Secondo giorno in mare
QUANDO arrivai al Princess Grill per fare colazione, trovai solo Harry al tavolo. Indossava una camicia verde e pantaloni sportivi bianchi. Non sembrava affatto stanco malgrado la nottata al casinò. «Dormito bene?» chiese alzandosi in attesa che il maître mi facesse accomodare. «A dire il vero, sì. E lei?» «Dormo sempre bene in mare», rispose sedendosi. «Ha notato? Le onde stanno ingrossando.» Le previsioni dell'ufficiale si erano rivelate accurate. La superficie dell'Atlantico, che il giorno prima era liscia come l'olio, si era increspata a causa del vento sferzante. Il comandante aveva annunciato all'altoparlante che i ponti esterni sarebbero rimasti chiusi finché non fossero migliorate le condizioni meteorologiche. «Mi sembra proprio forza otto», osservò Harry. «E cosa significa?» «Che la velocità del vento è fra i trenta e i quaranta nodi e le onde sono alte dai cinque ai sette metri.» «Non si direbbe, stando qui», obiettai. «È perché la nave ha quattro grandi stabilizzatori che ammortizzano ogni rollio. Sui mercantili dove lavoravo, un mare così significava ballonzolare come un sughero, mentre questa augusta signora incede placida come una regina.» Notai che Harry aveva appena toccato il cibo e gli chiesi se avesse avuto una cocente delusione ai tavoli da gioco. «Al contrario, Jessica. Ho lasciato il casinò con quattrocento dollari in più.» Abbassò la voce. «Sarebbero stati un migliaio se l'avessi avuta al mio fianco.»
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«A quanto pare non le serve un portafortuna», ribattei ridendo. «Non guasta mai. Ho festeggiato la vincita al nightclub. C'era anche un disc-jockey. La musica era un po' troppo forte, ma alla mia età, l'udito non è più quello di una volta. E ammetto di essermi divertito.» «Non credevo fosse un tipo da discoteca, Harry.» «Ah, rimarrebbe sorpresa, invece. Ne ho frequentate parecchie nel corso degli anni. Cosa non si fa per divertirsi, appena toccata terra, dopo la noia di settimane e mesi in alto mare.» Si appoggiò allo schienale della sedia, incrociando le mani sullo stomaco e chiuse gli occhi. Per qualche momento sembrò lontano mille miglia, forse immerso nei ricordi di una vecchia avventura. Quando riaprì gli occhi mormorò con rammarico: «Odio invecchiare». «Come recita il proverbio: invecchiare non è per vigliacchi», rilanciai. «Oh, sì, l'ho già sentito. Un mio caro amico, che non è più fra noi, diceva sempre che la morte è il prezzo da pagare per aver vissuto.» Intuì dalla mia espressione che mi preoccupava sentirlo parlare in quel modo. «Adesso basta con questi discorsi tetri, eh? Che cos'ha in programma oggi?» «Devo tenere una conferenza alle undici. Ma prima pensavo di fare un giretto di esplorazione per la nave. È talmente grande, e non so se un'ora basterà. Poi nel pomeriggio pensavo di fare un salto al centro benessere.» «Mi sembra un ottimo programma. Ah, ecco il nostro antiquario», esclamò Harry vedendo avvicinarsi Michael. «Tutto bene stamani?» chiese lui. «Non potrebbe andare meglio, Wendell», rispose Harry accomiatandosi. «Ci vediamo alla conferenza, Jessica. Buona escursione!» «Sei venuta bene», commentò Michael aprendo la brochure che aveva la mia foto in copertina. Consultò le offerte del giorno mentre io bevevo la seconda tazza di caffè quindi appoggiò l'opuscolo e lanciò un'occhiata al tavolo di Kim ancora vuoto. «Dormono fino a tardi, eh?» «Oddio, guarda che ore sono Michael! Devo affrettarmi se voglio fare il giro che ho in mente. Scusami.» «Chiamami Wendell», mormorò lui guardandosi intorno per assicurarsi che nessuno avesse sentito. «Senti, Jessica, vorrei di nuovo provare a convincerti ad aiutarmi.»
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«Non ne voglio discutere, Michael, ehm, Wendell, o comunque decidi di chiamarti.» «Ignorare il terrorismo non lo farà scomparire, Jessica. Se riesci a dare una mano a deviare i fondi destinati a organizzazioni terroristiche, avrai salvato moltissime vite, fra cui quelle di americani, anzi soprattutto quelle di americani.» Questo continuo insistere sul mio patriottismo era irritante, ma come certo sapeva il mio amico, andava a toccare una corda molto sensibile. Tuttavia era inutile ricordarmelo in continuazione. La sera prima avevo già riflettuto a lungo su quanto era successo negli ultimi giorni, cercando di trovare ogni possibile collegamento.