Capitolo 18

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STEFANO

"Dammi il tempo di soffrire... anche se non basterà. Il tuo ricordo, sai, stenta di fuggire"

I mesi passarono stranamente veloci. La mia vita era diventata una monotonia continua: stavo sempre da Ludovica, e quando tornavo a casa preparavo la cena a papà e puntualmente alle due andavo a dormire, parliamo di quei giorni in cui quella che oramai da quattro mesi era la mia ragazza, non veniva a stare da me.
La primavera iniziava a coprire la città: fiori, verde, sole, tutto rinasceva, ovviamente la mia vita non era compresa. Il gelido inverno racchiudeva il mio cuore da due anni.
<<Stefano>> papà con la sua voce roca e ubriaca gridava dal salotto.
Alzai gli occhi al cielo e mi diressi nella sua direzione. "Ha fame" pensai distratto.
<<Stasera esco>> fu invece la sua risposta.
Lo guardai confuso e sorpreso. Lui non diceva mai che doveva uscire, se lo faceva, andava a comprare nuove bottiglie con i miei soldi, ma sempre senza dire una parola. Non conosceva nessun altro posto, o perlomeno non pensavo neanche se lo ricordasse. C'erano notti in cui la sua coscienza dimenticava di avere un figlio ancora in vita, non a caso quando entravo a casa mi urlava contro sostenendo di essere io un ladro. Poi c'erano quei giorni in cui andava a finire peggio e mi picchiava a sangue senza tregua. Come quando tornai dal matrimonio di zio Gianni.
"Hai distrutto la macchina" Fu l'unica cosa che mi disse e dopo partirono i colpi in faccia e sulla nuca ripetutamente.
Mentre la mia testa, così come il mio corpo mi urlavano di reagire, io davo retta al cuore. Non rispondevo perché sapevo che in quei momenti papà tirava fuori la sua rabbia e quando urlava il suo dolore io ero quasi felice, e non perché mi facesse piacere quello che mi faceva, ma perché liberare ciò che teneva dentro era un bene. Almeno uno dei due ogni tanto poteva farlo e io ero troppo incasinato per uscirne.
<<Dove vai?>>
<<Esco con una donna.>> dichiarò guardandomi e aspettando una mia reazione.
Non sapevo cosa dire. Mi colse talmente impreparato, che io stesso rimasi spaesato.
Lo fissai meglio: Barba tagliata, capelli sistemati meglio del suo solito, vestito decentemente per un'uscita fuori. I cambiamenti in lui erano chiari e io non ne sapevo nulla, certo ultimamente l'avevo visto al telefono spesso, ma non pensavo fosse dovuto a ciò. Vederlo così il cuore mi fece una capriola nel petto.
<<Se permetti ti darei qualche consiglio per i capelli>> mormorai ammiccando un sorriso.
Stavolta fu lui quello sorpreso.
Non ci credevo ancora, in un pomeriggio di metà marzo, io e papà seduti davanti allo specchio del bagno, lui mentre mi raccontava di lei, io mentre gli sistemavo i capelli.
Si chiamava Silvia, era bionda e si erano conosciuti in un sito d'incontri, dove papà si era iscritto per sbaglio, pensando che quello fosse un altro genere di sito... potete immaginare quanto scoppiai a ridere appena me lo disse.
<<Eh dai papà, pensavo non ne fossi più capace di trovarti una donna>>
<<Non sei triste o arrabbiato? >>
<<Mi stai chiedendo se sono arrabbiato per mio padre che finalmente si alza da quella sedia dove ci ha piantato le radici e si cura di sé? Magari inizia pure a cucinare adesso? chissà. Papà solo felice per te. Davvero.>> borbottai non smettendo di sorridere, forse più io di lui.
<<Ste... mi dispiace per questi anni e grazie per i capelli. Sono bello quasi quando te>>
<<Smettila Pà, il dolore ha preso entrambi... forse si ti critico, ma ti capisco. Quindi è apposto così>> replicai, dandogli un abbraccio, o una specie. Insomma, in sostanza gli gettai le braccia al collo.
<<Vado>>
<<Vai>> 

Aspettai tre ore, ma ancora nulla. Nel frattempo mi sedetti su Filo e guardai la notte sopra la mia testa. Nessuna luce di fabbriche o negozi vi era intorno a noi, l'unica luminosità era quella delle stelle. Un tempo Bel sarebbe stata al mio fianco, ma oggi non c'era più. Lei aveva trovato Alessio e le piaceva anche, lo capivo dai suoi atteggiamenti. Un tempo con Francesco si vedevano tre volte a settimana e solo per svagarsi, no impegni, no niente, a lei di lui non fregava nulla, tentava solo di far uscire me dai suoi battiti. Mentre con quest'ultimo, neanche mi guardava più, sempre con lui, anche se non si vedevano tutti i giorni a causa degli esami, non la smettevano di chiamarsi. Puntualmente dalle dieci all'una dalla mia stanza non si sente altro che la sua voce bisbigliare, parole tenere sfuggite in quelle tarde ore della giornata.

D'altra parte però non potevo biasimarla io stavo con Ludovica, e devo ammettere che ultimamente iniziava a interessarmi sul serio. Scoprivo lati dolci di lei che mi erano sfuggiti, specialmente sul campo casalingo: Cucinava, stirava, puliva. Faceva di tutto senza mai lamentarsi.
Respirai a fondo quando vidi una macchina arrivare. Ed eccolo papà con la sua bella bionda in macchina, baciarsi con imbarazzo sulla guancia. Successivamente lei sparì nel buio. Quello che si presentò ai miei occhi poi, quasi mi fece cadere dall'albero: papà saltò su se stesso esultando con un "Yuppii" talmente forte che temevo svegliasse i Mancini.
<<Papà>>
<<Che ci fai lassù? Scendi subito! >> brontolò.
<<Adesso ti preoccupi per me?>>
<<Dai scendi, vediamo di bere una birra insieme>>
Non me lo feci ripetere. Bere in due era un miracolo, di solito mi cacciava sempre via.

Il giorno seguente ci aspettava l'ora di Educazione Fisica. Era una bella cosa, se non fosse che la classe che giocava con noi era la stessa di Ludo e Bel.
Le nostre prof confabulavano su una possibile partita di calcio con entrambe le classi.
Alzai gli occhi al cielo al solo pensiero, mi piaceva il calcio, ma giocare con le ragazze era una tortura:
" Ma daii, mi sonno rotta un piede", "Ma come tiri?", "Noo io non corro dietro una stupida palla per un'ora".
L'unica ragazza che giocava seriamente era una certa Cristal della loro classe. Bella e dolce ragazza che quando si trattava di giocare a calcio diventava una bestia. Ci avrei provato un tempo, ma un ragazzo, Tyler se non erro, mi guardava sempre in cagnesco ogni volta che per sbaglio poggiavo gli occhi su di lei.
<< Perfetto. Ragazzi, ora facciamo una partita di calcio, voi contro loro>> disse il Prof indicando le due classi messe già nei due campi della palestra.
Capitani: Io e Alessio.
Portieri: Lucio e O'Brien.
Il resto era libero di fare il ruolo che desiderava.
Partii Alessio all'attacco per primo, passò la palla a caso tra quelli della sua classe e non arrivarono neanche vicino alla porta che due di loro iniziarono a darsi spinte.
Quanto si vedeva che erano divisi in gruppetti, neanche sapevano a chi tirare la palla, mancava la fiducia in loro.
Per fortuna noi non eravamo così. Rubai la palla a uno di loro e mi diressi verso la porta avversaria. Io, Fede, Chicco i nuovi Messi Neymar e Suarez, eravamo sincronizzati al massimo, io tiravo a Fede, lui passava a Chicco e quest'ultimo ripassava a me per poi tirare dritto in porta e.... Gol!
Le ragazze della 5A, ovvero la loro classe, non la smetteva di sbraitare per la perdita.
<<Ora ve la facciamo vedere noi>> replicò Bel, dietro di me.
Mi voltai e sorrisi beffardo.
Andammo avanti così per circa venti minuti con il risultato di 7 a 1, concesso da Lucio solo per compassione, era in grado di pararla decisamente.
Il custode ci interruppe per avvertire che un bambino cercava uno di noi. Lo guardammo tutti in attesa di spiegazioni, ma improvvisamente un bimbo piccolo venne in palestra urlando a tutta potenza:
<<Papà!>> fissammo il piccolo in attesa di una risposta da parte sua. Magari cercava suo padre, chissà, magari si era perso. Feci per avvicinarmi, cercando spiegazioni dal piccolo. Però mi precedette una signora che dietro al bimbo mimò un " ho cercato di fermarlo". Seguii il sul sguardo ed era diretto ad Alessio:
<<Dimmi piccolo>> mormorò proprio lui avviandosi verso il bambino.
Rimasi stupefatto, io come tutto il resto della classe, non la smettevamo di guardare la scena. Potevo immaginarmi di tutto nella vita, ma Alessio padre no.
Mi voltai verso Bel e la vidi sconvolta, neanche lei sapeva nulla. Trauma. Scommetto che nella sua testa passava solo questa parola.
<<Ciaoo Bel>> Disse il piccoletto, togliendomi ogni certezza. Lei lo sapeva e le stava pure bene il fatto che lui avesse un figlio, con chissà chi poi. Sapeva anche questo? Non mi capacitavo più, ero sconvolto in tutti i sensi.

*Spazio Autrice *
Salveee che ne pensate di questo capitolo? Sorpresi eh?
Aspettate il prossimo allora ❤😙
Ancora grazie mille a tuttii vi voglio beneee ❤ ❤

Come un fiume verso il mare  #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora