VI

1.9K 166 7
                                    

Era passato un mese e ormai le cose andavano a gonfie vele a casa delle ragazze. Erano entrate nel pieno dell'università. Ogni giorno studiavano per preparsi agli esami, e qualche volta Lauren si univa a loro. Uscirono ancora tre volte tutte insieme. Una volta andarono al cinema a vedere 'Deadpool' dove tutte quante ebbero il mal di pancia per il troppo ridere. Un'altra volta andarono al bowling insieme, e Camila per poco non travolse un ragazzo della corsia vicina. Fu forse quella sera, dove ella, iniziò a farsi qualche domanda sul perché quando Lauren fosse in sua presenza, il suo stomaco si agitava tanto e quanto provasse una sensazione di disagio quando qualcuno l'abbracciava o la toccava. Però, da quella sera al karaoke, non ci fu più un contatto così.
L'ultima sera invece decisero di andare in discoteca. Ally quel giorno tornò a casa con un tacco rotto. Fu davvero divertente poter passare del tempo così, distraendosi dall'università e da tutt gli impegni la quale richiedeva. Ma non era un problema. Studiavano ogni giorno, per poi passare del tempo insieme.
Quel fine settimana però, Lauren non poté andare da loro per motivi da loro sconosciuti. In realtà, non erano sconosciuti, ma fece la vaga, così la lasciarono andare.
E fu così che Camila si ritrovò a passare un po' di tempo al telefono con la sua famiglia, anche se alla fin fine parlò con suo padre per un particolare. Suo padre era il 'capo', se così poteva definirlo, dei guardiani notturni del museo di arte contemporanea di Chicago. Le raccontò che la notte precedente ci fu un tentato furto alla scultura di Diane Simpson.
-Ma tu stai bene papà? Non ti hanno fatto niente vero?- chiese con tono preoccupato. Si girò verso la porta di camera sua, quando vide Normani farle cenno si seguirla. Ancora al telefono, sentì la risposta del padre.
<Sì tesoro, ero perfino sul punto di catturare il.. la ladra(?)> chiese più a se stesso.
-Era una donna?- scese le scale di corsa andando verso il salotto, dove tutte le sue amiche erano sedute davanti al televisore, dove il canale venne impostato sulle ultime notizie. Venne data anche la notizia del museo.
<Sì. L'ho vista anche in volto. Degli esperti stanno cercando di capire chi sia in base alle mie informazioni>
-Capisco. Ma l'importante è che tu stia bene- continuò tenendo stretto il telefono nella mano.
<Mi chiedo come una ragazza così giovane possa darsi al crimine> disse bisbigliando, ma un po' troppo forte da far sentire la figlia.
-Giovane? Che intendi?- Intanto guardavano la notizia completamente allibite.
<Avrà la tua età, uno o due anni in più Mila. Ma una cosa mi ha stupito davvero tanto> continuò.
-E cioè?-
<Non penso sia professionale dirtelo>
Era anche vero. Ma voleva davvero saperlo. Non sapeva nemmeno il perché, ma sentiva davvero tanto il bisogno di sapere quel particolare.
<Era vestita di nero. Il volto interamente coperto, ma una volta catturata sono riuscito a scoprirle il volto> ci fu una lunga pausa.
-E?- la figlia cercò di incitarlo.
<Sono riuscito solo a vedere gli occhi. Dei bellissimi occhi color smeraldo> il suo cuore perse dei battiti. Color smeraldo. Giovane. E se fosse lei? No. Scosse la testa, togliendosi Lauren dalla mente. Certo, era andata via anche lei, ma in quel mese passato conobbe una paio ci cose riguardo la sua vita, e lei era di Miami, e tutti i suoi parenti abitavano in quelle zone, quindi non poteva essere lei.
<E mi ricordo di averla anche colpita durante la sua fuga.. scusa tesoro, devo andare a prendere Sofi a scuola. Ci sentiamo, ti voglio bene>
-Anch'io papà- così riattaccò. Si sedette un attimo, sconvolta per aver saputo che quella ragazza fosse giovane e con gli stessi occhi di Lauren.
<Cos'è successo Chancho?> chiese Dinah mettendole una mano sulla spalla.
-Papà ha visto la ragazza della rapina. Da come mi ha descritto i suoi occhi mi sembrano quelli di Lauren- le altre si guardarono confuse.
<Mila, non pensare subito a Lauren. Sai quante persone al mondo hanno gli occhi verdi come i suoi?> Normani si accovacciò davanti a lei, sorridendole, cercando di darle un po' di conforto. Effettivamente aveva ragione.
-Hai ragione Mani-
<Ne sono sicura> detto ciò abbracciò la piccola.
Quella sera andarono a letto presto, verso le 11 erano già tutte in camera loro, eppure Camila non riusciva a chiudere occhio.
Così si alzò dal letto, si affacciò alla finestra, alzando lo sguardo verso il cielo, ammirando le poche stelle che la città per via del suo inquinamento luminoso offriva. Venne distratta quando vide una luce accendersi proprio nella stanza di Lauren.
E lei era lì, ma qualcosa non andava. Sentì la porta sbattere, poi vide Lauren avvicinarsi alla finestra, si stava tenendo un fianco, poi cadde rovinosamente sul pavimento della stanza.
Non ci pensò due secondi, scese le scale, uscì dalla porta e corse verso casa sua. Appena arrivò davanti all'ingresso, vide che la porta non era chiusa. Entrò un attimo esitando, ma prese sicurezza subito dopo.
Si chiuse la porta alle spalle, e imboccò le scale, salendo piano. Andò nella direzione dove la luce illuminava il corridoio ed entrò, vedendo Lauren intenta ad alzarsi. Corse verso di lei, aiutandola delicatamente.
La ragazza alzò lo sguardo notando la cubana sforzare un sorriso, ma le morì subito al primo tentativo, notando un taglio sulla tempia e uno zigomo viola.
-Lauren, ma come sei conciata?- preoccupata l'alzò, cercando di non farle male.
"S-sto bene, tranquilla" si aggrappò a Camila, tirandosi su forse con un po' troppa forza, tanto da trovarsi a pochi centimetri dal suo volto. Arrossirono di colpo entrambe, ma quello non era proprio il momento per imbarazzarsi.
-Si puo' sapere cos'è successo?- riuscì a sollevarla e portarla a letto.
Lauren gemette dal dolore non appena si coricò.
"Niente.. d-di.. preoccupante" rispose tra un respiro e l'altro.
-Qualcuno ti ha picchiata? Hai qualcosa? Dei medicinali?- la ragazza annuì e le indicò il bagno.
Camila si alzò andando a controllare, trovando una scatola con dei medicinale. Ritornò dalla ragazza, e iniziò a mettersi all'opera. Prese un batuffolo di cotone e iniziò a tamponare sulla tempia.
"Ahi!" Disse ad alta voce girando di scatto la testa.
-Lauren, guardami- cercò di avvicinarsi ancora, ma la ragazza si scostò ancora.
-Lauren- la sua voce si addolcì stavolta. Lauren si girò piano, guardandola negli occhi, e ancora una volta si perse nei suoi occhi color cioccolato.
-Cos'è successo?- provò ancora, con tono preoccupato.
"Sono caduta.." ma ovviamente come scusa non resse per niente.
-Chi è stato?-
"Il.. tipo che mi colpì" rispose in un soffio. In realtà era solo il pugno sullo zigomo che le provocò Dyce. La ferita se la procurò a quel maledetto museo di arte contemporanea. Non andrò mai più in un museo, neanche per ordine di Zero.
-Cosa? Come mai?- stava andando troppo in là. E troppe domande le stavano causando mal di testa.
-Lauren.. - si spostò un attimo cercando di guardarla negli occhi, ma quel movimento causò un'altra fitta di dolore alla ragazza.
-S-scusami..-
"Tranquilla.." si alzò appoggiandosi alla testiera del letto. Alzò la maglietta, scoprendo un livido piuttosto evidente sull'addome.
"Cazzo.." imprecò Lauren digrignando i denti.
"Io l'ammazzo quel figlio di puttana.." si mosse di scatto, provocandosi altro dolore.
-Okay, okay, buona- la prese per le spalle, riportandola alla posizione di prima.
"Posso farti una domanda?" Chiese guardandola, mentre armeggiava con le bende e i cerotti.
-Dimmi-
"Come hai fatto ad entrare?"
-Non te ne sei accorta?- scosse la testa confusa.
-Hai lasciato la porta aperta-
"Ah.. perfetto.." abbassò lo sguardo sul livido. Camila finì di disinfettarle la ferita sulla tempia, applicandole un cerotto su di essa.
Le mise poi una pomata per le contusioni sull'addome e aspettò che assorbisse.
-Ecco fatto-
"Grazie.. grazie davvero Camila" forzò un sorriso, ma notò quanto le facesse male.
-Tranquilla. Domani dirò che non verrai a scuola- le sorrise, poi si alzò dal letto.
-Riposati. Domani ritorno a vedere come stai-
Iniziò ad incamminarsi ma Lauren la bloccò per il polso.
"Rimani.." disse supplicando. "Ti prego.."
Camila la guardò sperduta, confusa, non sapendo cosa volesse veramente.
-Okay-
La ringraziò con lo sguardo, poi le fece un po' di spazio sul letto, così che potesse coricarsi.
-Come hai passato la tua giornata oggi? Apparte questo..-
"Mmh.. bene devo dire, e a te?" Chiese posando lo sguardo sulla ragazza.
-Bene. Siamo rimaste a casa a studiare un po', poi siamo uscite, e stasera papà mi ha chiamata-
"Ah sì? E cosa ti ha detto?" Chiese curiosa.
Camila sospirò pensando a quello che le disse.
-C'è stata una rapina al museo di arte contemporanea di Chicago, dove papà è il capo della guardia notturna, e ha detto che un ladro voleva rubare una scultura importante per il museo-
Lauren si irrigidì alle sue parole. Aspetta.. guardia notturna?
"Ah.. e cos'altro ha detto?" Chiese, avendo paura che potesse rispondere quello che pensava.
-Ha detto di aver, diciamo catturato il ladro.. scoprendosi una donna..- si fermò, non volendo andare avanti.
"Vai avanti" disse dolcemente.
-Ha detto di averla vista negli occhi.. e che aveva due occhi verdi, color smeraldo-
Ecco. Era prioprio quello che non voleva sentirsi dire. Quindi quello è suo padre.. merda.
"Color smeraldo? E basta?" Anche se aveva paura, pensava che se avesse continuato, non sarebbe successo niente.
-Ha detto che era davvero giovane.. forse della mia età o uno, due anni più di me..- si alzò dal letto girandosi poi verso Lauren.
-Non eri tu, vero?- chiese avvicinandosi pericolosamente a lei. Era così bella, quegli color cioccolato la divoravano ogni giorno di più. Abbassò lo sguardo, forse l'errore più grande della sua vita. Guardò le sue labbra. Bella mossa Jauregui. E ora? Ti prego spostati da lì..
"Perché mai lo pensi Camila?" Chiese guardando ancora quelle labbra scolpite dagli dei.
-Perché hai gli occhi color smeraldo-
Mio dio, non resisto.
"Non puoi basarti solo su questo, sai quante persone hanno gli occhi come i miei?" Alzò lo sguardo cercando di incastrare i suoi occhi in quelli di Camila.
-Hai ragione.. m-ma..- Lauren posò l'indice sulla su bocca.
"Ma niente, piccola Camz.. tranquilla, okay?" Camz?
-Camz?- chiese corrugando appena la fronte.
"Mmh.. soprannome nuovo(?)" Forzò un sorriso. Vide Camila sorridere come non mai.
-È bellissimo- sorrise. E solo lì notò quanto i loro volti fossero dannatamente vicini. Lo notarono entrambe e per entrambe la voglia di baciarsi fu enorme.
"Okay, che ne dici se dormiamo?" Chiese Lauren girando il viso verso il comodino, notando che si fossero già fatte le una di mattina. Camila prese un bel respiro prima di buttar fuori l'aria e parlare, rimase un po' delusa, ma la sua mente la ringraziò che si fosse spostata.
-Pensavo volessi solo parlare, non che potessi pure dormire- la guardò scherzosa.
"Non vuoi?"
-Se per te non è un problema-
"Assolutamente no" sorrise.
-Allora accetto- ricambiò, tirando indietro le coperte facendo sdraiare Lauren per prima.
-Ti dispiace se mi appoggio..- disse indicando la sua spalla.
"Prego" disse. Così tirò le coperte, mentre Lauren le lasciò lo spazio per appoggiarsi, forse più sul suo petto che sulla spalla, e questo aumentò il battito di Lauren notevolmente. Ma non solo quello suo, anche Camila era nervosa. Entrambe lo erano, ma anche se agitate, quella sensazione le fece rilassare, talmente tanto che si addormentarono di colpo.

The T.E.D. || CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora