LA cabina di Stanton era ordinata e impeccabile, proprio come il suo occupante. Vidi un minibar sul tavolo di fronte al divano, con una varietà di liquori, un mixer e un secchiello del ghiaccio riempito di recente. «Sicura di non volere da bere, Jessica?» domandò Stanton, togliendosi la giacca e appendendola con cura nell'armadio, rivolta nello stesso senso di tutte le altre. «Sicurissima, grazie.» «Non ti spiace se mi verso qualcosa?» «No, no, fai pure.» Si preparò un gin tonic, spremendovi dentro un po' di lime e mi suggerì di spostarci sul balconcino. Il tempo continuava a migliorare con il passare della giornata; adesso il sole brillava in cielo catturando la spuma delle onde e trasformando l'oceano in una tavolozza scintillante. Ci accomodammo su due poltroncine e Stanton sollevò il bicchiere. «Alla gioia di averti incontrata, Jessica.» Sollevai la mano chiusa a pugno e toccai il suo bicchiere. «Allora», esclamai. «Perché il fatto di sapermi a bordo ti complica la vita, Dennis?» Stanton sospirò, bevve un sorso di gin tonic e appoggiò il bicchiere sul tavolino. «Il fatto è che avevi ragione. Non sono sulla lista dei passeggeri con il mio nome. Sto usando uno pseudonimo.» A questo ci ero già arrivata da sola. «Ovviamente non sei sulla nave per puro piacere, giusto?» domandai. «Proprio così, mia cara signora. Sono in missione.» «Per conto di chi?» «Per la Consolidated Casualty, naturalmente. Non possono fare a
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meno di me. Dopo l'incarico di responsabile per la sicurezza in quella maledetta crociera ai Caraibi – Dio, che operazione mal congegnata – sono tornato alla compagnia di assicurazioni e mi sono fatto riassumere. Ho posto condizioni molto dure, ma le hanno accettate.» «Ho ragione a pensare che la Consolidated Casualty ha assicurato il diamante Cuore d'India e che è per questo che ti trovi a bordo?» «Sì, hai ragione, anche se solo in parte. La Consolidated è solo una delle compagnie assicurative di quel particolare diamante.» «Ce n'è un'altra?» «La Consolidated preferisce condividere il rischio, quando si tratta di pietre di tale valore. Siamo associati alla Kensington Limited, un'agenzia britannica.» «Kensington?» esclamai. «Ho conosciuto un tizio di nome Richard Kensington a bordo. Era con noi a cena la prima sera. Pensi che c'entri qualcosa?» «È possibile. Che cosa fa?» «Ha borbottato qualcosa sul fatto di lavorare in proprio.» «Molto vago, non ti pare? Controllerò. Richard, hai detto?» Si annotò il nome su un taccuino. «Non mi avevano informato che la Kensington avrebbe mandato qualcuno. Ha detto nulla riguardo al furto?» «No, ha detto di essere in luna di miele. A dire il vero, è stata sua moglie Marcia a rivelarlo.» «Interessante.» «Ti spiace se ti faccio un'altra domanda?» chiesi. «No, fai pure.» «Che cosa ti fa credere che il diamante sia su questa nave?» «Non l'ho mica detto.» Lo guardai fisso. Stanton tossicchiò e bevve un altro sorso di gin tonic, prima di rispondere. «Ecco, non posso entrare nei particolari, naturalmente, ma le nostre fonti a Londra ci hanno portato a trarre questa conclusione.» George non mi aveva accennato al fatto che le autorità sospettassero la presenza del diamante a bordo. Forse non ne era al corrente o forse pensava di proteggermi, non dicendomelo. Era il caso di rivelare a Dennis la mia amicizia con l'ispettore Sutherland? No, George non l'avrebbe gradito. «Dennis», dissi invece. «Le tue cosiddette fonti includono anche Scotland Yard?»
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Lui si limitò ad annuire. «Anche l'Interpol», aggiunse. «Non posso dirti granché, ma devi sapere che potrebbero esserci collegamenti con il terrorismo internazionale.» «Sì, l'ho sentito dire.» «I giornali hanno pubblicato la notizia, ma si trattava solo di illazioni. Alla Consolidated sostengono che, se quelle voci sono vere, ci troveremo ad affrontare una battaglia all'ultimo sangue per non pagare il premio assicurativo. I nostri governi, il tuo e il mio, sono molto interessati all'esito della faccenda.» Distolsi lo sguardo, per osservare l'inizio di un magnifico tramonto sull'oceano. Sembrava tutto così pacifico. Ma il termine pace non sembrava fra i preferiti su quella nave. «Dennis», mormorai. «Se la Consolidated dovesse trovarsi costretta con l'altra compagnia, la Kensington, a pagare il premio assicurativo, a chi andranno i soldi? Il signor Yang a quanto so, non aveva parenti stretti.» «Infatti», confermò Dennis. «Ma il diamante Cuore d'India non era proprietà esclusiva di Walter Soon Yang. Era nel patrimonio di una delle sue molteplici società per azioni.» «Il che significa che ne beneficeranno gli eventuali soci. Ne aveva?» Sospettavo che Kim Chi-Hwa fosse comproprietario del Cuore d'India, per quanto non l'avesse mai detto esplicitamente, anzi avesse fatto di tutto per far credere che la pietra appartenesse solo a Yang. Ma speravo che Dennis mi fornisse ulteriori informazioni, pensandomi totalmente all'oscuro di tutto. «Molte società di Yang sono allargate», mi confermò Dennis. «Ma, a parte Yang stesso, c'è un solo socio comproprietario del diamante.» D'accordo, Jessica, pensai. Adesso basta giocare. «Kim Chin-Hwa», rivelai in tono piatto. Dennis fece tanto d'occhi. Speravo solo non stesse recitando. «Come fai a saperlo?» chiese lanciandomi un'occhiata ironica, prima di scolarsi l'ultimo sorso del suo drink. «L 'ho conosciuto durante una cena a Londra, a casa del mio editore britannico. Immagino tu sappia che è a bordo. Anzi è proprio nella cabina accanto alla mia. Abbiamo trascorso un po' di tempo insieme. Abbiamo giocato a bridge e ho anche ballato con lui.» «Credo di aver bisogno di un altro drink», mormorò Dennis, rientrando in cabina e riapparendo poco dopo con il bicchiere pieno.
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«Non so perché mi sorprendo che tu sia sempre un passo avanti a me, Jessica», mormorò in tono sarcastico quando si fu rimesso a sedere. «Si tratta solo di una coincidenza, Dennis, anzi più di una. È per caso che sono finita a bordo insieme con un ladro di gioielli e possibile assassino. E naturalmente è una coincidenza averti incontrato.» «Allora hai capito perché mi trovo qui.» «Per cercare di recuperare il Cuore d'India da Kim Chin-Hwa, sempre che sia stato lui a rubarlo e a uccidere il socio, e che l'abbia con sé a bordo. Mi sembra un po' azzardato, Dennis.» «Vale la pena di tentare. Se non sarà così, continuerò le indagini altrove. Ma per il momento sono concentrato sulla nave e sul signor Kim.» «Allora mi avrai vista assieme a lui.» «Ecco, forse da lontano. Dato che sembravate essere in ottimi rapporti, Jessica, magari non ti spiacerà mettermi al corrente di quanto hai saputo dal signor Kim.» «Non direi che siamo in ottimi rapporti. Ci eravamo incontrati a una cena poco prima dell'imbarco, e ovviamente ci siamo salutati, una volta a bordo. Questo è successo la prima sera, ma da allora il suo atteggiamento nei miei confronti è molto cambiato. Mi ha chiesto se stavo facendo ricerche per il prossimo romanzo gli ho assicurato che non era così, ma Kim ha sentito il bisogno di sottolineare che non avrebbe gradito la cosa. Ultimamente sembra deciso a rimanere defilato. È un po' che non lo vedo.» «Magari si sente in colpa.» «No, non la vedrei così.» Lanciai un'occhiata all'orologio. Non mancava molto all'ora di cena e dovevo cambiarmi per la serata formale. «Dennis, ti ringrazio di avermi detto la verità sul motivo per cui ti trovi a bordo», dissi alzandomi e rientrando in cabina. Dennis mi seguì. «Non voglio mettere in dubbio i tuoi metodi», proseguii. «Ma come pensi di procedere con le indagini, restando chiuso a mangiare qui dentro? Penso che dovresti fare il possibile per avvicinarti a Kim.» Dennis liquidò l'osservazione con una risata. «Non ho fatto la vita da recluso, Jessica. Ho trascorso del tempo con l'amica di Kim. Immagino la conosca anche tu.» «Betty LeClair.»
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«Esatto. Magnifica creatura.» «Sì, è molto bella.» «Condividiamo l'amore per l'arte. Ha acquistato due bellissimi dipinti all'asta di oggi.» «Che altro hai scoperto, oltre al suo amore per l'arte?» domandai. «Be', ha una notevole propensione per i vestiti e i profumi di lusso. Senza dubbio. Shalini, se il mio naso non sbaglia, e abiti Jacques Vert.» «Importanti informazioni.» Mi avvicinai alla porta e stavo per aprirla, quando mi sovvenne un'idea. «Perché non rompi i soliti schemi e vieni a cena con noi, questa sera?» «Non credo sia possibile, Jessica.» «Ci saranno anche Kim e il suo gruppo, probabilmente», insistetti. «Non siamo allo stesso tavolo, ma siamo vicini. E penso che troveresti interessanti i miei commensali. Il signore che abbiamo incontrato in corridoio è un ex capitano di navi mercantili ed è una persona deliziosa. Poi c'è un antiquario di Dublino, Wendell Jones, che ha invitato due signore al tavolo. Una designer di gioielli, Jennifer Kahn, e la sua assistente, Kiki Largent. Credo davvero che dovresti...» La sua espressione mutò nel giro di pochi istanti dalla sorpresa allo sbalordimento, per tornare di nuovo alla sorpresa. Alla fine il suo volto si aprì in un sorriso radioso. «Verrò con piacere. A che ora?» «Di solito ceniamo verso le sette. Alle sei, sei e un quarto, prendiamo l'aperitivo nella lounge, ti va bene? Ah, Dennis, come ti devo chiamare?» «William MacForester . Lavoro nel campo immobiliare a San Francisco. Ma puoi chiamarmi Bill. Non vedo l'ora di cenare con te e i tuoi amici, Jessica. Sono così contento, ora che siamo di nuovo insieme.» Insieme?
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