Capitolo 31

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Stefano

" Godiamoci il momento perché prima o poi finisce
L'amore spesso prende ma poi non restituisce
Io sto ancora aspettando il cuore che gli ho dato in prestito
Se la vita insegna io sono un alunno pessimo"

I mesi passarono troppo in fretta e in un battibaleno eravamo già ad agosto. Gli esami andarono una meraviglia, Bel se ne usci con un ottantasette e io me la cavai con un settantatré, considerando il mio impegno finale, perché ovviamente loro contavano tutto il rendimento dell'anno per l'esame. E io, iniziai a impegnarmi seriamente ad aprile, quando la mia vita fu destabilizzata in tutti i sensi: Io e la mia ragazza, si Bel la mia ragazza, stavamo insieme. Nessuno dei due era riuscito a pronunciare quelle famose due parole, perché nessuno dei due se le sentiva forti da gridarle. P
apà e Silvia, pure stavano insieme, con una felicità talmente concentrata che sembrava falsa, ma io volevo bene a mio padre, e aveva sofferto troppo nella vita, e se lei lo rendeva felice con le sue manie patetiche, a me andava più che bene.
La mia tesina, che ci crediate o meno, fu classificata la più bella di tutta la scuola, persino dei secchioni, ma infondo io avevo avuto tre anni per perfezionarla, loro solo qualche mese.
<<L'hai veramente fatta tu?>> Ripetevano i professori, e io ridevo, perché oltre a spiegarli la tesina, gli specificai anche tutte le fonti da cui avevo preso le informazioni.
Il Titolo, di tale capolavoro era: "Fear vs Revenge" un misto di paura e vendette tra i popoli del passato, come quelli del giorno d'oggi; di come la storia dovrebbe fare da insegnamento e in realtà siamo al punto di partenza. Vendetta per lotta di potere, portata alla paura del popolo: rinchiuso nei Lager, così come buttati nelle foibe, o uccisi in diversi altri massacri, e purtroppo aggiunsi anche stermini. Lo adorarono tutti, la prima ad applaudirmi fu proprio lei, seduta alle mie spalle. Gliene ero grato, era sempre al mio fianco.

<<Pronti?>> disse Mat prima di premere sull'acceleratore e partire per la Sardegna.
Mia madre e la loro erano gemelle siamesi anche se separate, non c'era cosa che facesse una, che non facesse anche l'altra. Erano un tutt'uno, e infatti, quando mamma comprò la casa al mare, proprio a due passi dalla nostra, c'era la loro. "Vicini di casa ovunque e per sempre" era il motto. Erano due anni che non ci andavo. Dopo che mamma morì, sia io che papà non ci andammo più, ma stavolta era diverso. Non solo Silvia era con papà, ma anche Emily era venuta con noi in memoria dei vecchi ricordi.
Ci eravamo divisi, i giovani in un auto e i vecchiotti nell'altra. Io volevo stare accanto a Bel, ma Emma e Roberta -figlia di Silvia- occuparono i posti e io fui costretto a prendere quello davanti. Mia sorella, ci avrebbe raggiunto lì, direttamente da Amsterdam.

I giorni passavano, per nostra fortuna, lenti e ogni giorno ci divertivamo come non mai, una volta a casa Grezzi, altre a casa Mancini, diverse volte cene fuori, altre solo io e Bel, anche se nessuna di loro fu romantica come quella sera. Le giornate erano tranquille e avevo finalmente trovato la mia pace, in cui tutte le persone che amavo erano intorno a me. Certo, Silvia non aveva ancora acquistato il mio reale affetto, però la sopportavo. A volte si ostinava a fare la mamma perfetta, ma come lei stessa disse, la mamma non si può sostituire. Mia madre era perfetta in tutta la sua imperfezione, la quale io, con gli occhi di un bimbo non la notavo e se c'era, non la notavo ugualmente, per rendere quella donna il mio tutto e questo esso cascò nel baratro, io cascai con esso.

<<Ste, oggi andiamo a mangiare una pizza?>> domandò Bel seduta sul mio letto. Annuii e le diedi un bacio sulla fronte. <<Yes>> risposi. Erano le sette e trenta, ci avviammo subito dopo aver salutato papà. Prrndemmo la macchina e in meno di un quarto d'ora già eravamo lì. Ci sedemmo in un tavolo per due e la guardai come la guardavo sempre.
I miei occhi erano solo per lei, e nessun'altra si sarebbe messa in mezzo. Niente e nessuno.
Era bellissima anche struccata e con il viso stanco. La sera prima eravamo stati insieme tutta la notte a chiacchierare e coccolarci, senza andare oltre qualche bacio e qualche carezza.
Diceva che ancora non se la sentiva di procedere con me. Certo un po' di delusione la coltivavo, ma alla fine la amavo anche per questo e dato che era andata a letto con due delle persone che non gli interessavano tanto, sapevo che aspettava il "momento giusto" con me.
<<Che facciamo stasera?>> le domandai, ammiccando un sorriso e alzando un sopracciglio.
<<Esco con Veronica e le altre. Sono sempre stata con te questi giorni, almeno oggi esco un po' con loro. Alessandro, il ragazzo di Giada, fa una mega festa. Magari poi vieni pure tu>> contradisse lei.
Odiavo quelle ragazze. Erano le classiche che bevevano e si strusciavano addosso a tutti, e non ce la immaginavo il mio koala insieme a loro, ma sapevo anche che dicendoglielo si sarebbe arrabbiata e avremmo finito per litigare e non parlare per giorni. Questo era il nostro vero senso dell'amore: Litigare per provare più piacere nel fare pace.
<<Okay. Vengo poco più tardi>> le dissi, sottolineando bene la parola Poco. Annuii e mi diete un bacio sfuggente, che, ricambiai aggiungendoci la passione e stavolta fu costretta a mantenere, anzi ad aumentare. Io sfiorai le sue labbra e lei ci infilò la lingua, passandola ovunque nella mia bocca.
"Ma cosa sei?" Pensai mentre con le mani, continuavo ad accarezzarle i capelli. Fummo interrotti però dal cameriere che iniziò a prendere le ordinazioni: Due pizze margherite. Si, molto originali.
Le conversazioni si susseguirono a non finire, sempre trovavamo qualcosa di cui parlare, anche cose inutili e insiglificanti.

Il bello di essere innamorati, dopo una grande amicizia fa si che nulla cambi, che la comunicazione sia all'ordine del giorno. A volte tra amore e amicizia c'è solo la distanza di un bacio, e non pensate che ciò sia male, perché l'amore derivante dall'amicizia più sincera è amore più vero che esista.

E dopo i pensieri saggi che la mia mente elaborò, tornai a mangiare la pizza.
Il resto della serata passò calma. Ci dirigemmo al mare, e ci distendemmo a guardare il tramonto. Un'incantevole bellezza arancione e rosa - celeste ricopriva la distesa superiore della terra. Uno straordinario quadro reale davanti ai nostri occhi, ma la cosa ancora più bella, era seduta alla mia sinistra. Da sempre e per sempre lei sarebbe stata la donna della mia vita, la donna accanto al mio fianco, dal lato del cuore che batteva per lei, e lei soltanto.
<<La smetti di guardarmi?>>
<<Sei bellissima>>
<<Lo so>> rispose con fierezza e mi diede un altro bacio.
Chi l'avrebbe mai detto? La ragazza timida e insicura pure sul dentifricio da comprare, diventò con l'amore forte e sicura. Forse, si è semplicemente di più quando si è innamorati. Ci riuscii alla fine nel mio intento, riuscii a farle vedere se stessa con i miei occhi.

Tornai a casa che erano le nove meno un quarto, lei sarebbe uscita alle dieci e io l'avrei raggiunta verso le undici. Un'ora sola per stare con quelle vipere e poi l'avrei salvata.
Infilai la chiave nella toppa e apii la porta.
<<Oh mio dio>> esclamai quando vidi ciò che si presentava davanti a me: bottiglie sparse ovunque, mobili scaraventati per terra, divani rigirati sul pavimento e in terra papà. Seduto sul tappeto incontro al camino spento, una bottiglia di Tequila in mano.
Sentii un groppo in gola, Ripensando a quei giorni in cui le sue mani colpivano ripetutamente la mia testa e mi preparai ad abbassarla per essere di nuovo colpito, per farlo sentire meglio.
<<Che succede?>> gli chiesi tremante e sedendomi accanto a lui. Emily e Silvia non c'erano, anche se dedussi fosse quest'ultimo il problema.
<<Hai della roba dietro>> mi chiese. Lo guardai, e quando capii di cosa parlava, andai in camera e presi l'erba da sotto il cuscino per poi portargliela, insieme ad essa le cartine.
<<Grazie>> sussurrò, prendendone una e fumandosela. La stessa cosa feci io.
<<Silvia mi tradiva. Già, stava con me e un altro nello stesso tempo. Gli pagò pure il viaggio per portare questo in Sardegna. La sentii parlare e dire ogni cosa, poi ho pure visto un bacio molto dolce e schifoso. Bacia da schifo sembrava un polpo>> disse papà sotto effetto di Marijuana e Alcool.
<<Puttana>>
<<Mi manca tua madre>> bisbigliò nuovamente, poi si voltò verso me. <<Ma tu, con quella merda di partita me l'hai portata via>> urlò alzandosi in piedi. Sembrava così alto adesso.
Mi alzai anche io e Abbassai la testa davanti a lui.
<<Picchiami>> dissi. E senza aggiungere altro, i suoi pugni mi colpirono e i suoi calci non fecero di meno.
Fui stordito da quella rabbia, ma non m'importava nulla, volevo si sfogasse, anche a costo di fargli da sacco pugile umano.

Alle undici in punto mi trovai a casa di questo famoso Alessandro. Avevo fumanto altre cinque canne dopo quella, più bevuto anche vino, il mio cervello stava in fumo, letteralmente. Ma, avevo promesso a Bel che l'avrei vista ed ero lì.
Entrai e la musica fu una tortura per le mie povere orecchie. Rimbombava ogni suono, il doppio nella mia testa, che da lì a poco sarebbe scoppiata. Quando la vidi.
Era in mezzo alla pista che si muoveva a tratti, decisamente ubriaca. Era vestita con un vestito talmente corto e trasparente che poteva essere benissimo scambiato per una camicia da notte. Intorno a lei, un paio di ragazzi le ronzavano facendo battute viscide.
Mi avvicinai a loro e gli scacciai con un urlo. Le loro facce dapprima sconvolte fecero poi spazio alla paura e andarono via a gambe levate.
Guardai Bel e sembrava avermi notato, ma non avermi riconosciuto.
Io avevo bevuto e fumato insieme e lei stava peggio di me.
La guardai meglio e davanti a me, non vidi più la mia ragazza ma una bionda adulta che aveva tradito mio padre. Aveva rotto a lui, quel poco si cuore che aveva e io gliel'avrei fatta pagare.
Chiusi gli occhi, pensando che fosse impossibile che lei fosse qui, ma quando li riaprì, la sua immagine stava di fronte a me.
Lo stesso vestito che indossava Bel, l'aveva lei, assomigliava tanto a una prostituta vista così. La sua grande età nascosta dietro abito sexy, non coprivano le sue manie orripilanti.
La presi per un braccio e la trascinai al muro più vicino e solitario della casa di questo sconosciuto, la Sbattei forte e gli diedi un sonoro schiaffo in puro viso.
<<Lurida troia>> le urlai.
E quando vidi meglio, due occhi azzurri lacrimanti mi colpirono, ma non quelli di Silvia, ma quelli di Bel.
Avevo appena schiaffeggiato la mia ragazza senza rendermene conto.


Come un fiume verso il mare  #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora