasi a corsa. Mi sentivo nuova, rigenerante quel peluche mi aveva sollevato il morale e Stefano era stata la mia ancora di salvezza positiva in una tempesta di sentimenti negativi.
<<Amore>> sentire queste parole dalla sua bocca, la stessa che aveva baciato Ludovica, mi fece ribrezzo. Agivo d'istinto e quando dovevo fare una cosa, la facevo. Punto.
<<Ludo, dice a te! Ti ha chiamata amore, corri tra le sue braccia e bacialo, a quanto pare a lui piace>> dissi alla ragazza che si trovava dietro di me. Poi tornai verso Alessio: <<Ascoltami bene, una sola notte di pianto per la tua testa di cavolo penso basti. Non provare a dare spiegazioni inutili, tanto non ti credo, okay? Ti ho visto con i mei i miei occhi baciare lei e non voglio sapere il perché o cosa o come, non m'interessa proprio con me hai chiuso. Capito? CHIUSO>> sbottai guardandolo negli occhi color Nocciola che aveva.
Le promesse buttate al vento valgono zero. Lui, valeva zero.

*Spazio Autrice *
Salveee, che ne dite di questo capitolo?
Io stessa ho pianto nello scriverlo così come nel rileggerlo hahaha fatemi sapere se le stesse emozioni sono arrivate anche a voi oppure dovrei cambiare qualcosa? ❤😙

*Spazio Pubblicità *
Un piccolo appunto, per chi ancora non lo facesse consiglio vivamente di leggere Inevitable di Emi_2808 perché è un libro stupendo e lascia sempre con il fiato sospeso, pieno di sorprese! 😁 andare a leggerlo perché ne vale la pena secondo me ❤

Come un fiume verso il mare  #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora