Quinto giorno in mare

ANDAI a letto alle tre di notte e quando suonò la sveglia alle sette di mattina, mi destai con la sensazione di avere appena chiuso gli occhi. Scacciai la tentazione di girarmi dall'altra parte e riaddormentarmi e mi avviai in bagno barcollando dal sonno, riemergendo dalla doccia rinfrancata e pronta per una nuova giornata. Kiki Largent era stata chiusa in cella per il resto della traversata, che avrebbe avuto termine la mattina dopo di buon'ora a New York. Che un transatlantico disponga di una vera propria cella può sorprendere, ma in effetti ha una sua logica. La nave ospita tanta gente e per quanto siano rari i crimini a bordo, avere una struttura di sicurezza per rinchiudere i fuorilegge è una necessità. Betty LeClair proclamò a lungo la sua innocenza, furiosa di dover rimanere sequestrata in cabina giorno e notte, con due marinai di guardia alla porta. Non c'era possibilità di incriminarla ufficialmente, nel bel mezzo dell'oceano la sua situazione aveva posto un grave dilemma agli alti ufficiali della nave. Ma, facendo leva sulla decennale esperienza nei servizi segreti, Haggerty aveva assunto il comando, dopo aver avvertito le forze dell'ordine di New York e Londra di avere a bordo persone collegate con ogni probabilità a due omicidi, nonché al furto del Cuore d'India e alle recenti rapine nelle gioiellerie di Londra. Richard Kensington e la ex fidanzata, nonché riluttante complice, Marcia, erano stati relegati in una cabina piantonata giorno e notte da marinai, ma dopo che Marcia si era rifiutata di dividere gli stessi spazi con l'uomo, cosa che avevo molto apprezzato, gli era stato assegnato un altro posto per le ultime ventiquattr'ore sulla nave. Jennifer Kahn era tutt'altra faccenda. Benché viaggiasse insieme

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con Kiki, non c'erano prove che la collegassero all'omicidio di Walter Soon Yang e al furto del Cuore d'India. Marcia era stata tenuta all'oscuro di tutto e Richard non apriva bocca su chi l'avesse assoldato per trasportare il diamante. Jennifer aveva negato veementemente di sapere qualcosa dei furti di gioielli, dichiarandosi sconcertata che la «cara Kiki» potesse aver commesso un omicidio. Evidentemente era sicura che l'assistente avrebbe continuato a proteggerla, anche a rischio della libertà e della vita. Haggerty e Stanton avrebbero voluto perquisire la cabina della Kahn ma, senza un mandato, rischiavano di vedere annullata in tribunale ogni eventuale prova scoperta. Ma Haggerty non riusciva a darsi per vinto. Si era avviato insieme con me, Stanton e due membri dell'equipaggio verso la cabina di Jennifer, bussando imperiosamente. «Chi è?» «Sicurezza della nave», aveva risposto un ufficiale. «Apra la porta, prego.» Da dentro si era sentito distintamente il rumore di passi affrettati. «Cosa pensate stia facendo?» aveva domandato Stanton. Per tutta risposta Haggerty aveva bussato di nuovo, più forte questa volta. I minuti passavano e mi stavo convincendo che fosse il caso di buttar giù la porta, cosa che i due ufficiali probabilmente non avrebbero gradito. Michael bussò una terza volta e finalmente sentimmo un rumore di chiave che girava nella serratura e Jennifer apparve sulla soglia, perfettamente truccata e con un sorriso a trentadue denti. «Si può sapere che succede?» «Vorremmo perquisire la sua cabina», aveva risposto Stanton. «E perché non l'avete detto subito?» aveva ribattuto Jennifer , facendosi da parte per lasciarci entrare. I due ufficiali non avevano partecipato alla perquisizione ed erano rimasti sulla porta, mentre Haggerty e Stanton avevano cominciato a frugare nella stanza, aprendo cassetti ed estraendo flaconi e scatolette dagli armadietti del bagno. «Apri la cassaforte», le aveva intimato Haggerty. Jennifer era scoppiata a ridere. «È aperta», aveva ribattuto. «Quando un cieco guida un altro cieco...» Ignorando il sarcasmo era rimasto a fissare la cassaforte completamente vuota.

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Seduta tranquillamente sul letto, Jennifer osservava i due uomini che continuavano la perlustrazione, in cerca di prove. Quanto a me, ero uscita sul balconcino, più che altro per togliermi dai piedi, e mi ero seduta su una poltroncina, lasciando che la brezza mi accarezzasse il volto. Era una bella sensazione. A un certo punto avevo sentito la voce di Haggerty. «Okay, basta così. Qua dentro non c'è niente.» «Ma certo che non c'è niente», aveva risposto Jennifer in tono canzonatorio. «Cosa vi aspettavate di trovare, dei diamanti?» Mi ero alzata per rientrare, quando qualcosa a terra aveva attirato la mia attenzione. Era poco più grande di una nocciolina, ma luccicava. Lo avevo raccolto per osservarlo da vicino, appoggiandolo sul palmo della mano. Non c'erano dubbi: era un diamante. Rientrata in cabina, lo avevo mostrato a Stanton. «Questo che cos'è?» aveva chiesto il mio amico a Jennifer. «Non ne ho la più pallida idea.» «Direi che ha tutta l'aria di essere un diamante.» «Oh, fatemi vedere», aveva esclamato la donna alzandosi dal letto e avvicinandosi al mio amico. «Sì, sembrerebbe proprio un diamante. Pensa un po'! D'accordo che è una cabina di prima classe, ma non mi aspettavo arrivassero a questo punto per far colpo sui passeggeri.» Noi tre ci eravamo guardati costernati, prima di uscire di nuovo sul balconcino. Stanton fissava le acque dell'oceano, scuotendo il capo. «Questa proprio non me l'aspettavo», aveva mormorato prima di voltarsi verso Jennifer , che era rimasta sulla soglia. «Li hai buttati in mare.» «Non capisco di cosa parli», aveva replicato la donna in tono calmo, anche se leggermente vittorioso. «Hai gettato al vento diamanti per milioni di dollari», aveva ripetuto Dennis in tono infuriato. «Ma siete impazziti?! Quale donna farebbe una cosa del genere? I diamanti sono i migliori amici di una ragazza, non conoscete la canzone?» Avevo consegnato a Dennis la piccola gemma trovata sul balconcino. «Mi spiace, credo che sia rimasta solo questa.» Malgrado le proteste di innocenza, sapevamo tutti che Jennifer era coinvolta fino in fondo in tutta una serie di reati, incluso il furto del Cuore d'India, l'omicidio di Walter Soon Yang e le rapine nelle tre gioiellerie di Londra. Aveva usato la parola delitto discutendo con me

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