"Tempo fa speravo in una storia con te, adesso è solo un'assurdità. Se non ci pensi tu... eclissi del cuore"
<<Bel, tesoro, è tardi alzati>> mamma cercava invano di svegliarmi.
<<Muoviti dai>> Emma al contrario era già in piedi saltellante come un canguro. Alla sua età pensavo fosse illegale alzarsi alle sette di mattina, ma a quanto pareva, mia sorella non la pensava così.
<<Ale è fuori>> disse alla fine la donna maggiore di età, sapendo bene che usando questa tattica mi sarei alzata. E infatti, così fu.
Mi vestii di fretta in modo Casual, era il Free Friday ovvero l'unico giorno in cui in quella scuola ognuno si vestiva a proprio piacimento.
<<Ciaoo>> salutò Emma con un bacio, volando poi in macchina di mamma per andare all'asilo.
<<Hey>> sussurrai con la voce impastata di sonno entrando nell'auto del mio ragazzo.
<<Eccola, dormi ancora eh?>>
<<Già, la colpa è solo tua>> borbottai chiudendo gli occhi. Tutto era troppo pesante in quel momento. Occhiaie stile panda circondavano i miei occhi e una profonda stanchezza divovata la mia anima.
<<Va bene, stasera prometto di staccare all'una massimo. Se devo vederti zombie il giorno dopo, meglio non scriverti più fino alle tre>>
<<Ma come sei perspicace>> commentai sarcastica, anche se a dirla tutta ero io che alimentavo la conversazione facendo in modo che rimanesse incollato allo schermo del telefono.
L'insonnia giocava brutti scherzi con me, mi faceva diventare isterica e completamente senza controllo. Era successo che dopo feste stratosferiche avevo litigato con tutti i miei amici solo perché la mancanza di sonno, era per me peggio, della presenza di alcool.
Quindici minuti di viaggio, bastavano ad arrivare davanti all'edificio.
<<Bel>> squillante più di mia sorella, Lydia saltellava nella mia direzione.
Dove la trovavano la forza certe persone? Dove potevo trovarla anche io?
<<Ciao>>
<<Ma che ha?>> domandò ad Alessio, come se io fosse impedita per rispondere a una semplice domanda.
<<Non ha dormito>>
<<Ohhh... che avete fatto eeeh>> ed eccola con la sua battutina che alludeva a cose sconcie, sempre la solita.
<<Che hai da urlare Ly?>>
<<Bel non ha dormito stanotte>>
<<Sì, sai abbiamo fatto Zan Zan solo che io stavo a casa mia e lui a casa sua. Soddisfacente parecchio si!>> borbottai lasciandoli parlare alle mie spalle ed avviandomi verso l'aula ancora grigia. Cominciavo già a dare segni di pazzia alle otto di mattina, ancora avevo da affrontare cinque ore immersa tra alunni cafoni e professori stressanti.
"ESAMI, STUDIATE, ESAMI, ESAMI" mimai mentalmente la voce del prof di economia che tra l'altro, era uno di quelli che non sopportavo a prescindere. L'anno prima mi aveva abbassato il voto perché non mettevo le magliette scollate come piacevano a lui. Pervertiti, sclerarti, vecchi decrepiti, pazzi, in questa scuola lavorava proprio chiunque, bastava avessi una storia triste e ti assumevano.
"Devono pur lavorare" era la scusa della preside. Certo, assumerli tutti in quella scuola per poi far soffrire le loro pene di vita a noi studenti. Non bastavano i nostri di problemi, no, dovevamo subirci anche i loro.
<<Ragazzi seduti>> tra un occhio aperto e uno chiuso non mi ero accorta che la classe si era completamente riempita e tutti stavano prendendo posto.
Dimenticavo pure che oltre al mio sonno, una noiosa lezione di due ore di storia mi aspettava.
Bussarono.
<<Sì esce prima?>> commentò Matteo, mio compagno di classe da tre anni in questa scuola.
Nella speranza che entrasse la custode a dare quella notizia spalancammo tutti gli occhi, persino io che dormivo.
Nulla da fare, fu Stefano a superare la soglia.
<<Uh, Salve Fabio>> mormorò rivolgendosi al prof. A quanto pareva si conoscevano e sembravano pure amici da come parlavano.
<<Stefano. Ancora non sei andato via da questa scuola?>>
<<La adoro, la meglio scuola del mondo, mi piace stare qua con questi compagni che mi ritrovo, per non parlare poi dei prof>>
Fabio scoppiò a ridere. Qualche altra risata susseguì dall'aula.
<<Sarà per questo che litighi con metà di loro.>>
<<Amore non è bello se non è litigarello>> commentò lui, suscitando ancora più confusione.
<<Scherzi a parte sei qui per Ludovica deduco>>
Tornai ad appoggiarmi sul banco. La conversazione finiva qui, nessun'altra parola mi serviva più, oramai dopo la sera del mio compleanno mi ero resa conto di un fatto che negavo: io ero innamorata del ricordo di Stefano non di lui stesso. Questa apertura di mente, mi fece finalmente capire che potevo avere una vita lontana da lui. Potevo vivere.
<<No, voglio parlare con Isabel>> sussurrò Stefano con voce a mala pena udibile.
<<Certo. Vai che devo finire>> mi disse il prof tornando a sfogliare il libro.
Non aveva capito proprio nulla. Io con Stefano fuori non ci sarei uscita e poi perché mi voleva? Cosa c'era di tanto importante da rompere la mia quiete?
<<Dammi solo un motivo per venire fuori con te?>> Gridai scacciando via quella stanchezza che c'era in me. Aveva trovato un modo per svegliarmi del tutto.
Mentre urlavo contro Stefano, la mano si Alessio mi si appoggiò sulla coscia per rassicurarmi.
<<È importante altrimenti non sarei qui >> replicò il ragazzo di rimando. Su questo aspetto aveva ragione, non si sarebbe azzardato a venire davanti agli occhi di tutti se non fosse importante davvero, inoltre quale migliore vendetta verso Ludovica che vederla invidiosa di me?
Quel minimo di coscienza in me, fece in modo che le mie gambe si spostassero nella sua direzione.
Chiuse la porta dietro di sé. Eravamo solo io e lui, nessun altro essere vi era nei dintorni, sembrava in film horror più che uno stile romantico: la pioggia picchiettava ardentemente sul vetro della porta d'emergenza situata infondo al corridoio dove si trovava la nostra classe.
<<Che vuoi?>> domandai fredda.
<<Un favore gigante>>
<<Ah, addirittura? Dammi una ragione per farlo?>>
<<Riguarda mia sorella Emily>> disse con fil di voce. Erano esattamente due anni che non sentivo pronunciare il suo nome dalle labbra di suo fratello. Da quando se ne era andata, non se ne era dato pace, non che pensasse fosse causa sua o cose del genere, no, lui non sopportava il fatto che scappare via dalla città fosse un'abbandono verso la madre. Quello però che non capiva Stefano era che tutti in quella famiglia avevano dimenticato la povera donna, ognuno a modo suo: Scappare via, o scappare con Droga e Alcool non cambiava la sostanza della situazione, ma solo la forma.
<<Ti ascolto>> mi rassegnai alla fine vedendolo completamente diverso e fuori di testa. Aveva i pugni serrati talmente forte che un solo secondo in più l'avrebbero indotto a sanguinare. Gli presi la mano, evitando un graffio di sangue inutile.
Occhi verdi contro occhi ghiaccio: Scontro tra titani. Una semplice mattinata di metà novembre circa, partita in modo alquanto irritante si trasformò in una giornata piena di curiose stranezze.
<<Allora. Ti ricordi zio Gianni? Bene si è ricordato dal nulla che ha un fratello e quest'ultimo ha pure un figlio. Insomma si sposa domenica con la sua seconda moglie e ha deciso di invitare me è papà, come ben immaginarai lui non verrà e sinceramente neanche io volevo andarci, che senso avrebbe? Poi però, mi è venuta in mente una cosa, la figlia di Gianni, mia cugina, Kloe era una specie di migliore amica con Emily quindi magari lei saprà dov'è. Allora tu in tutto qursto penserai: e io che c'entro? Bene, ti rispondo che io da solo non riesco ad essere lucido quando si tratta di Emily, ho bisogno di qualcuno che mi diciamo stia vicino, che mi dica se ciò che lei dirà sarà una cazzata o meno. Chi meglio di te per questo, conosci bene me e mia sorella.>> sputò queste parole con velocità supersonica, aveva necessità di buttarle fuori.
Mi invasero una miriade di emozioni, neanche io stessa riuscii a capire quale prevaleva tra di esse, vi erano mescolate in una sola pozione.
<<Okay>> dissi infine, dopo i miei cinque minuti di riordine mentale.
<<A una condizione>> aggiunsi convinta di me stessa.
Mi guardò alzando un sopracciglio. Un'espessione buffa e nostalgica gli si dipinse in volto.
<<Voglio anche Alessio con me.>> risposi secca, appoggiando le mani sui fianchi e guardandolo con aria di sfida.
<<No, non esiste>> Ribatté lui in quarta. Non fecero altro che farmi sorridere quelle parole.
Aprii la porta della classe ed entrai, avendo di nuovo l'attenzione su di me.
<<Va bene! Come ti pare>> gridò il Biondino-Occhi-Verdi alle mie spalle.
Piegai le labbra in un sorriso compiaciuto e tornai accanto al mio ragazzo.
<<Ciao>> disse poi il ragazzo uscendo dalla porta con l'ira alle stelle.<<Cosa hai fatto?>> urlò Ale mentre in macchina mi riaccompagnava a casa.
<<Perché no?>> domandai io confusa per la sua reazione.
<<Non lo so... ho tipo un figlio a cui badare?>>
<<Non lo puoi lasciare una sera ai tuoi? >>
<<Sono entrambi a lavoro>> rispose secco.
<<Le decisione vanno prese in due. Io comunque non vengo, tu se vuoi vai>> aggiunse freddamente.
<<Ale, non posso andarci da sola>>
<<Vai con Dylan o Tyler allora>> congedò come ultima frase. Dopo di esse non ci furono più parole tra di noi per tutto il resto del tragitto. Avevo visto coppie litigare, ma non dopo solo una misera settimana.
Dove stavo sbagliando non lo copio proprio. Per una volta che credevo di aver fatto la cosa giusta, risultò sbagliata.
Nemmeno un bacio alla destinazione come decorazione del litigio.
<<Ciao eh >> agitai la mano verso di lui, ma fu del tutto vano, oramai era già sfrecciato via.
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Come un fiume verso il mare #Wattys2016
RomanceIl rapporto di Stefano e Isabel è un amore nascosto dietro le vesti di un'amicizia. Si conoscono da sempre, ma non hanno mai avuto il coraggio di esprimere i loro reali sentimenti. Con l'improvvisa morte della madre di Stefano, lui si allontana di...