HARRY Flynn si avvicinò al palco al termine della conferenza per congratularsi con me. «Riguardo a ieri sera», dissi, «le devo le mie scuse.» «Ma si figuri! Sono rimasto ad ascoltare il trio jazz e poi ho deciso che si era persa o era indisposta o si era imbattuta in una situazione più allettante, e ho lasciato anch'io la sala.» «Nessuna delle tre. Il fatto è che...» Dovetti accelerare per stare al passo con Harry. «Allora», proseguì lui, «ho fatto la mia solita capatina al casinò, dove me la sono cavata niente male al tavolo da gioco vincendo più di cinquecento dollari, e ho finito la serata alla Queens Room, dove ho fatto da cavaliere ad alcune affascinanti signore, che, fra parentesi, ballano niente male. Ho anche pensato di mandare un SOS nel caso lei fosse in pericolo. Sa, la gente pensa che SOS sia un acronimo, ma non è così. Non si tratta delle iniziali di tre parole, solo di una sequenza continua di tre punti, tre linee, tre punti espressa in codice Morse. Questo segnale è caratteristico per la propria semplicità di codifica, così semplice da permettere anche ai non esperti di recepire immediatamente il messaggio.» Scoppiai a ridere. «Ma dove trova tutta questa energia?» dichiarai mentre ci avvicinavamo a un tavolo. «Vuol dire per una persona della mia età?» «No, io...» «Per sua informazione, Jessica, ho appena compiuto ottantadue anni e, ciò nonostante, mi ritengo ancora un adolescente acerbo.» «Ottantadue, ma che valgono quarantadue», commentai. «Proprio così! Ho trovato molto interessante la sua conferenza.» «Grazie mille, signore.» «Il pubblico pendeva dalle sue labbra.»

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«Era un buon pubblico.» «I suoi ammiratori l'attendono, Jessica», mi comunicò il direttore degli eventi mentre entravamo nella libreria, dove la fila di gente con il mio ultimo romanzo si snodava fuori dalle porte e lungo il corridoio. «La lascio alla marea di adoratori», disse Harry. «Ci vediamo a pranzo?» «Farò di tutto per esserci.» Lo osservai allontanarsi a passo deciso, la testa eretta e le braccia che accompagnavano il movimento del corpo, un uomo in pace con se stesso e con il mondo, pensai. Quindi mi sedetti, penna alla mano, e cominciai a firmare i libri. Una volta terminato l'ultimo autografo, ringraziai l'organizzatore e il meraviglioso personale della libreria e mi avviai al Commodore Club per incontrare Haggerty. Era due ponti più in alto rispetto alla libreria, ma sullo stesso lato delle nave, perciò arrivai nel giro di pochi minuti. Michael era seduto accanto a una vetrata, e osservava l'immensa distesa dell'oceano. La foschia si era sollevata, ma il mio amico sembrava immerso in un suo grigiore personale. Mi sedetti e prima che cominciasse a parlare dissi: «Uri è sulla nave». «Lo so», rispose Michael senza guardarmi. «Lo sai?» «Si, ci siamo parlati stamani.» La cosa mi sorprese, visto come aveva giocato al gatto e al topo con l'israeliano a Londra. «Ieri sera l'ho seguito», continuai. «Ah, sì? E perché?» «Perché lui stava seguendo Kiki Largent.» «Ah!» «Hai detto che volevi parlarmi. Mi sembrava una cosa seria.» «Puoi dirlo forte, Jessica. Credo che la mia copertura sia saltata.» «Che cosa? Perché?» «Qualcuno ha frugato nella mia cabina ieri sera mentre ero alla Queens Room con Jennifer.» «Hai idea di chi possa essere stato?» «No. Speravo potessi dirmelo tu.» «Io?» «Già.» «Perché proprio io?»

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Michael si voltò a guardarmi. «Perché sei l'unica su questa nave a conoscere la mia vera identità.» «Prima di tutto», ribattei abbassando la voce per non essere sentita, «accusarmi di averla rivelata a qualcuno è ridicolo. Perché mai avrei dovuto farlo? Non ho parlato di te con nessuno, neanche come Wendell Jones.» «Chi altri lo sa?» Ci riflettei un istante prima di rispondere. «Che ne dici del nostro amico Uri? Sicuramente sa chi sei.» «Uri è un professionista. Non metterebbe mai in pericolo un altro agente.» E io sì, invece? pensai fra me, ma non dissi nulla. Non avevo voglia di discutere. «Magari un membro dell'equipaggio?» suggerii. «È possibile che qualcuno del tuo ufficio abbia informato la Cunard del vero motivo per cui sei a bordo?» Michael fece una smorfia. «Non è il nostro modo di agire.» «Senti, Michael, mi dispiace che abbiano frugato nella tua cabina e mi dispiace soprattutto che la tua copertura sia saltata. Francamente credo che dovresti farti un esame di coscienza. Avrai bevuto ieri sera. Forse volevi far colpo su Jennifer , affermando di essere ben più di un antiquario irlandese che vende manifesti di Via col vento e Nascita di una nazione. Non è che il tuo ego ha avuto la meglio sulla prudenza?» L 'espressione tetra lasciò il posto a una smorfia di incredulità. «Come puoi anche solo pensare una cosa del genere di me, Jessica?» «E tu, allora, come puoi pensare che vada in giro a rivelare al mondo intero che sei una spia.» «Odio quel termine.» «Scusa.» «Hai scoperto perché Uri stava pedinando Kiki?» «No. È uscita sul Ponte Sette e si è incontrata con qualcuno.» «Con chi?» «Non lo so. Lei e questa persona si sono scambiate qualcosa, ma non sono riuscita a capire chi dei due facesse la consegna. Era troppo buio e il ponte era avvolto dalla foschia.» «Sembra l'incipit di un tuo romanzo. Era una notte buia e tempestosa...» «Oh, Michael, fammi il piacere!» «Stavo scherzando. Il fatto che qualcuno abbia frugato fra le mie

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cose è una faccenda seria, Jessica.» «Ne sei sicuro?» «Ma certo. Lascio sempre un capello bagnato sullo stipite della porta e sulle tende. Non ci sono dubbi. I capelli sono stati strappati o fatti cadere. Qualcuno è entrato e ha ficcato il naso in giro.» «Magari è stato lo steward. Entrano ed escono in continuazione per mettere a posto. A proposito, dov'è la tua cabina?» «Ponte Dieci, più o meno a metà.» «Il ponte sotto il mio. Ho una domanda da farti.» «Sai che novità!» Ignorai il sarcasmo. «Mi hai accennato che, secondo te, la persona o le persone coinvolte nel furto del Cuore d'India e nell'omicidio del proprietario sono su questa nave. Cosa te lo fa pensare?» Mi guardò come se avessi detto una sciocchezza. «Mi sembra piuttosto ovvio, non trovi? Chi c'è a bordo? Il socio del possessore del diamante che peraltro vive a Londra.» «Ammetto che la sua presenza faccia sorgere sospetti, Michael, ma...» «Ecco, vedi? L 'hai fatto di nuovo. Devo insistere che mi chiami Wendell.» «Molto bene, Wendell. Quello che volevo dire è: il fatto che questa persona sia a bordo, non significa che sia coinvolto nel furto del diamante. Potrebbe trattarsi di una semplice coincidenza.» Scosse il capo. «C'è ben altro sotto. Cose di cui non posso parlarti.» Si sporse verso di me dopo aver dato un'occhiata in giro. «Sappiamo per certo che il diamante si trova sulla Queen Mary 2.» «Sappiamo? Tu e chi?» «L 'MI6. I servizi segreti israeliani. La CIA. Scotland Yard. Quest'ultima sta seguendo piste interessanti e ce le ha comunicate. Non succede spesso che l'Intelligence di un Paese condivida le informazioni con un altro, ma in questo caso la posta è troppo alta. Fidati di me, Jessica. Sappiamo che il Cuore d'India è sulla nave, così come anche la persona che l'ha rubato, che guarda caso è un assassino a sangue freddo, nonché finanziatore di gruppi terroristici. Soddisfatta?» «Io...» «E c'è dell'altro. Siamo abbastanza certi che le gemme preziose rubate in Europa vengano spesso contrabbandate negli Stati Uniti da

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persone che preferiscono viaggiare per mare, piuttosto che in aereo. È diventato un modus operandi fra i più diffusi.» Fino a quel momento tutta la faccenda del furto del diamante e delle sovvenzioni ai terroristi era stata piuttosto vaga, ma la sicurezza con cui parlava Haggerty agì come una magia su di me, facendomi provare una determinazione che non mi aveva neanche sfiorato finora e che non mi piaceva neanche un po'. Guardai l'orologio. Avevo promesso a Harry che l'avrei raggiunto a pranzo. «Adesso sarà meglio che vada. Oh, se ancora non lo sapessi, c'è una cosa che devo dirti. Questa mattina passando davanti alla cabina del signor Kim ho notato che dev'essere successo qualcosa. C'erano degli ufficiali vicino alla porta e Rupesh, il mio steward, mi ha detto di aver saputo che è scomparso qualcosa o qualcuno. Era presente anche il capo della sicurezza insieme con altri ufficiali e ho intravisto Betty seduta sul letto che sembrava stesse piangendo.» «Manca qualcosa?» ripeté lui. «Sai per caso che cosa?» «No. Ti ho raccontato tutto ciò che so.» Mi alzai. «Vieni a pranzo, Mic... Wendell?» «No, ho altri programmi.» Infilai una mano nella borsa, recuperai la foto di Dennis Stanton che avevo acquistato alla galleria fotografica quella mattina e la porsi a Michael. «Per caso hai visto quest'uomo a bordo?» «No. Chi è?» «Speravo che me lo dicessi tu», risposi con finta noncuranza. «Assomiglia a un mio vecchio amico. Ma probabilmente mi sbaglio.» Haggerty mi guardò con aria scettica. «Secondo me assomiglia a uno che non vuole farsi fotografare.» «Già, ne ha tutta l'aria, vero? Ciao, a più tardi.» Stavo per allontanarmi quando Michael mormorò: «Sii prudente, Jessica». Lo guardai con aria interrogativa. «È brutta gente. Stai attenta e avvertimi subito se ti imbatti in qualcosa di strano.» Quando Michael Haggerty aveva chiesto il mio aiuto mi ero tirata indietro, ma adesso le cose erano cambiate. Se effettivamente il diamante scomparso e le altre pietre rubate erano a bordo con il responsabile del furto e del delitto, e se i soldi della refurtiva sarebbero serviti a finanziare gruppi terroristici, cominciavo a capire l'insistenza

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del mio amico.

I gioielli della reginaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora