«SALVE, Wendell», esclamò allegramente Harry. «Che ci fa qui?» Un ufficiale batté leggermente sulla spalla di Haggerty. «Michael, non abbiamo ancora finito di parlare.» «Dammi un minuto», ribatté lui. «Michael?» mormorò sconcertato Harry. Haggerty alzò una mano per interromperlo e mi fece cenno con l'indice di seguirlo. «Forse è meglio che vada», disse Harry. «No, non ce n'è bisogno», replicai. «Torno fra un attimo.» Seguii Michael in un corridoio deserto che portava al quadrato degli ufficiali. «Che sta succedendo?» bisbigliai. «Non ho tempo per entrare in dettagli, Jessica, ma c'è stato un omicidio.» «Kim Chin-Hwa.» «Cosa te lo fa credere?» «La voce che è stato ritrovato un cadavere ha già fatto il giro della nave, Michael. Ne parlano tutti i passeggeri. C'è un ufficiale di guardia alla porta della cabina di Kim e il mio steward è stato portato via dagli uomini della sicurezza. Si tratta di Kim Chin-Hwa, non è così?» Michael annuì. «Ma che cosa c'entri tu? Il comandante in seconda conosce la tua vera identità?» «Sì. Gli ufficiali di alto grado sanno perché mi trovo a bordo. Darò una mano nelle indagini, con il loro totale appoggio, naturalmente. L 'importante è che si svolga tutto con la massima discrezione, niente squilli di fanfare. Il comandante non vuole che questa faccenda abbia un impatto negativo sui passeggeri. La loro prima responsabilità è verso di loro e la prendono molto seriamente.»

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«Come è stato ucciso?» «Senti, devo tornare dentro. Dammi una mezz'ora, massimo un'ora e ti raggiungo in cabina.» «No, meglio se ci vediamo nella tua. C'è troppo andirivieni dalle mie parti.» Michael si dichiarò d'accordo e mi diede il numero della stanza. Ritornata in anticamera vidi che Harry se n'era andato. Non che potessi biasimarlo. Doveva aver capito che qualcosa non andava ed evidentemente non voleva trovarsi immischiato. Ma immischiato in che cosa, di preciso? Non avevo alcun ruolo ufficiale nelle indagini che sarebbero seguite. Evidentemente Haggerty pensava fosse giusto tenermi al corrente di quanto era successo e gliene ero molto grata. Per quanto non avessi mai voluto farmi coinvolgere, sfortunatamente mi ero ritrovata proprio nel bel mezzo di furti di gioielli, omicidi e terrorismo e la cosa mi aveva scatenato non solo apprensione, ma anche una sferzata di adrenalina. Era troppo tardi per chiamare Dennis Stanton, nell'eventualità che avesse informazioni sull'omicidio di Kim? Certamente la cosa sarebbe stata di vitale interesse per lui. Kim era il principale sospettato nelle indagini per il furto del Cuore d'India e il suo omicidio avrebbe comportato un sostanziale cambiamento di rotta per Dennis. Avevo poco tempo prima dell'appuntamento con Haggerty. Mi chiesi se tornare o no in cabina, ma avrei fatto appena in tempo ad arrivare e sarei dovuta uscire di nuovo. Ero preoccupata per Rupesh, naturalmente, e avevo sperato di saperne di più dal capo della sicurezza, però non era stato possibile e mi sembrava inopportuno continuare a dargli la caccia. Ovviamente aveva fin troppa carne al fuoco, al momento. Il casinò! Di sicuro era ancora aperto e magari Harry era tornato là. Mi sarei potuta scusare per averlo nuovamente abbandonato. Harry non c'era, ma in compenso vidi una folla elegante e di ottimo umore, probabilmente appena uscita dal Royal Court, che aveva deciso di proseguire la serata tentando la fortuna. Evidentemente non tutti sapevano del ritrovamento del cadavere, visto l'atteggiamento spensierato. Notai anche alcuni bambini, che mi passavano accanto chiacchierando e ridendo, deliziati di trovarsi a bordo di quel meraviglioso palazzo galleggiante che era la Queen Mary 2. Era tempo di andare nella cabina di Michael. Mentre mi avviavo

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all'ascensore, lo vidi in lontananza con un altro uomo. Mi affrettai nella loro direzione, ma non riuscii ad arrivare in tempo. I due si infilarono in un ascensore e le porte si richiusero prima che potessi raggiungerli. Comunque, ero riuscita a vedere la persona che era con Michael, si trattava di Rupesh. Ero stata sul punto di chiamare Michael ad alta voce, ma mi ero trattenuta, non sapendo se dovevo usare ancora lo pseudonimo di Wendell Jones, quando non era in presenza degli alti ufficiali della nave. Inoltre ero rimasta sconcertata dalla ricomparsa dello steward e dalle circostanze che l'accompagnavano. Ero sicura che non fosse una coincidenza il fatto che lui e Michael fossero insieme. Si erano avviati fianco a fianco fino all'ascensore. Lo avrei chiesto a Haggerty nel giro di pochi minuti, sempre che fosse diretto alla sua cabina. Magari vi avrei trovato anche Rupesh. Me la presi comoda, percorrendo lentamente il corridoio e quando raggiunsi la cabina, bussai. «Che tempismo!» esclamò Haggerty aprendomi la porta. «Sono arrivato in quest'istante. Entra.» Lanciai un'occhiata alle sue spalle e non vidi nessun altro. La TV era accesa, sintonizzata su uno dei canali della nave che trasmettevano ventiquattr'ore su ventiquattro. Al momento era in onda il video della mia seconda conferenza. «Sei telegenica», disse Michael indicando con un cenno della testa lo schermo TV. «Grazie, ma preferirei spegnessi, così possiamo parlare con tranquillità.» Lui fece spallucce e mi accontentò. La stanza era silenziosa e gli unici rumori venivano dalla vetrata del balconcino. L 'incedere della nave a trenta nodi creava un morbido 'rumore bianco'. «Ho dello champagne che mi ha portato lo steward.» «No, grazie, ma serviti pure.» Michael appese la giacca dello smoking e si tolse papillon e fascia, gettandoli sopra alcuni documenti della scrivania, poi estrasse la bottiglia di champagne dal secchiello del ghiaccio. «Aspetta che prendo un asciugamano», mi disse portando la bottiglia gocciolante in bagno. «Ti ho appena visto salire sull'ascensore nella Grand Lobby con il mio assistente di cabina Rupesh», dissi ad alta voce per farmi sentire. Poi spostai la fascia per vedere che cosa ci fosse al di sotto.

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«Ah, sì?» Sentii il tappo che saltava e mi voltai mentre Michael rientrava nella stanza con la bottiglia aperta e traboccante di schiuma. «L 'ultima volta che l'ho visto era scortato fuori dalla cabina di Kim Chi-Hwan da due ufficiali. Adesso lo vedo con te. Che sta succedendo?» «Siediti, Jessica», rispose Michael, indicando il divano. Si versò un calice di bollicine e si accomodò su una sedia di fronte a me. «Hai una notevole capacità di osservazione», mormorò. «Ed è un male?» «No, affatto. Lo dicevo come complimento.» «Allora?» «Allora, cosa?» «Dimmi di Rupesh. È nei guai?» «Non che io sappia.» «Su, Michael, non ci girare intorno. Perché era con te questa sera?» «Sono domande off-limits, Jessica.» «Questo non lo accetto, Michael. Sei stato tu a invitarmi qui, per aggiornarmi sull'accaduto. L 'uomo che sospettavi avesse rubato il diamante blu a Londra è stato assassinato. Il mio assistente di cabina, che per inciso, è cugino di un mio amico di Cabot Cove, viene condotto via come un criminale, dopo di che ricompare in tua compagnia. T'incontri con il capo della sicurezza, ovviamente per parlare dell'omicidio, e mi dici che gli alti ufficiali della nave sanno che lavori per l'Intelligence britannica. Flirti con una ladra di gioielli a livello internazionale e...» «Come, scusa?» mi interruppe Michael. «Ripeti quello che hai detto.» Non volevo dirgli di Jennifer Kahn in questo modo. Mi era uscito senza pensarci. Ma mi sentii subito sollevata di averlo fatto. Ero arrivata a un punto in cui volevo sapere tutte le informazioni di cui era in possesso. Forse riferendogli qualcosa di cui era all'oscuro – o perlomeno così credevo – sarei riuscita a ottenere qualcosa in cambio. Ma non avrei rivelato che era Dennis Stanton la mia fonte. Non sarebbe stato giusto. Doveva essere Dennis a darmi il permesso. «D'accordo.» Mi sporsi verso di lui. «Jennifer Kahn è considerata una delle più abili ladre internazionali di gioielli. È a capo di una banda che ruba gemme preziose in tutto il mondo: Inghilterra, Francia,

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Egitto, Ungheria, Canada... ovunque.» «Ma è assurdo!» esclamò Michael. «La tua fertile immaginazione ha avuto la meglio su di te.» «No, Michael. È possibile che ci sia lei dietro le tre rapine di Londra della scorsa settimana. Non è la mia immaginazione. È ciò che sostengono le autorità.» «Chi te lo ha detto?» «Non posso rivelartelo, per il momento.» Michael scoppiò a ridere. «Vuoi che ti racconti tutto, ma quando è il tuo turno, ti richiudi come un'ostrica. Non è una strada a senso unico, Jessica.» «E infatti, non intendo mantenere segreti con te. Ti dirò chi è la mia fonte non appena avrò il suo benestare.» «Ah!» esclamò Haggerty, facendo scoccare le dita. «Si tratta di quel vecchio, Harry, giusto? Ne sa sempre una più del diavolo.» «Te lo dirò al momento opportuno. Nel frattempo, ti suggerirei di prendere seriamente in considerazione quanto ti ho riferito. O, almeno, di valutarlo come possibilità.» Haggerty scosse il capo. «Una ladra?» borbottò più rivolto a se stesso che a me. «Quella meravigliosa creatura ruba gioielli per vivere?» Scosse nuovamente il capo, con più forza questa volta. «Jessica, non può essere. Lei li disegna, non li ruba. Abbiamo trascorso molto tempo insieme. Sii seria. Non posso credere che una persona della tua intelligenza possa bersi una simile sciocchezza.» Ero tentata di ribattere: «E qualcuno con la tua esperienza non dovrebbe liquidare così superficialmente la faccenda!» Ma preferii non insistere. «Fai pure i controlli che vuoi. Nel frattempo, ti chiedo solo di considerare la cosa nelle tue indagini sul furto del Cuore d'India. Mi conosci abbastanza da sapere che non vado in giro a lanciare accuse alla cieca. Posso solo dirti che la mia fonte è assolutamente affidabile. E ora, torniamo al signor Kim. Come è stato ucciso?» «Pugnalato al cuore.» «E dove?» «Sul Ponte Tredici, a prua. L 'hanno trovato in una delle vasche per l'idromassaggio. Chiunque sia stato, ha avuto almeno il buon gusto di non ucciderlo in uno dei saloni interni.» «Chi ha ritrovato il corpo?» domandai.

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«La sua amichetta, Betty.» «Che si trovava per caso sul ponte esterno nel cuore della notte e per caso ha guardato nella vasca per l'idromassaggio?» «Ti sto solo dicendo quello che mi hanno raccontato. Ne saprò di più quando avrò interrogato tutte le persone collegate a Kim, insieme con gli addetti alla sicurezza della nave, che, fra parentesi, sono veramente di ottimo livello. Cominceremo domattina. Ti consiglio di farti una buona dormita. Hai una conferenza?» «Sì. Non vuoi dirmi niente del mio assistente di cabina?» Haggerty mi propinò uno dei suoi sorrisetti furbi che gli avevo visto spesso, quando non voleva scoprire tutte le carte in suo possesso. «Non ci pensare adesso», rispose. «Ci vediamo a colazione.» La nostra piccola conversazione era finita. Lo ringraziai per le informazioni di cui mi aveva messa a parte e mi avviai alla porta. «Posso darti un consiglio?» disse Michael. «E sarebbe?» «Ti conviene mettere i gioielli al sicuro durante la traversata, magari in cassaforte, specialmente se c'è Jennifer nei paraggi.» «Ha-ha, molto divertente.» «Oh, sì, non trovi? Divertentissimo. Dormi bene.»

I gioielli della reginaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora