MENTRE mi preparavo per la cena, mi sintonizzai sul canale TV interno della nave che, oltre alle ultime notizie, scoprii che trasmetteva in continuazione informazioni sulla sicurezza. Il solo pensiero di una persona fra le gelide acque dell'Atlantico, mi fece venire i brividi. Tuttavia, cercai di occuparmi di cose più allegre e poiché era una delle tre serate di gala sulla Queen Mary 2, scelsi un vestito adatto all'occasione. Quando arrivai nella lounge per un aperitivo, Wendell, come mi ricordava sempre di chiamarlo, e le sue due ospiti erano già al bar con un bicchiere in mano. A differenza di molti uomini, che erano in abito scuro, Michael indossava una giacca da sera bianca a doppiopetto, pantaloni da smoking neri, con fascia e farfallino rosso sangue. Era davvero elegante, con il portamento fiero e i folti capelli sale e pepe. Mi presentò a Jennifer Kahn e alla sua amica Kiki Largent. Il contrasto fra le due donne era impressionante. La signorina Kahn era vestita come per una presentazione a corte, davanti alla regina o a un capo di Stato, anche se il lungo abito verde di seta, con la scollatura vertiginosa e gli spacchi laterali sarebbe stato considerato troppo osé da qualcuno. Le lunghe dita affusolate erano adorne di numerosi anelli, che catturavano le luci della sala, mentre la collana con pendente attirava lo sguardo sul generoso décolleté. La signorina Largent, di contro, indossava un paio di pantaloni neri e una polo dello stesso colore. L 'unica concessione alla serata di gala era una collana di conchiglie multicolori e un paio di orecchini d'oro che le arrivavano alle spalle. I corti capelli neri, dal taglio quasi militare, erano impregnati di gel. La conversazione cominciò subito a fluire senza intoppi. Jennifer aveva un leggerissimo accento che mi sembrò slavo o del centro Europa. La sua amica Kiki parlò poco, ma sembrava priva di qualunque

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accento. Non sorrideva molto ed ebbi la sensazione che il suo ruolo fosse quello di compiacere Jennifer , probabilmente in qualità di tuttofare e assistente. «Avete trascorso tutti una buona giornata?» chiese Harry ai presenti. Ci fu un unanime assenso. «E lei?» gli domandò Michael. «Eccellente. Ho assistito alle partite di bridge, poi ho trascorso una buona ora al campo pratica», esclamò Harry, riferendosi alla zona riservata alle partite di golf. «È incredibile come la tecnologia riesca a darti l'impressione di trovarti su un vero campo e infine sono andato ad allenarmi in palestra. C'è anche una zona separata per il sollevamento peso, tutto un altro universo dai mercantili su cui ho passato la vita. Ed ecco il modo perfetto per concludere un giorno perfetto: un Martini secco!» concluse, mentre gli veniva servito il cocktail. Sollevò il bicchiere per un brindisi: «Che possiate vivere a lungo e che non vi manchi mai nulla finché vivete!» «Salute», esclamò Michael. «Avete notato che sono rimasto seduto mentre facevo il brindisi?» proseguì Harry. «È buona norma alzarsi in piedi, ma si racconta che nel sedicesimo secolo un re inglese si sia alzato a fare un brindisi mentre era a bordo di una nave e abbia sbattuto la zucca contro il basso soffitto. Da allora venne emanato un decreto secondo il quale i brindisi in alto mare venissero fatti da seduti. E la regola vale ancora.» Harry Flynn si divertiva un sacco a raccontare aneddoti marinari e ne avremmo sentiti ancora molti, nel corso della traversata. Jennifer Kahn cominciò a farmi domande sui miei libri. Non aveva partecipato alla conferenza, ma aveva letto alcuni miei romanzi e sembrava sinceramente interessata alle mie risposte. Kim, Betty e i loro accompagnatori arrivarono proprio mentre ci stavamo recando in sala da pranzo. Kim mi fece un cenno con la testa, ma il solito sorriso e i modi cortesi erano spariti. S'intuiva che era irritato e anche l'espressione di Betty non era molto cordiale. Evidentemente, qualunque cosa fosse successa quella mattina, non era stata risolta. Presero posto a un tavolo in un angolo appartato della lounge. Una volta seduti, dopo aver ordinato, chiesi a Jennifer di che cosa si

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occupasse. «Design», rispose. «Creo gioielli.» «Ah, davvero? E ha disegnato anche quelli che indossa?» chiesi avendo notato l'elaborata collana di diamanti e granati messa in risalto dalla seta verde dell'abito. «Sì», rispose la ragazza allegramente, giocherellando con il pendente di diamante. «Le piacciono?» «Sono bellissimi», replicai. «Ma mi sarei aspettata qualcosa di più moderno da una ragazza così giovane. La sua collana invece ha un'aria antica.» «Adoro i gioielli antichi. Ho collezionato pezzi d'antiquariato per tutta la vita.» Lanciò un'occhiata a Kiki che non sapeva decidere se imburrare o meno il suo panino. «Trovo che abbiano molto più fascino e maestosità, no? Mi piace pensare che le mie creazioni sarebbero state perfette a corte, prima della Rivoluzione francese, ovvio. Le gemme e i gioielli di quell'epoca sono la mia ispirazione, ma confesso che amo tutti i monili. Sono sempre stata attratta da ciò che luccica.» «Davvero affascinante», mormorai voltandomi verso la sua amica. «E lei Kiki? Anche lei è designer?» «No, sono la sua assistente», rispose la donna. «E non so come farei senza di lei», aggiunse Jennifer. «Una brava assistente farebbe comodo a tutti», intervenne Michael. «Rende la vita molto più facile, non trovate?» «Ho dei gioielli che mi ha lasciato mia madre», esclamò Harry togliendosi un anello con diamante dal mignolo. «Sono riuscito a tenerlo lontano dalle grinfie della mia ex moglie, l'ultima, durante la causa di divorzio. Non vale certo quanto i suoi gioielli, Jennifer .» Si voltò verso Haggerty. «Ma forse Wendell mi potrà dare qualche chiarimento. Mi sono sempre chiesto quale fosse la sua origine.» Michael stava sorseggiando il suo drink quando Harry si rivolse a lui. Il liquido gli andò di traverso, facendolo quasi strozzare. Harry cominciò a dargli dei colpi sulla schiena. «Ehi, tutto okay, vecchio mio?» «Ma sì, certo», rispose lui, cercando di ricomporsi. «Stava dicendo?» «Le stavo chiedendo dell'anello di mia madre», affermò Harry mostrandogli l'oggetto in questione. Michael si schiarì la voce. «Cimeli cinematografici.»

I gioielli della reginaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora