XII

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<Questa volta sarà un furto grave se dovesse compiersi come da loro calcolato> Peterson chiamò Lauren quella sera stessa, appena dopo aver chiarito con le ragazze e appena in tempo per aver fatto un paio d'ore di sonno.
"Quanto è grande questo furto?" Chiese la ragazza con la voce impastata. Era decisamente esausta ed essere chiamata da Peterson appena un giorno dopo dall'altra missione non era il massimo. Quelli si stanno dando troppo da fare a rubare oggetti d'arte. Mi sto rompendo, potrei anche ucciderli, ma dubito che Diavoletto lo voglia.
"E se io li uccidessi e così è pace fatta?" Propose Lauren, senza ripensamenti e sicura di quello che stesse dicendo.
<Scherzi?>
"Andiamo Diavoletto, perché no?"
<Diavoletto?> chiese, sapendo si riferisse al suo nome.
"Andiamo, il tuo nome non è di un diavolo?" Chiese Lauren riferendosi a Lucifero.
Peterson la guardò come se avesse detto una delle cose più spassose sulla terra. Abbozzò un sorrisetto, cercando di non riderle in faccia, riuscendoci difficilmente.
<Veramente Lauren,> disse Lucifer grattandosi la barba folta, nero pece. Si intravvedevano i primi invecchiamenti dell'uomo, tra di questi qualche pelo della barba bianco. Le rughe, abbastanza evidenti ai lati degli occhi, davano la conferma di un uomo indaffarato, il quale spossamento corporale fosse all'ordine del giorno, <il mio nome, Lucifer, sarebbe il nome dell'angelo caduto di Dio> concluse guardandola, tra il divertito è il serio.
"Ha comunque le ali. Diavolo o non" rispose secca la ragazza, trattenendo uno sbadiglio.
<Sei stanca?> chiese l'uomo.
"Abbastanza" rispose.
<Devo chiederti altri cinque minuti di concentrazione, dopo potrai dormire quanto vorrai prima di entrare in azione> riferì Pererson, rovistando tra i fogli posti sul tavolo.
"Okay, allora vedi di muoverti, prima finiamo, prima posso andarmene a riposare" si misero comodi e Lucifer iniziò a spiegarle il piano della "ex" squadra di Lauren.
<Il museo di arte contemporanea ha deciso di fare un progetto insieme al Louvre di Parigi, il quale, per iniziarlo, il museo europeo, consegnerà la Gioconda di Da Vinci al museo di Miami, il quale la terrà esposta per due mesi in segno di collaborazione>
Lauren si mise sull'attenti, sapendo che con opere del genere, non ci fosse per nulla niente da scherzare.
"Come fanno a saperlo? Non ci sono notizie riguardo"
<Sicuramente hanno visto il museo lavorare in un altro modo e hanno iniziato a muoversi. Faranno sicuramente un colpo grosso>
"Quindi mi stai chiedendo di tenerli d'occhio per questi due mesi, e poi scovarli il giorno del presunto attacco?"
<Esatto, e se riuscissi ad arrestarne uno, riusciremo a rintracciare gli altri componenti> concluse Peterson, dandole tutti i fogli e le informazioni di cui avesse bisogno.
<Ci sono le informazioni del museo, dipendenti, orari d'apertura, guardiani notturni, e tutto quello che c'è da sapere sulla struttura dell'edificio..> fece una pausa, ricordando tutto quello che stesse dicendo <le mansioni, gli orari in cui staccano i lavoratori e altre informazioni> Lauren lo guardò come se le avesse appena elencato tutti gli stati dell'America per ordine alfabetico, allegata la capitale di essi.
<È tutto> concluse strofinandosi le mani e alzandosi dalla sedia. Lauren rimase a guardare i fogli in mano, sfogliandoli, guardando quante di quelle parole stampate sulla carta dovesse assimilare per concludere il lavoro come meglio riuscisse.
<Ah, Lauren?> l'uomo si girò ancora verso la ragazza.
"Sì?" Smise di guardare la carta per concentrarsi su Peterson.
<Per questo evento, sono stati assunti altre molte guardie e guardie notturne da tutta l'America, la lista la trovi insieme ai dipendenti> detto ciò si congedo, lasciando la ragazza in aula.
La ragazza si buttò sulla sedia esausta, massaggiandosi le tempie con i polpastrelli degli indici e dei medi. Tutte quelle informazioni in un solo colpo le causarono ancora più mal di testa di quanto non ne avesse già prima. Gettò un'ultima occhiata alle scartoffie prima di raccattare tutto quanto e andarsene a casa a dormire. La sua attenzione venne subito catturata dalla foto di un uomo. Sbarrò gli occhi non appena lo riconobbe. Quello lì è il guardiano del museo di Chicago. Aspetta.. quello è il padre di.. oh no..
Si alzò bruscamente portandosi i fogli al petto con una mano, correndo verso la porta a cercare Peterson. Fanculo. E ora come cazzo faccio? Se quello mi vedesse di nuovo sarebbe la fine. Guardò ancora a destra e sinistra, lungo i corridoi pieni zeppi di studenti, i quali si muovevano come un gregge di pecore. Non vide traccia dell'uomo, e, ormai impotente, si incamminò verso casa, cercando di riposare e studiarsi per bene tutte quelle carte. Quel giorno non vide neanche Camila e compagnia, la quale la trovò una cosa positiva. L'unica cosa che avesse in mente in quel momento fu soltanto la parola 'dormire'.
Una volta arrivata, si tolse le scarpe e corse in camera, buttandosi sul letto. La morbidezza l'avvolse completamente, facendole chiudere subito gli occhi, concentrandosi sul calore che le coperte, avvolte al suo corpo, emanavano.
Lasciò che si addormentasse, senza alcun pensiero, soltanto quella parola per lei dolce in mente.

...

Si svegliò la sera tardi, dopo quasi otto di sonno. Si sentì piena di energie. Scese dal letto, stiracchiandosi appena, e strofinando gli occhi.
Una volta messa a fuoco la situazione. Ricordò l'episodio di scuola, posando lo sguardo sui fogli a lei dati. Riguardò la foto dell'uomo, il quale giorni prima, le diede una bella lezione al museo di Chicago.
"Fra tutti i guardiani, proprio lui dovevano scegliere?" Chiese a se stessa. Analizzò la fotografia.
L'uomo accennava appena un sorriso, la carnagione scura, degna di un messicano. Gli occhi erano neri, di un nero pece, così intensi da rendere difficile la visuale della pupilla.
I capelli mossi, tendevano al grigio scuro. Poi si soffermò su un particolare, ovvero le labbra. Le aveva già viste. Sì, ma dove? Fece mente locale, cercando di sforzarsi, ricordare a quale persone appartenessero quelle labbra carnose e perfette. Ma certo. Ora so di chi sono. Erano le stesse labbra di Camila. Pensò poi alla ragazza. Non la vedeva da un giorno intero, e se prima pensò a quanto fosse vantaggioso non averle incontrate quel giorno, in quel momento sentì un vuoto nello stomaco, e capì quanto le mancassero tutte le ragazze, una di più e quella era Camila.
Scosse la testa, provando a non pensarla, così si rimise a guardare il foglio. Passò poi al nome dell'uomo. Alejandro Cabello. Quelle due parole, continuarono a martellarle la testa, sempre più. Più lo pensava e lo ripeteva più sembrò che qualcuno le colpisse la testa.
Riaprì gli occhi di scatto.
"Che tu lo voglia o no, mio caro Alejandro, io e te saremo come il diavolo e l'acqua santa.." lasciò pesare le parole nel vuoto. "..soprattutto se dovessi sapere del legame che c'è tra me e Camila"




Okay, scusatemi davvero tanto per stamattina, non volevo davvero essere così brusca.
E mi dispiace che ultimamente io stia aggiornando ogni morte di papa.
Cercherò di essere il più regolare possibile d'ora in avanti
Per quanto riguarda they don't know about us, vedrò di aggiornare anche quella, anche se per il momento non ho proprio ispirazione t.t
Scusate davvero per questi aggiornamenti così lenti t.t e spero che comunque continuiate a leggere le mie storie

The T.E.D. || CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora