Prologo

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《Dov'è?》 Chiese l'uomo vestito in nero, caricando un colpo di pistola e puntando l'arma sulla fronte dell'uomo inginocchiato. L'uomo, piuttosto giovane, forse sulla quarantina, aveva il respiro irregolare e il sudore non voleva smettere di scendere giù per la schiena.
《Ho chiesto dov'è?!》 Chiese, urlando. Il tipo spaventato, abbassò lo sguardo terrorizzato da cosa sarebbe potuto accadere da lì a poco. Egli chiuse gli occhi, muovendo le labbra facendo uscire un lamento. Stava pregando per essere salvato, e qualunque cosa avesse fatto, di certo non ne era consapevole. E soprattutto, non sapeva chi fosse quello lì in piedi di fronte a lui. 
《Non pregare. Il tuo fottuto Dio non potrà aiutarti, quindi smettila con queste stronzate, dov'è?!》 Urlò ancora l'uomo con la pistola puntata. Stava per premere il grilletto e il piccolo tremore dell'indice puntato su la manovella diventò sempre più deciso. 'Non sparare Dyce.' Una voce si propagò per quello che rimase del laboratorio di quegli scienziati. L'uomo a terra con indosso il camice bianco alzò ancora lo sguardo verso altre persone, le quali si stavano avvicinando al luogo completamente distrutto. Notò la figura che poco prima parlò, cercando di mettere a fuoco per bene i lineamenti. La fioca luce delle lampade non aiutarono molto, vide soltanto indumenti neri. Nero su nero. Nient'altro che quel colore. Vide altri tre uomini avvicinarsi, ma quella figura che aprì bocca non riusciva proprio a definirla.
《Che cazzo stai dicendo Zero?!》 Imprecò il ragazzo girandosi verso la figura.
《Non vuole dirci niente, quindi cosa lo teniamo in vita a fare?! Eh?! Andrà a raccontare tutto alla polizia.》 Si girò di nuovo sputando per terra e tirando un calcio in pieno stomaco allo scienziato. Si spostò poi lasciando spazio a Zero. 'Quanto sei logorroico Dyce. Chiudi quella merda di bocca e vai a cercare il file.' Disse seccato Zero. Si piegò in avanti poi, per poter parlare faccia a faccia con l'uomo accasciato al suolo. Dyce borbottò qualcosa per poi sparire dalla vista di Zero e dell'uomo andando a cercare nelle cartelle sparse per la stanza.
'Vedi caro amico,' disse prendendo un coltello e puntandolo sull'internocoscia dello scienziato.
'Purtroppo abbiamo una gran fretta e non potrai stare in silenzio in eterno.' Iniziò a premere la lama sulla pelle, facendo scorrere un po' di sangue. Zero notò la targhetta dell'uomo, sorridendo. 'Quindi, Jason,' continuò lasciando che il viaggio con il coltello continuasse.
'Hai due possibilità. La prima,' disse alzando l'indice portandolo davanti al suo viso.
'È quella di dirci dove hai messo quel cazzo di file e morire, mentre la seconda,' esclamò alzando un altro dito. 'È quella di non dirci niente e morire lo stesso.' Jason guardò terrorizzato quelle persone completamente vestite di nero. Persino i loro occhi erano coperti da spessi occhiali da sole neri. 'Quindi, ricapitolando,' continuò Zero accertandosi che l'uomo l'ascoltasse.
'Morirai in entrambi i casi. Io farei il bravo bambino e direi la verità, non pensi? D'altronde sappiamo tutti quanti che voi qua dentro lavoravate per una paga... direi, piuttosto profumata.' Il coltello continuò a premere sempre di più e il dolore si fece sempre più vivo, ma l'uomo non disse niente rimase ancora a contemplare i suoi colleghi morti e la stanza completamente a soqquadro. Zero ormai furioso premette ancora di più sulla gamba. 'Non farmi arrivare alla tua fottuta arteria. Morirai dissanguato se non me lo dici, una morte più veloce e indolorosa se dirai qualcosa.' Il sangue iniziò a scorrere sempre più velocemente, inzuppando i suoi vestiti e persino il pavimento. L'uomo iniziò ad urlare disperato per il dolore.
《Non dirò nulla. Andatevene a fanculo, criminali.》 Zero premette un dito sulla ferita, aprendola. L'uomo strinse i denti, serrando la mandibola, gemendo dal dolore.
'Parla brutto stronzo.' Sibilò Zero. 'Altrimenti taglio il tuo amichetto prezioso.' Ringhiò puntando la lama perso i gioielli di famiglia.
《Capo.》 Disse uno di quei uomini arrivati insieme a Zero poco prima.
'Che cosa c'è ora?' Chiese alzando la voce.
《Lauren.》 Disse semplicemente l'uomo pelato.
'Merda.' Imprecó girandosi ancora verso l'uomo.
'Parla, o ti spedisco a casa pezzo per pezzo.' Jason non ce la faceva più, sapeva bene che comunque sarebbe morto e che quella figura, aveva ragione. Loro lavoravano lì solo per i soldi. Non sapevano niente riguardo quei file, se non alcune misere informazioni oer poter andare avanti con le ricerche.
'Dimmi dove cazzo avete messo quel file di merda.' Urlò fino a farsi bruciare la gola. Puntò ancora la lama verso il taglio procuratogli poco fa. Lo scienziato si arrese, piangendo ormai senza speranze.
《E va bene.》 urlò alzando le mani in aria.
《Non lo troverete mai in questo laboratorio.》 Zero premette sul taglio sbarrando gli occhi.
'Che cazzo stai blaterando?' Ringhiò infuriato. Lo scienziato urlò ancora di dolore prima di calmarsi e continuare a parlare.
《Il capo ricercatore, prima che voi arrivaste, salvò il file in una piccola cartella e lo spostò nel cellulare di qualcuno. Tutti i fogli serviti li ha bruciati.》 Disse sincero. Magari quelle persone volevano quei dati per salvare la Terra a differenza degli uomini venuti a contrattare con loro. 'Il cellulare di chi?' Chiese con voce più calma.
《Non lo sa nemmeno lui. La prima connessione che ha trovato, penso.》 Zero sgranò gli occhi.
'Dyce, rintraccia quel cacchio di aggeggio.' Il ragazzo si alzò buttando le scartoffie all'aria infastidito.
《Ci sono miliardi di cellulari su questa cazzo di pianeta e pretendi pure che rintracci un fottuto file in un cellulare collocato chissà dove.》 Zero ormai fuori di sé prese velocemente la pistola collocata nella su cintura, caricandola e puntandola verso il ragazzo.
'Vedi di muoverti anche, prima che faccia saltare le tue di palle.' Rispose arrabbiato. Dyce alzò le mani in segno di resa e fece come gli fu ordinato. Zero si alzò ormai abbastanza arrabbiato, girando i tacchi verso l'uscita. 'Sparate a quello lì. E chiamate Lauren... e bruciate questo posto.' L'uomo pelato di prima compose un numero, passando poi il cellulare a Zero. Dyce sparò senza esitazione allo scienziato e continuò la sua ricerca del cellulare. Una volta fuori dall'edificio, cercarono di fargli prendere fuoco come meglio riuscirono per sparire poi dalla scena del crimine. 《Cos'ha detto Lauren, Zero?》 Zero guardò Dyce dallo specchietto, sorridendo.
'Ha solo avvisato dicendo di aver compiuto la sua missione.' Rispose ridendo.
《È ancora all'oscuro di tutto?》 Chiese Dyce.
'Essendo la più giovane, mio caro, non deve sapere niente di questo. Poi, dopo la scenata dell'altro giorno la terrò ad una dovuta distanza.' Dyce scattò aprendo la bocca ad O.
《L'ho trovato.》 Esclamò felice.
'Che cosa?' Chiese Zero.
《Il T.E.D.》

....

<Andiamo Mila, nessuno ti crede. Sei qui da poco, è ovvio che tu non abbia una ragazza.> Rispose Dinah guardandola dall'altro lato del tavolo.
<Dinah ha ragione.> Concluse Ally.
<In più, è il primo giorno di scuola, e ci siamo trasferite qui da poco, come fai ad averne già una?> Chiese Normani. Camila guardò infastidita le sue migliori amiche, cercando di metter su una scusa.
-Vi dico che è così.- Rispose senza aggiungere altro. Camila aveva diciannove anni, era una ragazza come le altre, se non per essere la persona la quale piaceva stare al centro dell'attenzione. Tre mesi prima, Camila si era diplomata al liceo e passata l'estate, andò al college insieme alle sue tre migliori amiche, e ora erano lì, nella mensa del college a mangiare il solito cibo schifoso, dopo una mattinata di solite solfe dette dai professori. Era il primo giorno di scuola e Camila si era già stancata di tutto.
<Ma smettila di dire sciocchezze. E come si chiamerebbe questa?> Chiese Dinah, cercando di buttare giù il cibo di quel postaccio.
-L'ho conosciuta quest'estate.. a New York.. vi ricordate che sono andata in vacanza lì no?- Disse con voce tremante. Le ragazze annuirono.
-Si chiama Lauren.- Rispose più sicura. In realtà non era per niente vero. Non conobbe nessuno e non si fidanzò con nessuno. Voleva soltanto essere al centro dell'attenzione, come al liceo. Era lei la prescelta da tutti. Tutti amavano la ragazza dalla chioma castana, i suoi occhi color cioccolato e la sua perfezione in tutto. E così doveva essere anche all'università.
<Foto.> Disse semplicemente Normani. Camila iniziò a sudare freddo, come potevano essere soltanto così meschine?
-N-non ce l'ho.. le ho scaricate tutte sul PC.- Improvvisò.
<Quando torniamo a casa le vogliamo vedere.> Concluse ancora la ragazza.
Erano tutte simpatiche belle e gentili, se non per il difetto di Camila, che rendeva il gruppo.. bizzarro.
La ragazza annuì e così finirono di pranzare.
<Ragazze andiamo a farci un giro a visitare il campus dopo scuola?> Chiese Ally. Tutte quante annuirono felici, poi si girarono verso Camila.
-Oh.. ehm.. io avrei qualcosa da fare ragazze.. ma potete andare pure senza di me. Io vi aspetterò a casa.-
Dopo aver svuotato i loro vassoi e riposti su di un carrello, uscirono dalla mensa per andare a visitare il campus, quando Camila, si divise dalle ragazze.
-Ragazze ci vediamo a casa.- Si salutarono e la ragazza corse verso l'uscita del college. Maledizione, devo trovare una ragazza che soddisfi i miei gusti. Pensò Camila. Aveva combinato un bel guaio, e se presto non avesse trovato una ragazza da fotografare o da far vedere alle sue amiche non l'avrebbero più presa sul serio. Girovagò per le strade di Miami, non trovandone una che potesse piacerle sul serio. No. Troppo ragazza facile. Questa nemmeno. Capelli tinti di biondo? Ti prego. No, questa nemmeno. E continuò così per tutto il pomeriggio.
Ormai esausta si sedette ad un tavolino di un bar, sbuffando e ordinando poi un bicchiere di Fanta. Continuò a guardare le strade sperando nel vano tentativo di trovare una ragazza perfetta. Ma niente, le solite ragazze. Ormai persa la speranza bevve l'ultimo sorso di Fanta, quando alzando lo sguardo vide forse la ragazza più bella. I capelli neri, ondulati non troppo lunghi e un paio di occhiali da sole. Quando la ragazza raggiunse l'ombra li tolse, scoprendo degli occhi chiari. Verdi. Il verde più bello che Camila avesse mai visto. La ragazza si fermò un attimo davanti al locale dove si trovava Camila, il tempo di farle prendere il cellulare per poterle scattare una foto. Dopo aver zoomato per bene, premette sull'icona della macchina fotografica.
-Salve, mia salvatrice.- Disse Camila sorridendo allo schermo del cellulare. Ma non notò un piccolo particolare.
"Ehi tu." Disse la ragazza fotografata poco fa. Camila alzò lo sguardo sapendo di essere in un bel guaio.
"Sì, dico a te, ti ho vista."
Meglio filarsela. Buttò dei soldi sul tavolo e iniziando a correre, urlò alla cameriera di tenere il resto come mancia.
Poi se la filò più che poté.

The T.E.D. || CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora