" Fanculo al mondo intero adesso penso solo a me
perchè ho capito che piu dai e piu si scordano di te"Erano passati giorni da quando avevo smesso di vedere Stefano. Per vederlo, intendevo, cioè parlargli, perché si presentava davanti alla mia visuale per almeno tre volte al giorno.
Stavo imparando a fregarmene per quanto possibile e devo dire che ero fiera di me stessa.<<Come hai detto che si chiama?>> chiese mia mamma per la quindicesima volta.
<<Alessio, mamma, Alessio>> gli risposi scocciata. Era da più di un'ora che fissavo l'armadio senza risultati. Tutto ciò che avevo mi sembrava orrendo, ogni cosa inadeguata all'appuntamento -se così si poteva chiamare- con Ale. Ero rimasta sconcertata al suo invito, ma alla fine accettai. Cos'avevo da perdere?
<<Non me lo dire così, sono felice che finalmente ci sia qualcuno che possa fartelo dimenticare>> continuò mia madre più felice di me. Si era rintanata in camera e mi seguiva dovunque andassi da circa venti minuti.
<<Ma state accanto di banco?>>
<<Sì, mamma>>
<<Ma è un tipo per bene? Mi posso fidare? >>
<<Sì mamma>> cantilenai un'altra volta.
<<Ma come fa di cognome, magari conosco i suoi genitori >>
<<Codice fiscale? Comune di nascita no? Mamma potresti far parte della CIA. >> sbottai infine, girandomi verso lei.
<<Okay, la smetto>> concluse andando via dalla mia stanza. Non volevo urlare contro di lei, ma le sue domande erano uno strazio. Ero già troppo ansiosa di mio, erano passate settimane dal nostro secondo bacio e avevamo sempre quel Felling tra di noi che ci univa. Ammetto che per quanto avessi paura, volevo arrivare a provare qualcosa per lui.
"JEANS. MAGLIETTA. VESTITO" il dilemma di ogni donna.
<<Metti quello>> disse mia sorella, indicandomi un orrendo vestito a fiori il quale, al solo vederlo mi facevano pensare al motivo per cui avevo comprato quell'affare.
<<No, non mi piace>> replicai troppo freddamente. Il mio pensiero però era troppo impegnato per fare la buona. Mancava solo un'ora!
<<Uffaaa>> sbuffai sbattendo il piede come una capricciosa bambina.
<k<Metto questi>> Informai alla mia vocina, prendendo un paio di pantaloni con sotto delle calze strappate e una maglia scollata. Esagerata? Forse, ma adoravo rendermi appariscente.
Mi truccai con Eyeliner sia sopra che sotto l'occhio con una punta tirata affondo, l'aggiunta di ombretto bianco per creare effetto opposto e più aperto, infine rossetto fuoco addosso.
<<Io escoo>> urlai scendendo le scale e correndo verso la porta.
Una figura maschile mi si posizionò davanti, impedendomi di uscire.
<<Dove pensi di andare vestita così? >>
<<Papà >> sobbalzai quasi cascano indietro.
<<È solo un amico, un giretto e torno>> aggiunsi una volta ripresa dall'infarto.
<<NON ESISTE! Vestita così non ci esci >> brontolò mio padre attirando l'attenzione del resto della famiglia.
I suoi capelli grigi iniziavano a farsi notare e con essi anche l'espressione anziana stava affiorando.
<<Dai Pà>>
<<No, ha ragione così non esci, fila a cambiarti >> Si intromise mio fratello, urlando quanto il capo famiglia.
<<Sono in ritardo>> Cercai di lamentarmi un'ultima volta.
<<Corri>> risposero entrambi gli uomini in quella casa, indicandomi la prospettiva della mia camera.
Eseguii l'ordine, aprendo l'armadio e tirando fuori le cose più brutte che potessi trovare, un paio di jeans e sopra una giacca gigante che poteva essere del mio bis nonno. Il trucco decisi di lasciarlo. Avevo la pelle in fibrillazione, se prima il mio obiettivo era essere carina, adesso era diventato essere ribelle.
Scesi di nuovo le scale e mi fermai davanti ai miei genitori, i quali non la smettevano di guardarmi dall'alto in basso e viceversa per diverse volte.
<<Ora mi fate uscire? >> gli sfidai.
<<Vai>> Tagliò corto papà.
Uscii di casa soddisfatta, ma in quel momento la mia apparente felicità sparì lasciando spazio alla realtà: "Ero vestita di merda per un'appuntamento."
<<Nono, io non vado. Gli mando un messaggio e mi fingo malata ho deciso>> ripetei alla mia vocina annuendo come una cretina in mezzo alla città.
<<Heey Hairottononparlareconme, dove pensi di scappare?>> mi richiamò Alessio porgendomi le braccia attorno.
<<Sono orrenda>> dissi voltandomi verso lui, e solo in quel momento lo vidi: la sua camicia a quadri risaltava i suoi occhi marroni, e quei capelli ti facevano solo venir voglia si toccarli, magari mentre facevi l'amore in una sera d'estate.
Arrossi. Ero fusa, iniziavo già a non capirci nulla dalla piega che avevano preso i miei pensieri e ci eravamo appena visti.
<<Sono bello vero?>>
Annuii ai miei pensieri opprimenti contro lui.
<<Lo so>> Si rispose da solo a quella mia conferma inespressa.
<<Che ti va di fare?>> chiesi una volta tornata alla realtà.
<<Sesso>>
Per poco non soffocai con la saliva.
<<Eh?>>
<<Stavo scherzando... cioè insomma c'è tempo. Vabbe comunque sono a tua disposizione che facciamo?>>
<<Idiota, mi hai fatto prendere un colpo. Andiamo al mare?>>
<<A due ore di distanza? Domani siamo a scuola>>
<<Chi lo dice?>>
<<Okay, Andiamo>> concluse. Ci dirigemmo in macchina sua e una volta partiti la musica di insediò nelle nostre orecchie e le nostre voci occuparono tutto lo spazio cantando a squarcia gola. Mi fermai un attimo a pensare: un mese di conoscenza ci aveva legato tantissimo, una profonda vendetta ci aveva uniti, un amore finito per entrambi da persone che non ci volevano, ci avevano affezionato l'uno all'altra. Avevamo bisogno di quello, bisogno di tenerezza in noi.
<<Che hai fatto oggi?>> mi chiese di punto in bianco, spegnendo la musica e guardando la strada, ascoltando solo la mia voce come suono.
<<Nulla, ho litigato un pò coi miei, motivo per cui sembro una disagiata>>
Scoppiò a ridere, finalmente parcheggiando.
<<Per cosa hai litigato >>
<<Secondo loro il mio abbigliamento non era bello>>
<<Ah si?>> con quelle due parole il mio cuore uscii dal petto. Mi formicolarono tutti gli arti e con esse tutte le cellule. I polmoni mi si erano fermati e avevo perso ogni capacità respiratoria. Ma era possibile essere così sexy dicendo solo due parole?
<<CUCU>> mi richiamò il mio compagno di avventure.
<<Scusa, mi perdo spesso>> risposi.
<<Lo so, e sei adorabile>> commentò dandomi un lieve bacio sulla guancia.
La sabbia solleticava i nostri piedi. Le scarpe erano rimaste in macchina, proprio per permetterci si sentire l'inebriante senzazione di vento e sabbia che metà ottobre regalava.
<<Come sta Marco?>>
<<Bene, prima o poi ti inviterà a cena>>
<<Chi?>>
<<Marco. Dice ti vuole offrire un gelato>>
<<Oh, il bimbo o il padre?>> domandai io accigliata.
Per risposta ottenni una linguaccia.
<<Come va con il biondino? >>
<<Biondino chi?>> feci finta di non conoscerlo, ma solo il suo pensiero bastava a farmi riaffiorare nei ricordi.
<<Direi non ci sia bisogno di dirti chi è >>
<<Lo so>> sospirai, guardando dritto davanti a me. Il mare e la notte si erano uniti un unico colore blu scuro, era un'immensa distesa di bellezza, la quale mi faceva sentire un punto minuscolo nell'universo. Pensate mi facesse paura? No, al contrario, amavo scomparire. Okay, ero sempre in contrasto con me stessa. Quando andavo nelle feste volevo sempre farmi vedere, quando si trattava di stare sola, volevo stare sola proprio con me stessa.
<<Beel, ma ti perdi sempre così? >>
<<Al contrario di qualcuno io so pensare>> replicai incavolata con lui per una faccenda dove non c'entrava niente.
<<Pensa a voce alta allora, sono curioso di sapere >>
Mi voltai verso i suoi occhi nocciola. Potevano essere veramente belli se degli occhi verdi non si fossero posizionati dentro i miei.
<<Nulla di che...>>
<<Biondino è diventato nulla di che adesso?>>
Avevo le lacrime agli occhi, ancora. Ero stanca, stanca di tutto ciò, stanca di sentirmi così attaccata a lui, stanca di piangere, stanca di non riuscire a dimenticarlo. Volevo essere forte, ma non era possibile. Perché io lo amavo, lo amavo troppo per lasciarlo.
<<Okay, va bene dimmi cosa vuoi fare? Vuoi parlarne? Parliamo, non vuoi, la smettiamo. Ma smettila di piangere sei veramente irritante>> mi disse Alessio, intrecciando con semplice gesto le sue dita alle mia.
Sentii partire il cuore più veloce del normale.
"METTI IN CHIARO LE COSE CUORICINO! " urlò il mio cervello a l'organo sottomesso e piu ingenuo di tutti. Il cuore è il più ingannevole tra tutti.
<<Okay. Facciamo qualche gioco.>> dissi togliendo ogni pensiero dalla testa.
<<okay>> mi prese in braccio come una sposa e iniziò a correre verso l'immenso blu.
"NONONO se mi butta lo ammazzo. "Nemmeno il tempo di dirglielo che il mio corpo toccò quell'acqua ghiaccia.
<<Idiota così mi ammalò! >>
<<Guarda il lato positivo, non verrai a scuola >> replicò sorridendo perfettamente.
"OH, VUOI RIDERE? VEDIAMO SE RIDI ORA" così mi alzai e con tutta la forza che avevo in me lo buttai in acqua.
<<Ti sta bene>> gli urlai successivamente. Pochi secondi, dopo ero sopra di lui.
Eravamo entrambi fradici e quel venticello che tirava, non faceva altro che aumentare il freddo, come l'atmosfera intorno a noi.
<<Vuoi baciarmi anche adesso?>>
Stavolta l'iniziativa fu mia, non lo lasciai finire che gli incollai le labbra sopra.
Lo colsi di sorpresa, ancora di più quando infilai la lingua ed espressi con ardore tutto il mio desiderio. Sentivo i suoi muscoli tendersi e rilassarsi allo stesso ritmo dei miei. Stefano sparì dalla mia mente e piano piano sarebbe sparito anche dal mio cuore. Alessio era la chiave della mia felicità e diciamocela tutta, baciava anche da urlo.*Spazio Autrice*
Cosa ne pensate di questo capitolo?
Non è un grand che lo so, perdonatemi. Rimedierò 😁💜
Fatemi comunque sapere come vi è sembrato nei commenti.
Grazie ancora, vi adoroooo ❤❤😍😍
![](https://img.wattpad.com/cover/74862801-288-k640172.jpg)
STAI LEGGENDO
Come un fiume verso il mare #Wattys2016
RomanceIl rapporto di Stefano e Isabel è un amore nascosto dietro le vesti di un'amicizia. Si conoscono da sempre, ma non hanno mai avuto il coraggio di esprimere i loro reali sentimenti. Con l'improvvisa morte della madre di Stefano, lui si allontana di...